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venerdì 26 dicembre 2014

Intolleranze: sintomi tipici nei bambini

Come già evidenziato, i sintomi con cui si manifestano le intolleranze alimentari nei bambini possono essere tra i più vari. Oltre ad una maggiore tendenza ad ammalarsi, i sintomi possono coinvolgere l'intestino (pancia gonfia, diarrea e stitichezza), ma anche l'apparato respiratorio (bronchiti, otiti, tonsilliti ricorrenti...), la cute (dermatiti, eczemi), persino il sistema nervoso (irritabilità, disturbi del sonno, scarsa attenzione a scuola..).

Ciò che si evidenzia è che, se nella primissima infanzia i bambini con intolleranze tendono a manifestare un sintomo prevalente (alcuni bambini soffrono più di didisturbi intestinali, altri respiratori, altri cutanei..), crescendo le problematiche possono diventare più complese, evidenziando l'aggravarsi della situazione.


Le intolleranze alimentari rappresentano quindi una sorta di "campanello d'allarme"; se la problematica non viene risolta, le conseguenze tenderanno ad essere necessariamente più serie. Possiamo scoprire con un test quale probabilità nostro figlio/figlia ha di soffrire di intolleranze alimentari. Con il test che segue potete determinare il punteggio sommando le cifre a destra di ogni risposta.
Probabilità BASSA ( meno di 10 punti)
Probabilità MEDIA (fra 11 e 20 punti)
Probabilità ALTA (fra 21 e 40 punti)
Probabilità MOLTO ALTA (oltre 41 punti)

1) Tipologia di parto
-naturale 0
-cesareo 4
2) Allattamento al seno
-breve (meno di due mesi) 2
-da 2 a 4 mesi 0
-oltre 6 mesi -3
-no 5
3) Assunzione di latte vaccino e derivati (formaggi, yogurt ecc., anche tramite latti ricostituiti per infanzia)
-prima dei 6 mesi 10
-prima dell'anno 8
-dopo l'anno 5
-non ne assume -5
4) Assunzione di carne (rossa o bianca), prosciutto ecc.
-2 volte al giorno 10
-1 volta al giorno 8
-2-3 volte a settimana 6
-meno di una volta a settimana 4
-no 0
5) Terapie antibiotiche ripetute
-sì più di 2 all'anno 5
-sì più di 4 all'anno 0
6) Terapie cortisoniche prolungate
-sì 5
-no 0
7) Episodi di gastroenterite infantile
-sì 4
-no 0
8) Problemi intestinali
-stitichezza 4
-frequenti episodi di diarrea 6
-meteorismo 4
-vermi intestinali 10
9) Infiammazioni o infezioni ricorrenti
-dermatiti 10
-otiti, tonsilliti, bronchiti ricorrenti 10
-pruriti frequenti& 10
-febbricola persistente 10
-nessuno 0
10) Altri sintomi
iper-attività 5
dsturbi del sonno 5
scarsa attenzione 5
11) Altre abitudini alimentari 
-dieta varia (frutta, verdura, cereali integrali) -10
-dieta ripetitiva 5
-irregolarità negli orari dei pasti 5
-alimentazione ricca di prodotti confezionati 15
-dieta con assunzione quotidiana di farine bianche e derivati 10



lunedì 22 dicembre 2014

Il bambino si ammala spesso? Attenzione alle intolleranze alimentari - prima parte

E' noto che i bambini, a causa del loro sistema immunitario in formazione (che sta  cercando di "imparare" a riconoscere i suoi "nemici", soprattutto virus e batteri), tendono ad ammalarsi spesso; si tratta di una specie di "palestra" attraverso la quale il sistema immunitario apprende come reagire nel caso riceva un attacco davirus, bateri e antigeni.

In condizioni di buona salute generale, queste aggressioni si risolvono nel giro di  due o tre giorni al massimo, cioè il tempo necessario per un'efficace e pronta risposta immunitaria. Il problema sorge, invece, nel caso  incui i bambini, in seguito ad una semplice infezione virale, sviluppino delle complicanze. Facciamo un esempio.


L. ha 5 anni ed ha avuto la sua prima febbre a 14 mesi. La febbre, oscillante tra i 38 e i 39 grazi , è durata 8 giorni, risolvendosi al secondo giorno di assunzione di antibiotico poichè L. ha svilupppato brinchite e otite. Successivamente, nello stesso anno, L. ha avuto altri 3 episodi di otite e 2 bronchiti, risolte sempre con l'antibiotico; da allora L. si ammala almeno una volta al mese. La mamma è molto preoccupaa perchè teme che al minimo attacco influenzale, L. non sarà in grado di sconfiggerlo ed avrà complicazioni tali da dover ricorrere nuovamente all'antibiotico.

Casi come quello di L. sono molto frequenti, ma non sono e non dovrebbero essere la normalità; in realtà, sono l'espressione di un disequilibrio immunitario e di una profonda infiammazione cronica che impedisce al bambino di rispondere con prontezza all'infezione in atto. La causa nascosta (e spesso sottovalutata) di questa predisposizione alle malattie può essere un'intolleranza alimentare. Domani vedremo precisamente cosa è l'intolleranza alimentare.

mercoledì 17 dicembre 2014

Le mini casette per i senzatetto di Gregory Kloehm

Ci sono artisti che prestano la loro opera per aiutare gli altri, dimostrando inoltre un senso spiccato di rispetto per l'ambiente, dimostrando così la loro creatività nell'utilizzo di materiali di riciclo che altrimenti finirebbero nelle discariche o peggio ad inquinare l'ambiente circostante. Gregory Kloehm è un giovane scultore che usa il propio talento per una causa daveero speciale.


Egli infatti, usando materiali riciclati, di quelli appunto trovati per la strada, riesce a creare piccole abitazioni mobili per i senza tetto. Sono davvero piccole queste casine, poco più grandi di un divano: mini casine sì, ma molto per coloro che erano abituati a vivere sotto i ponti. Fino ad esso ne ha prodotte una decina, realizzate adattando di tutto, gli oblò delle lavatrici che diventano finestre, mentre i tettucci delle automobili diventano tetti o coperture. 

Gregory, 43 anni, dichiara infatti: “Prima ero concentrato totalmente sulla scultura, ma mi sono reso conto che stava là e basta. E ne fanno uso solo i ricchi. Ho pensato che se uno mette tanto impegno in una cosa, è meglio che sia una cosa utile”. L’artista ha iniziato a osservare come i senzatetto trovavano riparo, ed ha anche scritto un libro sull’argomento, analizzando la loro capacità di riciclare materiali e di creare dei ripari praticamente dal nulla. Poi Gregory ha iniziato a realizzare le sue “casette”, distribuendole ai senzatetto della zona. Il successo dell’iniziativa è stato enorme, non solo tra i senzatetto che finalmente possono avere un riparo, ma anche nel resto della popolazione: “chiunque senta di quello che sto facendo, vorrebbe essere coinvolto”, racconta l’artista.

venerdì 12 dicembre 2014

A NATALE PUOI, E GLI ALTRI GIORNI? ABBIAMO TUTTI LA GIUSTIFICAZIONE A NON FARE?

Sono già alcuni giorni che mi frulla in testa il jingle di una nota pubblicità natalizia che i media ci propinano già da qualche anno e che dice pressappoco così: "A Natale puoi, fare quello che non puoi fare mai, a Natale si può fare di più...". Io non guardo quasi mai la televisione e le informazioni le reperisco benissimo da altre fonti che non siano i cristalli liquidi. In ogni caso le note di questo jingle si sono insinuate nella mia testa e da esse è scaturita una riflessione preceduta da una domanda.

Ma che tipo di messaggio si cela dietro queste parole? Complimenti vivissimi al team che le ha composte, abili manipolatori di menti poco inclini alla riflessione. Dunque fatemi capire, il Natale sarebbe occasione gradita per fare delle buone azioni e gli altri 364 giorni dell'anno abbiamo l'esonero e la giustificazione? Che significa? Che a Natale togliamo la polvere all'indifferenza, al menefreghismo, all'egoismo, all'interesse personale e apriamo per un giorno gli occhi sul mondo che è oltre la cortina di sudiciume che ci ricopre l'anima?


Ma qual'è il concetto vero del tanto decantato spirito natalizio? Quale il vero significato? Non certo il messaggio che arriva dal suddetto jingle, spirito natalizio è qualcosa di molto più grande, nel senso lato del termine, una disciplina interiore da praticare con costanza ogni giorno della nostra vita. Non ci sono esoneri nè giustificazioni, non esiste un giorno dedicato, nè con un giorno a tema si paga un obolo e poi ci ritiriamo nel nostro castello tirando su il ponte levatoio, lasciando fuori tutto il resto. Per lo meno non lo è per me.

Sono cresciuta con un concetto diverso, di sicuro non quello del "a Natale puoi, a Natale si può fare di più", si fa e basta, ogni giorno senza necessità di capitali in banca, o cospicue donazioni, si tratta di piccoli gesti. Penso ad esempio al fatto che ogni mattina al risveglio possiamo accogliere i nostri cari con un sorriso, invece che con il viso lungo e quegli imbarazzanti silenzi che molti deifniscono "l'ora di comporto". Non ci vuole molto a muovere la muscolatura facciale.

Durante il giorno sono tante le occasioni che possiamo cogliere, al supermercato cedere il posto in fila alla casa a chi ha solo due o tre cose nel carrello, su un mezzo pubblico lasciare il posto ad una persona anziana che fa fatica a mantenersi in equilibrio, perchè magari già si appoggia ad un bastone. Offrirsi di andare a prendere un amico perchè è rimasto senza macchina, dare un passaggio sotto l'ombrello a chi è stato colto dalla pioggia senza riparo alcuno per un piccolo tratto di strada.

Andare a fare la spesa senza che ci venga chiesto, accompagnare un conoscente ad una visita specialistica perchè non ha nessuno, portare un fiore ad un convalescente, dedicare un po' del nostro tempo a chi è solo, portare una scatola di croccantini alla comunità felina, una vecchia coperta al canile, conservare le briciole di pane per gli uccellini. Sedersi ed ascoltare per dare la possibilità agli altri di esprimere se stessi, essere sinceri. Questo per me è lo spirito natalizio, non certo ritrovarsi tutti sotto uno stesso tetto per una giornata fra falsi sorrisi e qualche pettegolezzo nei confronti di chi poi per tutto il resto dell'anno ignoriamo dimenticando che esiste.

Spirito natalizio non significa fare buon viso a cattivo gioco, tanto è solo per poche ore, che razza di immagine diamo di noi stessi? Non è meglio mettere le carte in tavola? Anzi forse dovremmo approfittare una buona volta di questo giorno di riunione e ringraziare di aver la possibilità di trovarsi di fronte tutti per far chiarezza e far della chiarezza un pilastro della nostra vita. Non è con un jingle che si cambiano le cose, nè con un jinlge si dà una svolta alla nostra esistenza, è con un costante lavoro quotidiano che si apportano dei cambiamenti, non basta un giorno, ci vuole una vita intera.

martedì 9 dicembre 2014

Contro lo spreco alimentare chiedete la Doggy Bag

Che cos'è la "doggy bag", non fatevi ingannare dal nome, non serve per metterci Fido, nè ha la forma di un animale. E' naturalmente una parola anglosassone che definisce più una pratica che un oggetto vero e proprio. Una buona pratica sia per il risparmio che per la sostenibilità ambientale: consiste infatti nel mettere da parte il cibo avanzato al ristorante e portarlo a casa. Del resto il cibo è stato pagato e si suppone che sia di buona qualità, quindi perchè permettere che finisca nella spazzatura? Non fatelo, chiedete allora una "doggy bag". 

Ora letteralmente “doggy bag” si traduce in “busta per il cane”, ma oggi la si richiede più per se stessi che non per il proprio animale domestico. E' sufficiente comunicare al cameriere che si vogliono portare a casa gli avanzi; ciò che è rimasto nel piatto sarà posto in un altro contenitore, come le vaschette di alluminio o  in cellophane e stagnola, e poi riposto in una bustina. Così confezionato non vi sarà nemmeno il rischio di macchiare abiti o mezzi di trasporto.


Su questo tema è stata condotta una ricerca, da  Sitcom Editore, su un campione di 937 italiani e 118 ristoranti da cui è risultato che quattro italiani su dieci portano a casa il cibo che non finiscono al ristorante. Qui non si tratta di bon ton, ma di motivazioni ben precise in merito allo spreco del cibo o bevande. Se ora la tendenza di andare al ristorante è dettata più dal desiderio di stare insieme che non da quello dalla voglia di mangiare, con la doggy bag non sarà un problema gustare a casa ciò che si è lasciato nel piatto al ristorante.

Per quanto riguarda la conservazione dei cibi è bene che siano posti in contenitori chiusi, separando il primo dal secondo, i cibi cotti da quelli crudi,  anche nel caso di vegetali, e gli alimenti crudi dai “ready to eat” (ovvero pronti al consumo, ad esempio salumi, formaggi, latte..). L’INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, consiglia che gli avanzi in frigorifero vanno riposti in piccole porzioni ed è sconsigliato riscaldare lo stesso cibo più di una volta. Inoltre, per proteggersi dai microrganismi, è fondamentale scaldare correttamente il cibo, aspettando che esso diventi caldo all’esterno ma soprattutto all’interno, poichè la maggior parte degli agenti patogeni non sopravvive a temperature superiori ai 75°C.

Cosa mettere nella doggy bag? Sicuramente i cibi che hanno subito un processo di cottura e verranno cotti nuovamente prima di essere consumati. Prediligete alimenti come formaggi stagionati, frutta molto acida (ananas, ciliegie, lamponi, mirtilli, pompelmi, limoni, ecc.), salumi e vino, che presentano una conservabilità maggiore rispetto ad altri. Evitate, sfiziosi antipasti, in genere sono preparati con largo anticipo e molti sono conditi con salsine che non si mantengono per troppo tempo. Non mettete nella doggy bag alimenti crudi salati e dolci, perché non necessitano cottura e quindi sarebbe impossibile sterminare gli eventuali microrganismi che nel frattempo si sono formati. 

È sconsigliato conservare certi cibi in determinate stagioni, come il tiramisù perchè durante la stagione estiva è meglio lasciarlo al ristorante e non portarlo a casa. D’estate, infatti, è più facile che il cibo vada a male, in quanto i valori ottimali di crescita di microrganismi sono intorno ai 37°C. Gli ingredienti principali del tiramisù sono uova e mascarpone e assieme, complice la temperatura elevata, potrebbero giocare un brutto scherzo.

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