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venerdì 1 luglio 2016

Come cambiare i sentimenti arretrati

Come cambiare i sentimenti arretrati è una questione mentale, se mutiamo i pensieri, muteremo anche i sentimenti.


Qualcuno penserà che l'atteggiamento mentale influenza il modo di sentire, ma come farne l'esperienza pratica? Come possiamo sentirci migliori nei confronti di una determinata situazione? Il modo di considerare una  certa situazione è in relazione col modo in cui ci sentiamo di fronte alla relazione stessa.

Mutiamo il pensiero e modificheremo il sentimento. Molti in teoria ammettono che ciò sia vero, ma noi dobbiamo fare di più, dobbiamo farne l'esperienza personalmente. Ecco come fare praticamente: consideriamo una situazione  che ci turba, quale la solitudine.

Supponiamo che siamo disgustati da questo sentimento che ci ha lasciato fuori dalla vita, escluso da ogni sfera di attività e che nessuno si interessi a noi telefonandoci o scrivendoci.  A noi non piace questo isolamento. E' penoso, vogliamo uscirne. Questo è il nostro sentimento attuale nei confronti della solitudine e noi non l'amiamo.

La nostra attitudine a non amare questa situazione crea questo sentimento di malessere. In altri termini il modo con cui pensiamo nei confronti di essa crea un sentimento corrispondente. Allora si pone la domanda principale: "Come possiamo sentirci in pace con questo pensiero della solitudine?" Noi ci diciamo che amiamo restar soli, che ci rallegriamo della solitudine. E' ciò che desideriamo.

Noi amiamo ciò che detestavamo precedentemente. Senza alcun dubbio i sentimenti spiacevoli combatteranno per non essere  scacciati dal nostro animo. Non cediamo. Continuiamo a prender semplicemente piacere alla nostra situazione. I sentimenti negativi si indeboliranno sempre di più. Possiamo impiegare questa tecnica ad ogni circostanza noiosa. Andiamo contro corrente. Amiamo ciò che non amiamo.


domenica 24 gennaio 2016

Introversa solitudine

Lasciatemi godere la mia introversa solitudine,
ho nelle orecchie solo il dolce suono del vento di maestrale,
e negli occhi lo spicchio di mare azzurro che si unisce voluttuoso al cielo.
Non voglio far parte della confusione di questi giorni del maturo Agosto,
ho per compagnia l'incantato concerto delle cicale sui pini.
Dondolano chiome di tamerici aspre e salmastre,
mentre suoni di gabbiani squarciano il cielo dal sembiante settembrino.
Lasciatemi qui,
i suoni degli uomini non li voglio sentire, brulicanti formicai che affollano spiagge troppo strette.
Mi pregio della solitudine come di un ricco dono,
che mi tiene sospesa sopra il caos di un mondo troppo stretto.
Lasciatemi in un campo, dove il generoso grano piega la spiga
schizzato da macchie cremisi di papaveri.
Il mio spirto vola in altri luoghi,
terre di Magna Grecia e templi,
intreccio di riti pagani e fertilità.
Lasciatemi, con la mia introversa solitudine,
conosce la strada e chi m'aspetta.


domenica 29 novembre 2015

Il respiro del Tiglio


Il suono dei miei passi era attutito da una leggera nebbia mattutina, grigia e umida, ma non così fitta da impedirmi la vista. Seguivo a testa bassa il ritmo regolare dei miei passi lungo la stradina stretta e solitaria che costeggiava i verdi e muscosi canali sul cui greto, sassoso e vuoto, occhieggiavano splendide conchiglie di fiume, le cui valve aperte mostravano la lucida madreperla. 

 Era freddo, e certo rimanere al calduccio era stata una forte tentazione, ma dovevo camminare, e quella solitudine agreste consolava in parte il disagio stagionale.
Sapevo inconsciamente dove ero diretta, ma preferivo non prestarvi attenzione, e mi aiutavo in questo sbirciando i casolari lungo la strada, dove razzolanti e grasse galline, si riposavano appollaiate sui pioli di una scala che metteva in comunicazione la fredda terra con il fienile. Ogni tanto un solitario e dondolante papero mi accompagnava per qualche tratto. 

Svoltai a destra e continuai la mia marcetta, era la strada che in primavera avevo percorso in bici, una di quelle biciclettine fuori moda, un po' gracchiante, con le ruotine piccole, che nulla aveva a che fare con le moderne mountainbikes e i loro cambi sequenziali, una biciclettina su cui puoi pedalare con i jeans e le scarpe da ginnastica senza abbigliamento tecno e integratori. Mi accorsi che stavo sorridendo e mi compiacqui. Istintivamente rallentai, e alzai la testa, che fino a quel momento guardava imperterrita la stradina e i piedi: eccolo!

Allargai le mani e le tesi verso le volute delle molteplici braccia del verde Briareo dormiente: il mio amico tiglio. Andai ad abbracciare il suo enorme e nodoso tronco, rifugio di piccole e indifese creature, e vi appoggiai l'orecchio per sentire il suo respiro. Mi accostai, chiusi gli occhi e lasciai andare a lui i miei pensieri, nel cui turbinio colsi i versi di una filastrocca che recitai: 

"Bel vitellino accucciati,
sta' con la tua pastora 
e non l'abbandonare,
come quel giovin principe
che la sua dolce sposa,
sotto il frondoso tiglio
lasciato ha lagrimosa"

Feci fluire tutte le mie sensazioni, e mi guardai intorno: la casa del mio amico tiglio aveva delle particolarità cui non avevo fatto gran caso prima. Non tanto il bel prato, letto delle sue profonde radici, ma la casa abbandonata a poca distanza da lui, sul tetto della quale spuntava in ferro battuto, l'orizzontale falce della luna araba. Lì vicino in pietra grigia, un mezza piramide su piedi di leone. Baluardo segreto di un moro in fuga in una campagna totalmente estranea ai fasti dell'Alhambra? 
Solo la secolare presenza del mio amico tiglio ne custodiva la storia, ma non feci domande, mi accontentai della sua benevola accoglienza. Indugiai ancora un poco, indi presi congedo e, ripresi i miei passi, tornai.

domenica 28 giugno 2015

Calluna vulgaris o Heather, il fiore di Bach per egocentrici ed ipocondriaci

I nomi inglesi dei fiori di Bach non sono molto belli, io preferisco di granlunga quelli latini, ma è pur vero che in questo modo si identificano meglio. Così è per Heather o Calluna Vulgaris/Erica, fa parte della famiglia delle Ericacee ed è comune in Europa e Sud Africa. E' un piccolo arbusto ed i suoi fiori sono di colore lilla, violaceo, decorativa e selvaggiamente bella. Questo fiore è carattersitico delle personalità  richiestive, bisognose di attenzione ed affetto, sono sempre al centro dell’attenzione attraverso una predominante loquacità si mettono in mostra.


Il dott. Edward Bach le definisce in questo modo: “… coloro che sono sempre alla ricerca di qualcuno che possa far loro compagnia, perché hanno bisogno di parlare delle proprie cose con gli altri, qualunque possa essere l’argomento… ” per questo temono la solitudine, che è provocata poi dal continuo allontanamento degli altri. Si preoccupano dei problemi esterni,  di quelli quotidiani, lo fanno sempre con ottime intenzioni, amano prendersi cura delle persone in difficoltà, ma nel cercare di fare tutto ciò rischiano di essere aggressive e predominanti e di non aiutare poi concretamente chi ha realmente necessità.

Talvolta  reagiscono con la rabbia se si rifiuta il loro aiuto o consiglio, pertanto scovano tutti i mezzi che hanno a disposizione affinché l'altro si possa convincere e spronare che sia giusto il loro suggerimento. La tendenza caratteriale è che vorrebbero che la gente dipendesse sempre da loro, sperimentando piacere nel sentire che sono utili e di aiuto nelle avversità altrui. Il beneficio che emerge dall'assunzione di questo rimedio  è che gli interlocutori degli Heather non vengono più assorbiti dalla loro vitalità eccessiva, ma si sentono compresi e realmente aiutati, poiché la trasformazione con questo fiore porta a prendere in considerazione i problemi del prossimo, senza sfociare in monologhi continui, dunque questi caratteri riescono a divenire empatici e generosi.

 • Emozioni iniziali-inibite (prima di prendere il fiore): Il dott. Edward Bach descrive anche l’uso di Heather così: “… quando qualcosa dentro di noi, una malattia per esempio, si focalizza la nostra attenzione, è molto utile l’uso di Heather, perché oltre a non sentirci bene, può darsi che non vogliamo sentirci bene e ciò che vogliamo è pensare al nostro io ed a quanto “sto soffrendo”, Heather è indicato per sradicare quell’io…”. Egocentrismo, eccessiva concentrazione su se stessi e logorrea.
 • Emozioni evolutive-sciolte (dopo aver assunto il fiore): Empatia, altruismo, generosità con comprensione e capacità di ascoltare l’altro.

E' dunque il rimedio adatto per coloro che si fanno talmente prendere da loro stesse, da non essere più in grado di creare una vera comunicazione con l’esterno ed il prossimo. Sono persone sanguigne, vigorose, piene di energia. Vivono in uno stato iper-eccitato ansioso per il benessere degli amici e parenti che disperatamente provano con violenza a correggerli e a portarli su una loro strada. Di conseguenza, le persone Heather, soffrono di problemi di cuore, palpitazioni, mal di testa lancinanti, isterie, crisi d’asma, indigestioni, causate sempre da un'ansia emotiva, in verità non presentano patologie gravi, bensì hanno malattie leggere costantemente nella quotidianità per tutta la vita, perciò si notano in loro innumerevoli fastidi e disturbi che le fanno vivere male. Fiore prezioso per coloro che si sentono egocentrici e ipocondriaci, che hanno desiderio di ascoltare di più il prossimo, che hanno tanto fiducia in sé e che si sentono competenti da non dubitare mai delle proprie capacità di consigliare o dare supporto.



sabato 20 giugno 2015

ll solito delirio, ZOE parte settima

Quella sera la camera di Zoe era molto silenziosa; Zoe guardò il quadro con i cavalli, nella loro prateria tirava vento, e le criniere si alzavano, invece le canne di bambù della sua tappezzeria non le parlavano. Non sibilavano, non cantavano.

Il cavallo di fuoco che aveva dipinto sulla porta della sua stanza appariva più caldo a guardarlo nella penombra, le tapparelle si scuotevano leggermente, tirava un po' di vento e lei era avvolta dal buio e dal silenzio, per compagna solo la solitudine

Era forse annoiata? La NOIA, santi numi che parola odiosa! Non poteva definirla sentimento, piuttosto quella sensazione che si annida dentro di noi quando perdiamo interesse per ciò che stiamo facendo, niente, o perché non stiamo facendo niente che ci distolga dal rimuginare sui nostri problemi, problemini, problemetti.

Lo ammetteva, era in questa situazione. Avrebbe voluto dare in escandescenze, dire cose senza senso, esser presa per pazza......Sarebbe stato un ottimo movente per dedicarsi in seguito alla profonda meditazione, per cercare cosa? In quel momento proprio non lo sapeva, ma avrebbe volentieri parlato con un vecchissimo saggio, di quelli che stanno su qualche inaccessibile montagna, lungi dalla vita frenetica del mondo, che guardano con distacco, senza lasciarsi trascinare nel turbinio delle emozioni.
Forse qualche risposta l'avrebbe ottenuta, o semplicemente avrebbe ascoltato le sue parole, avrebbe tratto delle conclusioni, e chissà, sarebbe stata in grado di ricominciare con una nuova filosofia di vita. Si sarebbe convertita? Avrebbe potuto fare un pellegrinaggio alla Mecca, a Gerusalemme, a dare delle sonore capocciate al "muro del pianto", una capocciata et voilà nuovi orizzonti!

Magari avrebbe potuto far finta di diruparsi dalla rupe di Leucade come aveva fatto Saffo (o come si raccontava...fuerunt). Era il caso che Zoe portasse le sue gambine, il suo cervello e relativi neuroni fuori controllo, a letto, a dormire e interrompere la fiumana di baggianate che stava non solo pensando, ma anche scrivendo.  Saggia risoluzione Zoe.


domenica 4 maggio 2014

Come evitare la paura | Psicopittografia

Alcuni vogliono identificare la paura, analizzarla, e trovare i mezzi per sbarazzarsene una volta per tutti. E' realmente possibile farlo? Certamente. E' assolutamente possibile. Ad ogni modo non posso convincervi con semplici parole. Voi non potete conoscere il mio stato; potete solamente conoscere il vostro. Ma il vostro stato può evetualmente innalzarvi al livello in cui sarete completamente senza paura.

Bisogna innanzitutto capire che non si tratta di una paura che ha una base reale nel mondo esterno, come quando avete paura di attraversare una piazza in pieno traffico o se siete inseguiti da una tigre. Noi parliamo invece delle ansietà lancinanti e penose che non si possono ben identificare nè comprendere. La paura è presente in ogni emozione negativa come la collera, la solitudine, la depressione.
Torniamo alla prima domanda: Cosa è la paura?  Solo un'analisi accurata di noi stessi è il mezzo per liberarci da essa. Noi abbiamo già sperimentato piani e sistemi che non hanno fnzionato. Abbiamo sempre paura. Ma se cercheremo di fare del nostro meglio, ne trarremo grandi vantaggi. Quando avremo realmente capito, saremo liberi.

domenica 24 novembre 2013

SONO IO


 Se qualcuno mi chiedesse di descrivere me stessa credo che mi troverei in difficoltà. E' difficile per me dire chi sono, dare voce con parole alla complessa essenza di me stessa. Mi soffermo ad ascoltarmi, ad osservarmi dentro, e a volte "non so dove sono stata e non so dove andrò".
Aspetti contraddittori si coniugano nel mio carattere: sono solare, estroversa, luminosa, facile al sorriso, ma talvolta oscura anche a me stessa, e queste dicotomie fanno di me un personaggio dal carattere complesso, nel quale scopro sfaccettature che mi intimidiscono, perchè luce e buio nei miei pensieri si mischiano in grigi dai cromatismi sconosciuti.
Eppure sono così interessata a tutti gli aspetti della vita siano essi felici o meno, e rifletto, riflessione che mai si interrompe pur nei momenti peggiori, riflessione con ironia, riflessione con disappunto.

Amo la compagnia e adoro la solitudine, compagnia, non bagni di folla, il piacere semplice della condivisone con le persone che amo e che fanno parte della mia vita, ma poi c'è il bisogno di star sola, di ricerca di angoli silenti e appartati, della nicchia protettiva che mi isoli da voci e rumori, dove io sola posso sentire l'onda del respiro che scende dentro di me. E non v'è spazio per nessuno, solo io con sua maestà la solitudine, imperatrice dei miei sensi, carceriera di emozioni che vagano e vivono nella penombra del mio io.  Troppe le mie contraddizioni, come il bianco e il nero, la luce e il buio, il riso e il pianto, la bontà e la cattiveria, la rabbia e la calma.
E poi ci sono  il mare e la campagna, da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna, nelle onde, nelle foglie, nella schiuma e nella terra, nei mille blu dell'oceano mare e negli infiniti arcobaleni di alberi,  fiori, e abitatori.
E sono io ancora con l'amore per gli animali, cresciuti nel mio dna e vissuti con lo stupore di chi vede per la prima volta il miracolo della creazione, e i cavalli, angeli custodi delle anime tormantate dagli ossimori dell'esistenza come la mia.
Sono io, così come sono, viva, in questo mio universo in epansione, in tutti i mondi che ho creato, in  tutte le multiformi immagini che mi contraddistinguono. Sono io.

mercoledì 16 gennaio 2013

COME I FELINI










Ho duellato e sono rimasta ferita. a leccare le mie ferite in disparte,
come i felini.
Aspetto che passi,
ferma, immobile,
con lo sguardo perso nel vuoto.
Mi ascolto,
il restare immobile
aiuta le mie ferite a rimarginarsi.
E come i felini,
mi allontano,
mi distacco,
nel silenzio e nella solitudine,
aspetto, che tutto torni ad essere.
Mi mimetizzo per non farmi trovare,
non voglio condividere.
Sono nel folto della selva,
in una tana buia,
e lì mi curo,
e da lì ascolto la vita,
quella che viene da fuori.
Aspetto che passi,
come i felini.
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