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domenica 24 gennaio 2016

Introversa solitudine

Lasciatemi godere la mia introversa solitudine,
ho nelle orecchie solo il dolce suono del vento di maestrale,
e negli occhi lo spicchio di mare azzurro che si unisce voluttuoso al cielo.
Non voglio far parte della confusione di questi giorni del maturo Agosto,
ho per compagnia l'incantato concerto delle cicale sui pini.
Dondolano chiome di tamerici aspre e salmastre,
mentre suoni di gabbiani squarciano il cielo dal sembiante settembrino.
Lasciatemi qui,
i suoni degli uomini non li voglio sentire, brulicanti formicai che affollano spiagge troppo strette.
Mi pregio della solitudine come di un ricco dono,
che mi tiene sospesa sopra il caos di un mondo troppo stretto.
Lasciatemi in un campo, dove il generoso grano piega la spiga
schizzato da macchie cremisi di papaveri.
Il mio spirto vola in altri luoghi,
terre di Magna Grecia e templi,
intreccio di riti pagani e fertilità.
Lasciatemi, con la mia introversa solitudine,
conosce la strada e chi m'aspetta.


domenica 30 agosto 2015

Alla ricerca del vampirello perduto

E' ufficiale: mi sono resa conto del fatto che sto attraversando una fase distruttiva, o almeno io la chiamo così.
Quando me ne sono resa conto? Le prime nebbiose avvisaglie credo di averle percepite la scorsa estate: serate passate in casa e mare guardato esclusivamente dal balcone.

Non ero e non sono io, che sono amante dell'azzurro Oceano Mare e che amo girellare la sere d'estate sul lungo mare, fra le bancarelle dei mercatini.
La domanda nasce spontanea come diceva il giornalista Antonio Lubrano: perché?

Sarà il ticchettio dell'orologio biologico? Sarà stata l'ultima devastante relazione sentimentale? Colpa della mia schiena che, improvvisamente, ha deciso che era il momento di proclamare apertamente la sua indipendenza dal resto del corpo? Colpa del precariato lavorativo in cui mi dibatto da non so quanto tempo? Forse, miscelando accuratamente con un frullatore ad immersione gli esplosivi ingredienti di cui sopra, e valutando attentamente i segnali che mente e corpo hanno via via inviato alla sottoscritta, ne è uscito che in un momento di svago con la mia amica, mi sono sentita sexy come  un gambaletto  e certa di avere la stessa prestanza di uno zerbino.

Ora, bisogna che esca da questa impasse, perché detto fra noi, mi sono ricordata anche che, alla fine del Master post laurea che frequentai in lontani tempi gioiosi, la nostra responsabile d'aula ci lasciò con questo illuminante quesito: "Se fra voi e il vostro paradiso si frappone un fiume di merda, siete disposti ad attraversarlo per arrivare sull'altra sponda?"

Al tempo pensai che per attraversare tale fiume, avrei potuto costruire una zattera o dotarmi di un mezzo anfibio, ma ad oggi, dato che i mezzi si sono smaterializzati alla stessa velocità con la quale i buchi neri risucchiano la materia, e trovandomi immersa fino  al collo nel succitato innominabile mare, urge trovare l'energia per mantenersi a galla e nuotare fino a riva.

Ergo, durante una intensa riflessione notturna e dopo una istrionica lavata di testa fatta dalla mia amica a cui ho confidato questa mia angustia, ho deciso di risvegliare, evocare, cercare e incoraggiare il positivo "vampirello" che albergava in me e al quale avevo incautamente cambiato locazione d'appartamento. Perciò con il piccolo Vlad e una testa d'aglio, giusto perché non prenda poi troppo "gambone", mi riprendo (schiena collaborante permettendo), il mio posticino fuori dal nauseabondo fiume.


lunedì 14 luglio 2014

Crampi, consigli casalinghi | Salute

MENTRE SI CORRE

Se accusate una fitta all'addome, rallentate sia il passo sia il respiro; se necessario, fermatevi. Il dolore cesserà quando la respiarazione sarà tornata normale.
Per alleviare il crampo al polpaccio o alla coscia, fate un allungamento contro una parete: a un passo di distanza, appoggiate gli avambracci contro la parete; spostate un piede in avanti e piegate il ginocchio mentre tenete l'altra gamba tesa e con il  tallone ben schiacciato a terra.

Mantenete l'allungamento contando fino a 50 oppure finchè il crampo non sarà cessato completamente.


MENTRE SI NUOTA

Se siete in piscina, uscite dall'acqua oppure raggiungete il lato meno profondo e fate un allungamento contro la parete. Se state facendo il bagno in mare o nel lago, giratevi sul dorso e lasciatevi galleggiare, poi allungate la gamba colpita puntando verso l'alto il più possibile le dita del piede.

Mantenete la posizione contando fino a 30 lentamente, poi riposatevi. ripetete gli allungamenti finchè il crampo no nsarà cessato.



mercoledì 25 giugno 2014

LA CASCATA DI SCINTILLE

Il mare, per averlo a me basta solo attraversare la strada.  Il mare devo viverlo in solitudine, quando la spiaggia è deserta e lo specchio dell'acqua riempe in toto il mio sguardo.

E' all'alba che vivo il mare, in quel silenzio in cui solo è possibile sentire il lieve borbottìo delle onde, e l'acqua è uno specchio calmo e placido la cui trasparenza mi trasporta al regno delle Nereidi.

Qualche giorno fa sono andata prestissimo al mare.
Ho adagiato sui gradini sdentati di una "baracca" i miei effetti personali, e ho lasciato che l'acqua mi accogliesse per la mia consueta passeggiata. Cammino sempre con l'acqua che mi arriva alla vita, sono passi lenti e costanti, ritmici direi, una danza dei miei piedi sul fondo del mare, che osservo dallo specchio trasparente che mi avvolge.


Non penso, sono solo assorta nella contemplazione di qualche guizzo di pesciolini rivieraschi, delle morbide ondulazioni del fondale sabbioso, di qualche tondo movimento dell'acqua e della metà del mio corpo lievemente distorto da quel meraviglioso specchio liquido.

Rabbrividisco un po' alle correnti fredde che si alternano a quelle tiepide e che ogni tanto mi fanno camminare involontariamente in punta di piedi, ma neanche me ne accorgo se non a tratti, tanto ho svuotato la mente in quel paradiso silenzioso dove l'unico essere umano sono io. Tutto tace, tutto è fermo.

Un guizzo di luci improvviso attira la mia attenzione, non un riflesso del sole sulla superficie dell'acqua,  riflessi caldi, ma una luce più fredda, più accecante. Mi volto, e accanto a me una cascata di scintille, come di diamanti, che a grappolo cade sull'acqua e al contatto con essa quasi tintinna, lasciando sulla piatta superficie marina tanti piccoli cerchi concentrici, come quelli che si formano quando si lanciano sassi piatti sull'acqua.

Rimango lì, ferma, immobile, a osservare i cerchietti concentrici che mi circondano, fra l'attonito e lo stupito, forse a cercare una risposta senza aver formulato una domanda. Sorrido a quel miracolo a cui ho assistito, benevola e generosa concessione del cosmo.

Riprendo a camminare avviandomi verso la riva, immagazzinando dentro di me la luce di quelle scintille. Mi asciugo con calma, immersa ancora nelle immagini di quella cascata, quando mi trovo di fronte mamma, che era rimasta a camminare sulla battigia.
"Ti ho visto completamente circondata da un'aura di luci scintillanti" mi dice un po' turbata "brillavi di una luce particolare, cos' era?"
"Non lo so mamma, ma è stato comunque un bel regalo dell'universo non credi?"








giovedì 24 aprile 2014

Come è nata la teoria della Scimmia acquatica | Varie

Come è nata la storia della teoria della “scimmia acquatica”? Le radici di questa teoria si perdono nel  1942, quando il biologo tedesco Max Westenhofer, in un suo libro, ipotizzò che i primissimi stadi dell’evoluzione umana fossero avvenuti in prossimità dell’acqua. Ecco cosa scrisse: “Postulare un modo di vita acquatico in una fase precoce dell’evoluzione umana è un’ipotesi sostenibile, per la quale si possono produrre ulteriori indagini e elementi di prova”. In realtà la paternità della teoria appartiene al biologo marino Alister Hardy che, già nel 1930, aveva ipotizzato che gli esseri umani potessero aver avuto antenati acquatici.

Egli però, divulgò questa teoria nel 1960 in occasione di un discorso tenuto al British Sub-Aqua Club di Brighton. Secondo questa tesi, un gruppo di scimmie primitive, costrette dalla concorrenza con i propri simili e dalla scarsità di cibo, si spinse fino alle sponde del mare per andare a caccia di crostacei, molluschi, ricci di mare, ecc., nelle acque poco profonde al largo della costa. Il biologo suppone che questa specie di proto-scimmie acquatiche, spinte dalla necessità di rimanere sott’acqua per diverso tempo – proprio come è capitato per molti altri gruppi di mammiferi – si sia adattata all’ambiente acquatico fino a rimanere in acqua per periodi relativamente lunghi, addirittura in maniera definitiva. Hardy esplicitò definitivamente le sue idee in un articolo apparso su New Scientist il 17 Marzo 1960. Con la pubblicazione dell’articolo, la teoria godette di un certo credito per diverso tempo, ma poi fu progressivamente ignorata dalla comunità scientifica. Fu Desmond Morris, nel suo libro “La Scimmia Nuda“, in cui si trova per la prima volta l’utilizzo del termine “scimmia acquatica”, a rispolverare la tesi di Hardy e la scrittrice Elaine Morgan, dopo aver letto il libro di Morris, divenne la principale sostenitrice e promotrice della teoria. E fu proprio Elaine, a dedicare 6 libri alla divulgazione dell’ipotesi di Hardy. Nel 1987, si tenne un simposio scientifico a Valkenburg, Olanda, per discutere la validità della teoria della Scimmia Acquatica. Dagli atti del convegno,  pubblicati nel 1991 con il titolo “Aquatic Ape: Fact or fiction?” (Scimmia acquatica: realtà o finzione?),  si evince che gli scienziati non se la sentirono di sostenere l’idea che gli antenati dell’uomo fossero acquatici, ma che vi sarebbero alcune prove in merito allo sviluppo dell’abilità natatoria per alimentarsi nei fiumi e nei laghi, con il risultato che l’homo sapiens moderno può godere di brevi periodi di tempo in apnea. Questa è solo una delle versioni “deboli” della teoria, utilizzata dai ricercatori per spiegare alcune caratteristiche umane che gli scienziati non sono ancorain grado di spiegare concretamente, quali la perdita del pelo cutaneo, la capacità di apnea, il grasso sottocutaneo e la capacità istintiva a nuotare dei neonati. Sebbene l’ipotesi della Scimmia Acquatica spieghi abbastanza bene il sorgere di queste caratteristiche, la maggior parte dei paleoantropologi tende a rifiutare la teoria, non accettandola tra le principali spiegazioni dell’evoluzione umana. Una lettura estrema della teoria di Hardy ha portato alcuni ricercatori indipendenti a ipotizzare l’esistenza attuale, di umanoidi acquatici intelligenti che vivono in società complesse nel fondo dell’oceano. L’esistenza di queste timide creature sarebbe all’origine delle leggende sulle sirene, decantate anche da Omero nella sua Odissea. Ma è possibile ipotizzare l’esistenza di questi Umanoidi Acquatici? Potrebbero esserci delle prove?

martedì 18 marzo 2014

IL CIELO HA CAMBIATO COLORE


Il cielo ha cambiato colore, l'ho visto stamattina, mentre con passo ancora incerto mi avviavo per la consueta passeggiata terapeutica. Ne ho avvertito l'odore, portato da una brezzettina che disegnava crespe trine sulla superficie del mare. Forse sta arrivando davvero la Primavera, foriera, nel mio immaginario, di cambiamenti. Già, essa è per me come un vascello antico di mercanti, che arriva da terre lontane con un carico tutto da scoprire. Blu cobalto il mare, azzurro chiaro il cielo, bel contrasto; e poi il sole, grande, come una gigantesca lumìa, percorreva il suo cammino infinito e sempre uguale.
L'aria aveva il gusto di erica e anemoni, speziata di iodio e verde, con un lontano e pur presente aroma di caffè. Un piccolo peschereccio solcava solitario il mare, inseguito da un dissidente gruppetto di gabbiani  forse in cerca di un pescetto fresco.
Ho sorriso, convinta che la mia espressione fosse nascosta totalmente dagli occhiali da sole e del tutto disinteressata ai rari passanti impegnati in esercizi ginnici e ai patiti dell'abbronzatura, somiglianti ad iguane intente a crogiolarsi al sole.
Un gatto sornione mi ha socchiuso languido gli occhi, spanciandosi sul verde margine costeggiante il lungomare, dove una solitaria  panchina mia ha accolta. Ai miei piedi un letto di margheritine, microcosmo di una vita brulicante; un coleottero verdino si arrampicava su uno stelo, le provvide formiche in formazione compatta avevano formato un'autostrada a doppio senso di marcia, due cavolaie si inseguivano allegre, vita inconscia di se stessa in perfetta armonia con le vibrazioni della natura, solo io sembravo emanare tutt'altra musica, nota stonata in quell'armonia, nella quale è entrata una coccinella, nella sua vermiglia livrea rossa a puntini neri, e se ci sono le coccinelle forse arriva la primavera. Esse son messaggere di novità, come il vascello antico di mercanti,  arca di pensieri nuovi, in questo mirabile accenno di primavera.

domenica 24 novembre 2013

SONO IO


 Se qualcuno mi chiedesse di descrivere me stessa credo che mi troverei in difficoltà. E' difficile per me dire chi sono, dare voce con parole alla complessa essenza di me stessa. Mi soffermo ad ascoltarmi, ad osservarmi dentro, e a volte "non so dove sono stata e non so dove andrò".
Aspetti contraddittori si coniugano nel mio carattere: sono solare, estroversa, luminosa, facile al sorriso, ma talvolta oscura anche a me stessa, e queste dicotomie fanno di me un personaggio dal carattere complesso, nel quale scopro sfaccettature che mi intimidiscono, perchè luce e buio nei miei pensieri si mischiano in grigi dai cromatismi sconosciuti.
Eppure sono così interessata a tutti gli aspetti della vita siano essi felici o meno, e rifletto, riflessione che mai si interrompe pur nei momenti peggiori, riflessione con ironia, riflessione con disappunto.

Amo la compagnia e adoro la solitudine, compagnia, non bagni di folla, il piacere semplice della condivisone con le persone che amo e che fanno parte della mia vita, ma poi c'è il bisogno di star sola, di ricerca di angoli silenti e appartati, della nicchia protettiva che mi isoli da voci e rumori, dove io sola posso sentire l'onda del respiro che scende dentro di me. E non v'è spazio per nessuno, solo io con sua maestà la solitudine, imperatrice dei miei sensi, carceriera di emozioni che vagano e vivono nella penombra del mio io.  Troppe le mie contraddizioni, come il bianco e il nero, la luce e il buio, il riso e il pianto, la bontà e la cattiveria, la rabbia e la calma.
E poi ci sono  il mare e la campagna, da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna, nelle onde, nelle foglie, nella schiuma e nella terra, nei mille blu dell'oceano mare e negli infiniti arcobaleni di alberi,  fiori, e abitatori.
E sono io ancora con l'amore per gli animali, cresciuti nel mio dna e vissuti con lo stupore di chi vede per la prima volta il miracolo della creazione, e i cavalli, angeli custodi delle anime tormantate dagli ossimori dell'esistenza come la mia.
Sono io, così come sono, viva, in questo mio universo in epansione, in tutti i mondi che ho creato, in  tutte le multiformi immagini che mi contraddistinguono. Sono io.

sabato 26 ottobre 2013

IL MARE











Dalla finestra il mare,
distesa azzurra,
ondulata seta,
tessuta di bianca spuma.
Mare,
che abbracci il cielo
in fondo laggiù,
verso un infinito orizzonte,
fantasia dei naviganti,
favola di scrittori.
Ardente amante,
il sole ti sorride,
e le sue luminose braccia alla tua increspata veste tende,
tessendo ponti d'oro,
legandoti a sè.
E in questo fulgente abbraccio,
volo,
là,
dove il mio Perseo attende. 


lunedì 29 ottobre 2012

PASSEGGIATA AL MARE



Il mare dà forza a spirito e corpo
10 Febbraio 2007


In una giornata come oggi, nuvolosa e ventosa, sono andata a fare una passeggiata sulla spiaggia. Non c'è niente come il mare d'inverno. L'odore del salmastro, il mare plumbeo come il cielo, mosso e schiumoso, di quella schiuma biancastra che si infrange sulla battigia dove si accumulano le alghe color della corteccia degli alberi. Qua e là ossi di seppia arenati e malinconici, segnavano i miei passi, mentre sprofondavo leggera nella rena. Ho camminato per qualche chilometro in solitudine tranne un paio di pescatori solitari concentrati sulle loro esche e poi, per ascoltare meglio il vento, le urla dei gabbiani e le risacca, mi sono seduta su uno scoglio. Mi sono messa a contemplare l'isola d'Elba che, a tratti, appariva e scompariva come uno spettrale castello in mezzo alla pioggia e ai fulmini, fra le onde e le nuvole; ho respirato a pieni polmoni e lanciato qualche sassetto eroso dall'acqua, ho fantasticato sui tronchi di legno che il mare restituisce alla terra, pensando ad un fantastico mondo al di là del mare non ancora scoperto da nessuno e mi è tornata alla mente una favola che si intitola "L'uomo verde d'alghe", ovvero la leggenda di Baciccin Tribordo. Quasi per caso poi, osservando la sabbia, mi sono accorta che c'erano le orme degli zoccoli di un cavallo...non potevo non ricordare le galoppate che facevo con la mia cavalla Alisarda sulla spiaggia, fra spruzzi d'acqua e schiuma, col vento nei capelli e negli occhi mentre nella mia mente il mare e la spiaggia si erano trasformati nel deserto delle "Mille e una Notte" dove io, impavida, galoppavo verso Samarcanda . Durante queste selvagge scorribande con Alisarda, mamma e babbo mi osservavano armati di binocolo da sopra uno scoglio, del resto avevo solo tredici anni, mentre qualche solitario passante, spaventato dallo scalpitio degli zoccoli mi apostrofava: "Pirata"!
Sorridendo, mi sono lentamente riavviata a casa, corroborata dal mare e dalla forza dei miei bei ricordi.

Vorrei

Vorrei riposare,
tranquilla in riva al mare.
Solo il lento e caro ciaf delle ondine sulla battigia.
Vorrei ridere,
il riso degli stupidi che non hanno pensieri.
Vorrei galoppare,
le galoppate sulla spiaggia dei miei dodici anni.
Vorrei energia vitale,
la carica d'entusiasmo dei miei vent'anni.
Vorrei calore,
l'abbraccio caldo dell'amore profondo.
Vorrei il silenzio,
eterno, del deserto.

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