Simply

venerdì 25 aprile 2014

Come liberarsi dalle grandi preoccupazioni | Psicopittografia

Perchè è così tanto difficile distruggere anche la più piccola abitudine? Non c'è una specie di resistenza invisibile che ci impedisce di tirarci in disparte? Esaminando qualche fatto particolare, possiamo trovare le risposte positive a simili domande.
In un parco di divertimenti vi sono battelli a motore che scivolano sul lago carichi di passeggeri. Su ogni battello vi è un uomo che funge da capitano e da guida. Benchè egli sia al timone del battello, in realtà non lo governa. Non vi è alcun controllo sulla corsa del battello perchè una serie di rotaie, sotto la superficie dell'acqua, lo guidano. Il battello scivola su queste rotaie subacquee. Giorno dopo giorno, viaggio dopo viaggio, esso segue meccanicamente la via che le rotaie gli dettano [Immagine mentale 59]

Questo esempio illustra il modo in cui vive la maggioranza della gente. Tutti sembrano felici, ma in realtà non lo sono, e non sono neppure provvisti di autocontrollo poichè sono controllati e osservati dalle loro rotaie mentali. Questi uomini cercano di controllare il loro carattere ma non vi riescono. C'è una verità che ogni uomo deve conoscere: c'è un cammino verso la libertà. Non è detto che gli errori passati debbano influenzare la vita attuale. Dobbiamo abbandonare i pensieri giornalieri meccanici che ci rendono nervosi e irascibili, ogni uomo può disfarsi delle abitudini negative. Può comportarsi in una maniera nuova, può pensare con spirito rinnovato. Può avere giorni felici, pieni di appassionanti scoperte. Le rotaie mentali sono fatte di abitudini congelate, di conclusioni chimeriche, di pensieri meccanici, di desideri impulsivi. Tuttavia la maggior parte della gente non se ne accorge. Non vedono che le idee che hanno di se stessi sono suggerite dall'abitudine e non sono necessariamente corrette. Al contrario pensano che le loro attitudini sono le sole che esistono e di conseguenza le sole corrette. Ma ciò è errato. Dobbiamo distruggere il falso potere di questi binari mentali. Questi binari sono la causa delle nostre disgrazie. La maggior parte della gente non lo sa. Ma noi lo sappiamo. Sapere che attualmente non siamo liberi, è l'inizio dell'eventuale libertà. Cerchiamo di individuare il male causato da questi binari negativi che sono la causa della nostra angoscia. Il battello, una volta liberato dai binari sommersi, può andare ovunque a godere di tutto. Allo stesso modo, quando ci saremo liberati dalle negatività subcoscienti, noi potremo vivere una vita libera.

giovedì 24 aprile 2014

Come è nata la teoria della Scimmia acquatica | Varie

Come è nata la storia della teoria della “scimmia acquatica”? Le radici di questa teoria si perdono nel  1942, quando il biologo tedesco Max Westenhofer, in un suo libro, ipotizzò che i primissimi stadi dell’evoluzione umana fossero avvenuti in prossimità dell’acqua. Ecco cosa scrisse: “Postulare un modo di vita acquatico in una fase precoce dell’evoluzione umana è un’ipotesi sostenibile, per la quale si possono produrre ulteriori indagini e elementi di prova”. In realtà la paternità della teoria appartiene al biologo marino Alister Hardy che, già nel 1930, aveva ipotizzato che gli esseri umani potessero aver avuto antenati acquatici.

Egli però, divulgò questa teoria nel 1960 in occasione di un discorso tenuto al British Sub-Aqua Club di Brighton. Secondo questa tesi, un gruppo di scimmie primitive, costrette dalla concorrenza con i propri simili e dalla scarsità di cibo, si spinse fino alle sponde del mare per andare a caccia di crostacei, molluschi, ricci di mare, ecc., nelle acque poco profonde al largo della costa. Il biologo suppone che questa specie di proto-scimmie acquatiche, spinte dalla necessità di rimanere sott’acqua per diverso tempo – proprio come è capitato per molti altri gruppi di mammiferi – si sia adattata all’ambiente acquatico fino a rimanere in acqua per periodi relativamente lunghi, addirittura in maniera definitiva. Hardy esplicitò definitivamente le sue idee in un articolo apparso su New Scientist il 17 Marzo 1960. Con la pubblicazione dell’articolo, la teoria godette di un certo credito per diverso tempo, ma poi fu progressivamente ignorata dalla comunità scientifica. Fu Desmond Morris, nel suo libro “La Scimmia Nuda“, in cui si trova per la prima volta l’utilizzo del termine “scimmia acquatica”, a rispolverare la tesi di Hardy e la scrittrice Elaine Morgan, dopo aver letto il libro di Morris, divenne la principale sostenitrice e promotrice della teoria. E fu proprio Elaine, a dedicare 6 libri alla divulgazione dell’ipotesi di Hardy. Nel 1987, si tenne un simposio scientifico a Valkenburg, Olanda, per discutere la validità della teoria della Scimmia Acquatica. Dagli atti del convegno,  pubblicati nel 1991 con il titolo “Aquatic Ape: Fact or fiction?” (Scimmia acquatica: realtà o finzione?),  si evince che gli scienziati non se la sentirono di sostenere l’idea che gli antenati dell’uomo fossero acquatici, ma che vi sarebbero alcune prove in merito allo sviluppo dell’abilità natatoria per alimentarsi nei fiumi e nei laghi, con il risultato che l’homo sapiens moderno può godere di brevi periodi di tempo in apnea. Questa è solo una delle versioni “deboli” della teoria, utilizzata dai ricercatori per spiegare alcune caratteristiche umane che gli scienziati non sono ancorain grado di spiegare concretamente, quali la perdita del pelo cutaneo, la capacità di apnea, il grasso sottocutaneo e la capacità istintiva a nuotare dei neonati. Sebbene l’ipotesi della Scimmia Acquatica spieghi abbastanza bene il sorgere di queste caratteristiche, la maggior parte dei paleoantropologi tende a rifiutare la teoria, non accettandola tra le principali spiegazioni dell’evoluzione umana. Una lettura estrema della teoria di Hardy ha portato alcuni ricercatori indipendenti a ipotizzare l’esistenza attuale, di umanoidi acquatici intelligenti che vivono in società complesse nel fondo dell’oceano. L’esistenza di queste timide creature sarebbe all’origine delle leggende sulle sirene, decantate anche da Omero nella sua Odissea. Ma è possibile ipotizzare l’esistenza di questi Umanoidi Acquatici? Potrebbero esserci delle prove?

Secondo chakra | Pietre e cristalli | Cristalloterapia

Oggi analizziamo schematicamente il secondo chakra.


Posizione: ombelico e vertebre sacrali
Colore: arancione
Organi interessati: organi di riproduzione; reni; sistema linfatico
Significato: è collegato con la riproduzione, le emozioni, la creatività; è perciò la fonte dell'energia e del piacere sesuale, ma anche di quello per le cose belle e per l'arte. Presiede ai rapporti con l'altro sesso, all'intuizione emotiva, all'eros e all'equilibrio nella coppia. Se èaperto e ben funzionante, ci fa apprezzare la vita e affrontare cose e situazioni con entusiasmo. In caso contrario, ci impedisce di provare piacere materiale, di avere rapporti soddisfacenti, di godere la vita, di superare gli ostacoli con fiducia e capacità.
Come equilibrarlo: attraverso il contatto con la natura, in particolare con l'acqua, la contemplazione della luna, soprattutto piena; dando spazio all'immaginazione e curando molto il sonno e i sogni; con musiche classiche con la lirica; usando l'arancione; indossando la pietra di luna

Laciate che i pensieri fluiscano in libertà | Psicopittografia

Prendiamo questo esempio interessante che illustra la differenza tra il pensiero e la conoscenza
Supponiamo che vogliate andare in vacanza sulle Montagne Rocciose. Vi documentate in un'agenzia di viaggi e vi fate un'idea del posto. Ma naturalmente voi non potete far altro che pensare, fare congetture. Questa indagine non risponde alle vostre domande e voi capite che bisogna recarsi sul posto a veder edi persona. Allora andae sulle Montagne Rocciose. Ora tutto è diverso. Non pensate più a questo posto: voi ne avete una conoscenza diretta e reale. Forse scoprirete che molte delle idee che vi eravate fatti su questo posto non corrispondono alla realtà. Sì per la prima volta conoscete la verità. Termina il pensiero e comincia la conoscenza. E poichè ora siete ad un livello più elevato potrete goderne maggiormente  [Immagine mentale 58]

Riflettiamo sulla differenza fra pensiero e conoscenza. Supponiamo di dover fare un lungo e duro lavoro all'ufficio. Noi sentiamo quindi di meritare l'avanzamento. Ma quando intravvediamo di poter occupare un posto vacante, questo viene occupato da un altro. Pensiamo con indignazione che non vi è giustizia al mondo. Ne deriva uno stato di sofferenza. Ora che cos'è che ci fa soffrire? La situazione in se stessa non ha il potere di ferirci. Sono i nostri pensieri a ferirci. Noi desideriamo la promozione in modo errato. Perchè? Crediamolo o no, non è a causa del denaro. Volevamo provare qualcosa a noi stessi alla nostra famiglia; per esempio che siamo leali, utili, considerati. Quando questa necessità, che è propria del falso Io, è stata contrastata, ci siamo sentiti pieni di risentimento. Dare una prova a se stessi è un'esigenza inutile. E' il falso Io, con le sue richieste, paure, illusioni che cerca di provare qualcosa a se stesso. Ma noi non possiamo provare un'illusione. E' come cercare di riempire un recipiente senza fondo. Quando scopriamo il vero Io non abbiamo bisogno di provare nulla. Se scopriamo di essere realmente milionari, abbiamo bisogno di provarlo? Quando conosciamo il vero Io, che è soddisfatto di ogni situazione, non saremo più offesi nè feriti, sia che abbiamo la promozione oppure no. Non abbiamo bisogno di sforzarci a pensare e a cercare il comportamento corretto nei confronti di una determinata situazione. Questo problema nasce dal fatto che noi abbiamo un atteggiamento e un comportamento inutili. Cerchiamo di non avere "un comportamento". Facciamo questa esperienza: facciamo normalmente le nostre cose senza pensare, nè pianificare, nè decidere. Permettiamo ai nostri pensieri di fluire in libertà, ma osserviamo il loro processo. Gli affari, la salute, ler elazioni sociali e soprattutto la vita emotiva miglioreranno notevolmente. Cominceremo a pensare in maniera nuova. Saremo persone coscienti. E le persone coscienti sono felici, naturali, distese. Naturalmente occorre dell'egoismo per permettere alla mente che svolga il suo compito secondo la propria vita naturale. Ma perchè non essere eroi? Perchè non affidare il processo mentale alla sua saggezza?

mercoledì 23 aprile 2014

La teoria della Scimmia acquatica | Varie

“C’era una volta una sirenetta che viveva in un meraviglioso mondo sottomarino. Un giorno, desiderosa di incontrare le persone della terra ferma, si avventurò sulla superficie…”. Questo è l’incipit del famoso racconto per bambini di Hans Christian Andersen, da cui la Disney ha tratto il famoso cartone animato “La Sirenetta”. E' una storia universalmente conosciuta, la storia di una creatura leggendaria presente nelle mitologie di quasi ogni cultura umana. La gente di tutti i continenti racconta di aver avuto contatti con questi esseri metà uomo e metà pesce, descrivendo tutti lo stesso animale mitico. La teoria della “scimmia acquatica”, sostenuta da alcuni scienziati,  sostiene che gli esseri umani abbiano attraversato una fase anfibia nel loro percorso evolutivo.
Poi, grandi inondazioni costiere di milioni di anni fa costrinsero un gruppo dei nostri progenitori a spingersi verso l’interno, adattandosi definitivamente alla terra ferma dando vita alla specie dei primati arboricoli, mentre un altro gruppo, forse spinto dalla necessità di trovare cibo, iniziò a spingersi sempre più in profondità nel mare, adattandosi alla vita acquatica. Dopo questo adattamento, un gruppo di primati sarebbe ritornato sulla terra ferma conservando alcune delle caratteristiche sviluppate nell’ambiente marino, mentre un altro gruppo si sarebbe adattato definitivamente all’ambiente terrestre. Quindi, mentre noi ci siamo evoluti in esseri umani terrestri, i nostri parenti acquatici si sarebbero evoluti in esseri umani anfibi, stranamente simili alla leggendaria sirena. Alcuni autori sostengono la versione contraria della teoria e cioè che il progenitore in comune fosse completamente acquatico e che alcuni gruppi, spinti dalla necessità di trovare cibo, si spinsero sulla terra ferma fino ad adattarsi completamente a respirare ossigeno allo stato gassoso. In ogni caso, la sostanza non cambia. Come prova a sostegno della teoria, gli autori del documentario Sirene, il corpo trovato“ (emittente Animal Planet), con il sottotitolo “un nocciolo di verità che vive sotto la leggenda delle mitiche sirene”,   sottolineano le notevoli differenze riscontrabili tra l’uomo e gli altri primati. Anzi, alcune caratteristiche lo rendono molto più simile ai mammiferi marini che non ai primati terrestri. Questi i segni distintivi fondamentali: la perdita del pelo cutaneo (i peli creano resistenza in acqua); la capacità istintiva a nuotare (i bambini appena nati già sono in grado di nuotare); il grasso sottocutaneo (per l’isolamento dall’acqua fredda); il controllo del respiro (alcuni umani sono in grado di trattenere il respiro fino a 20 minuti, più ogni altro animale terrestre); un cervello molto sviluppato, grazie ad una dieta ricca di frutti di mare.
Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.