Non me ne sono mai liberata, nemmeno quando mi sono innamorata; non sopportavo che mi si prendesse per mano, nè che mi si cingessero le spalle, come del resto tutto l'universo mondo dei fidanzati faceva. No, non con me. Me ne sono fatta persino una colpa, dicendo a me stessa che non ero capace di amare, se questo era il mio modo di comportarmi. Ma non era così, ho amato, così tanto da farmi male, ma quei gesti non erano per me.
Per molto tempo mi sono imposta di non pensare a questo mio modo di essere, a lasciare scivolar via quella sensazione che stringeva il mio stomaco, che sorda rumoreggiava nella mia testa: ero così, non potevo farci nulla, prendere o lasciare. Per anni ho lasciato che tutto scorresse così, accantonando quell'istinto, reprimendo la sofferenza che mi procurava, perchè avrei voluto mostrare con una gestualità che non mi è mai appartenuta, la forza dei sentimenti e delle emozioni che come acque tumultuose straripavano da tutto il mio essere.
Sono una contraddizione: per quanto solare, sorridente, di compagnia e allegra da un lato, dall'altro risulto introversa e complessa persino a me stessa. Di me, di quello che vivo e sento non parlo quasi mai, a meno che non vi sia costretta da cause di forza maggiore.
Tutto questo contrasta con la mia capacità di saper stare e trattare con le persone, e della mia spiccata propensione ai rapporti interpersonali.
Solo in questi giorni questi pensieri si sono riaffacciati prepotenti nella mia testa, in una carrellata infinita di ricordi, che continuano ad urlarmi gesti negati seguiti da dolorosi sensi di colpa che mi fanno apparire gelida e fredda quale non sono. E' come essere una statua di ghiaccio con un fuoco che arde all'interno. Il ritorno prepotente di questo pensiero mi ha costretta a riflettere nuovamente su quelle sensazioni, gettandomi nello sconforto. Ma non ho potuto fare altrimenti, a volte ritornano, i ricordi, e bisogna conviverci. E' come cimentarsi con un puzzle i cui pezzi sono tutti mescolati alla rinfusa e non si riesce a trovare quello giusto per iniziare. Guardi la figura sulla scatola, chiara, addirittura semplice, poi guardi i pezzi e non trovi il bandolo della matassa.
Guardi, cerchi, e non trovi, riguardi, ricerchi e nulla, fino a che non lasci perdere per un po', e poi all'improvviso si muove qualcosa. Qualcosa di perduto, in un tempo che non riaffiora alla mia mente, ma che sembra avermi marchiata a fuoco e di cui rivivo solo gli istinti e le sensazioni che condizionano il mio comportamento. Ho ripercorso la gestualità a cui mi sono sempre sottratta, chiedendo il perchè del rifiuto di un abbraccio, di un bacio affettuoso, di un braccio sulle mie spalle, di un incrocio di mani: è la sensazione di un'appartenenza impropria, quella della schiavitù.
Ciao, Silvia.
RispondiEliminaEntro nel tuo spazio in punta di piedi. Di solito, condivido o clicco +1 ai tuoi articoli, ma in questa circostanza la tua "apertura" meritava molto di più.
Quanto hai scritto, non mi ha lasciato indifferente: man, mano che leggevo il tuo post - o lettera aperta (come definizione mi appare più appropriata) - sorgeva una domanda, che alla fine è apparsa in tutta la sua chiarezza: "E se fosse questo il suo equilibrio?". Se vuoi puoi definirlo compromesso. Tutti ne abbiamo uno, alcuni più di uno. Un po' come scendere a patti con le nostre debolezze. A volte è oscillante. Succede: la vita è come un pendolo che si muove dalla gioia alla sofferenza, passando per sacri momenti di quiete. È la vita; la vita di tutti.
Non so se sono riuscito a formulare bene in parole l'empatia che ho provato leggendoti, nel caso ti prego di perdonarmi.
Un abbraccio. Nick.
Ho letto attentamente Nick, credo proprio che tu abbia ragione, forse questo è il mio equilibrio, molto bello questo tuo commento
EliminaGrazie di cuore, Silvia. Sono contento. Buona serata, e buon inizio settimana per domani :-) Ciao.
EliminaCiao Silvia... Sono approdata nelle tue pagine senza sapere nemmeno come. Ho letto e devo dire che sei davvero una persona molto ricca. Come questo bellissimo blog,per questo, ti seguirò con piacere.
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