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lunedì 4 aprile 2016

L'amla: il frutto del ringiovanimento

L'antichissima medicina ayurvedica utilizza per il ringiovanimento il frutto di una pianta straordinaria: l'Emblica Officinalis. Il frutto si chiama amla ed è ricchissimo di antiossidanti e vitamina C.

I poteri antiossidanti dell'amla sono dovuti agli ellagitannini e anche ai polifenoli presenti come i flavonoidi, l'acido ellagico, acido gallico e il campferolo. Secondo recenti studi, è stato evidenziato che questo frutto contiene il SOD (superossido dismutasi) che in combinazione con polifenoli, tannini e acido ascorbico riesce a contrastare efficacemente i radicali liberi che, come ormai sappiamo con certezza sono i responsabili dell'invecchiamento delle cellule. Tali proprietà inoltre sono utili al corretto funzionamento del sistema immunitario.

Oltre al potente potere antiossidante, l'amla è anche un frutto con proprietà antibatteriche, antinfiammatorie e antivirali. Gli estratti infatti riescono a migliorare l'artrite reumatoide e l'osteoporosi, ed è capace di ridurre le infiammazioni indotte dalla pancreatite acuta e favorisce la spontanea rigenerazione e riparazione del pancreas dopo in attacco di pancreatite.

Tra l'altro l'amla si rivela utile a coloro che soffrono di ipercolesterolemia, riduce il glucosio nel sangue, tiene sotto controllo i trigliceridi, favorisce la funzionalità epatica.


domenica 3 aprile 2016

Pelle, sistema respiratorio e fegato: il Desmodio multitasking

Non ancora ampiamente diffuso in Europa, il desmodio è una pianta dalle straordinarie proprietà curative. Esso infatti ha la proprietà di rigenerare il fegato ( in particolare quando vi sia stata una sofferenza indotta da trattamenti farmacologici o chemioterapici), ma non solo, cura l'asma bronchiale e allergica ed è utile in caso di crisi epilettiche o nei casi di choc anafilattico. Originario dell'Africa equatoriale, il desmodium adscendens è un vero e proprio farmaco.


Uso interno: come  epatoprotettore aumenta la resistenza delle cellule epatiche in caso di infiammazione di origine tossica o infettiva, in particolare in seguito a trattamento farmacologico o chemioterapico. Ma è anche efficace contro le epatiti virali (in associazione con un trattamento farmacologico), in particolare nella cosiddetta fase itterica (lo stadio iniziale della malattia). Come anticipatico è anche antiasmatico, infatti combatte le crisi di asma bronchiale impedendo la contrazione dei muscoli dei polmoni. Inoltre è antiallergico perchè cura le allergie che sopraggiungono in modo improvviso, come l'asma allergica, gli edemi di Quincke o le allergie digestive. Come broncodilatatore agisce con un effetto rilassante sui tessuti polmonari e sui muscoli bronchiali, nei casi di crisi di asma o di choc anafilattico. Infine è decontratturante: si utilizza in caso di contratture muscolari, come indolenzimenti, crampi e spasmi. Efficace per alleviare il mal di schiena.

Uso esterno: come cataplasma, il desmodio svolge un'azione antiallergica sull'orticaria e sull'eczema da contatto.

Questa pianta ha trovato applicazione in diverse parti del mondo fra cui l'Africa occidentale, dove la pianta è originaria (Ghana, Camerun...) e trova applicazione contro l'asma e l'itterizia, ma anche contro le malattie epatiche o digestive. In America Latina, si usa nei trattamenti contro convulsioni, epilessia, diarree, malaria e infezioni genito-urinarie. In Francia fu introdotto negli anni '70 e nel 2006, l'Agenzia nazionale di sicurezza sanitaria e dell'alimentazione francesene ha  riconosciuto le proprietà epatoprotettive e immunostimolanti. In Italia, la Circolare 07 del giugno 2007 ha riammesso il Desmodium adscendens negli integratori alimentari.

Il desmodio si riconosce per la somiglianza che ha con il trifoglio, ed è sia strisicante che rampicante, predilige le aree equatoriale e la si troa ad esempio appoggita ai tronchi delle piante di cacao o delle palme da olio.

In fitoterapia, le parti utilizzate sono quelle aeree, gli steli e le foglie. Contiene flavonoidi, alcaloidi d'isochinolina, acidi grassi, saponosidi, antocianosidi, derivati di triptamina. Dosaggio:
 - In infusione o come decotto, lasciare in infusione 10 g di desmodio per litro di acqua bollente per circa quindici minuti.
- In concentrato di decotto, assumere 3 capsule al giorno per una persona adulta. È preferibile optare per i preparati a base di piante biologiche.
- In soluzione bevibile, assumere da 2 a 4 cucchiai da caffè al giorno di desmodio diluito in un bicchiere di acqua o di succo di frutta.
- In caso di problemi epatici, la dose consigliata è di 8 g al giorno (dose non assumibile attraverso le capsule che ne contengono solo 200 mg). Peraltro, occorre seguire il trattamento per un periodo minimo di otto giorni, che può durare diverse settimane, fino a normalizzare il livello di transaminasi.
- Per prevenire gli effetti collaterali di una chemioterapia, il desmodio va assunto due giorni prima e per almeno dieci giorni dopo la seduta.

Il desmodio va utilizzato con cautela durante la gravidanza e l'allattamento. Nessuna controindicazione nota. Non ha effetti collaterali. Per potenziarne gli effetti, è possibile associare il desmodio, consumato come infuso, al Chrysantellum americanum, al cardo mariano o ad altre piante che stimolano la funzionalità renale, come la pilosella. Non ha interazione con i farmaci.

Comprovati sono ormai i risultati nel trattamento alternativo delle epatiti virali: scomparsa dell'ittero in otto giorni, nausee e mal di testa, inappetenza e stanchezza, quindi normalizzazione delle transaminasi in un arco temporale da dieci a trenta giorni. Ottimo per prevenire le epatotossicità causate, ad esempio, dall'alcolismo o dalle intolleranze ai farmaci (neurolettici, terapia antibiotica, triterapia). I pazienti sottoposti a chemioterapia che hanno assunto del desmodio prima e dopo le sedute, hanno osservato una diminuzione, se non addirittura la scomparsa, di nausea e vomito e hanno potuto quindi mantenere uno stato generale soddisfacente che li ha resi più forti contro il cancro. In caso di epatite conclamata o sospetta è sempre necessario consultare ilmedico sull'uso del desmodio.


Gestire l'ansia e la dieta con la griffonia

Gestire l'ansia non è facile, e chi ne è prigioniero spesso deve affidarsi a farmaci di sintesi nel tentativo di migliorare una situazione che crea panico e preoccupazione e che non permette di vivere una vita normale. Ma come ben sappiamo i farmaci di sintesi creano una certa dipendenza e hanno anche delle pesanti controindicazioni. A quale alternativa naturale possiamo affidarci? La natura ci ha fatto dono della griffonia.

La griffonia, o  Griffonia simplicifolia, è apprezzata per le sue proprietà ansiolitiche, regolatrici dell'umore e del sonno, oltre che come coadiuvante nel contesto di una dieta dimagrante. Grazie al 5-HTP, un amminoacido che interviene in vivo nella secrezione della serotonina, rende la griffonia una valida alternativa in ambito fitoterapico agli antidepressivi e ad altri neurolettici di sintesi.


Uso interno:   depressione, ansia, angoscia, aggressività, perdita di autostima. E quindi anche insonnia, sonno agitato, difficoltà di addormentamento. Per i distubi alimentari: bulimia, obesità. Inoltre: cefalee, sindrome fibromialgica, mestruazioni dolorose. Stato generale: prevenzione dell'invecchiamento, tonicità (azione antiossidante).

Uso esterno:  dermatosi, ferite della pelle, infiammazione cutanea, bruciature (uso nella medicina tradizionale africana).

Qualsiasi patologia e/o sintomi per i quali si rendono necessari una regolazione o una migliore concentrazione di una carenza di serotonina nel sangue. Trattamento sostitutivo nei casi di dipendenza da alcuni antidepressivi IRS. Trattamento dell'anemia falciforme (presenza di un principio attivo, il lithospermoside). Combatte l'ossidazione e l'invecchiamento cellulare. Costipazione, pigrizia intestinale, impotenza maschile (nella medicina tradizionale africana).

Benchè molto usata nella medicina tradizionale africana, solo  negli anni '80 perché gli studiosi iniziarono a interessarsi alla griffonia. Fu proprio il riscontro della sua efficacia nel trattamento dei disturbi dell'umore che permise alla ricerca di adoperarsi per rivelarne il principio attivo, un amminoacido denominato 5-HTP, ad alta concentrazione, e che è un precursore naturale di serotonina, un neurotrasmettitore essenziale secreto dal cervello e che concorre, tra l'altro, alla regolazione dell'umore. Da quel momento la griffonia ha potuto occupare un posto nella fitoterapia occidentale come pianta officinale, considerata il miglior sostituto dei neurolettici di sintesi.

Tutti gli elementi e le parti (radice, fusto, corteccia, foglie, fiori e semi) sono utilizzabili nella fitoterapia tradizionale e locale, anche se la concentrazione ottimale di 5-HTP è presente nei semi che vengono raccolti ed esportati dopo l'essiccazione.

Questa pianta contiene del 5-idrossitriptofano (5-HTP è il principio attivo precursore della serotonina). Gli altri componenti sono vitamine, antiossidanti e sali minerali: alcaloidi (hyrtioerectina B, 3-carbossi-6-idrossi-β-carboline, hyrtiosulawesina, 5-idrossindole-3-carbaldeide, 5-idrossi-3-(2-idrossietil) indolo, trigonellina, 5-idrossitriptamina, griffonina [1] Lectine (rodamina). Uso e posologia della griffonia

Dosaggio: si acquista in farmacia o presso i distributori specializzati nella vendita di integratori alimentari, sotto forma di capsule o compresse con un dosaggio compreso tra 50 e 100 mg di principio attivo (il 5-HTP). Si consiglia di assumerne da 1 a 4 dosi a seconda della concentrazione del prodotto per le patologie trattate abitualmente, di preferenza alla sera, per evitare la sonnolenza nelle ore diurne. I trattamenti con la griffonia possono durare da uno a tre mesi. In caso di assunzione permanente, è necessario parlarne al proprio medico curante. Poiché in Europa la disponibilità di questa pianta in erboristeria è assai rara, è difficile preparare da soli soluzioni per uso esterno. In compenso, in ambito cosmetico e dermatologico vengono commercializzati prodotti (creme, lozioni, pomate, tinture, ecc.) contenenti estratti di griffonia. Anche in questo caso, è necessario attenersi alle modalità d'uso e ai dosaggi riportati nei foglietti illustrativi dei prodotti.

Non esistono precauzioni d'uso particolari alle dosi terapeutiche indicate. Occorre però prediligere le assunzioni serali per evitare il rischio di sonnolenza diurna e la diminuzione o la perdita del livello di attenzione (attività professionali, conduzione di veicoli e così via). In caso di contraccezione ormonale, le donne dovranno informare il medico riguardo l'assunzione di griffonia e tenerne sotto controllo gli effetti. Gli estratti di griffonia per uso interno non possono essere somministrati in automedicazione ai soggetti epilettici, alle donne in gravidanza o che allattano, e neppure ai bambini.

Non sono stati riferiti effetti indesiderati alle dosi terapeutiche indicate. Possono comunque verificarsi disturbi intestinali di lieve entità. In questi casi, ridurre le dosi di assorbimento. Occorre evitare di assumere estratti di griffonia contemporaneamente all'assunzione di iperico (o erba di San Giovanni), genziana o di kawa kawa.


giovedì 24 marzo 2016

Il Konjac alleato della Dieta, utile contro il cancro, buono per il diabete

Originario dell'Asia il konjac, o Amorphophallus konjac, è usato da sempre in oriente come alimento terapeutico, mentre in Occidente come integratore alimentare. È uno spezza-fame ricco di fibre ma povero di calorie, proprietà che lo rende l’alleato per eccellenza della linea.

Utilizzo interno: nella tradizione asiatica il konjac è utilizzato per trattare il cancro e il diabete, mentre in Occidente è apprezzato per le sue proprietà dietetiche: essendo ricco di fibre e povero di calorie, è infatti un ottimo alleato per chi desidera perdere peso ed aiuta inoltre a ridurre il tasso di glucosio e di lipidi nel sangue.


Con sole 9,6 kcal per 100 g, il konjac aiuta a ridurre il numero di calorie ingerite durante un pasto dando inoltre un buon senso di sazietà. Le radici del konjac contengono infatti un’elevata concentrazione di glucomannano, una fibra che aumenta di volume a contatto con i liquidi e riempie quindi lo stomaco provocando una sensazione di sazietà e allo stesso tempo riducendo l’assorbimento degli zuccheri e dei grassi.

Per il suo elevato contenuto di fibre, aiuta a regolare il transito intestinale e a contrastare i gonfiori, la costipazione e la diarrea; è anche disintossicante, perché le sue fibre facilitano l’eliminazione delle tossine. Ha un ndice glicemico particolarmente ridotto, per questo favorisce la riduzione dei picchi insulinici e regola il metabolismo, permettendo così di tenere meglio sotto controllo lo stoccaggio dei grassi.

Come detto precedentemente il konjac è stato a lungo utilizzato nella farmacopea asiatica perché ritenuto efficace nel trattamento del diabete e del cancro. Nei paesi asiatici, in cui sono noti gli effetti benefici delle fibre solubili per la salute, la farina di konjac viene utilizzata come ingrediente in cucina e gli asiatici assumono tuttora questa pianta per favorire la regolarità del transito intestinale e l’eliminazione delle tossine da parte del sistema digerente, mentre in occidente è nota soprattutto per le sue proprietà dimagranti.


In fitoterapia si usano le radici. Le radici del konjac contengono glucomannano, una sostanza in grado di assorbire una quantità d’acqua pari a 150 volte il proprio volume. Utilizzo e posologia del konjac

Dosaggio:
 - Le capsule del konjac vengono assunte come spezza-fame: prenderne  1-3  in un bicchiere grande di acqua, almeno mezz’ora prima dei pasti.
- Gli spaghetti di konjac sono utili nella preparazione di un piatto dietetico e possono sostituire un piatto di pasta, spesso troppo calorico.
- Gli spaghetti, chiamati anche konjac shirataki, sono prodotti a partire da farina di konjac (konnyaku), di acqua e di idrossido di calcio, sono molto poco calorici e possono essere utilizzati per preparare molti piatti.
- La gelatina, composta principalmente da glucomannano, non si mangia direttamente ma è un ingrediente di vari prodotti alimentari.

Il konjac è un alimento molto ricco di fibre, che però non contiene minerali o vitamine e che quindi deve essere assunto nell’ambito di un’alimentazione equilibrata per evitare le carenze, inoltre è sconsigliato in caso di occlusione intestinale.

L’assunzione del konjac può causare emissione di gas, feci molli o la sensazione di aver mangiato troppo: è possibile che questi disturbi scompaiano riducendo il dosaggio. L’ideale è iniziare assumendo una dose bassa e aumentarla progressivamente. Insieme ad altre fibre solubili come la crusca o lo psillio, ottimizza la riduzione del tasso di colesterolo nel sangue e può essere assunto insieme ad altre piante che hanno lo stesso effetto riduttore sul tasso di lipidi nel sangue.


Se assunto sotto forma di capsule o in polvere, ha un’elevata concentrazione di glucomannano: se si segue un trattamento farmacologico è quindi importante consultare il medico prima di assumere del konjac e, in ogni caso, si consiglia distanziare di almeno due ore l’assunzione dei farmaci e quella del konjac, per evitare che il glucomannano intrappoli le vitamine e i minerali. L’assunzione di fibre solubili come il konjac può rallentare l’assorbimento di alcuni farmaci.

mercoledì 23 marzo 2016

L'Escolzia o papavero della California, la pianta del Sonno

L'escolzia o papavero della California è noto come sedativo e ansiolitico naturale, utile nel trattamento di diversi disturbi del sonno  di adulti bambini: difficoltà di addormentamento, insonnie, enuresi... Questa pianta, che non dà alcun tipo di assuefazione alcuna, placa anche gli stati di nervosismo e le forme lievi di ansia, oltre che attenuare i disturbi psicosomatici correlati.

Uso interno: come sedativo  favorisce l'addormentamento. Calma i bambini prima di andare a letto, riduce i risvegli notturni, l'enuresi e gli incubi. Come ansiolitico migliora i disturbi psichici normalizzando le funzioni psicologiche. Combatte il nervosismo e lo stress senza creare assuefazione, come gli stati lievi di ansia responsabili di palpitazioni o di sensazioni di oppressione. Ma è anche un antispasmodico e come tale  attenua i dolori, le coliche, le irritazioni intestinali, i crampi o le infiammazioni biliari o a carico della colecisti che accompagnano i disturbi del sonno.



E' originaria della costa pacifica degli Stati Uniti, e del Canada meridionale, ed è stata un rimedio tradizionale dei popoli amerindi per le sue proprietà analgesiche: questa pianta infatti contribuiva ad alleviare il mal di testa e il mal di denti di cui soffrivano queste popolazioni.

Anche se parente del papavero sonnifero (Papaver somniferum), l'escolzia non è un narcotico. In fitoterapia sono le parti aeree assunte per via orale. Principi attivi sono costituiti da alcaloidi isochinolinici, glucosidi flavonici, fitosteroli, carotenoidi, mucillagini, linamarina.

Dosaggio:
Gli alcaloidi responsabili dell'effetto ansiolitico dell'escolzia non sono solubili in acqua, perciò gli infusi non sono efficaci nel trattamento delle forme leggere di ansia.
- Un infuso si prepara utilizzando 5 g di parti aeree essiccate, da lasciare in infusione per quindici minuti in una tazza di acqua bollente, da bere prima di andare a letto.
- In capsula di estratto secco, la posologia è di 2 capsule da 100 g, da assumere a cena, poi altre due al momento di coricarsi.
- L'assunzione di escolzia sotto forma di tintura madre richiede la diluizione di un minimo di 100 a un massimo di 150 gocce in un bicchiere d'acqua. Bere il composto un'ora prima di andare a letto. Può risultare più facile consumare l'estratto fluido, più concentrato, in dosi da 15 a 30 gocce, da una a tre volte al giorno.

ATTENZIONE:  operatori di macchinari o conducenti di veicoli devono considerare gli effetti sedativi dell'escolzia. Inoltre, non va assolutamente associato al consumo di alcol. Le persone in attesa di sottoporsi a interventi chirurgici dovranno interrompere l'assunzione di escolzia da una settimana a dieci giorni prima dell'operazione, per evitare interferenze con eventuali altri farmaci (anestetici o altri).

Benchè la pianta sia priva di tossicità, l'escolzia è sconsigliata durante la gravidanza e l'allattamento, nei bambini di età inferiore ai 6 anni e in caso di antecedente di glaucoma, per la presenza di alcuni alcaloidi, tra cui la sanguinarina. Benché si sospetti che la sanguinarina sia responsabile della formazione di glaucomi, questa sostanza è principalmente concentrata nella radice della pianta, che non viene utilizzata in fitoterapia. E' anche controindicata nei soggetti allergici alle piante della famiglia delle papaveracee e ad alcuni farmaci, come la morfina e la codeina.

Raramente l'escolzia può indurre un leggero stato di torpore. Tra gli altri effetti collaterali, sono stati riferiti sonnolenza mattutina e rigidità muscolare. Utilizzata in associazione con il biancospino, l'escolzia può anche causare nausea.

Può essere associata ad altre piante, in funzione dell'effetto desiderato: il papavero in caso di incubi notturni, l'eleuterococco contro l'enuresi, il marrubio per le persone che hanno difficoltà ad addormentarsi. In compenso,  intensifica gli effetti di altre piante officinali, in particolare il kawa kawa, la valeriana, il corniolo giamaicano e l'iperico, con un rischio di sonnolenza.

Se  associata all'assunzione di tranquillanti, l'escolzia può aumentarne le proprietà sedative. Interagisce con gli oppiacei, i barbiturici e le benzodiazepine. Ne è quindi sconsigliata qualunque associazione.

martedì 22 marzo 2016

L'Epilobio la Pianta della Prostata e dell'apparato gastroenterico

L'epilobio, Epilobium angustifolium, Epilobium parvifloru, è la pianta della prostata. Ma per le sue proprietà antinfiammatorie, antibatteriche, astringenti e calmanti è efficace anche contro diverse altre patologie, come gastroenteriti, diarree, laringiti, irritazioni cutanee.


Uso interno: emolliente e astringente,  è impiegato per il trattamento di coliti, infiammazioni intestinali e diarree, per la presenza di tannini, che restringono i tessuti infiammati, e alle mucillagini, che nutrono i tessuti prosciugati. L'epilobio si usa anche nella cura delle infiammazioni e irritazioni della sfera otorinolaringoiatrica. Grazie al suo effetto inibitore delle prostaglandine, l'epilobio è raccomandato per tutti i disturbi a carico della prostata, iperplasia prostatica benigna, infiammazione, prostatite acuta (infezione batterica) e altre infezioni. Dopo un intervento chirurgico calma i bruciori. E'  un coadiuvante nel trattamento delle cistiti e, in generale, di tutte le infiammazioni a carico della sfera urinaria.

Uso esterno:  come balsamo, cura le irritazioni cutanee, in particolare nei bambini. Sotto forma di sciacqui, attenua le infiammazioni gengivali. Svolge un'azione disinfettante sulle ferite.

Strano a dirsi, dell'Epilobio ne parla per la prima volta nel XVII secolo il botanico, erborista e fisico inglese Nicholas Culpeper, nell'opera The English Physician (del 1652). Ma sarà nel XX secolo grazie al libro della botanica austriaca Maria Treben, "La salute dalla farmacia del Signore", che l'epilobio viene sdoganato come pianta medicinale da prediligere in caso di disturbi a carico della prostata. Eppure, non tutte le specie di epilobio vantano proprietà curative; sono quelle caratterizzate da fiorellini di colore dal rosso al rosa pallido.

In fitoterapia, le parti utilizzate dell'epilobio sono le foglie e i fiori, ma anche le sommità fiorite. Tra i principi attivi si trovano tannini, flavonoidi, fitosteroli, mucillagini, vitamina C, pro-vitamina A.

Dosaggio
 - come infuso, in dosi da uno a due cucchiaini da caffè di foglie essiccate per 250 ml di acqua. È preferibile berne due tazze al giorno: la prima al mattino, a digiuno, e la seconda mezz'ora rima di andare a letto.
- la tintura di epilobio si prepara con foglie recentemente essiccate, in dosi di 100 g di foglie per 500 ml d'alcol a 40 o 50°. La posologia è di un minimo di 40 a un massimo di 60 gocce diluite in acqua, da assumere da una a quattro volte al giorno.
- come integratore alimentare in capsule, la posologia è da tre a sei capsule al giorno, da assumere accompagnate da abbondante acqua.

L'epilobio è noto per le sue proprietà antiossidanti. Se ne sconsiglia l'utilizzo per il trattamento dello stress ossidativo, perché questa pianta è al tempo stesso astringente e svolge un'azione sulle mucose gastriche: una tisana al giorno di epilobio per un periodo di tempo prolungato potrebbe quindi comprometterne il buon funzionamento. Non esistono controindicazioni note e non sono stati riferiti effetti collaterali. I

martedì 15 marzo 2016

La Consolida maggiore o erba di San Lorenzo per la pelle, i muscoli, le fratture e distorsioni

Si chiama Symphytum officinale ma è nota anche come orecchio d'asino o erba di San Lorenzo ed era nota già nell'antichità per le sue proprietà di rinnovamento delle cellule della pelle e dei muscoli, e la capacità di facilitare la guarigione di fratture, distorsioni e stiramenti. E in più è utile in dermatologia. Si può usare sia internamente che esternamente.



Uso interno: come antifiammatorio l'infuso di consolida maggiore è un coadiuvante nella cura di disturbi digestivi, diarree e coliti ulcerose. Mentre come astringente la foglia attenua i dolori causati da artrosi, crampi o nevralgie muscolari, favorendo il rilassamento dei muscoli, ma dato che contiene una sostanza epatotossica se limita fortemente l'uso interno.

Uso esterno: applicata su compresse di garza, consente di curare contusioni, storte e fratture. E' utile per curare ferite e piaghe da decubito,  come antinfiammatorio attenua le contrazioni e gli stiramenti muscolari. Se ne può fare un cataplasma,  per purificare i polmoni e curare le tossi secche. Facendo gargarismi o sciacqui, agisce sulle lesioni e sulle infiammazioni della cavità orale. Ha proprietà emollienti, perciò si rivela  molto utile in ambito dermatologico contro foruncoli, acne, psoriasi e, in generale, per contrastare qualsiasi forma di disidratazione della pelle.

E' anche addolcente, contiene infatti mucillagini che la rendono un ottimo trattamento complementare in caso di screpolature o spellature, oltre che di punture di insetti. Plinio il Vecchio ne descrive le proprietà terapeutiche per la cura delle fratture. All'epoca, la consolida maggiore era anche impiegata in caso di disturbi intestinali, bronchiti o pleuriti. Nel tempo si è diffusa grazie a viaggiatori e pellegrini. Il nome botanico symphytum si riferisce alla parola greca symphuo, che significa "crescere insieme".

La fitoterapia ne utilizza la radice e le parti aeree: la radice si raccoglie in autunno, periodo durante il quale presenta il tasso di allantoina più elevato, mentre le parti aeree, dalle proprietà astringenti e antinfiammatorie, vengono raccolte in estate.La consolida maggiore contiene: allantoina, acidi fenolici, alcaloidi, tannini, mucillagini, terpenoidi. Ed  è anche ricca di calcio, potassio, fosforo, ferro e silicio.


Dosaggio:
-principalmente utilizzata come cataplasma, sia versando dell'acqua bollente sulle foglie fresche tritate, prima di avvolgere il tutto in una garza, sia mescolando il 50% di farina della foglia di consolida maggiore al 50% di amido per ottenere una pasta spessa.
- la tintura madre di radice di consolida maggiore si utilizza pura sui foruncoli dell'acne. È possibile collocare direttamente le foglie tagliate sui foruncoli o utilizzarle in caso di psoriasi.
- il decotto si prepara utilizzando 100 g di radici spellate per 250 ml di acqua e deve essere limitato al solo uso esterno, in applicazioni di una quindicina di minuti, da ripetere ogni 3 ore.
- un infuso di consolida maggiore si prepara mescolando 6 foglie grandi fresche o essiccate, in 1 litro di acqua, prima di filtrare e lasciar raffreddare. Questo infuso può essere impiegato in uso interno o esterno, mescolandolo ad esempio all'acqua del bagno.
- è anche possibile consumare il succo di consolida maggiore, preparato con le foglie passate al mixer, mescolate a un po' d'acqua e poi filtrate Precauzioni d'uso della consolida maggiore

E' necessario fare attenzione nell'uso della consolida maggiore perchè contiene alcaloidi pirrolizidinici isolati che possono, a dosi elevate, rivelarsi estremamente tossici per il fegato. essi si concentrano soprattutto nella radice. Per questo motivo, è fondamentale non impiegare la radice per uso interno. In generale, i ricercatori raccomandano una durata massima di utilizzo di sei settimane all'anno, per evitare che questa sostanza epatotossica si possa accumulare nell'organismo. La consolida maggiore non va applicata su una ferita aperta che non sia stata pulita. Peraltro, la durata massima di utilizzo di questa pianta sulle ferite è di tre giorni.

ATTENZIONE:  è controindicata nei bambini, nelle donne incinte o che allattano, e nei soggetti affetti da malattie epatiche. Al di fuori di un potenziale rischio allergico, non esistono effetti collaterali noti.

lunedì 14 marzo 2016

La celidonia o erba delle rondini

Erba delle rondini è un appellativo molto affascinante, rimanda a qualcosa di naturalmente magico nel mio immaginario. L'erba delle rondini è la  celidonia, conosciuta  fin dall’antichità per le sue proprietà medicinali. Si chiama così perchè celidonia deriva dal greco chelidôn che significa rondine, secondo una leggenda infatti, questi uccelli la utilizzavano per guarire gli occhi dei loro piccoli nati ciechi. E' facile dedurre quindi, che la tradizione le attribuisca proprietà curative nei confronti delle patologie oculari, ma oggi se ne fa uso per curare le verruche, ed è per questo che viene anche chiamata erba delle verruche o erba dei porri. In verità le proprietà della celidonia sono molte, cominciamo a vedere quali.


Uso interno: per i crampi intestinali e gastrici e per il trattamento dell’asma,  trattamento di affezioni vascolari ed epatiche come l’ittero, la colecistite o la litiasi (calcolosi), problemi di nervosismo e di insonnia per il lieve effetto sedativo.

Uso esterno:  affezioni dermatologiche, in particolare le verruche causate da alcuni tipi di papillomavirus, grazie alle sue proprietà antimicotiche. Combatte l’eczema, la tigna e le ulcere.

Vi sono anche altre proprietà terapeutiche che ha la celidonia, fra queste l'aumento del calibro delle arterie coronarie che la rende utile al trattamento dell’aterosclerosi, perché riduce il battito cardiaco e la pressione arteriosa, ma non è efficace nei confronti dei problemi di pressione dovuti al sistema renina-angiotensina-aldosterone.

Della celidonia si usano le parti aeree della pianta, il suo lattice (o linfa gialla) e le radici. Bisogna comunque fare attenzione, perchè a fronte delle sue innumerevoli proprietà, la celidonia è una pianta tossica che contiene: alcaloidi (1%) molto potenti, come la berberina, la coptisina, la chelidonina, la sanguinarina e l’allocriptopina.

Dosaggio

- Per l’uso esterno, sui calli, i duroni e le verruche, si applica una piccolissima dose di succo fresco facendo attenzione a non toccare le parti sane della pelle per evitare di provocare irritazioni. È possibile cogliere e frantumare da soli la pianta e applicare 2 o 3 volte al giorno una goccia di lattice direttamente sulla zona da trattare.

- Per uso interno, fare un infuso o un decotto di foglie, 3 volte al giorno. Lasciare in infusione per qualche minuto 5 g di foglie al massimo, in acqua bollente. Il gusto è particolarmente amaro.
- Esistono anche delle capsule e delle preparazioni omeopatiche per trattare i problemi epato-vescicolari.

Come accennato precedentemente, essendo la celidonia una pianta tossica, per la presenza di sostanze attive alcaloidi, bisogna assolutamente evitare un trattamento prolungato o superare le dosi e le quantità prescritte per la preparazione di infusi o tisane; inoltre non bisogna ingerire la pianta fresca né il lattice, che è altamente corrosivo per le mucose. Dosi elevate possono inoltre risultare tossiche per il fegato (epatiti).

Per questi motivi è bene tenere presenti le controindicazioni a cui si può andare incontro: non assumere in gravidanza,  vietata ai bambini a causa della sua tossicità. Se sono state assunte dosi eccessive di celidonia, esiste un rischio elevato di gravi irritazioni della mucosa digestiva, con sintomi come nausee, vomito, diarree gravi e quindi rischio di disidratazione. Anche il lattice è altamente corrosivo per le mucose. L’assunzione di dosi ancora più elevate può provocare gravi disturbi nervosi e l’ingestione massiccia di questa pianta può essere mortale.




venerdì 11 marzo 2016

Le proprietà della Bacopa Monniera

La Bacopa monniera è una piantina grassa perenne che non supera i 20 - 25 cm di altezza, ha  steli slanciati, carnosi e ramificati. E' anche chiamata issopo d'acqua o brahmi e cresce nelle regioni paludose dell'India, del Nepal, della Cina o dello Sri Lanka, ma anche in alcune aree degli Stati Uniti orientali, ad esempio in Florida. In India è largamente impiegata nell'ayurveda, la medicina tradizionale indiana, da quasi trenta secoli.

La medicina tradizionale indiana la usa per trattare le malattie cerebrali, poiché per gli indù, il cervello è il vero centro dell'attività creatrice. Inoltre viene utilizzata per la cura dei disturbi nervosi, della memoria, ma anche dei disturbi psicologici o mentali. In Cina, invece, la bacopa è riconosciuta come tonico. Viene infatti prescritta per curare disturbi sessuali come l'impotenza o l'eiaculazione precoce.


Sembra che svolga un'azione curativa anche sulla sterilità, ma possiede anche proprietà antidolorifiche, è prescritta per il trattamento dei reumatismi e dei problemi articolari in genere. Se in Indonesia, la bacopa è indicata per il trattamento della filariosi, malattia particolarmente diffusa nei paesi tropicali e subtropicali, provocata da vermi nematodi appartenenti al genere Filaria, a Cuba viene impiegata come lassativo e diuretico, sotto forma di decotti ottenuti dalla pianta.

Infatti il suo succo spremuto, mescolato all'olio, viene utilizzato nel trattamento dei dolori associati all'artrosi. Tradizionalmente, la foglia e gli steli di questa pianta venivano pressati per estrarne il succo. Essiccato al sole, il succo veniva poi ridotto in polvere e utilizzato come base per la preparazione di sciroppi, bibite rinfrescanti o pasta spalmabile.

Vediamo quali sono i principi attivi: flavonoidi come luteolina, apigenina. Calcio, fosforo, ferro, acido ascorbico. Saponine triterpeniche; alcaloidi. La bacopa monniera è in grado di ridurre le patologie a carico del sistema nervoso, quali nevralgie, epilessie o malattie mentali. Questa pianta allevia anche i disturbi digestivi (indigestione, ulcera, flatulenza, stipsi). Grazie alle sue proprietà toniche, la bacopa aiuterebbe anche in caso di disturbi sessuali (impotenza, eiaculazione precoce, sterilità).

Uso interno: disturbi della memoria e della concentrazione. Disturbi gastrointestinali (flatulenza, indigestione, ulcera, stipsi). Malattie respiratorie (asma, bronchite). Disturbi sessuali (impotenza, eiaculazione precoce), sterilità. Disturbi del sonno. Nervosismo, ansia.

Uso esterno: antidolorifico per dolori articolari (reumatismi). Contrasta la caduta dei capelli, la forfora e il prurito del cuoio capelluto. Disturbi del sonno (insonnia). 

Dosaggio:  viene abitualmente impiegata nei preparati confezionati e standardizzati. Nella maggior parte dei casi, la bacopa si presenta sotto forma di polveri, di estratti o di olio. La dose giornaliera da rispettare è di 300 mg di estratto al giorno.

Sono disponibili anche dei preparati fatti in casa:
- Maschera ricostituente per capelli: aggiungere un cucchiaino da caffè di bacopa diluito con un po' di acqua calda alla maschera per capelli abituale per un effetto ricostituente.
 - Olio di bacopa fatto in casa: per un cucchiaino da caffè di bacopa, versare un cucchiaio di acqua bollente. Lasciar riposare due ore. Mescolare il composto ottenuto aggiungendo circa 5 cucchiaini da caffè di olio. Filtrare, quindi riscaldare un'ultima volta a fuoco lento e versare in una bottiglia o un flacone, per uso giornaliero come olio per capelli o come olio per massaggio ayurvedico.

Precauzioni d'uso: se assunta nelle dosi terapeutiche indicate, l'assunzione di bacopa non comporta prescrizioni particolari. Tuttavia, in caso di trattamento concomitante con farmaci neurolettici, di cui la bacopa può amplificare gli effetti, consultare il medico curante o il farmacista di fiducia. E' sconsigliata alle donne in gravidanza e durante l'allattamento. Non utilizzare in caso di congestione intestinale, enfisema, o di ostruzione urinaria.

mercoledì 9 marzo 2016

Passiflora incarnata, non solo per il sonno

La passiflora incarnata o fiore della passione è una pianta perenne dal portamento rampicante, originaria dell’America Centrale e Meridionale e appartenente alla famiglia delle passifloraceae.Usata come pianta ornamentale, essa ha moltissime proprietà medicinali. Molti la conoscono come un buon rimedio naturale per favorire il sonno, poichè contiene  numerosi flavonoidi che agendo sul sistema nervoso centrale svolgono una funzione sedativa ed ansiolitica; è ricca di acidi fenolici, curarine, fitosteroli ed eterosidi cianogeni e la sinergia di tutti questi elementi ne amplifica l’effetto calmante e neurotonico.


Oltre ad essere un buon rimedio per cadere nelle braccia di Morfeo,  è un rimedio efficace anche per l’intestino irritabile e per sedare gli attacchi di tosse, grazie alle sue proprietà antispasmodiche. Utile per i dolori mestruali, svolge oltre anche un’azione preventiva per gli attacchi di cuore. Ma quel che è ancora più importante è che la passiflora è sicura, non ha effetti collaterali e non provoca assuefazione. Si può assumere come tisana o sotto forma di tintura madre e la sua azione è potenziata dalla sinergia con altre piante (come camomilla, melissa, valeriana, etc.).

Per sperimentare immediatamente i benefici della passiflora ecco una tisana rilassante, perfetta prima di andare a nanna. Ciò che vi occorre è un cucchiaino da caffé colmo di foglie di passiflora, mezzo cucchiaino di fiori di tiglio e mezzo di foglie di melissa. Lasciate il tutto in infusione per 15 minuti in acqua bollente, filtrate e dolcificate a piacere.

giovedì 3 marzo 2016

Il vino di angelica per la digestione

Il nome angelica (Angelica achangelica) detta anche  erba degli angeli come suggerisce il nome, è specie considerata fra le migliori a livello fitoterapico. L’angelica veniva coltivata già nel 1500, ma già dal X secolo la si importava dai paesi scandinavi come merce preziosa, proprio i suoi molteplici utilizzi. Spezia, verdura, erba officinale, l’angelica veniva usata addirittura contro gli avvelenamenti. Deve il suo nome all’arcangelo Raffaele, che secondo la tradizione popolare la usava per dare sollievo agli appestati.


Dell'angelica nulla va sprecato perchè le radici (da estrarre e seccare in autunno), le foglie (da raccogliere a primavera) e il fusto (in estate), se pure in modo differente, sono tutti utilizzabili. Con i semi si può preparare un ottimo impacco per occhi stanchi. Fra i suoi principi attivi vi sono tannino, cumarina, olio essenziale, resina e sostanza amara, essa infatti è indicata in caso di gonfiore e meteorismo, catarro bronchiale ma anche di disturbi del sonno. E’ anche utile per mestruazioni irregolari.

Bisogna  però usarla con una certa attenzione, poichè  può causare foto-sensibilizzazione e, se assunta in dosi molto elevate, può avere effetti depressivi. Sconsigliata in gravidanza in virtù del suo potere emmenagogo, stimolando cioè l’afflusso di sangue nella regione pelvica. Ecco la ricetta di vino di angelica, da usare come coadiuvante digestivo.

Ingredienti:
30 gr di radice di angelica
1 l di vino rosso
4 gr di cannella in polvere
Preparazione: lasciare il tutto in infusione (a freddo) per 4 giorni in una bottiglia chiusa. Quindi filtrare con una garza a trama fine. Bere la quantità di un bicchierino da liquore un paio di volte al giorno.

Oppure unita all'echiancea se ne ottiene un  decotto:  portare ad ebollizione 2,5 dl di acqua con 1 cucchiaio di radice di echinacea per 5 minuti, versato su di 1 cucchiaino di angelica e lasciato riposare per una 10 minuti, diventa una buona tisana contro il raffreddore. I gambi di angelica, infine, sono una leccornia se canditi, e l’aroma dei fiori e delle foglie arricchisce le insalate verdi.

martedì 1 marzo 2016

I benefici degli estratti di Ninfea

Fiore dall'antichissima simbologia, la ninfea era una pianta dalla grande sacralità presso antiche civiltà come gli Egizi. Come tutti noi ben sappiamo, la ninfea è una pianta acquatica il cui habitat naturale è costituito dagli stagni.

Di ninfee ci sono varie tipologie, ma indubbiamente la ninfea bianca è fra le più belle e da sempre conosciuta per le sue proprietà anafrodisiache. Sia la radice che i fiori infatti, hanno un potere calmante degli impulsi sessuali, ma d'altro canto hanno anche preziose proprietà sedative, antinfiammatorie, emollienti che sono efficaci in caso di cistite, tosse grassa, e dissenterie.

La medicina ayurvedica consiglia l'estratto di ninfea stellata per il trattamento dei disturbi epatici. Sia le radici che le foglie vengono anche usate per il diabete, come cardiotonico, diuretico. Ma quali sono i principi che contiene? Troviamo i flavonoidi nei fiori: acido gallico, astragalin, quercetina e kaempferolo, mentre nei semi proteine e mucillagine.

Da vari studi condotti sulle sostanze contenute e sulle loro proprietà farmacologiche, è stato evidenziato che gli estratti di ninfea hanno una buona azione antibatterica per merito di una lectina estratta dalla radice. Sembra inoltre che abbia effetti radioprotettivi, che prevenga il diabete grazie all'induzione di un processo che rigenera le cellule pancreatiche.

Non è finita qui, perchè grazie al contenuto di antiossidanti, alcuni estratti vengono utilizzati nella medicina cinese per trattare mal di testa, tosse, e anche epatite e ipertensione.



lunedì 29 febbraio 2016

Le proprietà terapeutiche del Fieno Greco

Quando si parla di Fieno greco (Trigonella foenum graecum) no nsi deve pensare all'alimentazione animale ma ai benefici che se ne traggono per la nostra salute. Viene principalmente utilizzato per il contenuto dei suoi semi, ricchi di sostanze mucillaginose e in particolare di albumine.

Nell’antichità si usava come surrogato del caffè e nella medicina popolare perchè efficace nel combattere parassiti intestinali.  Ma la sua principale proprietà è quella di essere un forte epatoprotettore, favorisce la lattazione, ottimo dunque per la produzione di latte materno nelle neo mamme. Ma è anche un portentoso rimedio naturale per anemia, un potente ricostituente, ed efficace nella prevenzione dell’ulcera.


Contiene larghe quantità di fosforo, rendendolo ideale come stimolante neuromuscolare, e la trigonellina, un alcaloide presente nei semi sembra sia in grado di stimolare il pancreas attraverso una azione ipoglicemizzante.

Ottimo lenitivo della tosse, il fieno greco va benissimo per riprendersi dall’influenza e se ne consiglia di diluirne l’essenza nel latte o in essenza di menta o arancio per combattere il cattivo odore e sapore che il fieno greco possiede.

Oltre all'uso interno il fieno greco può essere utilizzato per uso esterno infatti con i semi  si possono fare impacchi per gonfiori, ecchimosi evidenti e ulcere, si macinano i semi di cui  si utilizza solamente la polvere diluita con il latte per l’applicazione degli impacchi. Ecco qui come preparare un decotto:

0,5-3 grammi di semi di fieno greco in polvere
 ¼ litri d’acqua

Mettete a bagno la sera i semi in polvere, lasciando a bagno per l’intera notte. Al mattino fate bollire a sufficienza per almeno 15 minuti. Assumete il decotto 2-3 volte al giorno per aiutare il corpo a combattere l’infiammazione. Non vi sono particolari controindicazioni sull’assunzione del fieno greco, come sempre si raccomanda l’assoluta moderazione, ma si sconsiglia l’assunzione durante la gravidanza per possibili aumenti nella contrattilità uterina.

Estratti di fiori di cappero contro le allergie

Ci siamo di nuovo, è il periodo in cui si avvicina la primavera e con essa l'insorgere delle tanto temute allergie stagionali, che molto spesso si manifestano con la rinite. Per prevenire e trattare la rinite allergica con rimedi naturali, cercando di limitare per quanto possibile l'uso di antistaminici di sintesi, sarebbe opportuno cominciare per tempo e avvantaggiarsi per il trattamento del problema.


La natura ci offre il suo aiuto attraverso alcuni principi attivi davvero ottimi. Li tratteremo separatamente per capire quali sono e come agiscono. Oggi parleremo degli estratti secchi dei fiori di cappero (capparis spinosa). Il cappero, che noi tutti conosciamo per l'uso che ne facciamo in cucina, contiene un alta quantità di flavonoidi, in particolare la quercetina e il kampferolo. Come già sappiamo, i flavonoidi sono antiossidanti e il loro ruolo è quello di contrastare i radicali liberi, e hanno un'ottima efficacia anche nel trattamento delle allergie.

Nel casa specifico degli estratti secchi del cappero, alcuni studi hanno dimostrato che hanno un'azione antiossidante cutanea, antinfiammatoria e anti staminica efficace in caso di dermopatie allergiche. In associazione con altri estratti come quello di ribes nigrum, olivo, liquirizia l'efficacia aumenta. In commercio si possono trovare integratori che contengono oltre agli estratti di cappero anche gli altri estratti appena citati, che risultano essere efficaci sia in fase di prevenzione che durante la fase acuta.



domenica 28 febbraio 2016

Equiseto o Coda cavallina, contro osteoporosi, smagliature e cellulite

La coda cavallina è in botanica l’equiseto (equisetum arvense), che fra le tante varietà è l’unica utilizzabile in ambito officinale. Tra l'altro è una delle piante più antiche del pianeta, infatti resti fossili di questa specie, dimostrano che l’equiseto apparve sulla terra 345-390 milioni di anni fa, alla fine del Devoniano. In effetti ciò significa che questa pianta è l’unica discendente delle piante giganti simili a felci che 300 milioni di anni fa ricoprivano la superficie terrestre. Nell'antichità, la parte centrale  della pianta veniva utilizzata per curare molte forme di asma. E non solo, ma veniva impiegato in cucina dalle contadine per realizzare frittelle e zuppe con i suoi germogli più teneri.


In ambito erboristico, l’equiseto viene utilizzato per il suo ricco apporto di silice, sali minerali e flavonoidi. Questa pianta ha  proprietà diuretiche e remineralizzanti utili al rafforzamento delle ossa, alla dentizione e alla crescita di unghie e cappelli. In fitoterapia si impiega sotto forma di estratto per la prevenzione e la cura dell’osteoporosi e favorsce la diuresi (estratto fluido). Vi farà piacere sapere che è un ottimo coadiuvante nel trattamento degli inestetismi cutanei come smagliature e cellulite, poiché  rassodante, levigante ed elasticizzante sulla pelle. Non sono da sottovalutare le proprietà astringenti e antinfiammatorie che fanno dell’equiseto un ottimo coadiuvante nel trattamento della congiuntivite e delle infimmazioni a carico di mucose e palpebre (collirio, sciacqui, gargarismi). Ma è necessario fare attenzione alle interazioni con altri farmaci, diuretici e cardioattivi, e non usarlo in caso di insufficienza renale. Consultare sempre il proprio medico di base o erborista di fiducia.

Con la parte aerea della pianta essiccata si può preparare un ottimo infuso rimineralizzante e diuretico. Vi serviranno:
-40 gr di sommità di equiseto
-20 gr si barbe di mais
-20 gr di foglie di betulla
-1′ gr di foglie di frassino
-1′ gr di peduncoli di ciliegie
Preparazione. Mescolate tutte le erbe e alla bisogna prenderne due cucchiai rasi da far macerare in 1 litro d’acqua bollente. Filtrate e bevetene una tazza al mattino e una alla sera, per avere beneficio notevole.

giovedì 25 febbraio 2016

L'Escolzia, la pianta del sonno e dell'igiene orale

L’escolzia, il cui nome botanico è eschscholtzia californica, viene altresì detta  papavero della California, ed è una pianta erbacea perenne originaria appunto degli stati nordamericani. Già gli Indiani d’America e i primi coloni americani ne utilizzavano le foglie sia come alimento, dopo averle bollite, sia a scopi terapeutici e per il trattamento interno in caso di coliche intestinali, biliari e mal di denti.

Nello stelo e nel fiore dell’escolzia vi sono sostanze alcaloidi, fitosteroli, carotenoidi e flavonoidi che danno a questa pianta le sue carattersitiche sedative; infatti è consigliata per favorire il rilassamento muscolare e per combattere l’insonnia. Inoltre per la presenza della chelidonia, l’escolzia ha notevoli proprietà antispasmodiche ed analgesiche che la rendono consigliabile per affrontare soprattutto disturbi a livello gastroenterico, come crampi notturni, ma anche mal di testa e tosse.


Un'altra delle sue caratteristiche è quella di essere adatta all’igiene orale (sciacqui e tinture orali) grazie alla presenza dell’alcaloide sanguinarina. Per i suoi effetti sedativi, ben si confà a chi stenta ad addormentarsi senza indurre sonnolenza durante il giorno, può essere usato in età pediatrica anche per enuresi notturna e come calmante della tosse.

L’escolzia è controindicata  a donne in stato di gravidanza e durante l’allattamento; è da evitare anche se si è affetti da disturbi cardiocircolatori o se si assumono contemporaneamente psicofarmaci (come tranquillanti o sedativi) o antistaminici di sintesi. Può essere assunta sotto forma di infuso (50-100 gr in acqua bollente), di estratto secco (50-100 gr in capsule) e di tintura madre (30- 40 gocce la sera).

Con melissa, biancospino, valeriana, tiglio e passiflora, l’escolzia costituisce il gruppo di erbe rilassanti che favoriscono la distensione, per combattere l’ansia e aiutare il sonno. Per uso interno si consiglia di versare un cucchiaio raso delle sommità dell’escolzia in una tazza d’acqua bollente e lasciare in infusione per una decina di minuti. Quindi, filtrare l’infuso per poterlo consumare. Dolcificare a piacere e bere poco prima di coricarsi.

mercoledì 24 febbraio 2016

Coleus Forskholii: una sola pianta, tante proprietà e alcune precauzioni

Il nome non è certo facile da pronunciare, ma noi per comodità nostra e buona pace della lingua che potrebbe avere seri problemi, chiameremo il Coleus forskohlii solo amichevolmente Coleus. Si tratta di una pianta usata dalla medicina Ayurvedica, imparentata con la menta e con l'ortica e originaria dell'Asia. Noto a molti ma non a tutti, vi farà piacere sapere che è un bruciagrassi naturale, ma ha anche altre importanti proprietà: combatte i crampi allo stomaco, tiene a bada la pressione sanguigna, le allergie, l'asma e la depressione.

Il principio attivo di questa pianta è la forskolina, che fa partire una serie di reazioni chimiche attraverso le quali le cellule di grasso rilasciano la loro energia e di conseguenza si sciolgono. Più semplicemente, la forskolina fa aumentare un enzima, la ciclasi che a sua volta aumenta un altro enzima, presente nel grasso e che stimola la lipasi a bruciare il grasso. Ma non è tutto perchè la forskolina funge anche da stimolatore dell'ormone tiroideo che accelera il metabolismo.

Questa sua proprietà fa sì che questo principio attivo sia utilizzato in associazione ad altri per agire sul peso corporeo (guaranà, garcinia cambogia, pepe nero...). Sono molti infatti gli integratori dietetici a contenerlo. Come sottolineo sempre, prima di utilizzare qualsiasi prodotto erboristico o fitoterapico a base Coleus è sempre necessario un consulto medico, per valutare la necessità di assunzione. Particolare attenzione devono prestare coloro che soffrono di ulcere allo stomaco, bassa pressione, coloro che assumono farmaci per la fluidificazione del sangue, le donne in gravidanza e allattamento.

Il Coleus però ha altre importanti proprietà: è infatti un broncodilatatore, riduce la pressione, fluidifica il sangue per la sua azione di antiaggregante piastrinico, è anti glaucoma, antinfiammatorio, allevia i sintomi causati dalla psoriasi.


martedì 23 febbraio 2016

Erba Strega o Licopodio per la pelle e per il fegato

L'Erba Strega il cui nome botanico è Lycopodium clavatum ha svariate proprietà fra cui il suo uso per le dermatiti da pannolino e anche per depurare il fegato, ma è consociuto anche come rimedio omeopatico. Ad essere utilizzate sono le spore di colore giallo-marrone, inodori e insapori, che si ottengono battendo le spighe. Il suo uso risale al Medioevo, infatti le spore venivano utilizzate per preparare i fuochi d’artificio e per provocare i flash in fotografia. Nel XVII secolo veniva somministrato contro la gotta e la ritenzione urinaria. In fitoterapia si utilizza sulle ferite e sugli eczemi.


La polvere di Licopodio è composta  da materie grasse che la rendono adatta a lenire il prurito e decongestionare le pelli irritate. Contiene zolfo, e silicio, manganese, calcio, olio essenziale, zuccheri, alcaloidi, licopidina, clavatoxina, gomme e pigmenti flavonici.

Modalità d'uso:  la polvere ricavata dalle spore essiccate  viene aggiunta anche a talco e ciprie, mentre in cosmetica come rinfrescante della pelle del viso. Ma il licopodio veniva utilizzato, anche per tisane con effetto lassativo, diuretico e disintossicante, e in questo caso veniva usata la pianta intera. Il licopodio viene solo scottato con acqua bollente e lasciato riposare per poco tempo, per preparare la tisana che viene utilizzata per depurare il fegato. Essiccato e introdotto in un cuscinetto viene utilizzato contro i crampi ai polpacci (si applica durante la notte sulla parte dolente). Esiste anche la tintura madre e la si trova, così come la polvere, nelle erboristerie.

Le materie grasse contenute nel Licopodio portano sollievo alle pelli arrossate, macerate dal sudore, da urina, da feci, come nel caso di irritazione sulla pelle, dermatiti o eritema da pannolino si può cospargere la polvere sulla zona interessata. Per via interna viene utilizzato per depurare il fegato, in caso di ipertensione e reumatismi.



Drosera, la pianta carnivora che cura asma e tosse

Anche le piante carnivore sono utili alla salute, anche se può sembrarci strano. La Drosera, nome botanico Drosera rotundifolia, è, infatti una pianta insettivora che cattura piccoli insetti grazie alle sue vischiose secrezioni prodotte da lunghi tentacoli dotati di peli color porpora. Questa singolare pianticella contiene alcuni importanti e preziosi principi attivi che la rendono una pianta dalle caratteristiche bechiche, antispasmodiche, sedative dei bronchi, antisettiche, decongestionanti.


Essa contiene oltre agli oli essenziali, glucosidi, naftochioni, antociani, flavonoidi, tannini, minerali, resine e acidi organici che insieme, ne fanno una pianta utile al trattamento dell'apparato respiratorio. In fitoterapia si utilizzano le foglie che contengono una particolare sostanza, il droserone, simile per la sua composizione alla plumbagina che risulta essere efficace come calmante su diversi tipi di tosse, in particolare quella stizzosa caratterizzata dal broncospasmo e da asma.

La fitoterapia la usa sia fresca che essiccata e con essa è possibile fare un infuso. Per farlo procedere in questo modo: versare 1/4 di litro di acqua bollente su un cucchiaino di pianta, lasciare riposare 10 minuti e poi filtrare. Bere 3-4 tazze al giorno. Informatevi sempre presso il vostro medico o presso un erborista di fiducia che può consigliarvi anche preparati di drosera associati ad altre piante con le stesse proprietà.

Quali controindicazioni? La drosera deve essere prescritta da un medico in quanto per assumerla è necessario rispettare le dosi. La Drosera nona assunta in concomitanza con farmaci per la cura della pressione arteriosa e con farmaci per le malattie infettive. Assolutamente vietato il sovradosaggio poichè può provocare sintomi dolorosi nel tratto urinario.


lunedì 22 febbraio 2016

Affezioni respiratoriee asma allergica: il potente aiuto dell'Adhatoda vasica

L'asma è spesso la manifestazione di problematiche allergiche che comportano la forte infiammazione dell vie respiratorie. come sostengo ormai da tempo, possiamo aiutarci con la fitoterapia per la prevenzione delle fasi acute e per alleviare i sintomi fin dalle prime avvisaglie. La fitoterapia ci propone diversi e preziosi estratti vegetali a cui possiamo ricorrere per una forte prevenzione e, in particolare oggi, vorrei darvi delucidazioni in merito ad una pianta molto efficace contro l'asma allergia: l'Adhatoda Vasica.

Si tratta di una pianta originaria dell'Asia, suo habitat naturale, in particolare la si trova in Nepal, India e Pakistan. Si tratta di un sempreverde che rallegra i nostri occhi con degli splendidi fiori bianco rosati.

In fitoterapia sono le foglie ad essere oggetto di interesse, poichè contengono diversi tipi di alcaloidi fra cui spiccano la vasicina e la bromexina. La vasicina è un potente stimolante del sistema respiratorio, ma in particolare esplica la sua efficacia nei casi di asma bronchiale; mentre la bromexina è un forte mucolitico.

Dai vari studi effettuati sulle proprietà terapeutiche di questa pianta è emerso che essa ha proprietà antinfiammtorie, analgesiche, espettoranti, diuretiche, anti asmatiche, sedative, antispasmodiche.

Le sue straordinarie proprietà erano conosciute anche nell'antichità, infatti veniva usata per il trattamento della tubercolosi e per migliorare la broncodilatazione.  E' efficace anche contro la febbre da fieno e altre affezioni allergiche, ma non solo risulta ottima contro le emorragie nasali, la febbre, e sembra anche contro il glaucoma.

Recenti studi hanno accertato che i suoi due principali principi attivi (vasicina e bromexina) inibiscono la crescita dello stafilococco, dello streptococco, del bacillo responsabile della difterite e della tubercolosi. Date le sue proprietà anti emorragiche questa pianta ben si adatta al trattamento anche di ulcere peptiche e di gengive sanguinanti.

Concludendo e per riassumere agisce su: bronchi, bronchioli, cavo orale, mucose del naso, vie aeree, gola, polmoni, sistema immunitario e sistema nervoso. Agisce come fluidificante, broncodilatatore, spasmolitico, allergie respiratorie,

Nella fitoterapia si usa l'estratto secco. Solitamente non ha controindicazioni, ma non deve essere usata dalle donne in gravidanza poichè provoca la dilatazione dell'utero, e, naturalmente nei casi in cui il soggetto risulta essere ipersensibile ai principi della pianta.


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