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domenica 20 marzo 2016

De la fìa, delìco, d'Empoli, der caro

DE LA FìA: è probabilmente la più tipica interiezione del vernacolo viareggino. Di questo modo di dire esistono numerose varianti meno triviali, am solo all'apparenza: de lo fìo, de la fibia, de lo fibbio, de la fistia, de la fistìna, de la nena, de la nezza, del la pottìsa, del al povera, de la sporta, de la zia...Sembra quasi che a Viareggio si possa cmpare anche solo di cacciucco e interiezioni

DELìCO: solletico, in Versilia. Lo usa Pea in senso figurato: "Tu (pastore) non conosci i pungilioli della gelosia. Non ti delìco nel cuore il sospetto d'un rivale". Il verbo dilicare deriverebbe dal latino titillicare

D'EMPOLI: grido dei venditori di carciofi. I carciofi d'Empoli, com'è noto, sono fra i più pregiati



DER CARO: esclamazione eufemistica pisana equivalente a "Caspita!". C'è anche l'accrescitivo : Der caraccio!

La Piramide di Edfu, un mistero dell'antico Egitto

4600 anni fa, presso l'insediamento di Edfu, nell'Egitto del sud, si stagliava, magnifica, una piramide a gradoni. Essa, riportata alla luce da un gruppo di archeologi, è di circa un paio di decenni in anticipo rispetto alla Grande Piramide di Giza.

A differenza delle altre piramidi però, questa, non ha camere interne, perciò gli archeologi hanno dedotto che non è stata utilizzata per la sepoltura. Il suo vero scopo, quindi, è un autentico mistero. Il team degli archeologi sapevano dell'esistenza della struttura sepolta ad Edfu,  ma non era mai stata riportata alla luce prima che la squadra guidata da Gregory Marouard, ricercatore associato presso l’Oriental Institute di Chicago, cominciasse gli scavi nel 2010. Come è accaduto a molte piramidi famose, anche la piramide di Edfu, rimasta sepolta sotto uno spesso strato di sabbia, è stata saccheggiata di numerosi suoi blocchi.

A dire il vero, nessuno pensava che si trattasse di una piramide. Anche gli abitanti di un villaggio vicino pensavano fosse la tomba di uno sceicco, un santo musulmano locale. Da quanto emerso durante gli scavi per riportarla alla luce, la piramide è stata costruita con blocchi di arenaria estratti da una cava a circa 1 km di distanza e con malta di argilla. Come spiega Marouard: "La costruzione riflette una certa cura e una vera e propria esperienza nella padronanza della costruzione in pietra, in particolare per l’adeguamento dei blocchi più importanti".

 Nel momento in cui è stata riportata alla luce, l'altezza della piramide era solo 5 metri, ma in base alle analisi effettuate  essa doveva innalzarsi  per quasi 13 metri. Lo stile architettonico è molto simile a quello della piramide a gradoni costruita da Djoser (2670-2640 a.C.), il faraone che secondo la cronologia classica ha costruito la prima piramide d’Egitto, all’inizio della terza dinastia. Questa tipologia di piramide si ritrova un po' in tutto l’Egitto,  nei pressi dei più importanti insediamenti. Non avendo camere interne e non essendo destinate alla sepoltura, la loro funzione  rimane ancora un mistero. L'ipotesi più accreditata è che avessero una funzione simbolica, forse un qualche ruolo rituale come l'affermazione del potere del faraone nelle provincie meridionali.

Queste piramidi "provinciali" si somigliano incredibilmente, quindi è logico pensare che fossero accomunate da uno scopo comune. Sulle facciate esterne, sono stati trovati una serie di geroglifici, e tali  iscrizioni sono situate accanto ai resti di neonati e bambini che sono stati sepolti ai piedi della piramide. I ricercatori però, pensano che le iscrizioni e le sepolture risalgano a molto tempo dopo la costruzione della piramide, dato che la struttura non era originariamente intesa come luogo di sepoltura.

Intolleranza al Lattosio, come comportarsi

L'intolleranza al lattosio, il principale succhero del latte, dipende dalla carenza di lattasi, un enzima che ha la funzione di scindere il lattosio in zuccheri semplici. Questa intolleranza si manifesta con una serie di inequivocabili sintomi fra cui gonfiore e colite. Ora, è arcinoto a tutti noi che il latte è presente ovunque nella nostra alimentazione: dalle merendine ai biscotti, nelle creme, spesso nei salumi o come polvere di lattosio nei granuli omeopatici. E per gli intolleranti questo può essere un vero problema. Perciò se viene accertata una intolleranza al lattosio è necessario escludere o ridurre i cibi che contengono lattosio: latte vaccino, latte di capra, latticini freschi, gelati, panna o prodotti in cui il latte o il lattosio sono usati come ingredienti.


Mi raccomando, controllate sempre le etichette, in particolare di pane e altri prodotti da forno; corn-flakes; patate e minestre precotte; bevande per la prima colazione; margarina; preparati a base di carne e insaccati; condimenti per insalate; caramelle e altri snack; preparati per frittelle, biscotti e dolci in genere; salse, creme e besciamelle; alcuni integratori.

Sarete felici di sapere  che grana e parmigiano si possono mangiare, in particolare se stagionati a lungo e, quindi, con un contenuto di lattosio quasi nullo. Questi formaggi arrivano a fornire oltre 1300 mg di calcio per 100 g e un loro consumo regolare può supplire il carente apporto derivante dalla mancata assunzione di latte. Inoltre, come saprete già, buoni sostituti del latte sono i latti vegetali come soia, riso, farro, mandorle, che, a differenza del latte vaccino non contengono colesterolo, ma attenzione scarseggiano in calcio, il cui apporto deve essere dunque integrato in altro modo.


- Latte di soia: è indicato per chi ha il colesterolo LDL (cattivo) alto, in quanto la soia apporta sostanze che lo riducono. Acquistarlo bio.

- Latte di riso: ricco di zuccheri semplici, fornisce energia prontamente disponibile. Contiene sempre oli aggiunti, solitamente di girasole (deve essere spremuto a freddo). Attenzione alla presenza di oli vegetali non meglio specificati.

- Latte di farro: apporta vitamina E, zuccheri, acidi grassi polinsaturi e fibre insolubili.

- Latte di mandorle: ha un livello di grassi intermedio tra latte vaccino intero e parzialmente scremato, ma si tratta di grassi polinsaturi. Contiene anche fibre, vitamina E e minerali.

sabato 19 marzo 2016

Diociliberi, di pè ride, dire il vero, di Rosàno

DIOCILIBERI: così il popolino chiama il colpo apoplettico, l'accidente, quasi non volendo pronunciare il nome: scaramanzia e atto di fede insieme, tanto epr non far torto a nessuno: "gli è venuto un diociliberi"

DI Pé RIDE: per scherzo, ma di solito è usato in senso ironico per signifcare l'opposto, cioè una cosa seria, da non prendersi alla leggera. "E' un tempo di pé ride!", è una stagione terribile. "Non di pé ride", non scherzo

DIRE IL VERO: usato specialmente nella negazione: "Non dice il vero", che riferito a una persona significa non sta bene in salute, è un po' strana, non è nei suoi censi; riferito a una cosa vuol dire: "non funziona"

DI ROSàNO: grido dei venditori di pesche. Appunto di Rosàno, lungo la riva sinistra dell'Arno a monte di Firenze, nascono le pesche più belle e più saporite della Toscana

DI ALCUNI VENDEMMIATORI E DI UN PENNUTO

I vendemmiatori hanno sistemato un tavolo ed alcune sedie sotto il gelso, così vi si accomodano durante la pausa pranzo dalla vendemmia. Si portano dietro una borsa frigo con delle vettovaglie, il vino, il pane che poi sistemano sul tavolino e ivi mangiano di gusto. Son belle giornate e l'aria al quanto tiepida favorisce una piccola siesta sotto il gelso che, con i suoi rami forma uno splendido ombrello verde, una sorta di gazebo naturale.

Stanno lì, placidamente seduti, con la calma tipica di chi conosce da tempo immemore questo rito antico, senza che nulla turbi i loro gesti. Ma nella calma rurale in cui tutti sono immersi, qualcuno spia curioso la novità di questi giorni. Dall'alto dei rami del gelso, o ancor più in alto dalla quercia ai margini del giardino, che confina con la vigna, la ghiandaia studia ogni gesto, ogni movimento; ascolta ogni parola e ruota il capo.


Terminato il frugale pasto, i vendemmiatori ritornano alle fatiche usate, lasciando sul tavolo sotto il gelso qualche mandarino e chicco d'uva. Tutto tace intorno, e nella quiete del meriggio autunnale, solo qualche farfallina svolazza inquieta sulla lavanda. Ma per qualcuno è invece il momento di agire, profittando del fatto che tutti sono occupati in altre faccende.

Mi son nascosta dietro la tenda che potegge l'ingresso di casa dalla comunità di cimici che prospera felice in questi giorni in giardino, la porta è aperta, perchè il tepore possa entrare e riscaldare questi spessi muri di pietra. Velata come sono, non son visibile dall'esterno e lo sciocco pennuto plana placido sul tavolino abbandonato dai vendemmiatori, accompagnandosi con il sommesso gracchiare della sua voce roca.

"Ve l'ho fatta umani!" sembra dire con sarcasmo. Ma per prudenza scruta a trecentosessanta gradi la zona, e dopo il giro di ricognizione, si appropria dei mandarini e dell'uva che becca con gran gusto e soddisfazione, tacchineggiando felice sul tavolino, petto in fuori e lampo maligno negli occhi.

Dato che niente e nessuno distuba il lauto pasto, il pennuto sotto le mentite spoglie di una ghiandaia, si è rilassato ed è andato ad accomodarsi su una sedia e poi ha tentato di infilarsi nella borsa frigo rimasta incustodita, ma purtroppo essa era chiusa.

Nel frattempo io sono uscita da dietro il mio osservatorio, e mi sono recata con grande indifferenza a prendere del coriandolo dal lato opposto rispetto a dove si trovava il pennuto in meditazione. Ho preso il coriandolo e sempre con indifferenza, come se in giardino non ci fosse nessuno, mi sono recata verso casa. Callido come il ladro di Baghdad il pennuto si è nascosto dietro la borsa frigo e mi ha fatto una gracchiatina.

"Niente paura" gli ho detto "è il periodo della tregua autunnale!" E annusando il coriandolo sono rientrata in casa.




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