Simply

sabato 9 febbraio 2013

NON CONOSCO PERDONO


Non conosco perdono,
non ne sono più capace,
non perdono,
non perdono il male che mi è stato fatto,
gratuito,
arrivato così,
da persone come banderuole,
che non conoscono costanza,
che non conoscono moralità,
che  usano,
che si approfittano,
che illudono,
strateghi d'inganno e finzione,
maestri d'ipocrisia.
Non conosco perdono,
quando ho perdonato
la ricompensa è arrivata sulle ali della menzogna.
Non perdono,
nella mia mente i fatti,
non perdono,
aspetto.





martedì 5 febbraio 2013

IL MANGIADISCHI E I MIEI 45 GIRI


 
 
Oggi mi sono imbattuta in un ritrovamento quasi archeologico. Stavo sistemando alcune cose e ho aperto un mobiletto in cui non infilavo la mia testa da parecchio.
Incredibile, mi sono ritrovata fra le mani tutti i miei vecchi 45 giri.
Avevo un bellissimo mangiadischi color arancio quando ero bambina che tenevo sul comodino di camerina. Aveva una tracolla sintetica bianca e potevo portarlo in giro con me girellando per casa. Praticamente il primo walkman!
Con grande semplicità sfilavo i miei 45 giri dalla loro custodia di carta colorata o patinata, su cui campeggiava o un disegno o una foto e relativo titolo della canzone, lo infilavo nel mangiadischi e la musica partiva in automatico. Una piccola rotellina mi permetteva di regolare il volume. Tutto qui.
Li ho guardati uno ad uno, sorridendo e parlando felicemente da sola, quasi potessi instaurare di nuovo quel dialogo incantato che avevo una volta con loro.
Così ho azionato il mio "Doctor Sound" e ho iniziato con il coro dello Zecchino d'Oro "Il paese dell'incontrario", "Furia cavallo del West" cantata da Mal, "Sandokan", "Goldrake" (Si trasforma in razzo missile coi circuiti di mille valvole...), "Gig robot d'acciaio" (Corri ragazzo laggiù, vola più in alto lassù...) cantata addirittura da Piero Pelù, "Anna dai capelli rossi" (Anna dai capelli rossi va, vola e va come una rondine...), "Dolce Remi"(Dolce Remi, piccolo come sei..), "Isotta Isotta" interpretata da Pippo Franco, "Orzowei", "La banda dei cinque", "Woobinda" (Woobinda aiutalo, Woobinda inseguilo...).
La casa si è riempita dei jingle, della musica e della mia voce che, libera da ogni inibizione intonava, ugola in forma, le canzoni, creando un certo scompiglio in famiglia, dato che ormai, certe armonie musicali sono state sostituite dal rock e altri generi non eccessivamente apprezzati.....
Ovviamente non potevo non accompagnare il tutto con qualche passo di danza, accolto con non poca ilarità.
Di contro, questo mio ritorno alle origini ha prodotto una risposta da parte del genitore che, preso da furia divina, ha sostituito i miei 45 giri con i ben più primitivi 72 giri di Luciano Virgili, la cui voce ha avuto su di me un effetto sonnifero immediato, manifestatosi con una potente bolla al naso simile a quella di "Sampei" in attesa di pescare la sua carpa blu.
Non c'è che dire è stato uno scontro all'ultima nota, e pensare che, appena la voce di Luciano Virgili ha smesso di gorgheggiare mi sono risvegliata d'improvviso, con la bocca aperta e la gola secca.
 






 

lunedì 28 gennaio 2013

PER SIMONA














Hai dischiuso le labbra in un sussurro,
l'hai detto piano, quasi con timore:
nuova vita sta crescendo in te.
Ti ho guardata, nel profondo degli occhi,
giù,
in fondo all'anima.
Incredula e commossa io,
un po' smarrita tu.
Nuova consapevolezza,
cambiamento,
sei un nuovo corpo,
che si trasforma,
protegge, nutre, ama.
Vento di emozioni,
canto della vita,
ninna nanna,
sonno innocente,
stupore del mondo.
Sarà il primo sorriso,
il primo sguardo,
il tuo nuovo essere donna,
il tuo essere mamma.
E in un centimetro,
batte insieme al tuo cuore,
tutto l'amore del mondo.

venerdì 25 gennaio 2013

I COLORI: SIMBOLI E SIGNIFICATI

Chi non ama i colori? Ognuno di noi ha un colore con cui ha un feeling particolare. Mi sono spesso chiesta perché alcuni amano certi colori piuttosto che altri, compresa me stessa. Così ho deciso di documentarmi un po', per mettere fine ad una curiosità tremenda che mi tormentava da tempo.
Così fra una lettura e l'altra mi sono imbattuta in un libercolo che tratta della cristalloterapia, anch'essa quanto mai affascinante, ma, all'interno del quale ho trovato la risposta ad alcune mie domande.
Infatti la scelta dei cristalli è dettata proprio dai loro colori, e vediamo dunque colori e significati.
IL ROSSO: simboleggia il sangue, l'energia vitale sia mentale che fisica. Chi sceglie il rosso ha voglia di vincere, desidera il potere; è energico e audace; ama muoversi e mettersi in competizione con gli altri ma anche con se stesso; gli piace far colpo. Di contro ha come difetti l'irascibilità, l'irrequietezza, la presunzione. Chi lo rifiuta invece è nervoso e tendenzialmente o al momento stanco; si sente incapace di affrontare le sfide della vita; preferisce mettersi in secondo piano, lasciare il palcoscenico ad altri; è introverso e tende a rifugiarsi nella ripetizione di ciò che conosce senza tentare strade nuove.
IL ROSA: è la capacità di dare e ricevere amore. Chi lo sceglie è capace di grandi passioni temperate dall'abnegazione, dal desiderio di comprendere l'altro; sa capire oltre che amare; sa dare ed è disposto ad annullarsi, ma ha bisogno anche di ricevere; è una persona che predilige ambienti e persone "morbidi", che entra in contatto con le cose prevalentemente attraverso i sensi. Se lo si rifiuta, si teme di mostrare la propria fragilità, di venire ferito; si può aver deciso di non manifestare in alcun modo la tenerezza che prova a causa di antiche ferite oppure può essere veramente arido; diffida delle sfumature della sensualità e preferisce la limpidezza della ragione.
L'ARANCIONE: colore dello spettro della luce fra il rosso e il giallo, simboleggia l'armonia interiore, la fertilità creativa sia artistica sia sessuale, la fiducia in sé e negli altri, l'ambizione, la comprensione, la saggezza. Se lo si sceglie siamo in grado di dimostrare energia e vitalità, ma in maniera più controllata rispetto a chi sceglie il rosso; è capace di grandi imprese ma non impulsive, è ottimista; ha fiducia in sé ma senza presunzione; sa mare con gioia; si sente in armonia con il mondo in cui vive. Al contrario, rifiutarlo, significa voler controllare emozioni e attività; avere difficoltà nei rapporti con gli altri e tendere ad ingigantire i problemi; non essere abituati a ponderare le decisioni,  gettarsi a capofitto o tentennare troppo oppure buttarsi e poi tirarsi indietro; avere un rapporto con la sessualità e l'amore filtrato dalla ragione.
IL GIALLO: è la luce solare, la conoscenza appresa, l'energia intellettuale e nervosa. Gli amanti del giallo sono vitali, ma la loro è una vitalità che si manifesta con alti e bassi; hanno fervore di idee e attività seguito da cambiamenti repentini di rotta; si aspetta grandi cose dal futuro, sa individuare le vie d'uscita; ama fare nuove esperienze, ma con rischio di superficialità; cerca la stima e l'applauso e si prodiga per ottenerli; non sopporta di sentirsi isolato. Rifiutare il giallo significa essere delusi dalle proprie aspettative, sentirsi poco apprezzati dagli altri, non avere molta fiducia in sé; può voler dire anche che gli è necessario ricaricare le energie che tende a consumare facilmente, di ritrovare la calma interiore.
IL MARRONE: E' la soddisfazione fisica, corporale. Non per niente si ottiene mescolando rosso, giallo e nero, in pratica è la vitalità del rosso filtrata dalla lucidità mentale del giallo; giallo e rosso smorzano la ribellione del nero facendola diventare accettazione. Dunque il marrone è ricettività, sensualità, soddisfazione del fisico, equilibrio, buona salute, bisogno di soddisfazioni sensuali. Se lo si sceglie si ha bisogno di benessere fisico, si può essere stanchi fisicamente o psichicamente; si desidera armonia. Rifiutarlo: dare poca importanza alle soddisfazioni corporee, voler primeggiare e non  concedere debolezze; desiderare riscuotere l'approvazione di coloro che si ama e aver sempre paura di deludere le aspettative degli altri.
IL VERDE: il verde si colloca fra il giallo e l'azzurro e simboleggia la conoscenza superiore e la perseveranza. E' il colore di chi tende a sentirsi superiore agli altri e desidera fare bella impressione. Non accetta di cambiare e adattarsi agli altri perché si sente il migliore, è conservatore e abitudinario per bisogno di sicurezza. La personalità di chi lo rifiuta invece, è quella di chi è costretta a fare ciò che non vuole, desidera sfuggire a obblighi che lo opprimono; prova frustrazione perché non è all'altezza delle proprie aspettative; si sente insicuro.
L'AZZURRO: l'azzurro si trova fra il verde e l'indaco, e simboleggia la comunicazione attraverso la creatività. Gli amanti dell'azzurro hanno un atteggiamento armonioso e conciliante verso ambienti e persone, hanno fiducia in se stessi e se il mondo esterno non li soddisfa, trovano appagamento nell'arte o nelle proprie risorse psichiche. Sono capaci di riflessione e fanno tesoro delle esperienze, e sanno stringere rapporti molto profondi anche dal punto divista psichico. Respingendo questo colore si rivela invece una personalità poco tollerante e poco adattabile, che reagisce con ostilità e chiusura alle situazioni sgradevoli  o poco gratificanti; può diventare aggressivo e irascibile e, se non riesce a scaricare la tensione può autocommiserarsi; a volte non sa stare con se stesso e tende a ripetere gli errori.
IL BLU: E' l'equilibrio e la calma. Le persone blu, sono profonde, calme, capaci di equilibrio interiore; idealiste, che credono nella lealtà, dedizione, attaccati alle tradizioni e sentono il collegamento con il passato. Rifuggono dagli ambienti stressanti e dalle persone irascibili. Chi invece allontana da sé questo colore, si sente poco apprezzato, avrebbe voglia di fuggire situazioni che non lo gratificano; ha bisogno di tagliare con ambienti che gli tolgono armonia interiore ed equilibrio, a volte è depresso.
L'INDACO: Siamo fra l'azzurro e il viola, potremmo dire che è un azzurro intenso, simboleggia la spiritualità, la crescita interiore. Desiderio di chi preferisce l'indaco è di elevarsi al di sopra della realtà per comprenderla meglio o per ottenere l'appagamento che la realtà non concede; malinconico a volte, ma anche pieno di emozioni e sensazioni positive, cerca affinità spirituali con ambienti e persone. Il suo rifiuto è indice di una personalità soggetta a depressione, al rimuginare troppo fino a perdersi in labirinti emotivi, tende a dare la colpa agli altri se qualcosa non va, non riesce a mettersi in armonia.
IL VIOLA: Ricerca di fusione, capacità di identificazione con gli altri. Se lo si sceglie si vuol piacere, ma si chiede anche comprensione e gentilezza; ha qualche difficoltà a controllare le emozioni, mettendo in disparte le capacità razionali, sentendosi a disagio se criticato. Ama l'arte, ed entrare in contatto sensibile con  cose, ambienti e persone. Se invece non lo si sopporta siamo persone diffidenti ed ipercritiche, non si fidano delle emozioni e preferiscono la logica e la razionalità, molto suscettibili.
IL GRIGIO: Distacco, autoprotezione. Chi lo sceglie non è sereno dentro di sé e cerca di prendere tempo, di staccarsi dalle situazioni che procurano tensione. Rigido, poco adattabile, cosa che a volte lo fa sentire tagliato fuori e di non sapere come comportarsi. A ciò può reagire con la passività oppure con un'attività intensa. Non amarlo è indice di persona che si impegna in attività o fa parte di gruppi per ricavarne un vantaggio o per timore di venire tagliato fuori. Ha paura dell'ignoto da cui si aspetta delusioni, in perenne tensione.
IL NERO: Negazione del colore per antonomasia e simboleggia un confine netto: il confine che segna la fine della vita. Gli amanti del nero pensano che il futuro riservi loro poche opportunità positive e che il mondo sia responsabile di ciò. Atteggiamento apparentemente rinunciatario, che può celare rancori profondi ed esplodere in ribellioni,; può anche trattarsi di una persona disposta a rinunciare a tutto per realizzare i propri desideri più profondi. Se il nero non piace si esprime il desiderio di non farsi controllare dagli altri, non subire nulla, di non rinunciare a nulla; manca di altruismo, di senso del sacrificio.
IL BIANCO: Contiene tutti i colori ed è il confine dell'inizio della vita. Chi ne è calamitato desidera cambiare la propria vita e impostarne una nuova, vuole portare un ventaglio di nuove possibilità. fiducioso nel futuro, attende belle cose dal mondo, a volte pecca di ingenuità. Se il bianco proprio non ci entra nelle grazie si ritiene che il futuro vada sì scritto, ma tenendo la penna in mano, senza lasciare nulla al caso. Non desidera cambiare vita, prosegue lungo la via che percorso fin qui senza lasciare spazio all'immaginazione o alla sensibilità.

mercoledì 23 gennaio 2013

LA STANZINA

 
C'era, in fondo al corridoio della casa dei nonni, la " Stanzina". Era piccola e aveva una finestra che si affacciava sulle verdi colline intorno, così che lo sguardo si perdeva, fino a raggiungere il mare.
I tramonti d'estate si incendiavano visti da quella finestra, e un'aria profumata di rose mi riempiva i polmoni. Il roseto era sotto la finestra e copriva in parte il pollaio dove abitavano comode, quattro galline.
La "Stanzina" era un regno pieno di sorprese; pur piccola, vi trovavano locazione: due macchine da cucire, una vecchia Singer  a pedale e una più moderna Necchi elettrica, due poltrone con schienale reclinabile e poggia piedi, una libreria con la selezione Reader's Digest e altri libelli di novellette e romanzi per bambini fra cui "I cagnolini di Perlarosa", tre mobiletti con saracinesca nei quali potevo trovare campionari di stoffe meravigliose che nonna usava per le sue creazioni sartoriali, avanzi di lana, spolette da ricamo, una parte del mio futuro corredo e una piccola bambolina dai capelli biondi con cui giocavo sovente.
Mi era concesso usare la vecchia Singer, con la quale mi esercitavo a fare orli, ed ero bravissima a cambiare i rocchetti dei vari filati che nonna usava per cucire. Sui campioni di stoffa usavo invece la filza, per le imbastiture dei modelli, e con grande piacere usavo il gessetto con cui si tracciavano sulla stoffa le linee del taglio.
Quando il divino ardore della sartoria mi lasciava, e non ero in giro per boschi a fare la naturalista, mi sedevo su un tappeto di lana tondo che stava in mezzo alla stanzina e leggevo o disegnavo con le vecchie matite di babbo, che erano ben risposte negli astucci di legno di una volta.
In quella stanza c'era un leggero profumo di lavanda, che proveniva da svariati sacchettini riposti nei cassetti, e che io odoravo con trasporto, e in uno dei mobiletti si trovavano anche delle vecchie scarpe con il tacco che mi misuravo ogni anno, desiderando che il mio piede crescesse velocemente per poterle indossare con un qualche vestito confezionato con una di quelle sete che il campionario offriva alla mia vista.
Vecchie collane e bigiotteria completavano la scena, con lieve odore di borotalco, che proveniva dalle scatole in cui le bigiotterie erano custodite.
Anni beati quelli passati nella "stanzina", dove il tempo scorreva lentamente, scandito dai rintocchi del campanile, dal corso del sole, dal profumo delle rose.
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