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domenica 20 dicembre 2015

Bischero

BISCHERO: è il più familiare insulto fiorentino, ed è anche la parola che ricorre più frequentemente per le strade di Firenze. Bìschero è l'ABC del vernacolo: la prima parola dei neonati invece di "mamma"; il primo essenziale insulto che i turisti devono imparare. Può essere un'offesa cocente e un'espressione affettuosa ("Viam un fare i' bischero!"; "o bischeraccio!"), tutto dipende dal contesto e dal tono di chi lo dice. Ogni fiorentino, bambini compresi, almeno una volta al giorno "dà dì bischero" a qualcuno, magari a se stesso: se tutti si mettessero d'accordo e dicessero il loro BISCHERO quotidiano in coro, contemporaneamente, sarebbe un boato impressionante.

I dizionari italiani spiegano che i bìscheri sono quei piroli o legnetti sagomati che reggono le corde del violino e della chitarra e servono per l'accordatura; per un fiorentino e per un toscano, bìscheri sono gli ingenui , i grulli, gli sciocchi. L'etimo è incerto: in genere si cita l'antica e illustre famiglia fiorentina dei Bìscheri, all'angolo dell'atuale Via dell'Oriòlo. Ma veramente nulla prova che qualcuno della famiglie Bìscheri si sia distinto per qualche clamorosa e storica bischerata; anzi, sotto questo sfortunato nome gli annali della Repubblica fiorentina registrano quattro Gonfalonieri e quindici Priori.

Presso il campanile di Giotto esiste addirittura una iscrizione  che ricorda il sepolcro di Lotto Bìscheri. Come se non bastasse l'insulto, BISCHERO è sinonimo di membro virile. E si capisce come i moderni dicìscendenti di quella povera famiglia abbiano fatto di tutto per cambiare almeno l'accento del loro cognome, in Bischèri. Però nessuno, nominandoli, ha mai potuto rinunciare al risolino maligno.

A Pontasserchio, in provincia di Pisa, il 28 Aprile si svolge la Festa del Crocifisso, meglio conosciuta come Fiera 'o' Bìscheri, fiera con i bìscheri. Nulla di blasfemo, comunque: è solo che per l'occasione c'è l'usanza di mangiare un dolce che si chiama, appunto, torta co' bìscheri. In questo caso i BISCHERI sono cannelli di pasta dolce disposti giro-giro a zig-zag. Data la curiosità del nome, ecco appagata anche la curiosità del sapore:

Ricetta per una torta co' bìscheri:

"Fare una pastafrolla con treetti di farina, un etto di zucchero, mezz'etto di burro, due rossi d'uovo, due cucchiai di marsala e farla riposare al fresco per tre ore avvolta inun panno. IL ripieno si confeziona con un etto di riso bollito nel latte con un po' di sale, un etto di canditi e altrettanto dicioccolata, mezz'etto d'uvetta, altrettanto di pinoli, un etto di zucchero, due uova intere e due chiare montate, noce moscata, un po' di liquore. Si stende la pastafrolla nella teglia in modo che i margini stiano rialzati e vi si versa l'impasto. I b'scheri si fanno ritagliando la pasta torno-torno e arricciandola. Poi, in forno"

martedì 11 agosto 2015

Tornare alla natura

L'uomo sembra far di tutto per allontanarsi sempre di più da quel famoso stato naturale che è l'unico in cui può vivere senza malessere. Tornare a essere quello che eravamo è impossibile, ma forse si può provare a essere più umili, più ingenui, più"primitivi"; si può, epr esempio, provare a chiedere alla Natura ciò che ci ha sempre offerto spontaneamente, soddisfacendo tutte le nostre necessità: la Natura ci ha offerto le piante, e con le piante riparo e protezione, e poi il cibo, le bevande, vesti e utensili, mezzi di trasporto.


E medicine, dalle droghe più potenti, capaci di modificare lo stato fisico e psichico, alle sostenze utili a curare, ad alleviare le sofferenze e a sconfiggere i mali che affliggono il nostro organismo. Le scienza dei "semplici", cioè di quei principi attivi che sono contenuti nei vegetali, dura quasi da quando l'uomo ha cominciato a scrivere la sua storia.

E' una scienza modesta, ma poi non tanto, e raccoglie come in un grosso volume il sapere, le tradizioni, le esperienze e le scoperte di alcuni secoli e di molte civiltà. Gli antichi sapevano che le erbe officinali hanno effetti certi sul corpo, ma sapevano altresì che hanno  poteri segreti e occulti sulla parte sconosciuta e immateriale dell'uomo.

A questo dovrebbe tornare a credere anche l'uomo moderno. Perchè per curarsi bisogna per prima cosa lasciarsi curare; e fare un piccolo atto di fede.

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