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lunedì 28 settembre 2015

Aliquando et insanire iucundum est

Checchè se ne dica, i latini erano degli epicurei, amavano i vizi e gli ozi, gli agi e le stranezze. Infatti spesso nei loro motti si ripete la liceità di far qualche piccolo colpo di testa.

Che buontemponi, e come avevano affinato l'arte del divertimento!
Aliqundo et insanire iucundum est: di tanto in tanto è bello anche  far pazzie. Espressione usata da Seneca nel De tranquillitate animi, riformulando un frammento del commediografo greco Menandro.
E fece bene a dirlo , dato che poi Nerone gli impose di suicidarsi.

giovedì 10 settembre 2015

Semel in anno licet insanire

Questo splendido adagio è e rimane fra i miei preferiti. Ai bei tempi della vita goliardica universitaria si spendeva spesso fra i corridoi dell'Ateneo. 

Lo sappiamo tutti e la storia ce lo insegna, che i Romani erano dei buontemponi, propensi al massimo alla vita godereccia, al buon cibo, alle seduzioni dei sensi, prova ne è, per chi lo conosce, il Satyricon di Petronio Arbitro, che ci illustra un vivacissimo spaccato della vita ormai decadente, dei ricchi patrizi romani, indeboliti dalle seduzioni degli ozi.

Semel in anno licet insanire: una volta all'anno è lecito impazzire. Seneca citato da Sant'Agostino, De civitate Dei. Il senso è analogo a quello del detto "fare uno strappo alla regola".
E tutto è concesso, quando fatto con moderazione e intelligenza.

martedì 26 agosto 2014

Amici di se stessi | Seneca, Lettere a Lucilio | Varie

Essere amici di se stessi significa essere coerenti con le proprie idee di vita, così come hanno fatto i filosofi antichi. Ecco ciò che Seneca afferma in questa sua lettera a Lucilio. Non si finisce mai di imparare a vedere  i nostri difetti, e questo è indice di progresso. E' una questione di volontà, dice Seneca, volere il bene.


"Caro Lucilio,
io capisco che non solo mi sto migliorando ma addirittura mi sto trasformando. Certo non voglio dire, e nenneno spero, che in me non ci sia più nulla da cambiare. Perchè non dovrei avere più niente da mettere in ordine, da limitare, da migliorare? Vedere difetti che prima non si vedevano è segno di progresso, così come ci congratuliamo con i malati che prendono coscienza d'essere malati.

Desidererei perciò dirti di questo mio improvviso cambiamento, perchè allora sarei più sicuro della nostra amicizia, quella vera che nè la speranza, nè il timore, nè il calcolo personale possono spezzare, quella amicizia che dura fino alla morte e in nome della quale si è pronti a morire. Potrei citarti molti ai quali non è mancato l'amico ma l'amicizia: questo non succede quando gli amici sono uniti dalla stessa volontà di volere il bene. Perchè non può essere così?

Essi sanno di aver tutto in comune e soprattutto le avversità. Non puoi capire quanti miglioramenti mi accorgo di fare ogni giorno. Tu dirai: "Metti anche  me al corrente del sistema così efficace che hai scoperto". Io voglio metterti al corrente di tutto e sono contento di imparare insegnando. Nemmeno le cose più eccellenti e benefiche mi daranno gioia se dovessi tenerle solo per me.

Se mi si desse la sapienza a patto di tenerla chiusa in me senza poterla trasmettere agli altri, io rifiuterei. Non dà gioia niente se è vissuto in solitudine. Ti spedirò quindi i miei libri e perchè tu non perda tempo a rintracciarli, ti sottolinerò i brani utili. Però parlare di queste cose e sentirle dalla mia viva voce è meglio che leggerle. Perciò tu devi venire a trovarmi perchè gli uomini credono di più agli occhi che alle orecchie e poi perchè insegnare richiede molto tempo, mentre si apprende subito e meglio con gli esempi.

Cleante non avrebbe saputo riportare così esaurientemente il pensiero di Zenone se avesse assistito solo alle sue lezioni, senza condividerne la vita, anche nell'intimità, e così capì che la vita di Zenone era coerente con il suo pensiero. Platone, Aristotele e tutta questa folla di filosofi, che presero poi direzioni diverse, impararono più dalla vita che dalle parole di Socrate. E lo stesso accadde a Metrodoro, Ermaco e Polieno nei confronti di Epicuro.

E non ti chiedo di venire solo per tua convenienza ma anche per la mia. Ci saremo utilissimi a vicenda. Intanto, poichè ti devo il piccolo tributo quotidiano, ti dirò il pensiero di Ecatone che oggi ho apprezzato: "Tu chiedi quale progresso ho fatto? Ho cominciato ad essere amico di me stesso". E' un bel progresso, non conoscerà più la solitudine. Non tutti possiamo avere un simile amico".

lunedì 25 agosto 2014

Il vero amico | Seneca, Lettere a Lucilio | Varie

Seneca parla dell'amicizia, e son concetti di ogni giorno, della nostra vita, anzi, forse va un po' più in là, descrive perfettamente il concetto di fiducia che dovrebbe esserci fra veri amici, descrive egregiamente coloro che raccontano di se stessi ad ogni illustre sconosciuto e  quelli che chiusi in se stessi, non si fidano neppure delle persone più care. L'eterno conflitto: concedere o meno la fiducia, essere schietti e sinceri come lo si è, e non sempre, con se stessi. Forse sarebbe necessario imparare ad essere chiari prima nel nostro profondo e solo allora saremo in grado di scegliere opportunamente chi è destinato a diventare nostro amico, poichè solo così eluderemo ogni inganno.


"Caro Lucilio,
mi scrivi che hai dato ad un amico delle lettere da recapitarmi, poi aggiungi di non dirgli cose che ti riguardino perchè non è tuo amico fino a questo punto. Così nella stessa lettera dici che costui è un tuo amico e non lo è. Forse tu usi genericamente una parola che ha un significato preciso e lo hai chiamato amico così come noi chiamiamo signori quelli che incontriamo e dei quali non ci ricordiamo il nome. Se è così può andare.

Me se tu chiami amico uno del quale non ti fidi, allora fai un grosso errore e ignori la forza della vera amicizia. Con un amico puoi fare ogni cosa, ma la prima cosa che devi fare è decidere se è davvero un amico. Quando lo hai appurato sul serio devi avere fiducia in lui. Sbagliano i tempi quelli che, contraddicendo gli insegnamenti di Teofrasto, prima concedono il loro affetto e poi lo ritirano quando hanno appurato che l'amico non era poi così amico.

Pensaci bene sopra prima di farti un amico, ma poi quando lo hai deciso apri il cuore e parlagli sinceramente come fai con te stesso. Vivi senza avere segreti nemmeno peri tuoi nemici. Ma poichè ci sono cose che per consuetudine si tengono riservate, metti al corrente il tuo amico di tutte le tue preoccupazioni, di tutti i tuoi pensieri. Se pensi che sia fidato, fidati.

C'è gente che finisce per essere ingannata proprio perchè ha paura di esserlo, c'è gente che per troppa sospettosità quasi fornisce una giustificazione alla slealtà del prossimo. Perchè devo misurare le parole davanti ad un amico? Perchè con lui non mi comporto come quando sono da solo? C'è gente che racconta al primo venuto quello che si dovrebbe raccontare solo agli amici fidati, come se non potesse trattenere quello che le brucia dentro.

Ci sono altri invece che sono terrorizzati all'idea che anche le persone più care vengano a conoscenza dei loro segreti e li seppelliscono dentro di loro come se non volessero farli sapere nemmeno a se stessi. Sono due atteggiamenti sbagliati, perchè è sbagliato sia fidarsi di tutti che di nessuno, ma direi che il primo è un difetto più onesto, il secondo più sicuro.

Allo stesso modo sono da rimproverare sia quelli che stanno sempre in agitazione , sia quelli che si crogiolano continuamente nella pigrizia. Non è produttivo quello che viene dalla confusione, ma è la smania di una mente esagitata, così come non è riposo quello che giudica molesto ogni gesto, ma è dissoluzione e languore. Perciò ci ricorderemo bene le parole di Pomponio: "C'è gente che si rifugia nelle tenebre reputando tempestoso tutto quello che avviene alla luce del sole".

Bisogna mescolare le due cose: chi agisce deve poi riposare e chi si riposa deve poi agire. Guarda la natura: c'è il giorno e c'è la notte"

sabato 23 agosto 2014

Metti da parte qualcosa | Seneca, Lettere a Lucilio | Varie

Ecco un'altra perla di saggezza di Lucio Anneo Seneca. Quale sia la vera ricchezza, e non si tratta di beni materiali, se non quelli sufficienti al vivere quotidiano, bensì ricchezza d'animo e sua tranquillità. Sapersi accontentare, saper stare con se stessi, conservare nella propria mente la ricchezza che ci proviene dalle nostre letture. Una saggezza la sua che è universalmente valida per tutti, per tutti i tempi, da cui prendere esempio per far sì che la nostra vita non si fondi su meri principi materialistici.

"Caro Lucilio,
mi scrivi e mi riferiscono cose che mi fanno ben sperare per te: non sei irrequieto e non ti agiti in continui spostamenti. Chi si agita sempre vuol dire che è malato nell'anima: per me il primo segno di un temperamento equilibrato è la capacità distare tranquilli in compagnia di se stessi. Però stai attento perchè anche leggere molti scrittori e molti libri di genere diverso può essere segno di volubilità. Bisogna approfondire gli scrittori che valgono davvero e nutrirsi di loro, se vuoi ottenerne qualcosa che ti rimanga.

Chi è dovunque, finisce per non essere da nessuna parte. Chi passa la vita a girare senza mai fermarsi conosce molte persone ma non avrà un vero amico. La stessa cosa succede a chi sfoglia tanti libri ma non si sofferma mai su nessuno. Non giova e non si assimila il cibo che viene vomitato subito dopo averlo ingoiato. Niente impedisce la guarigione quanto cambiare continuamente medicina: non si cicatrizza la ferita quando si cambia continuamente la pomata, non cresce bene l'albero che viene continuamente trapiantato.

Niente può dare giovamento se non gli si concede il tempo necessario perchè abbia effetto. Troppi libri sono inutili: se non hai tempo per leggere tutti quelli che puoi avere, tieni solo quelli che puoi leggere. Ma a me piace sfogliare ora questo ora quel libro, dirai. Ora è proprio di uno stomaco malato degustare tanti cibi, e così essi invece di far bene fanno male. Leggi sempre, allora, buoni libri, e se a volte ti piacerà di conoscerne di nuovi, non dimenticarti di quelli vecchi.

Ogni giorno metti da parte qualcosa che ti serva contro la miseria e contro la morte e dei tanti libri che leggi conserva una frase o un pensiero sul quale riflettere ogni giorno. Anche io faccio così, di tante cose che leggo salvo sempre qualcosa. Oggi ho fatto un incursione in un accampamento nemico, non da disertore, ma da esploratore, era l'accampamento di Epicuro e sono tornato con questo pensiero: "La povertà accettata con gioia è buona cosa".

Ma se l'accetti con gioia non è più povertà. Non è povero chi ha poco, ma chi desidera avere di più. Che cosa importa quanto uno ha in cassaforte o nel granaio, quanti capi di bestiame possieda e quanti soldi da prestare a usura, se non riesce a staccare gli occhi dalle altrui proprietà facendo sempre i conti non di quello che ha ma di quello che vorrebbe avere? Mi domandi quale sia la misura giusta della ricchezza? Primo avere quanto è necessario, poi quanto è sufficiente".


venerdì 22 agosto 2014

La vita corre via | Seneca, Lettere a Lucilio | Varie


Ciò che Seneca scriveva è di una modernità disarmante. Nelle sue "Lettere a Lucilio" sottlinea la necessità che gli uomini trovino in se stessi il bene e la felicità, una felicità austera, sobria, quasi dolente.
Ecco ciò che scrive, che dovrebbe essere spunto per tutti noi:

"Caro Lucilio,
...rivendica la proprietà di te stesso e raccogli e conserva il tempo che finora ti veniva portato via o andava perduto. Convinciti che è così come ti scrivo: il tempo ci viene portato via, a volte con la forza a volte con abilità, altre volte se ne va senza che noi nemmeno ce ne accorgiamo.
Ma la vergona peggiore è perdere tempo per la nostra negligenza. Se ci pensi bene: gran parte della nostra vita se va nel fare male, ancora di più nel non fare niente e tutta quanta la perdiamo nel fare cose che non vorremmo fare. Puoi indicarmi qualcuno che impieghi giustamente il suo tempo e la sua giornata, che capisca di morire giorno dopo giorno?

Questo è il nostro sbaglio, che consideriamo la morte come un avvenimento futuro, mentre per gran parte essa è già alle nostre spalle ed è padrona del nostro passato. Fai dunque, Lucilio mio, quello che mi scrivi, e sfrutta ogni ora. Se sarai padrone del presente, sarai meno schiavo del futuro. Tra tanti rinvii la vita corre via. Solo il tempo è nostro, nient'altro.

Solo di questa cosa, fuggente e incerta, la natura ci ha fatto padroni, e chiunque se vuole ce ne può privare. La stupidità degli uomini è tale che accettano venga loro messo in conto l'acquisto di cose insignificanti e senza valore, sempre compensabili, e nessuno invece si sente in debito per il tempo che prende agli altri, proprio il tempo, l'unica cosa che anche le persone più riconoscenti non possono restituire.

Ti chiederai forse come mi comporto io che ti do questi consigli. Sarò sincero: amo spendere ma senza esagerare, so fare i miei conti. Non posso dire di non perdere niente, ma tengo sempre il conto di quello che perdo, di perchè e di come lo perdo. So perchè sono povero. Mi succede quello che succede a quelli caduti in miseria senza averne colpa: tutti sono pronti a giustificarli, ma nessuno li aiuta.

E allora? Non considero povera una persona che ha quello che le basta, però penso che tu devi in tempo utile cominciare a mettere da parte le tue cose. Perchè, come dicevano i nostri antenati, non serve chiudere la stalla quando i buoi sono ormai scappati."

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