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domenica 14 febbraio 2016

Cavoli a legnaia, cècia, cènci

CAVOLI A LEGNAIA: insieme con i "vasi a Samo" e le "nottole ad Atene" è inutile portare i cavoli a Legnaia, dove, appunto, ci sono gli orti che riforniscono di verdura Firenze.

CèCIA: così si chiama a Firenze uno scaldino di terracotta, a fondo piatto, largo e senza piede, che nelle case non riscaldate si mette ancora fra le lenzuola d'inverno, naturalmente attaccato al  gancio del PRETE (che è l oscaldaletto di legno a forma allungata) o della MONACHINA (forma a cupola).
La CECìNA invece, non ha nulla a che vedere con la CèCIA, essendo una torta fatta con ceci, ma solo ne lPIsano, in Lucchesia e in Versilia. A Livorno si chiama semplicemente TORTA. A Firenze non esiste.

CéNCI: a Firenze sono nastri di pasta sfoglia tagliata a smerli con l'apposita rotella, poi annodati o intrecciati, fritti in olio bollente e finalmente spolverati con zucchero. Sono dolci casalinghi, ora lifanno anche industrialmente, ma non c'è paragone, che cambiano nome da una località all'altra della stessa Toscana, dove sono molto popolari: a Portoferraio, per esempio, li chiamano FRANGETTE, altrove GALANI, FRAPPE, SFRAPPOLE, FIOCCHI, FIOCCHETTI, NASTRINI.




Smartphone: ecco alcune green app

I nostri smartphone sono ricchi di App che noi utilizziamo per velocizzare e migliorare la nostra quotidianità, ve ne sono per il fitness, per la gestione dei budget familiari, per la casa, per i viaggi, per il brain training e così via. Direi che fra le tante opzioni che possiamo trovare nei vari market place possiamo andarci a scaricare quelle utilissime App che ci aiutano ad essere molto più ecofriendly di quanto non siamo già, in questo modo possiamo abbracciare uno stile di vita sempre più green. Quindi si può dire che l'innovazione va incontro al rispetto dell'ambiente e della natura e ci aiuta a mantenere uno stile  di vita all'insegna del rispetto anche nei confronti di noi stessi.
Ecco alcuni esempi di App eco:


EdoApp:  ci permette di conoscere quello che si sta mangiando. Grazie a questa App è possibile  analizzare gli ingredienti e i valori nutrizionali dei prodotti alimentari e mette in evidenza quanto sono sani. Attraverso la scansione del codice a barre infatti, fornisce un punteggio da 0 a 10, mettendo in vista le caratteristiche positive e negative e specificando se un cibo è adatto ai celiaci o a chi è intollerante al lattosio. Inoltre fornisce una lista di alternative più sane.

Greendrops:  permette di calcolare il livello di emissioni prodotte da noi utenti. Sarà sufficiente inserire i nostri consumi, le tipologie di elettrodomestici che abbiamo in casa ed ecco che l’applicazione calcolerà il peso dell’impatto ambientale dei nostri consumi. Per notarlo basta fare attenzione al colore che cambia dal verde ecologico al rosso pericoloso.

The green meter:   ideale per chi vuole essere ecologico anche nella guida. Si inseriscono i dati tipo il peso dell’auto e la cilindrata, per sapere come e quanto si consuma in base al proprio stile di vita.

Locavore:  ci informa su quali cibi siano ideali in base alla stagione. Grazie alla funzionalità gps, inoltre, è possibile conoscere gli alimenti locali in base alla zona in cui ci troviamo

Differenziata: tutta italiana e gratuita grazie ad essa è possibile imparare, giocando, i principi per una corretta raccolta differenziata, come, per esempio, imparare a riconoscere i materiali riciclabili e buttarli nel contenitore giusto.

Goodguide: è un’applicazione gratuita disponibile per android od iPhone. Per utilizzarla basterà scattare la foto sul codice a barre di un prodotto e questa vi fornirà informazioni utili sul prodotto, soprattutto se è green oppure no.

Pollution: fornisce informazioni su quelle che sono le fonti di inquinamento nella zona in cui ci si trova. Fornisce informazioni sulla presenza di ossidi di azoto, i livelli di ozono presenti in atmosfera.

Non sapevo ancora leggere

A volte ritornano, vividi, i ricordi dei primi anni della mia infanzia, così all'improvviso, scatenati da non si sa cosa. E così, lucido come non mai, si è aperto a me quel tempo che mi appare tanto lontano e felice, di quando mi mettevo di fronte ad una delle librerie di casa e prendevo un libro dell'enciclopedia, una lettera per volta, l'ordine non era importante. Erano libri grandi e pesanti, che quasi erano alti quanto me, profumavano di pelle e inchiostro e avevano quella sfumatura color tabacco un po' marmorizzata, che amo tutt'ora.


Con quei libroni mi accomodavo sul divano, e con un rito quasi religioso li aprivo, assaporando il profumo di quella carta pregiata e traslucida, su cui si susseguivano in ordine alfabetico tutte le parole dello scibile, cose, nomi, personaggi, città, stati, monumenti, animali, piante, fiori...Pagina dopo pagina  i miei occhi divoravano quei caratteri e quelle rare foto che disseminavano le pagine di quei tomi, alcune a colori, molte in bianco e nero.

Sul quel divano, con quei tomi così grandi, io mi astraevo da tutto e tutti, non c'era nulla che potesse distogliere la mia attenzione da quelle pagine, su cui lievemente passavo le mie piccole dita, come se attraverso i polpastrelli quella conoscenza passasse a me. Trascorrevo ore a sfogliare quelle pagine, osservando attentamente i volti di musicisti, poeti, scrittori, attori, personaggi politici, iperscrutando i loro occhi, le linee dei volti, chiedendomi cosa stessero pensando in quel preciso momento, e il valore delle loro esistenze.

Erano tante le domande che mi ponevo, una però mi martellava più di altre: perchè io mi trovavo lì in quel momento e non invece in altro tempo ad osservare quelle vite di cui l'enciclopedia era una testimonianza? Perchè a me era toccata quell'epoca, non quella dei Greci o degli Egizi, che tanto affascinavano la mia mente? Perchè ero nata in Italia e non in un altro paese del mondo? Non ricordo di aver esternato queste domande, di aver chiesto spiegazioni in merito, ma ricordo che a parte i miei familiari, erano diverse le persone cui risultava strano che una bambinetta di circa quattro anni, stesse delle ore a sfogliare libri che ancora non sapeva leggere o tantomeno capire.

Non sapevo leggere, non nel senso comune del termine, ma sentivo, attraverso i miei polpastrelli quello che quei caratteri d'inchiostro contenevano, ciò che quelle pagine significavano, e assimilavo luoghi, edifici, civiltà, molecole, invenzioni, animali e piante, fatti e persone. Non sapevo leggere, ma sapevo dove trovare quello che cercavo, perchè vedevo dentro quei libroni anche quando erano chiusi e riposti in ordine sulla libreria. E quando una domanda mi assillava, io andavo, e scorrendo con un dito le grosse costole di quei tomi mi fermavo su quello dove, pur se non coscientemente, trovavo la risposta.


sabato 13 febbraio 2016

E le sirene?

Le sirene, mitiche creature marine, affascinanti e magiche abitatrici delle profondità degli abissi, incantatrici di marinai, custodi di tesori e galeoni colati a picco fra marosi ruggenti.  Tutti i miti e le leggende nascondono un fondo di verità, almeno così si dice. Dunque non ci sarebbe da stupirsi se anche dietro la spumosa schiuma delle leggende sulle sirene ci fosse la luce del vero.
Potrebbero esistere realmente degli umanoidi acquatici intelligenti, parenti lontani dell’uomo, che hanno sviluppato il loro percorso evolutivo adattandosi a vivere nelle profondità dell’oceano e che hanno sviluppato una società complessa nella quale vivono nascosti per paura dei loro parenti umani?


Circa un anno fa, il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), l’agenzia federale oceanografica degli Stati Uniti, ha sentito la necessità di dover dichiarare ufficialmente che le sirene non esistono (perchè tale dichiarazione?)! “Le sirene del mare, metà umane e metà pesce, sono leggendarie creature marine di cui si racconta sin da tempo immemore”, ha scritto il NOAA nel suo sito web. Questa dichiarazione infatti, fu rilasciata in seguito alla messa in onda di un interessante programma trasmesso da Animal Planet dal titolo: “Sirene, il corpo trovato“, con il sottotitolo “un nocciolo di verità che vive sotto la leggenda delle mitiche sirene”.

In realtà era un documentario-fiction, in cui, come dichiarò l’emittente, la scienza é stata usata “come un trampolino verso l’immaginazione”. E' probabile però che molti telespettatori lo hanno preso per un documentario a seguito del quale, all’istituto oceanografico sono arrivate delle lettere in cui si chiedevano spiegazioni scientifiche. Da lì la precisazione: “non sono mai state trovate prove dell’esistenza di umanoidi acquatici”. Eppure, non tutti sono d’accordo. Sono numerosi gli scienziati che hanno avanzato interessanti teorie sull’esistenza, nel passato evolutivo dell’uomo, della “scimmia acquatica, e cioè di una antenato acquatico in comune tra gli ominidi e le scimmie.

 E sarebbero numerose anche le testimonianze di coloro che affermano di aver visto degli “umanoidi acquatici” tutt’ora viventi. Secondo i teorici della cospirazione, il Governo Americano (nella fattispecie proprio del NOAA) sarebbe a conoscenza di queste creature e addirittura starebbe inscenando un clamoroso cover-up (che giustificherebbe anche il comunicato del NOAA) per nascondere il fatto di essere in possesso del corpo di una sirena. Prova di questo fatto, sarebbe il famoso suono oceanico “bloop” registrato nel profondo dell’Oceano Pacifico dal NOAA alla fine degli anni ’90. Certo è che ci sono tutti gli ingredienti per incuriosirci.


Uomini e dinosauri contemporanei? Un fossile inquieta i ricercatori

Nel 2012 a Dawson County, nel Montana, è stato ritrovato un corno di triceratopo, e fino qui niente di strano. Ciò che ha messo in crisi i ricercatori però è stata la datazione al radiocabonio, perchè secondo la più accreditata teoria i dinosauri si sono estinti circa 65 milioni di anni fa, mentre questo strano reperto è stato datato a circa 33.500 anni fa, il che significherebbe che uomini e dinosauri sarebbero stati contemporanei.  

Il corno è conservato presso il Glendive Dinosaur and Fossil Museum, e per venire a capo di questo mistero il Museo ha richiesto la datazione di un frammento del corno alla Center for Applied Isotope Studies dell’Università della Georgia. Il campione è stato suddiviso in due parti, che sono state sottoposte a due tecniche di datazione differenti, così da valutare la coerenza dei risultati.

I campioni hanno restituito rispettivamente una datazione di 33.570 (± 120) anni e una di 41.010 (± 220 anni), datazioni che però hanno sconcertato i ricercatori. Dunque i ricercatori si sono chiesti: come ci è arrivato un triceratopo nel periodo in cui l’uomo moderno cominciava a muovere i primi passi? In realtà, secondo gli scienziati del Paleochronology Group, un gruppo di geologi, paleontologi, chimici e ingegneri che indaga su quelle che vengono definite “anomalie della scienza”, la datazione del triceratopo non sorprende affatto, ma conferma quello che si sospetta da tempo, e cioè che i dinosauri non si sono affatto estinti milioni e milioni di anni fa, ma ci sono prove sostanziali che essi sono vissuti fino a 23 mila anni fa!

E' bene chiarire che la tecnica del carbonio-14 non si riteneva necessaria per datare le ossa di dinosauro, dato che il test è affidabile solo fino a 55 mila anni indietro nel tempo. Poichè i fossili di dinosauro vengono spesso trovati negli strati del terreno che corrispondono a milioni di anni fa, a cosa serve datarli? Gli scienziati infatti stabiliscono l’età di un fossile di dinosauro sulla base della misurazione radiometrica dei sedimenti vulcanici depositati sotto e sopra il reperto, un metodo che secondo il Paleochronology Group presenta “seri problemi e richiede la formulazione di troppe ipotesi”. «È diventato chiaro anni fa che i paleontologi non solo trascuravano di datare le ossa di dinosauro con il C-14, ma addirittura si rifiutavano», ha spiegato Hugh Miller, capo del Paleochronology Group. «Normalmente, un buon scienziato sarebbe curioso di confrontare i metodi di datazione».

Secondo dunque questo metodo, i risultati della datazione del triceratopo non sono unici, altri numerosi test sono stati eseguiti su altre ossa di dinosauro e hanno hanno dato tutti risultati che risalgono a migliaia di anni fa, piuttosto che a milioni di anni fa. Il fatto che i dinosauri possano essere più giovani di quanto si pensi è un’idea che numerosi ricercatori indipendenti sostengono da tempo, ritenendo che un tempo i grossi rettili e gli uomini abbiano camminato insieme sul nostro pianeta. Esistono, infatti, numerose opere d’arte antiche e manufatti che sembrano rappresentare proprio i dinosauri, realizzati migliaia di anni prima che la scienza scoprisse il primo fossile e ricostruisse il loro aspetto. Tra gli esempi più noti ci sono le controverse pietre di Ica, una collezione di pietre di andesite recanti una serie di incisioni superficiali, fra cui rappresentazioni di dinosauri e tecnologia avanzata. Sono state scoperte in una grotta vicino alla città di Ica, in Perù, e rese note dal medico peruviano Javier Cabrera Darquea.


Tuttavia, il gruppo di ricercatori ha replicato invitando gli scettici ad eseguire rigorose datazioni C-14 sui campioni di dinosauro il loro possesso, così da poter confrontare i risultati. Sebbene la sfida sia stata lanciata, la comunità scientifica “ortodossa” ha incredibilmente rifiutato e i precedenti tentativi di pubblicare i risultati dei test sulle riviste d’élite sono stati ripetutamente bloccati. Inoltre, è stata anche impedita la presentazione dei dati grezzi, cioè senza interpretazione, in numerosi simposi scientifici: nel 2009 dal North American Paleontological Convention, nel 2011 e 2012 dall’American Geophysical Union e dalla Geological Society of America. “Il pubblico deve essere informato sul fatto che le datazioni dei reperti e le raffigurazioni antiche dei dinosauri rendono le attuali convinzioni obsolete”, ha detto Miller. “Il ruolo della scienza è quello di trovare prove, non di rimanere prigioniera delle proprie convinzioni, lasciandole cadere dove possibile”.

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