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lunedì 8 febbraio 2016

Le affezioni intime femminili: la prima causa è il disequilibrio delle mucose

Le affezioni intime femminili sono una problematica che affligge le donne piuttosto frequentemente, le cui sintomatologie sono ben riconoscibili:  irritazioni, bruciori, pruriti, arrossamenti, fastidi, spesso accompagnati da secrezioni vaginali anomale. Queste affezioni sono causate dalla proliferazione di microrganismi di origine micotica, batterica e, anche se con incidenza minore, virale o parassitaria. Nel caso di affezioni micotiche, si tratta di funghi come quello del genere Candida (coinvolti nel 70-75% delle vaginiti acute, con tendenza spesso a recidivare), mentre i principali imputati chiamati in causa nelle affezioni batteriche sono la Gardnerella vaginalis e i batteri provenienti dal serbatoio fecale (Escherichia coli, Streptococco faecalis, ecc.).


Anche se più rare ci sono anche le affezioni di origine virale (l'Herpes genitale e il Papilloma virus sono gli esempi più significativi) o parassitarie (ad esempio causate dal Tricomonas vaginalis). La prevenzione è sempre la strada migliore da perseguire, ma per far questo è necessario capire che la predisposizione a tali affezioni può essere dovuta non solo al venir meno dell'equilibrio dell'ecosistema della mucosa vaginale (alterazione del pH, scarsa presenza di lattobacilli, ecc.) ma è anche strettamente collegata (soprattutto nel caso di Candida, ma non solo) al disequilibrio della flora microbica intestinale. Quindi per una prevenzione efficace è necessario agire su entrambi i livelli considerando che sono necessari efficacia ma anche inncuità.

Benchè anatomicamente separate, le mucose delle parti intime e la mucosa intestinale sono strettamente correlate, per darvi un'idea potremmo dire che una sorta di network, che origina a livello intestinale, influenza infatti direttamente ed indirettamente lo stato di salute o non salute delle parti intime. La funzione fondamentale è svolta dalla flora microbica, il cui equilibrio (stato di “eubiosi”), non solo ostacola direttamente l'invasione da parte di eventuali patogeni, ma favorisce, inoltre, la corretta funzionalità del sistema immunitario presente sotto le mucose. Quando la flora fisiologica è in equilibrio significa che c'è equilibrio (e quindi prontezza di risposta) nel sistema immunitario, deputato alla difesa locale (e generale); viceversa, disequilibrio intestinale si traduce in propensione alle affezioni (intestinali ed intime).

Un punto chiave è quindi comprendere che la mucosa vaginale non può proteggersi a lungo dalle infezioni se manca l'efficienza della flora fisiologica intestinale (e locale) e del sistema immunitario sotto-mucosale. Facciamo l'esempio della candida, un odi quei tasselli che evidenzia la correlazione fra parti intime ed intestino. La candida, pur essendo frequentemente responsabile di sintomi a livello delle parti intime, ha la sua “vera residenza” nell'intestino tenue; è lì infatti che, a causa di alimentazione errata ed abuso di farmaci, può proliferare oltre misura in forma patogena, arrivando poi a contaminare altri distretti corporei, in primis le mucose delle parti intime. Se poi consideriamo la vicinanza anatomica tra la mucosa ano-rettale e la mucosa uro-genitale si capisce che quanto più la flora fisiologica intestinale è in disbiosi, tanto più è facile che i microrganismi presenti in grandi quantità nelle feci (Escherichia coli, Klebsiella, Streptococco faecalis,ecc.) possano contaminare le mucose vulvari e vaginali.

Stando così le cose è evidente che, al fine di prevenire e risolvere le affezioni intime, è sempre necessario agire non solo a livello locale, ove il sintomo si manifesta, ma anche a livello intestinale, puntando in entrambi i casi ad efficacia ed innocuità. Ciò è possibile grazie all'impiego di formulazioni specifiche a base di estratti vegetali; tra tutti, in particolare, la Natura ci ha donato un rimedio che, pur essendo innocuo sulle mucose, è in grado di contrastare efficacemente qualsiasi causa, microbica o non, possa essere responsabile di alterazioni, proteggendo da ulteriori squilibri o disarmonie. Stiamo parlando dell'Estratto di semi di Pompelmo che, per il suo inconfutabile ruolo nella risoluzione (e nella prevenzione) delle affezioni intime, può essere a onor del vero definito “l'amico delle donne”.

domenica 7 febbraio 2016

La Bibbia, la mitologia greca e i giganti

La Genesi dice:" Anche coloro che erano nati dall’unione tra figli degli dèi e donne terrestri sarebbero stati ‘giganti sulla terra’ "(Genesi 6,4). L’ Antico Testamento rammenta diversi giganti, come ad esempio gli Anakiti, i Refei, Og e il noto Golia, sconfitto da Davide. Si legge infatti: “Davide corse contro il filisteo… trasse fuori un ciottolo, lo frombolò, colpì Golia alla fronte ed egli cadde con la faccia a terra [...], Davide corse e si fermò sul filisteo, afferrò la spada di lui, la estrasse dal fodero e lo uccise troncandogli la testa” (Samuele 1, 17-51). Questa immagine rappresenta la vittoria del buono sulla violenza del malvagio.

Ciò che viene raccontato nel Vecchio Testamento è una delle tante storie che raccontano di come un uomo riesca a sconfiggere un gigante con l’astuzia. Sembra che Golia raggiungesse i tre metri e mezzo di altezza, e la sua corazza pesasse circa 104 chilogrammi. Ma nella Bibbia si parla anche di Og, un altro gigante. Fu Mosè a sconfiggerlo durante la conquista di Canaan da parte degli israeliti (Numeri 21, 32-35). Così si legge: “Perché Og, re di Basan, era rimasto l’unico superstite dei Refaìm. Ecco, il suo letto, un letto di ferro, non è forse a Rabbà degli Ammoniti? È lungo nove cubiti e largo quattro, secondo il cubito di un uomo” (Deuteronomio 3,11). Og dunque, in base alle misure forniteci, doveva essere un colosso di circa 4 metri di altezza.

In base alla  mitologia ebraica, Og doveva far parte dei numerosi giganti antidiluviani. Fra questi, egli fu l’unico sopravvissuto, perché l’acqua gli arrivava appena fino alle ginocchia. Addirittura si racconta che Noè lo avesse preso con sé nell’arca durante il diluvio. All'interno dell'arca il gigante non aveva posto, ma poté sedere sul tetto. Un altro episodio biblico in cui si rammentano i giganti si svolge nei dintorni di Ebron. Lì viveva da anni una stirpe di giganti che discendeva da Anak, gli Anakiti. In particolare tre figli di Anak, Achiman, Sesai e Talmai, seminarono il terrore negli israeliti durante il loro cammino verso la terra promessa (Numeri, 13, 22 e 31 sgg.).

E qui è possibile collegarsi con il mondo greco, che venerava una stirpe di dèi e di antichi re, gli Anachi, il cui nome deriverebbe proprio dai giganti biblici. Nella mitologia greca, innumerevoli sono i racconti sui giganti. Nell'Odissea infatti, che racconta il rocambolesco viaggio di Ulisse (re di Itaca)  si parla dell’incontro con il ciclope Polifemo. Secondo gli studiosi di mitologia il mito dei ciclopi è nato dai teschi di elefanti nani, rinvenuti nelle isole greche del Mediterraneo.

Quei teschi presentavano un grande foro all’altezza della proboscide, cosa che faceva pensare al cavo orbitale sulla fronte di un gigante. In Grecia sono comunque molti i luoghi connessi alle peregrinazioni di Ulisse, considerati scenari storici di alcuni eventi. Uno di questi è “l’antro del ciclope”, situato presso Maronia, a nord del Paese. Gli scavi hanno rilevato che questa grotta è servita per secoli come abitazione e luogo di culto. Al centro dell’ingresso si trova una grande stalagmite a cui è stato dato il nome di “sigillo di pietra di Polifemo”. Non lontano si trova una grande galleria, denominata “zona dei giganti”.

Spirito e materia non sono opposti

Dobbiamo dire che spesso si commette l'errore di associare le tinte pastello più delicate alla natura "spirituale", mentre le sfumature più vive e dense sono ritenute indicazioni dell'aspetto "terreno" della personalità. Ma questa è un'opinione errata. E' vero fino ad un certo punto, ma spesso dà un'idea totalmente falsa del carattere della persona.

Innanzitutto, questa idea accetta la concezione che "materiale" e "spirituale" siano nettamente contrapposti come l'oriente e l'occidente che, nella poesia di Kipling, " non s'incontreranno mai". Era questo l'errore degli gnostici, o almeno di alcuni di essi, nella Chiesa protocristiana, e in una forma o nell'altra è persistito nel corso dei secoli. Secondo molti di noi è più giusto affermare che "spirito" e "materia" sono le espressioni di una realtà suprema, i due poli della batteria cosmica, tra i quali è intessuta la rete dell'universo.


In quel "campo di energie" vivono ed esistono la vita e la coscienza. Vi sono istituzioni in cui tutto questo è simboleggiato dalle due Colonne del Tempio di Salomone: tra esse  si estende il pavimento di mosaico a riquadri bianchi e neri, e il nostro pellegrinaggio umano significa che in realtà non camminiamo mai interamente su un riquadro nero o su uno bianco.

Ciò si riflette nel nostro universo privato individuale, e si rivela nell'aura. E' una semplificazione eccessiva dividere l'umanità in "buoni" e "cattivi" come nei film western. Noi siamo più sfumati, e in ciascuno di noi vi ammonisce: "C'è tanto bene nel peggiore di noi, e tanto male nel migliore". Ed è verissimo.

Vi sono aspetti della nostra natura che appartengono alla parte più elevata, e altri alla parte inferiore; e c'è una porzione della nostra struttura emotivo-mentale che rispecchia un miscuglio di questi due aspetti;  e secondo l'attività generale di tali fattori noi costruiamo quello che possiamo chiamare lo sfondo permanente dell'aura. E' questa colorazione generale che solitamente dimostra quali siamo, ed è piuttosto stabile, cambia lentamente mentre progrediamo sulla strada della vita.

Tuttavia, vi sono momenti in cui entrano improvvisamente in attività le parti più elementari della nostra natura; e tale attività appare evidente dalle tinte ardenti e torbide che appaiono nell'aura. Allo stesso modo, vi sono momenti in cui entra invece in attività il nostro aspetto etico e spirituale, e questo produce sfumature di colore più delicate. Ma entrambe le condizioni possono essere (e molto probabilmente sono) di breve durata, e la loro apparizione non offre una chiave del vero carattere della persona nella cui aura vengono viste.

Aumentare la produttività e diminuire lo stress in ufficio: il Giappone adotta i gatti

Ormai è assodato che i nostri amici pelosi sono in grado di ridurre i livelli di stress a cui siamo sottoposti, quello stresso soprattutto che si accumula al lavoro. Lo conferma uno studio della  Virginia Commonwealth University. Gli animali, come i cani, abbassano i livelli di cortisolo nel sangue, favoriscono la socializzazione e la cooperazione e aumentano la produttività degli impiegati. Sulla sciadi questa ricerca, un’azienda giapponese ha deciso di “assumere” nove gatti da inserire in ufficio.


L’azienda protagonista è la Ferray Corporation di Tokyo, una società che si occupa di costruzione di siti web e sviluppo delle applicazioni. L'iniziativa ha avuto successo perchè  da quando i gatti sono liberi di scorazzare all’interno degli uffici dell’azienda, i livelli di stress dei dipendenti sono crollati. Anche se possono verificarsi alcuni piccoli inconvenienti.

I gatti, infatti, non rispondono alle regole dell’ufficio: spengono i computer, masticano i cavi, graffiano i muri e strappano le carte, camminano sulle tastiere. E quando i clienti visitano gli uffici, oltre a fare le fusa, i gatti si addormentano nelle loro borse o sui tavoli da riunione!

Eppure, stando a quanto riportato dal giornale, i dipendenti non sembrano assolutamente infastiditi da questi simpatici inconvenienti! I livelli di socializzazione e comunicazione in ufficio, infatti, sono aumentati dal momento che il tema “gatti” si presta come ottimo argomento di conversazione.

sabato 6 febbraio 2016

Bazza a chi tocca


BAZZA A CHI TOCCA: "Fortuna a chi tocca" ovvero, fortunato chi ci riesce e ne approfitta.
Dice il Giusti nello Stivale:

"Chi mi prese al gambale, chi alla fiocca,
gridandosi tra lor bazza a chi tocca!"

e con amabile gioco di parole, il Camaiti nel suo Da 'l Pignone alla Casaccia: "Ma a me di queste bazze un me ne tocca".
BAZZA, nel significato di "fortuna", è usato anche dal Manzoni (Promessi Sposi cap. XVI: "UN pane d'otto'once per un soldo, che bazza!").
L'etimo è incerto, c'è chi lo ritiene un traslato dal gioco delle carte, ma in genere si pensa a bazza come mento aguzzo, tanto più che le cose aguzze, secondo la credenza popolare, portano fortuna.


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