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martedì 23 febbraio 2016

Che cosa è il disco di Nebra?

Il concetto è sempre lo stesso, non c'è nulla a questo mondo che non sia già stato studiato. Il disco di Nebra rappresenta la volta celeste e, secondo i ricercatori risale al 1600 a.C.
La volta celeste raffigurata sul disco è stata realizzata in base a ben precisi calcoli matematici che rivelano una conoscenza astronomica di altissimo livello. Tale ritrovamento archeologico è così importante che è stato inserito nella lista Memory of the World dell’Unesco, poichè è la più antica rappresentazione astronomica conosciuta.

Il disco è un manufatto di bronzo di circa 32 cm di diametro, su cui è stato impresso un diagramma in oro dei cieli. Secondo la datazione calcolata, è stato realizzato verso la fine dell’Età del Bronzo da un popolo vissuto in Europa prima dell’arrivo dei Celti. E' stato trovato vicino alla cittadina di Nebra, in Sassonia (Germania orientale) nel 1999 da due cacciatori di tesori, Henry Westphal e Mario Renner, all'interno di una cavità in pietra in  un antico bastione sulla cima del Mittelberg. Assieme al disco furono rinvenute due spade di bronzo, due asce, uno scalpello e frammenti di un bracciale a forma di spirale la cui datazione poteva essere fatta risalire attorno al I millennio a.C.

Sono stati condotti studi approfonditi sia sul disco che sul luogo del ritrovamento, studi però che ancora non sono stati in grado di chiarire  se la cavità all’interno della quale il disco è stato rinvenuto, sia un’antica roccaforte o una camera sepolcrale. La cima del Mittelberg, luogo del ritrovamento,  potrebbe essere stata utilizzata nel Neolitico, forse come osservatorio astronomico. Il sito aveva caratteristiche particolari, in quanto era costituito da un circolo del diametro di 75 metri, composto in origine da una collinetta circondata da una serie di quattro anelli concentrici, un fossato e, tutt’intorno, due palizzate realizzate con pali di legno dell’altezza di un uomo.

 L’archeologo Harald Meller (Ente per l’Archeologia e la conservazione dei monumenti storici di Halle), l’astronomo Wolfhard Schlosser (Università di Bochum) e i chimici esperti in archeologia Ernst Pernicka (archeometallurgia), Heinrich Wunderlich (tecnica e metodo delle costruzioni) e da Miranda J. Aldhouse Green (Università del Galles), archeologa e studiosa delle religioni dell’età del Bronzo, hanno stuiato approfonditamente il disco. Il risultato del loro studio ha portato ad ipotizzare che le placchette circolari più piccole rappresentano le stelle. Fra queste spicca un gruppetto di sette placchette più ravvicinate che dovrebbero essere le Pleiadi, un ammasso stellare visibile a occhio nudo nella costellazione del Toro. I due dischi maggiori, quello circolare e quello a forma di falce, rappresentano rispettivamente il Sole (ma potrebbe essere anche la Luna piena) e la Luna crescente. Ai bordi del disco, vi sono linee curve incastonate, esse probabilemente rappresentavano porzioni dell’orizzonte visibili dal sito in cui il manufatto è stato ritrovato.

Tale teoria interpretativa è supportata dal fatto che le linee, coprono un angolo di 82°, ossia la differenza angolare tra i punti del sorgere e del tramontare del Sole all’orizzonte, alla latitudine del luogo del ritrovamento, nei periodi compresi tra i solstizi d’estate e d’inverno. Un arco dorato che ricorda una barca a vela sul mare si trova sul bordo del disco, forse  la “Barca del Sole”, mantre le piccole rientranze lungo ogni lato dell’arco potrebbero essere i remi della nave. Il mito del carro solare o di una nave su cui il sole viaggiava, sono comuni a molti popoli e, in base all'interpretazione  dell’archeologa Miranda Aldhouse Green, il disco contiene la simbologia religiosa legata al sole.

E' auspicabile credere che chi lo ha realizzato, abbia voluto riunire tutti gli altri simboli di culto venuti alla luce anche in diverse regioni europee e questo può far pensare ad un complesso sistema religioso diffuso in tutta Europa. 40 fori di circa 3 mm si trovano sul bordo del disco, ma la loro funzione non è chiara: forse i fori servivano semplicemente a  fissarlo, in modo tale da poter essere utilizzato come oggetto di culto. Possiamo affermare dunque  quelli che vangono definiti popoli primitivi avevano una conoscenza avanzata dei cieli,  e ciò dimostra che la conoscenza dei cieli   era diffusa in tutta l’Europa del secondo millennio a.C.

domenica 12 aprile 2015

Vietato Piangere

Quando non si hanno più lacrime è perchè piange tutto il nostro essere. Gli occhi sono aridi deserti senza oasi, non v'è acqua, non v'è sostentamento. Nemmeno il sole può affacciarsi in questi deserti, perchè manca la luce.
E l'anima brancola nel buio, in una notte senza luna, senza stelle, dove scorrono solo fiumi di lacrime profondi, che scavano canyons, tortuosi e irascibili.
Vortici d'acqua, mulinelli che inghiottiscono tutto ciò che trovano, portando via, sradicando ogni forma di vita del nostro essere. Non ci sono argini, per questo le lacrime non possono cadere dagli occhi. Come fonti senza più acqua, essi diventano opachi e scialbi, senza vita, senza luce.
E' una candela che si spegne piano piano, si consuma, e quella fiamma si fa piccola fino a diventare solo un filo di fumo, lasciando solo l'acre odore della cera.
Ecco perchè non si può piangere, il magone si fa grosso in gola e ti strozza, ti toglie il fiato, fino a farti soffocare. 
Non si può piangere, quando è tutto il nostro essere a farlo.

giovedì 24 ottobre 2013

VIAGGIO ASTRALE

Via Lattea
Notte,
a che punto sei?
Mi invitò,
salii,
verso il firmamento.
Passeggiai,
solitaria visitatrice della Via Lattea,
sentiero dell'universo,
abitato da benevole stelle,
feudo di caccia di Orione,
strada del Carro,
prateria di Pegaso.
Raccolsi frammenti,
gemme di luce,
fiammelle di sogni perduti,
dimenticati eroi in cerca di un nuovo destino.
Ascoltai il silenzioso vibrare di pianeti,
il lamento delle nane bianche,
il rombo vellutato dei buchi neri.
All'apparir d'Osiride,
riscesi,
soffiando al mondo il frutto dei miei raccolti.
Ti illuminasti tu.




lunedì 20 maggio 2013

LUCCIOLE











Maggio,
camminavo là,
terra  fresca d'erba,
la rugiada notturna brillava,
e la Primavera leggiadra danzava.
In quel silenzio di fiori,
caddero stelle,
intorno a me brillavano,
intermittenti, piccole stelle,
lanterne di luce,
celesti fari della notte: lucciole.
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