Simply

Visualizzazione post con etichetta orto. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta orto. Mostra tutti i post

mercoledì 25 maggio 2016

Non è la via dell'orto, non è nè carne nè pesce

Non è la via dell'orto, non è né carne né pesce, non fa e non ficca, non far di noccioli, non fare ova, altri simpatici modi di dire per arricchire il nostro vocabolario


NON E' LA VIA DELL'ORTO: non è una cosa facile nè semplice; oppure, è un viaggio che richiede tempo e fatica. La via dell'orto è in genere breve e familiare, poichè l'orto è quasi sempre accanto alla casa

NON E' NE' CARNE NE' PESCE: la gastronomia non c'entra: il modo di dire si adatta perfettaemtne a chi non ha idee proprie, temperamento, personalità


NON FA NE' FICCA: inutile; che non fa alcun effetto; lascia il tempo che trova

NON FAR DI NOCCIOLI: fare sul serio; non scherzare. L'espressione deriva dal fatto che in genere i ragazzi quando giocano non puntano soldi ma noccioli di pesca o di ciliegia

NON FARE OVA: non riuscire nell'intento. "Gira largo, tanto con me un si fa ova". L'espressione deriverebbe dalla tradizione campagnola di regalare uova al prete quando, nel periodo pasquale, va a benedire le case



venerdì 1 aprile 2016

Con il riciclo creativo nuovi contenitori per orto e giardino

Riciclare è una delle mie priorità. Nelle nostre case si accumulano sempre una grande quantità di oggetti e materiali a cui spesso non prestiamo attenzione alcuna e che finiscono inevitabilmente per essere gettati. Diciamo la verità: non ci soffermiamo nemmeno a pensare se quell'oggetto o quel materiale possa esserci utile. Tutto è utile. Oggi vediamo cosa possiamo usare in giardino e sul balcone.

Non ho la fortuna di avere un pezzetto anche piccolo di terra su cui zappettare, ho un balcone pieno di sole e mi accontento. Ma che sia terra o balcone coltivare è sempre una buona occupazione, stare con le piante fa bene, toccare la terra ci trasmette energia. Perciò, per iniziare questa avventura verde non importa dotarci di grandi attrezzature, anzi possiamo usare molti oggetti e dar vita al riclico creativo. Vediamo cosa usare allora.



1- Contenitori dello yogurt:  sono utili per far germogliare i semi, che siano i contenitori grandi quelli da 500 gr o più o che siano quelli piccoli da 125 gr poco importa per il fine che vogliamo raggiungere. Abbiate sempre l'accortezza di praticare dei piccoli fori sul fondo, utili per lo scolo di acqua in eccesso, quindi inserire nel barattolo argilla espansa, terriccio e semi prescelti, considerando preventivamente le dimensioni della pianta.


2- Gusci delle uova: se conservate i gusci delle uova e il vecchio caro contenitore in cartone, potrete avere un piccolo micro orticello di piantine aromatiche.  Rompete l’uovo e recuperate le due metà, inferiore e superiore, riempiendole con terriccio e semini di salvia, basilico, finocchietto o dragoncello. Sistemateli in un contenitore per uova oppure negli appositi gadget da cucina.Vedrete che romantico

3- Contenitori delle uova: ideali per creare semenzai di tutti i tipi. Ricordate non quelli di plastica, ma quelli di cartone, che, anche se permeabili, sono però biodegradabili, basteranno il terriccio e i semi e via con la piccola serra.

4- Cassette della frutta: mi riferisco sempre alle cassette di legno, che secondo me hanno sempre un certo fascino.  Rivestitela internamente con un telo di juta sopra il quale adagerete un telo di plastica. Fissate il rivestimento con una pinzatrice e praticate due fori, con l’aiuto di un coltello, sul fondo della plastica. Versate nella cassetta uno strato di argilla espansa e uno strato di terriccio. A questo punto non resta che inserire le piantine prescelte.

5- Bottiglie di plastica: non possono mancare le bottiglie di plastica, basterà  tagliarle a metà e recuperate la parte inferiore, bucherellandola con l’aiuto di un coltello. I fori serviranno allo scolo dell’acqua in eccesso. Riempite la bottiglia così ottenuta con terriccio senza mai dimenticare l'argilla espansa sul fondo, e non vi resta che inserire i semi.


domenica 21 febbraio 2016

La ghiandaia: furbo pennuto

Su una giovane quercia al confine del giardino, abita una prepotente ghiandaia. Il suo roco richiamo mi avverte della sua presenza nelle più svariate ore del giorno. E' un asso del mimetismo fra i folti rami della quercia, e in base a come le foglie si muovono, è possibile capire su quale dei piani della sua villa si trova.

Questo furbo pennuto non ama veder gente che transita per il giardino, che di fatto non le appartiene,  poichè è convinto che gli si portino via le cibarie, consistenti in more di gelso, peschenoci e susine, che puntualmente becca, fa cadere a terra e lascia lì, svolazzando e gracchiando felice.


Gracchia felice fino a che, dall'alto del suo appartamento, non vede qualcuno che transita attraverso il giardino per andare a lavorare nell'orto, duro lavoro di estirpazione manuale delle erbacce, sotto il caldo sole estivo, fra le verdi pianticelle che con fatica son state piantate e  che con altrettanto faticoso impegno, son state fatte crescere. Ma a lei quel via vai non va bene, quella è casa sua e tu o chiunque altro, siete ospiti  indesiderati.

Perciò, mentre tu cammini ignaro del pericolo che stai correndo, lei spicca il volo e plana a folle velocità sulla tua testa borbottanto offese in "ghiandese", sfiorandoti e riprendendo quota alla stregua di un cacciabombardiere, o forse dovrei dire come un missile aria- terra. E questo è il raid dell'andata. Se si è passati indenni, si può accedere all'orto, dove con impegno ti metti a lavorare, pur tenendo un occhio al cielo (non si sa mai).

Essere giunti  nell'orto non significa essere al sicuro, si è sotto tiro comunque, anche perchè il feroce pennuto, deve nutrire un morbido, lamentoso pulcino che, affamato, ci "guata" dalla vigna. Il piumino piange, e la pennuta madre, decide di rinfrescarlo con una pesca. Un moto d'ali e prima che tu possa rendertene conto, due pesche cadono a terra beccate a morte.

Cerchi di finire l'estirmapemento delle piantine infestanti, raccogli da terra le pesche cadute dopo una breve resistenza al becco del pennuto, e madida di sudore ti avvii verso casa, anche per darti una rinfrescata........ma ecco che, callida come la volpe del deserto, la molestatrice pennuta  approfitta del fatto che hai le mani occupate.

In picchiata ti svolazza sulla testa, blaterando improbabili minacce, e per farti vedere che lei può e tu no, intreccia acrobazie sui rami del gelso solo ad un metro di distanza da te, mettendosi anche a testa in giù, mentre il merlo, che aveva approfittato dell'assenza della tirannica occupatrice di territori, manifesta indispettito il suo nervosismo.

Varchi a fatica la soglia di casa, finalmente al sicuro da qualunque attacco, felice di non esser stata beccata da quell'impudente, e pur di dimostrarle che tu appartieni allo stabile e a quel pezzetto di terreno che coltivi anche per sfamare lei, ti affacci sulla soglia e le urli: "Sciocco pennuto! Esisto anche io!"




mercoledì 6 gennaio 2016

Il tulipano, il fiore del sultano


Durante la mia felicissima infanzia, periodo d'oro durante il quale mi è stato concesso di sognare a mio piacimento ad occhi aperti, passavo una parte delle mie vacanze estive a casa dei nonni, in un piccolo e ridente paesino in collina.
I vantaggi della mia permanenza dai nonni erano plurimi: niente sussidiari scolastici al seguito, libertà assoluta di stare fuori a giocare senza tema di pericolo, dormire in un lettone matrimoniale grande, soffice e morbido, sul quale mi accomodavo in centro con un "guancialone" a destra e un altro a sinistra, e un piccolo guancialino di piume adatto alle mie misure di bambina e in mezzo ai quali il mio sonno era serenissimo, colazione fatta con le brioscine Londi (a cui sono ancora legata e che continuo a consumare a chili), passeggiate nel bosco insieme a nonno alla ricerca della Nepitella accompagnata dalla mia canina Lilli.

Attiguo alla casa dei nonni c'era un piccolo orto, dove lussureggiavano le verdure di stagione, un pesco nato da un nocciolo che per caso era caduto lì, un rospetto che albergava nel pozzo, e le galline dalle uova d'oro. Intorno all'orto i fiori. Ogni anno ne trovavo di nuovi: le calle raffinate, le dalie pompose, le violette odorose, qualche curiosa pansè, le margherite impertinenti, le aggressive rose. Ma una volta, alla mia prima visitina all'orto, fui letteralmente colpita da un fiore che i miei sette anni non avevano ancora visto: IL TULIPANO.

Lo guardai e riguardai, la sua semplicità era magnetica: una tazzettina dai petali carnosi e lisci che si poggiava leggera su uno stelo liscio alla base del quale si aprivano le verdi braccia delle sue foglie e che colori! Rossi, gialli, arancio.....e il misterioso tulipano nero, i cui petali erano seta al tatto delle mie piccole e curiose dita.
Fu amore (e ancora lo è), e di lui volli sapere la storia, una storia che mi portò per la prima volta in Oriente.

Il tulipano proviene dalla Persia, dove i suoi bulbi nascono spontanei. Narra una leggenda
che un giorno il giovane Shirin si allontanò dal suo paese dove viveva una bellissima fanciulla di nome Ferhad che era pazzamente innamorata di lui. Ferhad aspettò per molto tempo, poi presa da disperazione, decise di andare a cercare Shirin avventurandosi nel deserto. Ma non riuscì a resistere a lungo alla fatica e al dolore: cadde a terra, e pietre aguzze le ferirono le membra facendo sgorgare gocce di sangue che, fondendosi con le lacrime si tramutarono in rossi tulipani. Ad ogni primavera infatti i tulipani tornano a sbocciare in ricordo di quell'infelice passione.

Nel linguaggio dei fiori il tulipano non è un simbolo univoco: può alludere all'Amore perfetto, ma anche all'Incostanza in amore, all'Onestà e alla Magnificenza.
Se invece il tulipano è selvatico simboleggia il Primo Amore.

Dalla storia del tulipano nacque anche il mio amore per l'Oriente, per le Mille e una Notte e per la letteratura e la poesia orientale, soprattutto quella araba. Ogni anno sono tre i tulipani e che pianto: MUSTAFA' il tulipano della Voluttà,  SOLIMANO il fiore del Sultano e EL RAIZULI, il magnifico dai petali scuri.

mercoledì 25 marzo 2015

Come fare un Diserbante naturale ed economico

Chiunque abbia un orto o un giardino si trova a combattere  con il problema delle piante infestanti, quelle che più comunemente noi chiamiamo erbacce. Per tenere a basa queste infestanti piantine senza usare diserbanti chimici e quindi velenosi, si può fare in casa un diserbante totalmente ecologico e anche economico.


Vi servirà semplicemente un secchio, dell'aceto e del normalissimo sale. Procedimento: mettere 5 litri d'acqua caldissima nel secchio, versatevi un litro di aceto e un chilo di sale. Fate in modo che il sale si sciolga perfettamente ed il vostro diserbante naturale è pronto. Va sparso direttamente alla base delle erbacce, proprio sul terreno. In questo modo, il preparato andrà ad agire sulle radici e in cinque o sei giorni le erbacce non ci saranno più.

Se dopo il primo trattamento non foste soddisfatti del risultato o per essere sicuri che nel terreno le radici delle erbacce siano del tutto inoffensive, potrete ripetere il trattamento. E poi un consiglio in più potete preparare l'aceto in casa, in una maniera molto semplice: vi occorrono semplicemente due litri di vino da conservare per un mese in un ambiente fresco, mettendoli in una damigiana con un'apertura piuttosto piccola. Noterete col passare dei giorni che sul fondo si formerà una sostanza densa, di aspetto lucido e leggermente spugnoso, è la ‘ madre dell’aceto’. Togliete l'aceto e conservate la 'madre', versandovi sopra nuovamente altro vino: in questo modo, avrete sempre, in maniera completamente naturale, la vostra provvista 'diserbante' per tenere a bada quando occorre, quelle sgradite erbacce.

martedì 1 luglio 2014

Eliminare i parassiti delle piante: afidici | Varie

Ormai è arcinoto che le nostre belle piante, sia quelle da appartamento che quelle da giardino, vengono infestate da molteplici tipi di parassiti: fra cui appunto gli afidici (quegli animaletti che succhiano la linfa delle piante).


Come fare per eliminarli senza usare i soliti veleni? Un primo passo se la vostra pianta è in vaso, è lavarla sotto un debole getto d'acqua. Se l'infestazione è molto estesa, spruzzatela con un prodotto specifico purchè naturale da diluirsi in acqua  3-4 volte a distanza di 4-5 giorni sino alla scomparsa degli afidi.

Se invece avete un giardino e le vostre piante sono in esterno, stendete un foglio di alluminio alla base della pianta: il riflesso confonde gli insetti e li allontana.

Nell'orto invece, consociate con gli ortaggi quelle piante che risultano sgradite agli afidi, come la cipolla, l'aglio e l'erba cipollina



Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.