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venerdì 25 dicembre 2015

Psicopittografia, Scopriamo il nostro tempio di Diana

Qualche tempo fa, un inglese di nome J. Wood, si mise in testa di scoprire il perduto tempio di Diana, che era una sette meraviglie del mondo antico. Il museo Britannico lo inviò a fare ricerche ad Efeso, antica città della Grecia. Wood incontrò difficoltà di ogni genere. Il denaro scarseggiava e la pioggia e il fango ostacolavano gli scavi. Non si poteva fidare degli operai e Wood stesso subì un tentato omicidio. 

Oltre a tutto ciò, nonostante le ricerche assidue, nessuna traccia del tempio di Diana venne alla luce. Ma Wood aveva un carattere dinamico: voleva fermamente dei risultati. Non pensava che a scoprire ciò che sapeva esistere in quel luogo. E lo fece. una trave urtò un pavimento di marmo bianco. Era il primo segno di ciò che Wood aveva sempre affermato. Il tempio di Diana esisteva e fu rivelato al mondo. [Immagine mentale 25]

Ecco il tipo di ambizione che dobbiamo avere. Dobbiamo fermamente desiderare di trovare ciò che supponiamo esistere. Nel precedente esempio possiamo scoprire i segreti del comportamento umano. Cerchiamo di scoprire gli individui quali essi sono realmente, e non come crediamo che siano. Ricordiamoci il saggio consiglio di Marco Aurelio: "Riuscirete sempre se cominciate bene, se permettete ai pensieri ed alle azioni di avanzare sulla retta via. Non lasciatevi sfuggire il valore di ogni cosa".


lunedì 25 agosto 2014

Il vero amico | Seneca, Lettere a Lucilio | Varie

Seneca parla dell'amicizia, e son concetti di ogni giorno, della nostra vita, anzi, forse va un po' più in là, descrive perfettamente il concetto di fiducia che dovrebbe esserci fra veri amici, descrive egregiamente coloro che raccontano di se stessi ad ogni illustre sconosciuto e  quelli che chiusi in se stessi, non si fidano neppure delle persone più care. L'eterno conflitto: concedere o meno la fiducia, essere schietti e sinceri come lo si è, e non sempre, con se stessi. Forse sarebbe necessario imparare ad essere chiari prima nel nostro profondo e solo allora saremo in grado di scegliere opportunamente chi è destinato a diventare nostro amico, poichè solo così eluderemo ogni inganno.


"Caro Lucilio,
mi scrivi che hai dato ad un amico delle lettere da recapitarmi, poi aggiungi di non dirgli cose che ti riguardino perchè non è tuo amico fino a questo punto. Così nella stessa lettera dici che costui è un tuo amico e non lo è. Forse tu usi genericamente una parola che ha un significato preciso e lo hai chiamato amico così come noi chiamiamo signori quelli che incontriamo e dei quali non ci ricordiamo il nome. Se è così può andare.

Me se tu chiami amico uno del quale non ti fidi, allora fai un grosso errore e ignori la forza della vera amicizia. Con un amico puoi fare ogni cosa, ma la prima cosa che devi fare è decidere se è davvero un amico. Quando lo hai appurato sul serio devi avere fiducia in lui. Sbagliano i tempi quelli che, contraddicendo gli insegnamenti di Teofrasto, prima concedono il loro affetto e poi lo ritirano quando hanno appurato che l'amico non era poi così amico.

Pensaci bene sopra prima di farti un amico, ma poi quando lo hai deciso apri il cuore e parlagli sinceramente come fai con te stesso. Vivi senza avere segreti nemmeno peri tuoi nemici. Ma poichè ci sono cose che per consuetudine si tengono riservate, metti al corrente il tuo amico di tutte le tue preoccupazioni, di tutti i tuoi pensieri. Se pensi che sia fidato, fidati.

C'è gente che finisce per essere ingannata proprio perchè ha paura di esserlo, c'è gente che per troppa sospettosità quasi fornisce una giustificazione alla slealtà del prossimo. Perchè devo misurare le parole davanti ad un amico? Perchè con lui non mi comporto come quando sono da solo? C'è gente che racconta al primo venuto quello che si dovrebbe raccontare solo agli amici fidati, come se non potesse trattenere quello che le brucia dentro.

Ci sono altri invece che sono terrorizzati all'idea che anche le persone più care vengano a conoscenza dei loro segreti e li seppelliscono dentro di loro come se non volessero farli sapere nemmeno a se stessi. Sono due atteggiamenti sbagliati, perchè è sbagliato sia fidarsi di tutti che di nessuno, ma direi che il primo è un difetto più onesto, il secondo più sicuro.

Allo stesso modo sono da rimproverare sia quelli che stanno sempre in agitazione , sia quelli che si crogiolano continuamente nella pigrizia. Non è produttivo quello che viene dalla confusione, ma è la smania di una mente esagitata, così come non è riposo quello che giudica molesto ogni gesto, ma è dissoluzione e languore. Perciò ci ricorderemo bene le parole di Pomponio: "C'è gente che si rifugia nelle tenebre reputando tempestoso tutto quello che avviene alla luce del sole".

Bisogna mescolare le due cose: chi agisce deve poi riposare e chi si riposa deve poi agire. Guarda la natura: c'è il giorno e c'è la notte"

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