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giovedì 1 maggio 2014

Scegliere il colore dei cristalli | PIetre e cristalli | Cristalloterapia

I cristalli ci attirano per i loro colori o per altri caratteri quali la lucentezza, la rifrazione, la riflessione. Il colore non è però una peculiarità degli oggetti, ma è un carattere che attribuisce loro la luce: se questa colpisce un oggetto con un certo angolo, il colore che noi vediamo varia, ma varia anche se facciamo cadere su un oggetto una luce "filtrata", cioè un raggio luminoso davanti al quale viene messo un filtro che assorbe, per esempio, la lunghezza d'onda della luce corrispondente al colore verde.

Sembra una cosa difficile, ma basta osservare le luci nelle discoteche: denti viola, capelli versi, l'azzurro che diventa nero e il nero che diventa fluorescente. Oppure andare in giro in uno studio fotografico e addentrarsi nel mondo dei filtri. Il colore è luce, la luce è radiazione elettromagnetica, cioè energia; è composta di fotoni, che sono definiti come "quanti di energia". Di conseguenza, i colori dei cristalli e delle pietre sono forma di energia e nello scegliere, o nello scartare, una pietra o un cristallo di un certo colore non siamo mossi soltanto da un generico "mi piace, non mi piace", ma anche da una necessità profonda, da un profondo bisogno di dare o eliminare o ricevere o superare qualche cosa: amore, tristezza, simpatia, stress.

Siamo in stretta relazione con il vero Io | Psicopittografia

Gli storici sono concordi nel giudicare ben congegnato il sistema di comunicazioni dell'Impero romano. E' attraverso questo legame con i territori più lontani che Roma era solida e potente. Le comunicazioni erano assicurate da una solida rete stradale e di segnali ottici che legavano saldamente roma alle sue province. Una richiesta di truppe dall'Egitto era rapidamente comunicata a Roma e gl iaiuti partivano in breve tempo. Una richiesta di rinforzi dalla Gran Bretagna venivaprontamente soddisfatta. Inoltre furono aperte strade tra i quartieri generali e le regioni esterne [Immagine mentale 62]

E' un quadro del modo in cui la nostra mente deve sopperire ai bisogni al primo appello. Consideriamo la mente come un quartier generale permanente che può inviare prontamente saggezza, comprensione, forza, gioia. I solleciti aiuti giungono dall'uomo che intrattiene stretti legami tra l'Io interiore e i problemi esterni. Ecco come il Dott. Brunton descrive chiaramente il potere permanente dell'uomo: "Vivendo il più possibile vicino al centro Divino, l'uomo è sempre in grado di occupare un posto conveniente nel mondo, non più come schiavo, ma come coadiutore della natura. Mentre il suo esser più intimo rimane avvolto in una strana spiritualità, egli si muoverà con destrezza tra le difficoltà della vita, senza esserne turbato interiormente. Può affrontare afficacemente ogni problema. Egli ha trovato tutto ciò in questo centro dove albergano la sicurezza e il buon senso" (Paul Brunton, La riverca dell'io superiore)

mercoledì 30 aprile 2014

Ricevere gli ordini dal nostro quartier generale | Psicopittografia


Una delle più grandi illusioni dell'uomo è quella di credere che un lavoro faticoso sia per lui una virtù. E il buon lavoro non è faticoso. Abbiamo parlato della necessità di separare la realtà dalla fantasia. Non vi è nulla di più utile del contrastare la differenza tra realtà ed irrealtà.
Tutto ciò che è reale è benefico; tutto ciò che è falso è nocivo. Un colonnello dice agli ufficiali che la loro compagnia deve impadronirsi di una posizione nemica solidamente fortificata. Un capitano si oppone adducendo motivi strategici e chiede il motivo dell'ordine. Il colonnello replica: "Perchè è un ordine del quartier generale".
Un'idea vera è un ordine del nuovo quartuer generale interno, il nostro vero Io. Sia che provenga da una lettura o da una conferenza, essa può accordarsi al nostro modo di sentire. E quando ciò si verifica, è un grande miracolo per noi.

martedì 29 aprile 2014

Il misterioso Bloop | Varie

In una raccolta di novelle di Italo Calvino che ho a casa, c'è una splendida novella intitolata La sposa sirena. Le leggende sulle sirene sono spesso associate ai marinai, ma esse affondano le loro origini nella notte dei tempi. Persino in una grotta di arenaria in Egitto vi sono rappresentazioni molto antiche  delle sirene, infatti sulle pareti della caverna sono disegnate creature umane con la coda, equipaggiate con lance e reti. 
Ma torniamo ai nostri giorni. Durante l’estate del 1997, il NOAA, grazie ad un idrofono equatoriale, registrò più volte un suono misterioso proveniente dagli abissi dell’Oceano Pacifico. Il suono aumentava rapidamente in frequenza per circa un minuto, ed era di ampiezza sufficiente per essere ascoltato dai sensori ad una distanza di oltre 5.000 chilometri. Questo strano suono – denominato “The Bloop” – è, come afferma il NOAA – di origine sconosciuta. Secondo alcuni, questo suono potrebbe essere la prova dell’esistenza di una specie sottomarina sconosciuta.

Paul Robertson, un ex dipendente del NOAA, nel 2007 stava indagando su inspiegabili spiaggiamenti di massa delle balene. Durante l'esame dei campioni di tessuto dei corpi di alcune balene, i ricercatori compresero che i mammiferi erano stati danneggiati da sonar particolarmente potenti, utilizzati in diverse parti del mondo in occasione di esercitazioni navali, giungendo alla conclusione che l’inquinamento acustico marino è un fenomeno che in questi ultimi anni ha avuto un grande incremento. Questo significa che le nuove tecnologie sonar utilizzate  per mappare il fondo dell’oceano e per individuare  bersagli sottomarini, emette vibrazioni sonore percettibili fino a centinaia di chilometri di distanza. Quando specie sensibili, come balene o delfini, si trovano vicine alla fonte di emissione del rumore, subiscono un vero e proprio trauma, che le spinge a fuggire. Fuga che risulta loro fatale quando è diretta verso la superficie del mare. In base allo studio fatto, si è concluso che l’impatto di media frequenza di un sonar militare sull’udito di una balena, è equivalente a quello di un motore di jet al decollo sull’udito di un essere umano che si trovi a tre metri di distanza da esso. Perciò  è a causa delle onde sonore emesse dai sonar che i mammiferi marini, nel tentativo di sfuggire alla raffica di queste onde eccessivamente potenti,  si spingono in acque troppo basse per sostenere le loro dimensioni enormi, finendo per arenarsi. Per cercare di dimostrare questa teoria, Robertson e il suo team si servirono delle registrazioni di un idrofono di profondità. Fu proprio in quelle registrazioni che ascoltarono la prima volta il “bloop”. Grazie ad un software audio, i ricercatori riuscirono ad isolare il suono di una creatura sconosciuta mescolata con i suoni delle balene e dei delfini. Dopo più accurate analisi, i ricercatori ebbero l’impressione che queste creature sconosciute comunicassero con i mammiferi, forse con l’intento di salvarli dal rumore del sonar.  Qualche settimana dopo, ci fu un altro spiaggiamento di massa in Sud Africa. Anche in quella zona vennero registrati suoni simili sui dispositivi utilizzati dai ricercatori. Robertson e il suo team vi si recarono per indagare. Proprio qui furono ritrovati i resti di una creatura sconosciuta all’interno dello stomaco di un enorme squalo bianco. Durante l'esame dello squalo, i ricercatori osservarono una sorta di pugnale infilzato nel lato della bocca dello squalo. Come poteva un pugnale essere conficcato proprio in quel punto? Una volta tirate fuori tutte le parte dallo stomaco dello squalo, cominciarono a studiare attentamente i resti per capire di cosa di trattasse. All’interno trovarono la testa della creatura, una mano quasi completa, un lungo osso tipo coda-pinna. Inoltre, i ricercatori trovarono anche uno strano strumento con un buco, un perfetto astuccio per il coltello ricavato forse, dalla spina dorsale di qualche grosso pesce. Ma chi aveva potuto produrre un oggetto simile? Alcuni dei ricercatori si convinsero di trovarsi di fronte ad una sorta di “ominide acquatico intelligente”, una sirena? Dunque tutte le misteriose lance e coltelli trovati nei corpi di numerosi pesci nell’oceano, cominciavano ad avere un senso. Purtroppo, mentre il team di Robertson si apprestava a tornare negli Stati Uniti, i militari americani confiscarono i resti della creatura e i risultati della ricerca. Fu chiaro che il governo, che stava studiando il fenomeno da molto tempo, si era avvalso delle ricerche di Robertson e dei suoi collaboratori per ottenere le informazioni che cercava. L’unica cosa che lasciarono fu la registrazione del famoso “bloop”. Il sequestro fu un'amara sorpresa, dopo anni di duro lavoro, ma le registrazioni erano il vero tesoro da conservare. Grazie ad esse, era chiaro che  le sirene (o presunte tali), erano in grado di comunicare con i delfini e le balene. Questa è stata la prima e unica  testimonianza di una comunicazione interspecie.  In una intervista, Robertson ha dichiarato di non sapere se le sirene esistano o meno, a differenza di uno dei suoi colleghi il quale pensa che esistano e che bisogna solo trovarle. Secondo Robertson, se le sirene esistono e sono sopravvissute così a lungo è perché sanno nascondersi. L’unica cosa di cui è convinto è che non vuole più contribuire alla ricerca delle sirene: “Non credo che gli esseri umani sarebbero in grado di coesistere con le sirene senza sterminarle” (e chi potrebbe dargli torto?). Il ricercatore sta ancora cercando di ottenere il bando dello sviluppo e della sperimentazione di armi Sonar per salvare balene, delfini e sirene. Certo è che gli abissi marini nascondo creature misteriose, di cui ancora non consociamo nulla e che personalmente spero rimangano nascoste, l'unica via di salvezza che permetterà loro di sporavvivere alla nostra invadenza.

Come servirci di queste idee | Psicopittografia

Il modo di affrontare una nuova idea è estremamaente importante. Accade spesso che si eviti la nuova verità perchè appare di difficile comprensione o fuori dal normale, oppure si pretende di capire il pieno significato della nuova verità al primo incontro, e in questo modo non giungeremo al suo tesoro nascosto. Quando incontriamo una nuova idea, non accettiamola o respingiamola a priori. Non reagiamo automaticamente. Esploriamo il nuovo terreno per sapere se l'oro esiste oppure no. Non dobbiamo considerare l'idea di un altro come l'unica verità. Dobbiamo sperimentare personalmente i piani e le tecniche proposti. Dobbiamo pensare che se l'idea è veramente efficace, lo proverà da sola presto, o tardi. Datele la possibilità di rivelare il suo valore. E' un modo intelligente per separare la realtà dalla finzione, il vero dal falso.

Il procedimento può esser paragonato alla scelta di una cartina di una località che desiderate vedere. Supponiamo che vogliate recarvi in Egitto. Scegliete una cartina e se essa comprende tutto l'Egitto, l'esaminiamo da vicino e ne studiamo i dettagli. Ma se essa si riferisce ad un altro stato, la metteremo da parte. Il nostro primo atto consiste nel prender conoscenza della cartina scelta; noi non l'accettiamo nè la respingiamo senza prima averla esaminata personalmente. L'accettiamo o la respingiamo solamente quando la vostra intelligenza ci dice se questa carta servirà oppure no alle nostre necessità [Immagine mentale 61]
Quando avremo scoperto un'idea psicologica che ha per noi un determinato valore, serviamoci dei punti che qui ci diamo, per accrescere il beneficio che ne trarremo:
  1. Cerchiamo il significato più profondo nella nuova idea
  2. Riflettiamoci spesso, in ogni momento della giornata
  3. Discutiamola
  4. Scriviamola su un pezzo di carta che terremo a portata di mano
  5. Cerchiamo di comprenderla col massimo di chiarezza
  6. Non esitiamo a sostituire un'idea vecchia con una nuova
  7. Discutiamola con altre persone che mostrino d'interessarsi ad essa
  8. Sforziamoci di applicare questa idea negli affari, sul lavoro, in casa ed in ogni tipo di relazione umana
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