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martedì 12 gennaio 2016

Ricaricare il telefonino a impatto zero


Non so voi ma io porto il caricabatterie del mio telefonino in ogni dove,  persino in treno, alla ricerca spasmodica di una presa nella quale appiccicarlo. Il fatto è che con gli smartphone e il collegamento ad internet, ai social networks, alla casella di posta, non faccio altro che "spippolare" nel web.

E' ovvio che la batteria si scarichi in poco tempo. Ora la domanda nasce spontanea: come fare a risparmiare energia in attesa di caricabatterie universale, pannellini solari, ricarica meccanica e compagnia bella? Interrogando l'universo mondo del web sono riuscita a trovare degli escamotage tutti da provare se non altro perchè sono a costo zero:

1) Ricaricare il cellulare con la bici sfruttando l'energia cinetica prodotta, esattamente come per l'illuminazione a dinamo, a suon di pedalate (due piccioni con una fava: fate del movimento, attaccate le calorie e caricate il telefono). Tanto più che è disponibile on line anche una guida per costruirsi da soli il proprio caricabatterie a dinamo. E' in inglese e per l'Ipod, ma è illustrata e facilmente adattabile al modello del proprio cellulare.


 2) Alle lunghe passeggiate in bicicletta preferite scatenarvi in discoteca? Arriva in vostro soccorso Dance Charge, una fascia presentata dall'operatore di telefonia britannico Orange UK, che permetterebbe di ricaricare il cellulare ballando, con l'energia prodotta dal movimento del corpo (anche questo è multitasking, date botta ai chili di troppo, flirtate con chi vi pare e caricate il telefono per chattare "aumma aumma"). 


3) Troppa fatica? Che ne dite allora di provare con l'iYo? Si tratta di un semplice yo yo, curato anche nel look e realizzato dal designer svedese Peter Huvander che ricarica l'iPhone semplicemente facendolo roteare un po': basta giocarci qualche minuto e un paio di volteggi fatti per bene, per avere il proprio gioiellino Apple completamente carico (magari a forza di giocarci potete anche partecipare ai campionati). 

  4) Siete di quelli che tornati da lavoro non ce la fanno a muovere neanche un dito, ma non volete comunque rinunciare a risparmiare sull'energia per mettere in carica il telefonino? Proliferano negli ultimi tempi i gadget che permettono di ricaricarlo standosene tranquillamente sdraiati al sole, come ad esempio l'iCharge Eco, con pannelli solari incorporati o l' Hymini basato su un sistema ad energia eolica. Il prezzo di questi apparecchi che si aggira intorno ai 50 Euro, non è proprio "a impatto zero" e ancora non è chiaro se il gioco valga veramente la candela, però visto che sono aggeggi utilizzabili anche per altri dispositivi, forse vale la pena provare. 

 5) In alternativa possiamo sempre delegare e optare per un bel criceto. Perché? Qualcuno dovrà pur farlo il lavoro sporco.


domenica 29 novembre 2015

Il respiro del Tiglio


Il suono dei miei passi era attutito da una leggera nebbia mattutina, grigia e umida, ma non così fitta da impedirmi la vista. Seguivo a testa bassa il ritmo regolare dei miei passi lungo la stradina stretta e solitaria che costeggiava i verdi e muscosi canali sul cui greto, sassoso e vuoto, occhieggiavano splendide conchiglie di fiume, le cui valve aperte mostravano la lucida madreperla. 

 Era freddo, e certo rimanere al calduccio era stata una forte tentazione, ma dovevo camminare, e quella solitudine agreste consolava in parte il disagio stagionale.
Sapevo inconsciamente dove ero diretta, ma preferivo non prestarvi attenzione, e mi aiutavo in questo sbirciando i casolari lungo la strada, dove razzolanti e grasse galline, si riposavano appollaiate sui pioli di una scala che metteva in comunicazione la fredda terra con il fienile. Ogni tanto un solitario e dondolante papero mi accompagnava per qualche tratto. 

Svoltai a destra e continuai la mia marcetta, era la strada che in primavera avevo percorso in bici, una di quelle biciclettine fuori moda, un po' gracchiante, con le ruotine piccole, che nulla aveva a che fare con le moderne mountainbikes e i loro cambi sequenziali, una biciclettina su cui puoi pedalare con i jeans e le scarpe da ginnastica senza abbigliamento tecno e integratori. Mi accorsi che stavo sorridendo e mi compiacqui. Istintivamente rallentai, e alzai la testa, che fino a quel momento guardava imperterrita la stradina e i piedi: eccolo!

Allargai le mani e le tesi verso le volute delle molteplici braccia del verde Briareo dormiente: il mio amico tiglio. Andai ad abbracciare il suo enorme e nodoso tronco, rifugio di piccole e indifese creature, e vi appoggiai l'orecchio per sentire il suo respiro. Mi accostai, chiusi gli occhi e lasciai andare a lui i miei pensieri, nel cui turbinio colsi i versi di una filastrocca che recitai: 

"Bel vitellino accucciati,
sta' con la tua pastora 
e non l'abbandonare,
come quel giovin principe
che la sua dolce sposa,
sotto il frondoso tiglio
lasciato ha lagrimosa"

Feci fluire tutte le mie sensazioni, e mi guardai intorno: la casa del mio amico tiglio aveva delle particolarità cui non avevo fatto gran caso prima. Non tanto il bel prato, letto delle sue profonde radici, ma la casa abbandonata a poca distanza da lui, sul tetto della quale spuntava in ferro battuto, l'orizzontale falce della luna araba. Lì vicino in pietra grigia, un mezza piramide su piedi di leone. Baluardo segreto di un moro in fuga in una campagna totalmente estranea ai fasti dell'Alhambra? 
Solo la secolare presenza del mio amico tiglio ne custodiva la storia, ma non feci domande, mi accontentai della sua benevola accoglienza. Indugiai ancora un poco, indi presi congedo e, ripresi i miei passi, tornai.

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