Ho una passione per i film western di Sergio Leone, li conosco a memoria, battuta per battuta. Non mi stanco mai di vederli e rivederli se ne ho il tempo e la possibilità.
Ne adoro le colonne sonore, così abilmente composte da Ennio Morricone, adatte ad ogni scena, e profondamente coinvolgenti.
Quando ero ancora una giovane e spensierata
ragazza, piena di energie e di fantasia, e andavo selvaggiamente a
cavallo, solevo, dopo gli allenamenti in campo con quell'inquisitore del mio
istruttore, andare con il mio
Lifar a rilassarmi passeggiando in campagna, lungo sentieri collinari, attraverso vigne, campi di girasoli e prati lasciati a maggese. Era come lasciarsi tutto alle spalle, una
meditazione naturale, fatta del
ritmo dell'andatura del mio cavallo, di luce del sole, di odori, di suoni di campagna, di siepi con i fagiani. Sola con Lifar e i nostri pensieri.
Il suo mantello color rame brillava come oro rosso, e il rumore dei suoi zoccoli sulla terra battuta o sul muschio, un mantra rilassante.
In questo nostro errare senza meta, c'era spazio per il gioco, e per qualche sosta a favore di uno spuntino, a base di frutta staccata dagli alberi (staccare una mela da un albero senza scendere di sella e gustarla insieme al tuo cavallo non ha prezzo), oppure di un riposino sotto una quercia, io con la schiena attaccata al tronco dell'albero e Lifar vicino che assaggiava qualche margheritina.
I nostri giochi erano semplici, a volte approfittavo di una sua distrazione per nascondermi e chiamarlo da dietro un cespuglio, ridacchiando nel vederlo con le orecchie dritte che, seguendo la mia voce, lo portavano al mio nascondiglio. Altre volte gli raccontavo che avremmo potuto avventurarci per un Marlboro Country, e fingerci cacciatori di taglie. Queste storie lo emozionavano, e io facevo finta che i campi da noi attraversati fossero canyons e praterie.
Ma più di ogni altra cosa, mi accorsi che era una frase che lo eccitava tantissimo, e lo faceva galoppare nitrendo allegro. Fu per caso un giorno, mentre eravamo di passaggio su un campo appena mietuto, che gli raccontai appunto la trama del film "Per qualche dollaro in più" di Sergio Leone, e presa dalla foga pronunciai a voce molto alta, una celebre battuta del film: "Hanno assaltato la banca di Santa Cruuuuuzzzz!"
Fu come aver schioccato la lingua, Lifar partì al galoppo con un gran nitrito, e via.....a salvare la banca dai banditi, attraverso quel campo canyon, con il poncho sulle spalle e il cinturone a sinistra (sono mancina io), gli ultimi raggi del sole morente sul viso, e il mio rosso destriero librato nell'aria magica di quella favola.