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mercoledì 26 agosto 2015

Pietre e cristalli, Magnesite

Il cristallo dell'ottimismo

MAGNESITE
Caratteristiche: carbonato di magnesio; sistema trigonale; masse compatte e microcristalline; aspetto porcellanaceo; colori: bianco- grigiastro- giallastro, bruno, rari i cristalli romboedrici bianchi
Proprietà: calma i nervi e le eccitazioni eccessive

Disturbi: benefica i nervi e le infiammazioni polmonari; aiuta chia ha problemi di peso e nella cura de i disturbi del sistema urinario e rettale

Associazione con i chakra: tutti

domenica 16 agosto 2015

Pietre e cristalli, Giada

Egiziani ed i Cinesi  attribuivano a questa pietra diversi poteri, come quello di preservare i corpi dei morti, di portare fortuna ed essere di buon auspicio per la fertilità. In alcune civiltà preistoriche era apprezzata soprattutto per la sua durezza e, quindi, utilizzata per utensili, o strumenti sacrificali. 

GIADA
Caratteristiche: silicato di sodio e alluminio (giadeite); silicato di calcio, magnesio e ferro (nefrite); sistema monoclico; il colore della nefrite va dal verde scuro al bianco avorio, quello della giadeite può essere verde, bianco, rosa, rosso, giallo, arancione, bruno, viola. In entrambi i casi la varietà più pregiata è verde smeraldo. 

Proprietà: rende simpatici e combatte le paure
Disturbi: combatte i dolori ai nervi , previene la febbre e aumenta la fertilità.
Associazione con i chakra: tutti


lunedì 3 agosto 2015

Vitamine, alcune precisazioni, vitamina B5 (acido pantoteico)

Rimaniamo nel gruppo B e occupiamoci oggi della vitamina B5 o acido pantoteico

VITAMINA B5 (acido pantoteico)
Svolge un ruolo importantissimo nel metabolismo cellulare. Come coenzima, al pari delle prime tre vitamine del complesso B, partecipa alla produzione di energia da carboidrati, grassi, proteine. C'è una stretta correlazione tra l'acido pantoteico presente nei tessuti e il funzionamento della corteccia surrenale. Esso stimola le ghiandole surrenali, aumentando la produzione di cortisone e di altri ormoni importanti per la salute di pelle e nervi.

 La vitamina B5 è essenziale per la sintesi del colesterolo, degli steroidi (componenti organici liposolubili) e degli acidi grassi, e favorisce l'utilizzazione delle altre vitamine, soprattutto la riboflavina. E' importante per mantenere il tratto digerente in buona salute. Può migliorare la capacità dell'organismo di sopportare condizioni stressanti, rafforzando anche il sistema immunitario sensibile algi ormoni dello stress, adrenalina e noradrenalina. E' utile nelle terapie di disintossicazione dall'alcol e può agire come immunostimolante.

Le fonti: è contenuta nell maggior parte degli alimenti, soprattutto legumi, germe di grano, cereali integrali, arance, noccioline, tuorlo d'uovo, fegato. Viene sintetizzata nell'organismo dalla flora batterica intestinale. E' instabile al calore (la cottura della carne comporta una perdita del 30% di vitamina B5, mentre perdite inferiori si hanno nella cottura dei vegetali che la contengono) e in ambienti acidi o basici.

L'integrazione di vitamina B5: spesso viene consigliata una sua integrazione (250 mg due volte al giorno) in caso di stress psicofisico, per il trattamento delle allergie e riequilibrare il sistema immunitario. La vitamina B5 è utile anche in caso di artrite reumatoide (2 g al giorno) e per abbassare i livelli di colesterolo e di trigliceridi nel sangue (300 mg tre volte al giorno). In quest'ultimo caso, è meglio somministrare la forma acido pantoteico nota come panteina.


sabato 22 marzo 2014

L'INCUBO DELLA SCUOLA MATERNA

A scuola sono sempre andata volentieri, alle elementari, alle medie, al liceo e infine all'università. Mai avuto problemi di socializzazione con i miei compagni, mi sono inserita con facilità in tutti i contesti sociali. 
Ma non potrò dimentichare mai il periodo della scuola materna, antecedente l'inizio della scuola dell'obbligo. Avevo all'incirca quattro anni e come tutti i bambini di quell'età, fui iscritta. La scuola non distava molto da casa, anzi, al tempo la sua sede, era tranquillamente visibile dal balcone di casa mia. In quella scuola però, io proprio non volevo andare, non mi piaceva affatto, il solo pensiero di dovervi passare delle ore mi ripugnava. Non ero una bambinetta capricciosa, non mi lamentavo e non piangevo mai, mi limitavo a mostrare il mio disagio con l'epressione seria del mio volto. Ciò naturalmente non portò a cambiamento alcuno, e ogni santo giorno venivo imbarcata sul giallo scuolabus che passava davanti a casa.  I miei coetanei vociavano e si muovevano, comportamento questo che mi infastidiva notevolmente: le loro assordanti voci e tutti quei movimenti incosulti mi davano ai nervi (io, naturalmente, restavo immobile al mio posto per tutta la durata del tragitto). 
L'arrivo alla scuola era altrettanto traumatico: tutti che si precipitavano fuori dallo scuolabus spinteggiandosi a vicenda, era al di là della mia comprensione. Per me era inconcepibile un tale caos di teste, gambe e braccia. Lasciavo che uscissero tutti, e in ultimo, mi avviavo cauta fuori, dove le maestre ci attendevano all'ingresso. I nostri cappottini venivano sistemati in fila sull'attaccapanni, quindi entravamo nelle classi. Mi guardavo intorno e osservavo tutti quei bambini, genere al quale la mia mente sentiva di non appartenere,  presi a rovesciare sui banchi matite e colori, a giocare con il pongo o il das, a spinteggiarsi, mentre io mi sentivo sempre più estranea a quel contesto. Non riuscivo a capire come potessero  interessare loro, quelle inutili attività ricreative: il mio mondo era quello degli adulti, calmo, educato, intellettivamente stimolante; nella mia mente un unico pensiero: tornare a casa, stare in silenzio, sfogliare i miei libri, giocare per mio conto, e conversare con i grandi. Persino il linguaggio di quei marmocchi spesso mi era totalmente incomprensibile, non sapevano usare le parole nè tantomeno pronunciarle bene, ma come cavolo parlavano (se parlavano)?
Il momento del pranzo era l'apoteosi della disperazione: odiavo gli odori di quella cucina e il refettorio mi dava la nausea, mentre gli altri non se ne curavano. Ci facevano sedere tutti accanto  e poi ci portavano i piatti con le pietanze: avevo il senso del vomito, e di solito non toccavo nulla, il cibo rimaneva nel mio piatto, mentre  i miei occhi assistevano al bestiale spettacolo di tutti quei pupi che affondavano le loro mani nei piatti, portandosi il cibo alla bocca con le mani e spargendo il resto su se stessi o sugli altri, ignorando le posate. In quei momenti desideravo solo scomparire, se mi avessero sparato ne sarei stata felice. Ma perchè dovevo stare lì? A che scopo? 
Alla fine le assistenti della mensa ci portavano in classe, dove le maestre avevano preparato delle piccole sedie a sdraio sulle quali ci facevano sedere e ci incitavano a dormire. Ovviamente l'unica ad avere gli occhi spalancati come fanali ero solo io, il resto della classe ronfava beatamente. Io non potevo chiudere occhio, ma si poteva star tanto rilassati e tranquilli? Il mio istinto di conservazione era come se mi dicesse che dovevo tenere tutto sotto controllo; mi sembrava strano che gli altri si assopissero, io non dormivo mai, nemmeno a casa, ero capace di stare sveglia anche per giorni. 
L'unica consolazione che avevo era che dopo quell'inutile riposino, si tornava finalmente a casa, dove avrei ritrovato il silenzio, la tranquillità, la mia amata famiglia e la mia solitudine meditativa. Tutti quei bambini erano come estranei per me, erano semplicemente altri,  guidati dai loro istinti, privi di logica e di ragionamento, non erano la mia realtà e non erano il mio mondo. Fortuna che sono cominciate le scuole elementari.


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