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mercoledì 24 febbraio 2016

Coleus Forskholii: una sola pianta, tante proprietà e alcune precauzioni

Il nome non è certo facile da pronunciare, ma noi per comodità nostra e buona pace della lingua che potrebbe avere seri problemi, chiameremo il Coleus forskohlii solo amichevolmente Coleus. Si tratta di una pianta usata dalla medicina Ayurvedica, imparentata con la menta e con l'ortica e originaria dell'Asia. Noto a molti ma non a tutti, vi farà piacere sapere che è un bruciagrassi naturale, ma ha anche altre importanti proprietà: combatte i crampi allo stomaco, tiene a bada la pressione sanguigna, le allergie, l'asma e la depressione.

Il principio attivo di questa pianta è la forskolina, che fa partire una serie di reazioni chimiche attraverso le quali le cellule di grasso rilasciano la loro energia e di conseguenza si sciolgono. Più semplicemente, la forskolina fa aumentare un enzima, la ciclasi che a sua volta aumenta un altro enzima, presente nel grasso e che stimola la lipasi a bruciare il grasso. Ma non è tutto perchè la forskolina funge anche da stimolatore dell'ormone tiroideo che accelera il metabolismo.

Questa sua proprietà fa sì che questo principio attivo sia utilizzato in associazione ad altri per agire sul peso corporeo (guaranà, garcinia cambogia, pepe nero...). Sono molti infatti gli integratori dietetici a contenerlo. Come sottolineo sempre, prima di utilizzare qualsiasi prodotto erboristico o fitoterapico a base Coleus è sempre necessario un consulto medico, per valutare la necessità di assunzione. Particolare attenzione devono prestare coloro che soffrono di ulcere allo stomaco, bassa pressione, coloro che assumono farmaci per la fluidificazione del sangue, le donne in gravidanza e allattamento.

Il Coleus però ha altre importanti proprietà: è infatti un broncodilatatore, riduce la pressione, fluidifica il sangue per la sua azione di antiaggregante piastrinico, è anti glaucoma, antinfiammatorio, allevia i sintomi causati dalla psoriasi.


martedì 23 febbraio 2016

Che cosa è il disco di Nebra?

Il concetto è sempre lo stesso, non c'è nulla a questo mondo che non sia già stato studiato. Il disco di Nebra rappresenta la volta celeste e, secondo i ricercatori risale al 1600 a.C.
La volta celeste raffigurata sul disco è stata realizzata in base a ben precisi calcoli matematici che rivelano una conoscenza astronomica di altissimo livello. Tale ritrovamento archeologico è così importante che è stato inserito nella lista Memory of the World dell’Unesco, poichè è la più antica rappresentazione astronomica conosciuta.

Il disco è un manufatto di bronzo di circa 32 cm di diametro, su cui è stato impresso un diagramma in oro dei cieli. Secondo la datazione calcolata, è stato realizzato verso la fine dell’Età del Bronzo da un popolo vissuto in Europa prima dell’arrivo dei Celti. E' stato trovato vicino alla cittadina di Nebra, in Sassonia (Germania orientale) nel 1999 da due cacciatori di tesori, Henry Westphal e Mario Renner, all'interno di una cavità in pietra in  un antico bastione sulla cima del Mittelberg. Assieme al disco furono rinvenute due spade di bronzo, due asce, uno scalpello e frammenti di un bracciale a forma di spirale la cui datazione poteva essere fatta risalire attorno al I millennio a.C.

Sono stati condotti studi approfonditi sia sul disco che sul luogo del ritrovamento, studi però che ancora non sono stati in grado di chiarire  se la cavità all’interno della quale il disco è stato rinvenuto, sia un’antica roccaforte o una camera sepolcrale. La cima del Mittelberg, luogo del ritrovamento,  potrebbe essere stata utilizzata nel Neolitico, forse come osservatorio astronomico. Il sito aveva caratteristiche particolari, in quanto era costituito da un circolo del diametro di 75 metri, composto in origine da una collinetta circondata da una serie di quattro anelli concentrici, un fossato e, tutt’intorno, due palizzate realizzate con pali di legno dell’altezza di un uomo.

 L’archeologo Harald Meller (Ente per l’Archeologia e la conservazione dei monumenti storici di Halle), l’astronomo Wolfhard Schlosser (Università di Bochum) e i chimici esperti in archeologia Ernst Pernicka (archeometallurgia), Heinrich Wunderlich (tecnica e metodo delle costruzioni) e da Miranda J. Aldhouse Green (Università del Galles), archeologa e studiosa delle religioni dell’età del Bronzo, hanno stuiato approfonditamente il disco. Il risultato del loro studio ha portato ad ipotizzare che le placchette circolari più piccole rappresentano le stelle. Fra queste spicca un gruppetto di sette placchette più ravvicinate che dovrebbero essere le Pleiadi, un ammasso stellare visibile a occhio nudo nella costellazione del Toro. I due dischi maggiori, quello circolare e quello a forma di falce, rappresentano rispettivamente il Sole (ma potrebbe essere anche la Luna piena) e la Luna crescente. Ai bordi del disco, vi sono linee curve incastonate, esse probabilemente rappresentavano porzioni dell’orizzonte visibili dal sito in cui il manufatto è stato ritrovato.

Tale teoria interpretativa è supportata dal fatto che le linee, coprono un angolo di 82°, ossia la differenza angolare tra i punti del sorgere e del tramontare del Sole all’orizzonte, alla latitudine del luogo del ritrovamento, nei periodi compresi tra i solstizi d’estate e d’inverno. Un arco dorato che ricorda una barca a vela sul mare si trova sul bordo del disco, forse  la “Barca del Sole”, mantre le piccole rientranze lungo ogni lato dell’arco potrebbero essere i remi della nave. Il mito del carro solare o di una nave su cui il sole viaggiava, sono comuni a molti popoli e, in base all'interpretazione  dell’archeologa Miranda Aldhouse Green, il disco contiene la simbologia religiosa legata al sole.

E' auspicabile credere che chi lo ha realizzato, abbia voluto riunire tutti gli altri simboli di culto venuti alla luce anche in diverse regioni europee e questo può far pensare ad un complesso sistema religioso diffuso in tutta Europa. 40 fori di circa 3 mm si trovano sul bordo del disco, ma la loro funzione non è chiara: forse i fori servivano semplicemente a  fissarlo, in modo tale da poter essere utilizzato come oggetto di culto. Possiamo affermare dunque  quelli che vangono definiti popoli primitivi avevano una conoscenza avanzata dei cieli,  e ciò dimostra che la conoscenza dei cieli   era diffusa in tutta l’Europa del secondo millennio a.C.

Nuovo e misterioso fossile di Ominide trovato nella Cina del Nord

Molti di voi sanno quanto io sia affascinata dai misteri  dell'archeologia, che riguardano l'uomo e la sua evoluzione. Per questo sono rimasta colpita dalla notizia del ritrovamento del fossile di un ominide che si troverebbe a metà fra l’Homo Erectus e il Neanderthal e vissuto tra i 60 mila e i 120 mila anni fa. I resti fossili portati alla luce nel 1976 in una grotta della Cina del Nord, nella regione di Xujiayao, sono costituiti da frammenti di cranio e nove denti appartenuti a quattro individui, che, in base alle recenti analisi effettuate, non sembrano corrispondere a nessuna specie conosciuta, né sembrano adattarsi ad uno qualsiasi degli antenati dell’uomo moderno.



Le nuove ricerche sono state coordinate dalla dottoressa Maria Martinón-Torres, del Centro Nazionale di Ricerca sull’Evoluzione Umana di Burgos, Spagna. Le ipotesi fatte sembrano indicare che l'ominide potrebbe essere il risultato di un incrocio tra due specie. Alcuni denti, infatti, presentano caratteristiche tipiche degli Homo Erectus più antichi, mentre altri sembrano appartenere ai Neanderthal. «Sono un mix di qualcosa di molto primitivo, attualmente sconosciuto», dice la Martinón-Torres. «Non possiamo andare oltre affermando che si tratti di una nuova specie, perché bisogna eseguire altri confronti».

Si sa che gli esseri umani moderni, hanno avuto la loro origine in Africa, ma gli antropologi sono a conoscenza di altri tre gruppi di esseri umani primitivi che hanno abitato varie parti del pianeta: i Neanderthal che hanno vissuto in Europa, l’Homo Floresiensis in Indonesia e l’Homo di Denisova in Asia. Una delle possibilità è che i fossili appartengano ai Denisova, un gruppo umano molto misterioso. Questi primi esseri umani vivevano in Siberia e probabilmente derivano da un distaccamento indipendente dall’albero genealogico che generò i Neanderthal circa 300 mila anni fa. Comunque, si sa veramente molto poco sul loro aspetto e su come vivevano. Il gruppo trovato nella grotta cinese potrebbe essere un ulteriore ramo distinto proveniente dai Denisova. La speranza è quella di trovare altri resti nella regione che potrebbero aiutare a risolvere il mistero.

Erba Strega o Licopodio per la pelle e per il fegato

L'Erba Strega il cui nome botanico è Lycopodium clavatum ha svariate proprietà fra cui il suo uso per le dermatiti da pannolino e anche per depurare il fegato, ma è consociuto anche come rimedio omeopatico. Ad essere utilizzate sono le spore di colore giallo-marrone, inodori e insapori, che si ottengono battendo le spighe. Il suo uso risale al Medioevo, infatti le spore venivano utilizzate per preparare i fuochi d’artificio e per provocare i flash in fotografia. Nel XVII secolo veniva somministrato contro la gotta e la ritenzione urinaria. In fitoterapia si utilizza sulle ferite e sugli eczemi.


La polvere di Licopodio è composta  da materie grasse che la rendono adatta a lenire il prurito e decongestionare le pelli irritate. Contiene zolfo, e silicio, manganese, calcio, olio essenziale, zuccheri, alcaloidi, licopidina, clavatoxina, gomme e pigmenti flavonici.

Modalità d'uso:  la polvere ricavata dalle spore essiccate  viene aggiunta anche a talco e ciprie, mentre in cosmetica come rinfrescante della pelle del viso. Ma il licopodio veniva utilizzato, anche per tisane con effetto lassativo, diuretico e disintossicante, e in questo caso veniva usata la pianta intera. Il licopodio viene solo scottato con acqua bollente e lasciato riposare per poco tempo, per preparare la tisana che viene utilizzata per depurare il fegato. Essiccato e introdotto in un cuscinetto viene utilizzato contro i crampi ai polpacci (si applica durante la notte sulla parte dolente). Esiste anche la tintura madre e la si trova, così come la polvere, nelle erboristerie.

Le materie grasse contenute nel Licopodio portano sollievo alle pelli arrossate, macerate dal sudore, da urina, da feci, come nel caso di irritazione sulla pelle, dermatiti o eritema da pannolino si può cospargere la polvere sulla zona interessata. Per via interna viene utilizzato per depurare il fegato, in caso di ipertensione e reumatismi.



Drosera, la pianta carnivora che cura asma e tosse

Anche le piante carnivore sono utili alla salute, anche se può sembrarci strano. La Drosera, nome botanico Drosera rotundifolia, è, infatti una pianta insettivora che cattura piccoli insetti grazie alle sue vischiose secrezioni prodotte da lunghi tentacoli dotati di peli color porpora. Questa singolare pianticella contiene alcuni importanti e preziosi principi attivi che la rendono una pianta dalle caratteristiche bechiche, antispasmodiche, sedative dei bronchi, antisettiche, decongestionanti.


Essa contiene oltre agli oli essenziali, glucosidi, naftochioni, antociani, flavonoidi, tannini, minerali, resine e acidi organici che insieme, ne fanno una pianta utile al trattamento dell'apparato respiratorio. In fitoterapia si utilizzano le foglie che contengono una particolare sostanza, il droserone, simile per la sua composizione alla plumbagina che risulta essere efficace come calmante su diversi tipi di tosse, in particolare quella stizzosa caratterizzata dal broncospasmo e da asma.

La fitoterapia la usa sia fresca che essiccata e con essa è possibile fare un infuso. Per farlo procedere in questo modo: versare 1/4 di litro di acqua bollente su un cucchiaino di pianta, lasciare riposare 10 minuti e poi filtrare. Bere 3-4 tazze al giorno. Informatevi sempre presso il vostro medico o presso un erborista di fiducia che può consigliarvi anche preparati di drosera associati ad altre piante con le stesse proprietà.

Quali controindicazioni? La drosera deve essere prescritta da un medico in quanto per assumerla è necessario rispettare le dosi. La Drosera nona assunta in concomitanza con farmaci per la cura della pressione arteriosa e con farmaci per le malattie infettive. Assolutamente vietato il sovradosaggio poichè può provocare sintomi dolorosi nel tratto urinario.


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