Ogni tanto la mia mente torna a pensare ai
giganti, questi "omoni" di corporatura fuor dal comune che popolano la fantasia di molti ma che non sono solo il parto dell'immaginario collettivo. Di loro e della loro esistenza si ha notizia fin da epoche
antidiluviane, tempi bui e oscuri in cui essi popolarono la Terra. La
mitologia greca è una fonte inesauribile di racconti sui giganti. Chi erano, quale il loro ruolo sulla terra e soprattutto, perchè sono scomparsi?
Nel giugno del 2011, sulla
Pravda online si leggeva una notizia
incredibile: un team di archeologi aveva rinvenuto una
sepoltura
misteriosa nella giungla dell’Africa Centrale, nei pressi della città di
Kigali, Ruanda.
Il ritrovamento era a dir poco strabilinate, poichè all’interno del sepolcro furono trovati gli
scheletri di
creature
umanoidi gigantesche. Erano circa 40 fosse comuni che contenevano 200 corpi,
tutti perfettamente conservati. Tali creature misuravano circa 7 metri di altezza e le loro teste sembravano essere
decisamente grandi e sproporzionate rispetto al resto del corpo.Il team pensò nell'immediato a visitatori di un altro pianeta, ma nessun elemento supportò tale ipotesi.
Ma il continente africano aveva già restituito agli archeologi anomalie particolari, infatti nel 1936, due archeologi e antropologi francesi,
Marcel Griaule e Jean Paul Lebeuf, rimasero stupiti al vedere i risultati dei loro scavi nell’attuale
Ciad.
All’interno di alcuni
tumuli funerari trovarono resti umani di
dimensioni assai più grandi di quelle comuni.
Marcel Graule (1898-1956), fra l’altro, è lo stesso che ci ha fatto
conoscere, per primo, qualcosa in più circa i Dogon: infatti, fu a capo
di diverse spedizioni nel continente africano, dal 1931 al 1946, tra cui
quella (che è ricordata come Missione Dakar-Gibuti) nella quale studiò
l’incredibile cosmologia di quel popolo.
Persino l’antico
Egitto ha registrato alcune anomalie che sarebbero l'indizio dell’esistenza dei giganti. In una
delle tombe egizie ritrovate nel sito di
Saqqara, uno dei luoghi più
antichi e più importanti della civiltà egizia, venne ritrovata la mummia
di un uomo alto 2,5 metri. Si sarebbe potuto ipotizzare che fosse un uomo affetto da gigantismo, una rara malattia come tutti sanno, ma la mummia non aveva il
naso, nè le
orecchie, la sua
bocca era molto ampia e non aveva
lingua.
In base alla datazione fatta dall’archeologo Gaston de Villars, l’età della mummia era pari a
circa 4 mila anni.
Questo strano e molto emigmatico personaggio era stato sepolto alla stesso
modo e maniera di un nobile egiziano, circondato da oggetti domestici, cibo,
opere d’arte, che avrebbero accompagnato il defunto nel viaggio verso
l’aldilà. Ma, e c'è sempre un ma, come si appurò in seguito ad una più approfondita analisi del'oggettistica ritrovata, non tutti gli
oggetti presenti nel sepolcro appartenevano alla cultura egizia o a una qualcunque altra delle culture umane conosciute.
Ad esempio, tra i reperti fu trovato un
disco rotondo di metallo lucido,
ricoperto di strani
personaggi, un
costume di colore metallico con i
resti di qualcosa di simile a
calzature di plastica e alcune
tavolette di
pietra piene di immagini di stelle, pianeti e strani macchinari.
In verità tutto ciò che circondava la strana mummia era particolare: il
santuario stesso nel quale era stata sepolta presentava delle
caratteristiche strane. Il sepolcro, infatti, era stato realizzato utilizzando un
materiale sconosciuto nell’antichità. La pietra infatti, era stata letteralmente
scavata nella roccia, in modo tale che le pareti risultassero lisce come
marmo lucido.
A vederla dava l'impressione che fosse stata realizzata con una tecnologia laser di
altissima precisione. In più, la superficie della pietra sembrava
come fusa. La tomba è stata poi decorata con una sostanza simile al
piombo.
Ma avvicinandoci ai nostri giorni altre scoperte sono state fatte. Nel 1992, un sacerdote cattolico, Carlos Vaca, aprì al pubblico il
suo armadio pieno di
ossa raccolte in Ecuador, ossa che per gli
scienziati che le analizzarono diventarono un vero rompicapo. Gli studiosi vi trovarono frammenti di un
teschio e di una tibia che portarono a pensare a qualcosa di
inimmaginabile: erano sì, identiche a quelle umane, ma con delle proporzioni
decisamente diverse.
Fra i resti conservati da Carlos Vaca c’era anche un molare. Gli
studiosi confermarono che si trattava di un
dente umano.
Ovviamente si trattava di un
molare enorme: quale bocca
avrebbe potuto contenerlo se non quella di un gigante?
Nel 2009 è stata, inoltre, pubblicata la scoperta di un’equipe di
ricercatori della Oxford University. Nel bacino prosciugato del lago
Makgadikgadi, nel Deserto del Kalahari in
Botswana, fra centinaia di
reperti più convenzionali, sono venute alla luce quattro asce di pietra
di una grandezza tale da far supporre che sarebbero dovute appartenere a uomini di almeno 3 metri.