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domenica 24 novembre 2013

SONO IO


 Se qualcuno mi chiedesse di descrivere me stessa credo che mi troverei in difficoltà. E' difficile per me dire chi sono, dare voce con parole alla complessa essenza di me stessa. Mi soffermo ad ascoltarmi, ad osservarmi dentro, e a volte "non so dove sono stata e non so dove andrò".
Aspetti contraddittori si coniugano nel mio carattere: sono solare, estroversa, luminosa, facile al sorriso, ma talvolta oscura anche a me stessa, e queste dicotomie fanno di me un personaggio dal carattere complesso, nel quale scopro sfaccettature che mi intimidiscono, perchè luce e buio nei miei pensieri si mischiano in grigi dai cromatismi sconosciuti.
Eppure sono così interessata a tutti gli aspetti della vita siano essi felici o meno, e rifletto, riflessione che mai si interrompe pur nei momenti peggiori, riflessione con ironia, riflessione con disappunto.

Amo la compagnia e adoro la solitudine, compagnia, non bagni di folla, il piacere semplice della condivisone con le persone che amo e che fanno parte della mia vita, ma poi c'è il bisogno di star sola, di ricerca di angoli silenti e appartati, della nicchia protettiva che mi isoli da voci e rumori, dove io sola posso sentire l'onda del respiro che scende dentro di me. E non v'è spazio per nessuno, solo io con sua maestà la solitudine, imperatrice dei miei sensi, carceriera di emozioni che vagano e vivono nella penombra del mio io.  Troppe le mie contraddizioni, come il bianco e il nero, la luce e il buio, il riso e il pianto, la bontà e la cattiveria, la rabbia e la calma.
E poi ci sono  il mare e la campagna, da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna, nelle onde, nelle foglie, nella schiuma e nella terra, nei mille blu dell'oceano mare e negli infiniti arcobaleni di alberi,  fiori, e abitatori.
E sono io ancora con l'amore per gli animali, cresciuti nel mio dna e vissuti con lo stupore di chi vede per la prima volta il miracolo della creazione, e i cavalli, angeli custodi delle anime tormantate dagli ossimori dell'esistenza come la mia.
Sono io, così come sono, viva, in questo mio universo in epansione, in tutti i mondi che ho creato, in  tutte le multiformi immagini che mi contraddistinguono. Sono io.

giovedì 4 aprile 2013

L'URLO




Questo vento che tormenta le cime delle tamerici e dei pini urlando tutta la sua rabbia, è come un' anima che urla tutto il suo bisogno d'amore.
Anche l'anima è come il vento, e come esso si trasforma da leggera brezza ad uragano.
Urla le sue domande senza risposta ad un universo dove il rumore del silenzio è assordante.
Un urlo che chiama amore, come il pellegrino assetato ha bisogno d'acqua nel deserto?
Cerchiamo qualcuno che ci ami così come siamo, io per prima, con i miei "se" e i miei "ma", con paure e dubbi, incertezze, utopie, chimere, cocciutaggine, voglia di solitudine e compagnia, sogni irrealizzabili.
Esiste quel desiderio profondo, di abbracci, poesia e carnalità, sensi, odori, complicità, sguardi, intese, mani e brividi. L'Anelito verso la protezione, la sicurezza, la dipendenza e l'indipendenza. Il respiro corto quando ti rifletti nei suoi occhi, il cuore che si ferma solo perché è presente.
La sua anima che si spande dentro ogni fibra del tuo corpo, è la sua parte selvaggia che anima le notti di frasi mai sussurrate prima, che accarezza la tua parte felina e sfuggente, e ti sfiora come nessuno mai. Che ami la totalità del tuo essere perché i tuoi atomi sono i suoi e che ti senta esplodere dentro di sé, perché ci sei da sempre, da quando il tempo esiste, dall'alba stessa dell'uomo.

venerdì 18 gennaio 2013

LA CURA










Metterò tre cerchi di ferro al cuore,
perché non si spezzi,
prosciugherò i miei occhi,
per non piangere,
cucirò le mie labbra,
perché non ne esca suono alcuno,
legherò i miei capelli sericei,
perché non sfiorino più la mia pelle,
perché solo le tue mani erano così leggere,
avvolgerò il mio corpo nel fuoco,
perché non si raffreddi,
cancellerò la memoria,
e potrò dimenticarti per sempre.





domenica 28 ottobre 2012

31 MAGGIO 2003

Socchiusi gli occhi, era presto, forse le sei del mattino. I raggi del sole curiosavano nella mia stanza, si appoggiavano lievi sulle canne di bambù della carta da parati e danzavano sugli scaffali come se fosse la prima volta che si affacciavano in quella cameretta: la mia.

Avevo dormito profondamente, un sonno senza sogni, uno di quei sonni che si fanno spesso da bambini, dopo che si è pianto molto. Mi guardai lentamente intorno, osservai la mia camera, la mia compagna di giochi dell'infanzia, il mio mondo di bambina, il mio studio durante il liceo, il mio luogo di riflessione prediletto. Amavo quella stanza, sulle cui mensole riposavano quiete e placide tutte le tappe della mia vita.

Rimasi per un po' a guardare incantata e ancora intorpidita dal sonno, il quadro con il branco di cavalli selvaggi che da sempre al mio risveglio mi salutava con un profondo e selvaggio nitrito (io quel nitrito lo sentivo tutte le mattine); nonno mi aveva regalato quel quadro, già… mi si strinse la gola e gli occhi mi si riempirono di lacrime (come vorrei che fossi qui, nonno, proprio oggi, un giorno così importante per me!).

Mi sollevai lentamente e altrettanto lentamente sgusciai silenziosa in corridoio, mamma e babbo stavano ancora dormendo e sulle punte dei piedi mi diressi in cucina; chissà se Nur, il mio gattone, era già sveglio. I felini non si ingannano, vidi i suoi occhi che mi fissavano interrogativi ('che fai non mi apri?') e un minuto dopo la sua coda di volpe mi avvolgeva morbidamente un polpaccio in perfetta sintonia con le sue fusa. Insieme entrammo finalmente in cucina, e senza por tempo in mezzo, offrii a Nur il suo consueto pacchettino di carne cruda (mai dare a Nur le comuni scatolette!…Lui si sente un piccolo leone e mangia solo carne di manzo cruda); poi preparai la colazione.

Mamma e babbo mi raggiunsero e mi baciarono, mi strinsero forte, e mi sentii al sicuro, avvolta da un amore infinito e inesauribile; eppure quel giorno la mia vita sarebbe cambiata per sempre, un capitolo della mia vita si chiudeva e uno nuovo di cui non potevo prevedere gli sviluppi, su cui non potevo fare previsioni, ma di cui conoscevo bene impegni e responsabilità, si apriva: stavo per sposarmi.
Cominciò la lenta e accurata preparazione, ma, per mio tassativo ordine, non volli nessuno a casa che mi piroettasse intorno (i pochissimi invitati mi avrebbero aspettato in chiesa) mentre immersa nei miei più profondi pensieri e riflessioni mi affidavo alle mani esperte della mia parrucchiera. Non volevo sentire chiacchiere inutili, non volevo ascoltare discorsi superficiali, volevo che il silenzio di quella mattina non fosse interrotto. Mi concentrai solo sulla luce del sole che ora, prepotente, inondava la mia stanza.

Ero pronta. Mi guardai allo specchio e non vidi né vestito né acconciatura né trucco, guardai solo dentro di me, mi parve di scorgere un velo di paura, l'ombra del dubbio
Uno sguardo al quadro con i cavalli, girai su me stessa al centro della mia camera.
Babbo era sulla porta e per la prima volta in tutta la mia vita vidi il bagliore di una lacrima nella rete delle sue ciglia; ci guardammo, non ci furono parole, mi porse il braccio al quale mi appoggiai con emozione e trepidazione e ci avviammo verso la chiesa: io andavo incontro all'amore della mia vita e lui mi accompagnava.


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