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domenica 19 aprile 2015

Mic, il gatto che sognava di essere un delfino

Sono sempre stata una divoratrice di storie, e rimpiango i tempi in cui in quelle storie potevo davvero immedesimarmi, completamente. Sono poche ora le letture che il tempo ingannatore può concedermi, quindi scelgo ciò di cui la mia "animatamente" vuole cibarsi. Immedesimazione, quasi incarnazione, avete mai provato questa sensazione o avete mai desiderato sentirvi qualcun altro? Vedere il mondo attraverso occhi altrui, sentire e vivere attraverso mente e corpo che non appartengono alla  vostra sfera emozionale? Io sì, ecco perchè mi piacciono le memorie altrui. Qui trovo compenetrazione,  e acquisto una consapevolezza non mia, saltellando fra le righe fluide di una vita e del suo svolgersi che non vivo in parallelo ma in cui mi identifico. La compenetrazione allarga la mente e questo apre alla comprensione.


Così mi sono incarnata in un gatto e nelle sue memorie, di cui mi è giunto uno stralcio, l'incipit di una coinvolgente avventura umanamente felina, fatta di riflessioni, ragionamenti e vivide descrizioni. Mic parla in prima persona, con la delicatezza tipica dei felini, ripercorrendo la strada che dal caldo abbraccio di mamma gatta l'ha portato al quasi graffiante incontro con Lisa, la sua umana.  Ferruccio Gianola, autore di queste feline memorie, "Il gatto che sognava di essere un delfino", più che autore è un veggente sciamano, tanto ha saputo interpretare quell'essenza che fa dei gatti un universo ancora sconosciuto per molti aspetti.

Sì, perchè nel momento in cui essi entrano a far parte della nostra vita, sono loro a gestire le fila del gioco non noi, noi siamo sul palcoscenico e loro ci osservano con sottile ironia e a volte con marcato disappunto, un modo di essere il loro  che li contraddistingue per la capacità di farsi servire anzichè essere servi, ma non è opportunismo è coerenza con se stessi. E Ferruccio Gianola ha colto egregiamente questo aspetto. Non vi svelerò perchè Mic desiderava essere un delfino, ma posso anticiparvi che le sue ragioni sono disarmanti.  Non voglio dilungarmi oltre, vi lascio alle parole di Mic:


"Ricordo ben poco di mia madre. Quando mi presero e mi portarono via, succhiavo ancora dai suoi capezzoli, perciò non chiedetemi se fosse bella o se mi somigliasse: sono dettagli senza importanza ai fini delle storie che voglio raccontare. Non ricordo nulla neppure dei miei fratelli, a parte i miagolii nella cuccia e il colore nero di uno di loro. In quei pochi giorni passati insieme non facemmo altro che lottare e sospingerci per trovare il posto migliore adatto a succhiare.

Così le memorie più vive che possiedo mi portano dentro una vasca da bagno bianca illuminata dai raggi del sole che entravano dalla finestra aperta. Doveva trattarsi della stanza di una piccola mansarda situata in un palazzo nei dintorni di Milano, ma non posso confermarlo con certezza: non ho più avuto l’occasione di rivedere quel luogo dopo quella volta. Restai lì dentro a lungo, senza capire cosa stesse succedendo e cosa mi riservasse il futuro, con una ciotola piena d’acqua e un piattino contenente alcune fettine di prosciutto cotto sgrassato.

Faceva caldo quella mattina e degli uccelli, innervosendomi, facevano capolino sul davanzale della finestra aperta a curiosare. Era tutto ciò che potevo cogliere con lo sguardo sollevando il muso.
Trascorsi le ore nel tentativo di risalire e uscire da quella specie di trappola smaltata di bianco. Miagolavo con la speranza che qualcuno mi sentisse e venisse in mio soccorso, ma la situazione sembrava senza via di uscita.

Poi, all’improvviso, quando la mia sfiducia era giunta quasi al culmine, la porta si spalancò. Entrò una ragazza. Si abbassò per afferrarmi e mentre lo fece le sfiorai con le zampe i capelli sottili e lunghi. Aveva uno strano e buon odore. Questa sciocca però mi prese nel modo sbagliato e invece di afferrarmi per la collottola, come aveva sempre fatto mia madre, mi strinse le costole.
Solo in seguito capii che non desiderava farmi del male, ma di primo acchito, d’istinto, le soffiai addosso e cercai di graffiarla.

«Sei un leone» disse. Era molto graziosa, per essere una donna. Aveva i lineamenti del viso sottili e delicati. Indossava dei jeans e una maglietta bianca con un cuore disegnato sopra che pareva vero.
Mi guardò con curiosità, sollevandomi con la mano destra verso l’alto, fissandomi a lungo. Poi rise come una bambina.  Era Lisa e mi sarebbe rimasta accanto per il resto della vita."

I Luoghi dell'Introversione

Esistono dei luoghi in cui tutto il nostro essere trova il proprio appagamento. Non è detto che essi corrispondano alle mura di casa nostra, possono essere sparsi nel mondo questi luoghi. Qualcuno sostiene che il nostro angolo di paradiso dovrebbe risiedere in noi, ma non sempre siamo così bravi da riuscire a crearlo dentro noi stessi.

A volte si ha bisogno di qualcosa di tangibile. E vi sono luoghi atti a questo, luoghi in cui ci sentiamo liberi di essere ciò che siamo, luoghi che sentiamo nostri, nei quali la posizione, il paesaggio, la terra, gli alberi o le case rappresentano il nostro io.


Io l'ho trovato questo luogo, quasi per caso, un luogo un po' distratto come me, forse fuori moda, non saprei dire, in un angolo verde, dove c'è una casa dai muri color crema e il tetto scuro. Tutto è verde intorno, un fazzoletto di terra ricco d'anime d'alberi, dove spuntano delle margheritine, e gli unici rumori che si sentono sono i suoni della natura.

Qui posso toccare la terra e sentirla viva dentro di me, mentre la mente svuota se stessa dei materiali pensieri secolari. La luce dell'alba mi raggiunge dalle persiane e il letto non necessita di grande cura quando mi alzo. Posso usare gli zoccoli di gomma per uscir fuori e andare nell'orto a strappare le erbacce, nessuno ci fa caso, legare i capelli nel modo più strambo, buttar via il make up perchè qui nessuno guarda  queste cose. Si vede oltre il visibile.

E' questo il luogo dove rigenero le mie forze, dove i miei canali si riempiono, perchè traggo nutrimento dalle armoniche energie che ivi si trovano abbondanti, come la forza dell'acqua di una cascata. Posso dedicarmi ad una cosa per volta con il tempo che voglio, se voglio mangiare mangio, se mi va di camminare cammino e quando ho sonno dormo.

Non c'è a necessità di parlare, di sviscerare argomenti, le parole sono un inutile zavorra, suoni che confondono la purezza della mente e che mettono a dura prova lo spirito. Alla mia introversione basta questa silenziosa solitudine.

Se dormire è un problema

Anche sull'insonnia la scienza ha compiuto tutta una serie di indagini e ha offerto spiegazioni. Vi sono due tipi di insonnia. Una è falsa, che non è altro che una sensazione soggettiva di non dormire. Sta difatto che se una persona crede di non dormire, e invece dorme ma si sveglia insoddisfatto, il risultato non varia molto. Di questa insonnia soffre una schiera infinita di ipocondriaci; lo sanno bene i rispettivi compagni di letto.

Vi è poi l'insonnia vera, di chi non riesce ad addormentarsi, di chi si sveglia troppo presto, di chi non dorme affatto. Vero o falso che sia, questo fastidio tremendo che è l'insonnia, la serale e la mattutina, è provocato da un aumento  dell'attività del sistema di risveglio, dovuto nella maggior parte dei casi a fattori psicologici. Si tratta di disturbi della sfera neuropsichica, angoscia, ansia, tensione, affaticamento, esaurimento e depressione.


Talvolta entrano in gioco cause organiche, stati dolorosi, lesioni cerebrali o malattie cardiache, e talvolta particolari condizioni dell'organismo, come intossicazioni da alcool, fumo, droghe, abuso di sostanze eccitanti. A questo punto comincia l'escalation della pillola.

Di sostanze ipnotiche la farmacopea moderna ha inventato un numero abbastanza elevato; preparati si succedono a preparati, che appaiono e scompaiono seguendo le mode, come per i colori dei vestiti o i luoghi di vacanza. Le medicine di sintesi, oppiacei e barbiturici, che agiscono non direttamente sui meccanismi del sonno ma deprimendo l'attività cerebrale, eliminano in linea di massima il problema, ma in che modo!

Con maleducazione e aggressività, creando altri problemi, alterando lo stato fisico e mentale, dando origine ad assuefazione, così che per ottenere gli stessi risultati si devono continuamente alzare le dosi. finiscono per opprimere lo spirito e il corpo con nuovi disagi previsti e imprevisti, più preoccupanti del male originario.

sabato 18 aprile 2015

L'Incantesimo del Salice - Abracadabra

Se volte proteggere la famiglia e la casa, portate nel vostro appartamento qualche ramo di salice e allestite una sorta di altare. Ma se volete andare oltre provate questo incantesimo.

Occorrente: 2 gocce di olio di rosmarino, 2 di geranio e 2 di incenso in circa 15 ml di olio di mandorle, qualche ramo di salice per purificare, una pianta di ciclamino non selvatico, una candela bianca


Un giorno di luna crescente, bruciate gli oli in un braciere e attraversate tutta la casa per purificarla con la loro fragranza. Operate l'incantesimo nella stanza dove vi riunite tutti insieme. Disponete i rami di salice e il ciclamino (bianco o rosso) su un tavolo, e accendete una candela di color bianco candido. Mentre gli oli  continuano ad ardere, concentrate i vostri pensieri e con l'occhio della mente carpite dalla candela un fascio di luce bianca; fatelo turbinare come un tornado in tutta la stanza e intorno a ogni singolo componente della famiglia, spazzando via la negatività. Ongi mattina tornate ad avvolgere la vostra famiglia in questa candida luce protettiva.

Quindi prendete i rami di salice e intrecciate una piccola ghirlanda nella luce bianca e appendetela sopra la porta di casa. Una volta ala mese, con la luna nuova, accendete, nello stesso punto un'altra candela per ricaricare l'atmosfera positiva.

venerdì 17 aprile 2015

Il Gatto migliora la nostra Salute

Chi ha uno o più gatti  sa che la loro presenza è un toccasana per la nostra salute psico fisica, e ben lo sapevano gli Egiziani, che li consideravano magici. Se stiamo male i gatti intuiscono dove si nasconde la causa del nostro male e riescono a trattarci in maniera efficace. Va da sè che è necessario avere un vero e proprio contatto con il gatto e non limitarci a tenerlo con indifferenza, come molto spesso capita, o a considerarlo ancora indifferente agli affetti e opportunista. Il gatto semplicemente non si sottomette, va solo capito.



1.Gli amanti e possessori dei gatti vivono in media 10,3 anni di più rispetto a coloro che non hanno un gatto in casa. Inoltre hanno la pressione arteriosa e il colesterolo più nella norma.

2.Il ruolo positivo del gatto nel caso della malattie cardiache è risaputo.

3.Accarezzare un gatto fa bene al sistema digerente (meglio se si tratta dei siamesi, dei mau egiziani, degli abissini).

4. Sono capaci di eliminare l’emicrania, di abbassare la pressione, di normalizzare i battiti. I gatti neri sarebbero capaci, più degli altri, scaricano l’energia negativa. Quelli rossi caricano di energia; i gatti dalla peliccia blu-azzurra calmano, mentre i bianchi sarebbero migliori da tutti i punti di vista.

5. Ascoltare le fusa (4-16 Hz) aumenta le difese. E’ una cura simile a quella con gli ultrasuoni (accelerano la guarigione delle ferite, lo sviluppo osseo).

6. I massaggi felini con le unghie fuori sono simili all’agopuntura

7. Secondo la bioenergetica, il gatto è un vero dispositivo energetico-informazionale. La zona del nostro corpo dove il gatto va a coricarsi segnala problemi (se va nei piedi, avremmo problemi con la pressione, o siamo inclini ai raffreddori; se va nella spalla sinistra, potremmo avere problemi cardiaci).

E io posso testimoniarlo.


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