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domenica 14 giugno 2015

Sotto il maglione niente, Scene dal Precariato lavorativo

Accanto alle scale che conducevano al piano superiore dello Uaisipiei, che si aprivano sul salone panoramico, c'erano due vetrine, nelle quali facevano bella mostra di sè, capi d'abbigliamento e accesori moda che erano in vendita ad uso e consumo solo degli ospiti di Charlie. I capi d'abbigliamento seguivano l'eterno andamento delle stagioni, perciò agli inizi della stagione estiva, Zoe sistemava in vetrina le belle polo a mezze maniche, i leggeri giacchini estivi (adatti alle prime uscite in barca), i gilet smanicati, i fermacravatte in argento, le camicie, i gemelli, gli orologi e i nuovissimi occhiali da sole con lenti che avevno caratteristiche diverse in abse algi sport praticati (da golf, da barca a vela, da barca a motore, da bicicletta).

Praticamente il prêt-à-porter per l'uomo di mare. Per contro verso la fine di Agosto, in vetrina prendevano posto i maglioni di cotone, i pullover di lana (trattata per resistere all'acqua), le giacche imbottite, le cravatte di seta. Zoe scoprì durante il suo periodo di permanenza allo Uaisipiei, che aveva anche buone doti di vendita, sia per la pazienza immane, sia per il suo infallibile occhio per le taglie, e anche perchè era sempre disposta a tirar fuori tutto e poi con pazienza a rimettere a posto.

Charlie aveva disposto che al desk si indossasse una divisa per il turno del mattino e una per il turno serale. Era un uomo dal gusto raffinato, quindi aveva deciso che per la mattina si indossassero un paio di pantaloni a sigaretta blu, un modello casual tipo jeans, e una polo azzurra a maniche corte, mentre per la sera aveva voluto una camicetta bianca con piccole maniche bombate, foulard di seta e pantaloni blu di foggia femminile. 

Ora non era raro  che le consorti degli ospiti di Charlie chiedessero di poter acquistare gli stessi capi che vedevano addosso a Zoe, e nonostante quest'ultima cercasse di dissuaderle poichè si trattava di una divisa, le signore imperterrite continuavano la loro cantilena. Charlie, che aveva le orecchie come quelle di un fennec, sentiva tutto anche quando era in giro per l'headquarter, e quando si spazientiva nel sentire il ciarlare insistente di queste matrone, diceva: "Inutile che insista cara signora, lei non farebbe la stessa figura con quegli abiti!". Che uomo Charlie, non lo dimeticherò mai, era così bravo ad alimentare la mia vanità.

Una bella mattina di Settembre, Zoe stava sistemando i nuovi arrivi invernali, fra cui degli splendidi maglioni paricollo in lana merino, blu navy, costa inglese, quando passò uno degli ospiti di Charlie, un bell'uomo dagli occhi azzurro cobalto, alto e snello, che chiese a Zoe di poter provare uno dei pullover. 

L'occhio clinico di Zoe misurò il fascinoso signore e propose una taglia xl. Sulle prime il distinto (o almeno così sembrava) ospite, espose la sua reticenza a quella taglia che per lui era troppo ampia, ma la provò lo stesso, notando invece che gli calzava a pennello. "Vede che avevo ragione?" disse Zoe "Lei ha le braccia lunghe, perchè è un longilineo, potrà mettere anche una camicia sotto il maglione, per i primi freddi". 

L'astuto ospite di Charlie la guardò intensamente, poi si tolse il maglione e comunicò a Zoe che ne avrebbe presi due, uno blu navy, l'altro avorio. E mentre Zoe li piegava accuratamente per riporli nelle loro rispettive buste, il predatore si appoggiò con i gomiti al banco, guardò Zoe e disse: " Sai cara Zoe? Penso che questo maglione blu starebbe molto bene addosso a te, ma senza niente sotto"
" Ne sono certa" rispose Zoe, guardandolo appositamente con aria trasognata " ma di sicuro non per i suoi occhi". 

" Se avessi ventanni di meno cara Zoe non mi sfuggiresti" replicò l'audace. " Ma lei non solo  ha ventanni di più, ma non rientra nel range dei tipi che mi sconfinferano caro signore, grazie per  l'acquisto e arrivederci"



mercoledì 3 giugno 2015

Ho messo la macchina..... - Scene dal precariato lavorativo

Era una splendida mattina di Agosto, il cielo era terso e il mare lievemente increspato da una brezza leggera. Charlie era fuori in barca per il weekend, e quindi tutto l'headquarter risuonava solo di trilli e gridolini degli ospiti che si beavano di bagni di sole e abluzioni in acqua. Zoe era indaffarata al desk, fra ospiti che andavano e venivano, documenti da archiviare, circolari da spedire.


Ma poteva un tale momento di serenità durare a lungo? Il due di picche era in agguato, avvezzo com'era all'arte venatoria, infatti quella calma dorata fu spezzata improvvisamente dall'arrivo di due attempate signore, che, dopo aver scosso selvaggiamente la porta dell'headquarter perchè ignoravano l'esistenza del campanello, entrarono e si misero di fronte al desk.

Zoe le salutò con grazia e gentilezza, mentre osservava il loro buffo abbigliamento, tutto pizzi e svolvazzi, farpali e fiori, ma più di ogni altra cosa Zoe si chiese come facessero a camminare con decollétée con tacco senza calze considerando l'età e la tipologia di piede, ma non fece in tempo a rimuginare su questo perchè fu investita da un'acutissima esclamazione: "Ma buongiorno bella "ragassa", abbiam prenotato l'armadietto numero uno!"

I decibel di quella voce erano così alti che Zoe ne fu spettinata, ma capì immediatamente che quelle erano le famose sorelle Ceramistioli, già note a Charlie per i loro bagni in piscina senza veli. Zoe prese immediatamente il registro degli armadietti e segnò appunto, l'affitto del numero uno, prese le chiavi e le consegnò, chiedendo se intendevano pagare subito o meno. Non l'avesse mai chiesto, la signora prese fiato, parecchio fiato e poi esordì così: "Pago con carta di credito bella "ragassa"!!" provocando un trauma ai timpani di Zoe che, per un po' di pace per i suoi padiglioni auricolari fece scivolare il pos sul banco del desk come se fosse una birra.

Ma non finì lì purtroppo, perchè l'arzilla e moderna Ceramistioli, interrogò Zoe su una questione che le stava molto a cuore: "Può dirmi bella "ragassa" se il nostro amato bagnino Mitch c'è? Dovrei chiedergli un piacere per mia sorella". Ovviamente Zoe confermò la presenza di Mitch, il coraggioso guardiano dell'incolumità degli ospiti, cosa che entusiasmò non poco la nostra soprano che continuò: "Vorrei che gonfiasse i braccioli per mia sorella e si bagnasse con lei, perchè ha difficoltà in acqua". 

Zoe le rispose che certo Mitch ne sarebbe stato entusiasta, e si offerse anche, pur di non ricevere altri traumi alle orecchie, di chiamarlo un momento perchè potessero accordarsi. Ma la nostra signora non aveva ancora finito e per essere ligia al dovere dichiarò il numero del posto macchina presso cui aveva parcheggiato la sua Golf rossa fiammante. "Ho messo la macchina al numero 65" urlò come se Zoe fosse dura d'orecchie. "No signora, i posti sono il 58, il 59, il 60 oppure quelli dietro lo stabile" rispose Zoe " La sposto immediatamente" e la svolazzante donnina e uscì.

Dopo poco fece ritorno e come se avesse un megafono in bocca : "Ho messo la macchina al 72". Un po' basita, Zoe replicò: "No signora i posti sono il 58, il 59, il 60 oppure quelli dietro lo stabile" e nuovamente: " La sposto subito". E via fuori dall'headquarter. Passarono almeno dieci minuti e la signora Ceramistioli tornò rinfrancata dicendo: "Ho messo la macchina al 55".
A Zoe venne il magone e le si strinse la gola (ma che aveva fatto di male?), riprese fiato, si calmò e ripetè: "No signora, forse mi sono spiegata male, i posti sono il 58, il 59, il 60 oppure quelli dietro lo stabile". Finalmente alla vispa donnina si illuminarono gli occhi, aveva capito!  "La sposto immediatamente!" 

Urrà, pensò Zoe, ce l'ho fatta, ha capito. Al ritorno, la beneamata con sicurezza e soddisfazione escalmò: "Ho messo la macchina al 56!". Noooooooooo, ma non era possibile, Zoe stava per cadere in una crisi nervosa senza pari, che fare? Come stimolare i neuroni arrigginiti di quella donna? Idea! "Fantastico signora, ma mi lasci le chiavi della macchina, sa, casomai arrivasse qualche altro ospite che avesse difficoltà a fare manovra".  E fu così che tutta felice, la signora Ceramistioli salì con la sorella a cercare il suo pupillo: il bagnino Mitch.


domenica 24 maggio 2015

Caro Bosley, su sto e sta l'accento non ci va - Scene dal precariato lavorativo

Charlie, l'unico, l'inimitabile, "ille Charlie" per latinizzare un po', era anche un cultore della lingua italiana. Parlava benissimo, anzi sapeva proprio parlare, mai una parola fuori posto, mai un concetto spiegato male, aveva un vastissimo vocabolario di parole, da uomo di cultura quale era. Ovviamente era anche un professionista quando scriveva, che si trattasse di argomenti di lavoro o meno.


Un purista come lui non sopportava sgrammaticature scritte o parlate, quando alle sue orecchie giungeva qualche storpiatura, fosse anche una parola pronunciata male, la sua espressione si mutava, come può mutarsi il tempo all'improvviso in certi luoghi della terra.
Zoe da questo punto di vista non aveva problema alcuno, ma altri membri dello staff dello Uaisipiei spesso incorrevano nelle ire del capo supremo: lui guidava un posto di classe, e non ammetteva che i suoi dipendenti sporcassero quel paradiso parlando come mangiavano (il rischio infatti era sentirlo urlare: "Anathema sit!" ovvero "Che sia esplusione!"). E' anche vero però che molti dei suoi ospiti parlavano peggio di come mangiavano e mangiavano male....
Ma, e c'è sempre un ma, purtroppo Bosley non sempre aveva scelto i collaboratori pensando anche alla cultura di base, compreso se stesso, e questo gli costò svariate lavate di testa, che alla fine, fecero fuori anche parte della sua capigliatura. Bisogna dire che a Charlie non sfuggiva mai nulla, nemmeno la mancata punteggiatura all'interno di una mail, che ovviamente non mancava di far notare all' asino di turno, e il "mea culpa" con relativa cenere sparsa sulla testa e lamentazioni incluse da parte del condannato, erano quasi all'ordine del giorno.
Se Charlie era di buon umore, capitava che lasciasse correre, ma questi piccoli miracoli non accadevano quasi mai. Una mattina, mentre Zoe era intenta a dare ad un affezionato ospite di Charlie alcune informazioni relative all'uso dei parcheggi, vide con la coda dell'occhio Charlie che si avvicinava alla porta dell'headquarter, il volto simile a fosca notte. In una frazione di secondo Zoe pensò che un uragano era in avvicinamento, e, con una velocità pari solo a quella di Flash Gordon, aprì la porta nell'istante esatto in cui Charlie aveva appoggiato la mano sulla maniglia.
"Brava la mia bambina rossa, sempre attenta!" urlò, sfondando i timpani di Zoe e del povero ospite che si trovava lì, il quale non osò proferire verbo, uso come era alle ire dell'Altissimo. 
Come una furia Charlie entrò nel suo ufficio brandendo uno dei suoi sigari, e sbatacchiò la porta con una tale violenza che i presenti pensarono cadesse, poi dalla sua sala dei bottoni urlò: "Bambina rossaaaaa, la pasticcaaaaaaaa!" Liscia come l'olio Zoe piantò in asso l'ospite e filò dritta nell'ufficio di Charlie con l'accendi sigari, mentre Bosley se ne stava zitto e fermo alla sua scrivania con la sua solita aria indifferente, fregandosene di tutto e tutti a meno che non si trattasse della tutela della sua persona.

Quando Zoe uscì dall'ufficio di Charlie, tutta odorosa  di tabacco cubano, anche Charlie uscì,  sputando il fumo del sigaro in ogni dove e affumicando gli astanti, Bosley incluso.
Poi proferì, con tono di voce degno di un tenore durante una delle sue migliori performance: "Bosley, ancora una volta ha dato prova della sua ignoranza della lingua italiana, mi chiedo come sia possibile scrivere delle mail di tal fatta, e l'ha anche inviata in copia a tutti i consiglieri! Le faccio presente che il modo condizionale si usa nella proposizione secondaria delle ipotetiche non nella proposizione principale e su "sto e sta" l'accento non ci va!!!!! Si può usare Mastercard per tutto, ma una scena così non ha prezzo.



domenica 17 maggio 2015

La Metamorfosi - Scene dal precariato lavorativo

Allo Uaisipiei era anche necessario fare un turno serale, per il controllo degli ospiti di Charlie che frequentavano il ristorante. Il controllo era molto rigido, c'era un apposito registro delle prenotazioni su cui venivano scritti i nomi e il numero dei partecipanti. Il controllo consisteva nel riconoscimento dell'ospite, nel verificare che il numero dei partecipanti fosse corretto, nell'obbligo di registrare su un apposito libro gli ospiti, in un rigoroso check dell'abbigliamento.

Charlie non ammetteva bermuda e infradito, jeans strappati (per quanto di moda, anche se provenienti direttamente da un atelier). Inoltre, vigevano ferree regole per i bambini, poco graditi nell'headquarter, tanto che Charlie aveva emanato una circolare nella quale erano specificate alcune semplici condizioni da rispettare (gli schiamazzi non erano tollerati in alcun modo) e perchè gli ospiti di Charlie le tenessero bene a mente, erano in ogni caso costretti a firmare un foglio su cui in grassetto, si assumevano la totale responsabilità delle azioni dei figli indisciplinati.

Zoe era appunto alle prese con il suo solito turno serale, che terminava alle 23:00 con la chiusura del desk, era stata come al solito rigida e irremovibile, aveva scrutato abiti e scarpe, fatto firmare circolari e libro ospiti. Passata la prima ondata di special guests, Zoe stava dedicandosi alle scartoffie burocratiche e alla sistemazione delle vetrine nelle quali facevano bella mostra polo, cinture, orologi con ben in evidenza il logo dell'headquarter,  che gli ospiti di Charlie acquistavano con grande cupidigia, pur di avere qualcosa di esclusivo da mostrare.
Mentre era intenta in queste sue attività, Zoe si sentì osservata, una sensazione la sua, più che una certezza dettata da qualche rumore o voce di sottofondo. Si voltò e alle sue spalle, uno degli ospiti di Charlie la fissava con grande interesse. Educatamente e con il sorriso (conditio sine qua non, era impossibile lavorare nell'headquarter), Zoe diede la buonasera e chiese all'ospite se aveva una qualche necessità. Il furbo individuo si finse interessato ad alcuni articoli della vetrina, chiese di vederli, si informò sul prezzo (prezzi lunari, ovviamente...), cercò di contrattare e in questo strano mercanteggiare, manco si fosse trovato all'interno di un suk, si mise a fare domande personali a Zoe, prima fra tutte il perchè dei suoi capelli rossi.

Zoe agendo sul rebelde, che soffiava come un muflone inferocito, cercò di contenere il nervosismo che le saliva al cervello, e con non chalance rispose che il colore dei suoi capelli aveva che vedere con la criniera del suo cavallo, poi continuò a fare il suo lavoro. Ma nulla, l'ospite di Charlie non si schiodava, la fissava con occhietti cupidi, e facendo un monologo, le vomitò addosso una valanga di domande, tutte attinenti alla vita privata di Zoe: gli studi che aveva fatto, dove aveva lavorato prima, domande alle quali Zoe rispose molto evasivamente.

Fu così che dettero vita al seguente dialoghino: "Senti Zoe, ma dove abiti?" - "Nella casa con la porta" rispose lei; " E da dove vieni?" - "Dalla vanedda del polverone"; " E come stai stasera?" - "Come estate così inverno" La situazione era veramente ridicola soprattutto per il ficcanaso che, paonazzo in viso e trasudante, aveva finito gli argomenti.

Fra una domanda e l'altra per Zoe era giunta l'ora di chiudere la segreteria e il desk, quindi mandò un allegro sms alle sue amiche che l'aspettavano per una fresca biretta nel loro localino preferito. Salì ad avvertire il team di Re Sugo che giù era tutto a posto e uscì. Svoltò l'angolo dell'headquarter e si diresse al parcheggio, che era poco illuminato se non dalle luci provenienti dalla veranda del ristorante, e, allegramente si infilò in macchina. Ma all'imprvviso vide un'ombra nera a fianco dello sportello che la fece sobbalzare e le procurò una violenta tachicardia..... Era il ficcanaso!

Zoe ebbe una violenta reazione: "Ma che diavolo ci fa qui? Mi ha spaventata a morte!". Per tutta risposta il ficcanaso le disse: "Non volevo spaventarti ragazza dai capelli rossi, ti volevo solo dire che l'ho visto sai come ti trasformi da segretaria in teenager, quel cellulare deve essere bollente!"
Il motore della macchina era già acceso, Zoe ingranò la retromarcia e sgommò via, lontano dal ficcanaso, verso la birreria, aveva proprio bisogno di una morbida birretta che le rinfrescasse la gola.


sabato 9 maggio 2015

Mi presteresti........Scene dal precariato lavorativo

Quando Charlie era presente, l'aria nell'headquarter era pesante, si poteva tagliare la tensione con un coltello. Bosley era perennemente sull'attenti, e aveva ragione, perchè Charlie trovava sempre qualcosa che non andava. Era una uomo colto Charlie, e la sua cultura trasudava da ogni poro, perciò le sue battute sagaci erano come le divine quadrella di Apollo, colpivano e abbattevano.

Fu proprio un giorno in cui Charlie trascinava Bosley in ogni angolo dell'headquarter, segnalando cattive manutenzioni, granelli di polvere, scortesia del team "Re Sugo" al ristorante che Zoe, al desk, stava controllando la lista delle prenotazioni che il ristorante le aveva fornito per il controllo serale, che avvenne un fatto che la sconvolse. Arrivò infatti un ospite fra i più temuti da tutto il personale, era il più potente e danaroso, forse anche più di Charlie stesso, accompagnato da una delle figlie.

Come da istruzioni ricevute da Charlie stesso, non gli si doveva chiedere nulla, lui poteva fare tutto quello che voleva. Così Zoe si attenne al copione, e lo ignorò, cosa che il Rockfeller in questione gradì oltre misura (contento lui, contenti tutti). Aveva parcheggiato la sua nuova Jeep acquistata dal corpo dei Marines e recante targa americana, proprio davanti all'ingresso dello Uaisipiei e, figlia al seguito, era salito al ristorante.
Poco dopo la "divina poppante" scese con in mano un bicchiere (contente, forse, un aperitivo) e una sigaretta accesa (il vietato fumare per lei non valeva un corno) si fermò al desk, guardò Zoe con aria assente senza dire verbo, poi aprì il buco dentato che aveva al posto della bocca per dire queste testuali parole: " Senti amore, hai mica da prestarmi un paio di mutande? "Prestare un paio di mutande?! Prestare?!!! Ma cos'era la saga dell'imbecille del giorno? Zoe deglutì, acconciò il viso alla meglio, dato che lo shock era stato notevole per i suoi neuroni e rispose: " Non ho mutande da prestare e non ne vendiamo qui".

La divina poppante non si scompose e replicò: " Non fa nulla amore, userò i fazzolettini del bagno" e, senza por tempo in mezzo, si infilò nella toilette delle signore lasciando la porta spalancata, mentre Zoe, con le lacrime agli occhi, tentava di accostare la porta per impedire che altri ospiti di Charlie, passando lì davanti, divenissero inconsapevoli spettatori di una scena raccapricciante. Con la stessa noncuranza con cui la divina poppante aveva dato vita a quel teatrino dell'assurdo,  così se ne tornò di sopra sorseggiando il cocktail e buttando la sigaretta nel wc, lasciando Zoe attonita e recitante la seguente preghiera: "Signore, proteggimi da chi mi perseguita e combatti tutti coloro che attentano alla mia salute mentale".


domenica 3 maggio 2015

UAISIPIEI - Scene dal precariato lavorativo

I fatti che sto per raccontare sono realmente accaduti, ma per preservare la privacy dei protagonisti, nomi e luoghi sono stati ad arte modificati.
L'headquarter dello Uaisipiei era il quartier generale di Charlie, il capo supremo, padrone indiscusso della struttura ricettiva nella quale Zoe era stata reclutata per alcuni mesi. Charlie aveva sempre una grande quantità di ospiti danarosi e quindi capricciosi, talvolta molto alternativi, difficili da trattare quanto può essere difficile catturare il feroce Saladino o inseguire l'Uccello Roq.


Charlie non si vedeva quasi mai, in compenso però la sua voce riecheggiava fra le mura dell'headquarter e senza necessità di altoparlante. Per assicurarsi che tutto all'interno dell'headquarter fosse assolutamente perfetto, Charlie si affidava ad uno strategico sistema di spionaggio, che gli consentiva di sapere tutto nei minimi dettagli anche se non presente in sede. Non solo aveva fatto installare un complesso sistema di telecamere, ma aveva anche una sorta di segretario, tutto fare, leccapiedi: Bosley. Bosley si avvaleva di sistemi informatici avanzati e non si separava mai dal suo "Cursore" un telefono cellulare modificato, praticamente uno strumento degno di 007.
L'headquarter era una struttura sobria, locata vicino al mare, in una delle più belle località toscane. Aveva una hall ampia e accogliente, arredata sapientemente in stile marinaro: predominati il bianco, il legno e il cotto. Essendo una struttura privata e vip, l'entrata non era libera, la porta si apriva solo dall'interno, la clientela, selezionata, dotata di tesserino nominativo, si presentava al desk per identificarsi e poi poteva accedere ai piacevoli servizi che l'haed offriva ai suoi soci.
Ma quali servizi? Beh, Charlie non aveva badato a spese, quindi aveva creato un piccolo angolo di paradiso dotato di una piscina di acqua salata dalla quale si poteva accedere, tramite un piccolo sentierino, alla spiaggia, un ristorante/bar che aveva una veranda da cui ammirare gli incendiati tramonti sul mare, una piccola sala da gioco con tanto di tavoli verdi, un salotto con ampi divani che invitavano alla lettura, una saletta tv, una piccola sala riunioni, una scuola di vela per i figli dei suoi ospiti e in fieri, una palestra per il fitness.

Zoe entrò in quello strano mondo quasi per caso e vi rimase per diverse stagioni di seguito, stagioni durante le quali fu testimone di esilaranti scene e situazioni imbarazzanti, incontrò persone e scoprì un mondo davvero strano. 

Alla perenne ricerca di una occupazione, Zoe, aveva trovato l'annuncio relativo alla ricerca di personale presso lo Uaisipiei su un giornale locale, così aveva inviato il curriculum ed era stata chiamata per un primo colloquio. Le toccò parlare con Bosley, che le parve una sorta di piovra o forse sarebbe meglio dire la dea Khali al maschile, per la quantità di azioni che espletava mentre parlava con lei, senza mai separarsi dal fido Cursore. A coadiuvarlo la sua aiutante, che, dall'espressione, manifestava tutto il suo disprezzo verso Bosley, sui motivi del quale Zoe ebbe illuminazione mesi più tardi.
Bosley dopo aver interrogato Zoe nello stile tipico di un agente della CIA, la congedò con un "a presto", che Zoe, proveniente dalla selezione del personale, non riuscì ad interpretare pur appellandosi alle  conoscenze psicoattitudinali del suo precedente mestiere.

Non passò molto tempo e Zoe fu chiama per un secondo colloquio, questa stavolta con l'innominabile Charlie. Charlie le si presentò in tutto lo splendore che il suo immenso potere poteva emanare: seduto nel suo ufficio, comodamente appoggiato alla spalliera, indossava una camicia bianca, sulla quale erano ricamate le iniziali del suo nome, capelli brizzolati e spettinati ad arte, occhiali da sole Rayban a goccia, lenti verdi e pizzetto.

La sua voce tuonò improvvisamente riecheggiando in tutto lo stabile: "Buongiorno bambina rossa!"
Bambina rossa? Zoe aveva sì i capelli rossi, ma che sfacciato, che confidenze...... Dal canto suo Bosley, era evidentemente soddisfatto del rumoroso apprezzamento di Charlie, infatti si intromise dicendo: "Visto caro Charlie che scelta azzeccata ho fatto?"  Ma il suo commento non fu poi così gradito alle orecchie di Charlie che, da arguto uomo di mondo replicò: "Absit iniuria verbis Bosley, fuoriiiiiiii!"

Bosley sgusciò strisciando fuori dall'ufficio di Charlie, mentre Zoe si rese conto di aver difronte un uomo troppo intelligente ed estremamente mordace che così le disse: "Cara bambina rossa, benvenuta allo Uaisipiei, siamo circondati da ignoranti cara bambina, ma ho visto che ha capito la mia battuta in latino, quindi sono sicuro che farà un buon lavoro." Charlie guardò Zoe fissandola negli occhi, per vedere se abbassava lo sguardo, segno di sottomissione, ma Zoe ricambiò la sfida con bel sorrisetto da scolaretta impenitente, cosa che contribuì a dare a Charlie una spintarella alla crescita del suo ego, peraltro già smisurato. Per tutta risposta Charlie le fece il baciamano e la affidò per i dettagli spiccioli, alla mera ragioneria di Bosley. E quello era solo l'inizio.




venerdì 9 maggio 2014

Bagna che te ribbagna - Scene dal precariato lavorativo

Allo Uaisipiei oltre al personale di segreteria di cui faceva parte Zoe, erano presenti: l'istruttore di Vela detto lo "Svagato" perchè c'era con il corpo ma non con la mente, l'eroico e prestante bagnino Mitch, la governante Jamelia e il team del ristorante "Re Sugo". Era un caldo pomeriggio di Luglio, e Zoe al desk stava occupandosi di alcune pratiche relative alle iscrizioni per la scuola di vela. Bosley si era defilato, del resto lui faceva come i briganti: latitava.

Improvvisamente il bagnino Mich, pallido come un cencio lavato e ansante, si presentò al desk, chiedendo immantinenti, la cassetta del pronto soccorso. Spiegò brevemente a Zoe che una delle ospiti di Charlie, camminando a bordo piscina, aveva urtato uno spigolo di un lettino, procurandosi una lieve escoriazione alla gamba. Le sue potenti braccia l'avevano presa al volo prima che si accasciasse a terra, e, adagiandola delicatamente su una sedia si apprestava a medicarla. Zoe fornì la cassetta del pronto soccorso, e Mitch scomparve lungo uno scuro corridoio, scorciatoia che portava alla piscina. Per un po' il silenzio regnò sovrano, poi l'attenzione di Zoe venne catturata da uno strano rumore di passi, perlopiù somigliante ad uno strisciare. 
Indubbiamente il rumore proveniva dal corridoio, così si mise in attesa e poco dopo, apparve una donna in età avanzata, capelli biondo platino taglio Raffaella Carrà, ombretto verde smeraldo sulle palpebre (un colore inverosimile), fondotinta bianco luna e rossetto rosso fuoco che contornava due labbra lunghe e sottili predisposte già ad ironico sorriso. Zoe ebbe una folgorazione, ma era il ritratto sputato del sempiterno nemico di Batman: The Jocker!

La signora indossava un pareo trasparente sotto il quale si vedeva il reggiseno del bikini, ma invece degli slip in coordinato, facevano bella mostra di sè delle fantastiche mutande in cotone a costine (horrida visu). Sullo stinco un cerottino tipo band aid tondo. Senza che Zoe potesse proferire verbo, The Jocker si mise a raccontarle tutto l'accaduto: " Aho gioia sapessi che è successo! Sti lettini so pericoosiiiiiii, guarda che ferita!"

Zoe le rispose che l'escoriazione era lieve e, con un paio di bagni nella piscina di acqua salata, l'escoriazione sarebbe scomparsa, ma The Jocker replicò: " Chi ma guarisce sta ferita? Me so rovinata estate, bagna che te ribbagna un me guarisce ppiù, prendi sto cellulare e famme er numero da ssicuratore che domani manno na lettera a Charlie". Ma come parla? Pensò Zoe con gli occhi di fuori, ma cos'è uno scherzo? No non era uno scherzo, Jocker era proprio così, se ne andò imprecando contro Charlie, con il pareo trasparente, le mutande a costine e il cerottino, mentre Zoe non riusciva a capacitarsi di come, quando e perchè.

La mattina seguente, Jocker tornò con una garza adesiva che le copriva l'intera porzione di gamba che andava dal ginocchio alla caviglia, parlando di polvere antibiotica e chirurgia plastica, e per farsi passar la brutta cera, si fece portare due drink, due Negroni per la precisione, che trangugiò a stomaco vuoto a bordo piscina.  Charlie venne a conoscenza dell'accaduto tramite le melliflue parole di Bosley, che gli illustrò tecnicamente la situazione. Infatti, qualche giorno dopo, sulla scrivania di cristallo di Charlie venne posata una raccomandata dell'assicurazione di Jocker, che voleva essere risarcita. 

Passarono solo pochi istanti e la voce di Charlie risuonò per tutta la struttura dello Uaisipiei, facendone tremare le pareti: " Ma a che gioco stiamo giocandoooooo, ad attacca la coda all'asinoooooooo? Non risarciamo nessuno, tantomeno quella bacucca sanguisugaaaaaaa!" Bosley uscì spettinato dall'ufficio di Charlie, dopo aver avuto la sua dose di rimbrotti fra cui anche quello che non era di nessun aiuto alla risoluzione del problema, cosa che lo ferì, ma non ne diminuì la genialità perversa (habemus serpem in pectore). Fu lui infatti a suggerire a Charlie e in seguito a tutto il personale di non dare adito alle parole di Jocker, di ignorarla. E così fu fatto, appena Jocker entrava tutti sparivano, se prendeva fiato, fiato peraltro mortale, per parlare, nessuno la ascoltava e non solo, ma diventammo sordi e scemi. L'avvocato di Charlie, Louis Cifer, trattò con l'assicurazione, che si tirò indietro, anche perchè risarcire un graffietto era ridicolo anche per loro.




domenica 28 ottobre 2012

Domenica


Sono di nuovo in ufficio, sarà una domenica lunga, anzi lunghissima, divisa tra gli ospiti, la contabilità e anche la noia. Prima di salire in ufficio sono passata da Lifar, che, nel suo paddock, circondato dalle querce e dai nespoli, odorava beato una margheritina stenta. 

Gli ho dato il buongiorno offrendogli tre mele sugose e ho controllato che il box fosse a posto, mentre Khali, il suo grande amico, un asinello dalle orecchie lunghe e morbide, piagnucolava per un pezzetto di pane. Mi sono fatta coraggio e sono salita per lo stradello che mi porta in ufficio, tanto da qualche parte si deve pur cominciare e ho trovato Camilla ad attendermi sulla soglia. 

Come un lampo è entrata con me e si è sdraiata accanto alla mia scrivania in attesa che compissi i gesti rituali che accompagnano le mie mattine: l'accensione dei pc, il caffè, il controllo della posta, del booking, degli eventuali arrivi e partenze dei clienti. Amo questo posto, ma a volte i miei turni di dodici ore della domenica mi vanno veramente stretti, e mi ritrovo a sognare di poltrire nel letto dopo "aver ruzzato fino ad ora presta" la sera del sabato.
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