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lunedì 18 aprile 2016

Psicopittografia, come vivere ogni giorno pienamente

La vita è degna d'esser vissuta quando capiamo il valore della sua ricchezza. Cominciamo con la domanda: "Dove viviamo? In quale mondo mentale abitiamo? ". E' importante scoprirlo.

Un racconto dell'antico Egitto narra che un giovane principe,  viveva con il Faraone, suo padre, in un palazzo ai bordi del Nilo. Comportandosi come un qualsiasi giovane, un giorno il principe si mise incammino in cerca di avventura. Il Faraone lo avvertì: "Tieniti in prossimità della riva, dove c'è fresco. Non avventurarti nel deserto". Il principe seguì questo consiglio per qualche tempo. Ma, spinto dalla curiosità, si spinse poi nel deserto. La paura e l'ansia si impadronirono di lui. L'angoscia, la sete e il pericolo delle fiere lo tormentavano ad ogni passo. Il Faraone, osservandolo da lontano, vide la disperazione di suo figlio, ma non poteva fare nulla. Secondo la legge egiziana, colui che si avventurava volontariamente nel deserto doveva trovare da solo la via del ritorno. Il principe, sentendo che le sofferenze erano inutili, si mise all'opera per cercare una via d'uscita. Eliminando con costanza ogni falsa direzione, una dopo l'altra, trovò infine la via per tornare al palazzo. [Immagine mentale 44]

Questo racconto può essere utile alla comprensione del nostro stato mentale. Dove viviamo mentalmente? Nell'arsura della confusione e della stanchezza? E' veramente necessario vivere in questo modo? Pensiamo al tempo in cui ci siamo sentiti liberi. Evochiamo i giorni di freschezza che vivevamo allora. Nessun uomo si incammina senza motivo in un vero deserto. Ne esce. Ma molta gente si trova in un deserto mentale. Bisogna svegliarsi! In che mondo mentale viviamo?  Se viviamo ogni giorno nel lusso interiore, noi occupiamo un palazzo mentale. Altrimenti abbiamo una brillante esperienza davanti a noi.  Possiamo compiere il viaggio verso quella vita di lusso che ci aspetta.

giovedì 14 gennaio 2016

La nostra "giornata dei miracoli"

Le nostre guide spirituali ci dedicano tempo ed energia allo scopo di realizzare il nostro bene. Veniamo guidati costantemente da queste creature spirituali ma per quale motivo? Perchè siamo esseri spirituali che vivono un'esperienza umana, e abbiamo bisogno di aiuto.


  • Poichè siamo creature mortali ed imperfette, ci serve tutto il sostegno possibile, e abbiamo bisogno di tanti miracoli, piccoli e grandi. Per questo motivo abbiamo vicino le guide spirituali. In cambio esse non si aspettano nulla da noi, se non che ci impegniamo a nutrire la nostra anima. Ci sono molti modi per farlo.
  • Il tempo è prezioso, anzi è un vero miracolo, ma raramente ce ne rendiamo conto. Correre contro il tempo, esaurire il tempo, cercare di trovare un attimo di tempo.....ecco come ci rapportiamo a questo dono, siamo stati abituati così. Le nostre guide spirituali ci osservano e il loro unico desiderio è che prendiamo coscienza del tempo, ne apprezziano il valore e, attraverso il loro esempio, impariamo a non sprecarlo.
  • L'obiettivo della settimana è prenderci un giorno, rinunciando ai nostri impegni, per metterci al servizio di qualcuno che ha bisogno d'aiuto e che di solito non frequentiamo molto. 
  • Le nostre guide sapranno guidarci verso la persona che ha più bisogno di noi, verso il luogo dove la nostra azione è più indispensabile: un vicino di casa costretto a letto, un collega oberato di lavoro a cui serva una pausa, una casa di riposo, una chiesa o un centro ricreativo.
  • Questa azione ci terrà impegnati per un intero giorno, che dovremo trasformare in una "giornata dei miracoli" dedicata a qualcuno che magari non conosciamo nemmeno.
  • Possiamo realizzare piccoli miracoli "umani" per gli altri. E in questo modo riceveremo in cambio altrettanti prodigi celesti.
  • Proviamo dunque! Condividiamo un giorno della settimana con qualcuno che ha bisogno di noi e realizziamo anche noi i piccoli miracoli umani che sono sempre graditi a chi ci sorveglia da lassù

venerdì 25 dicembre 2015

Psicopittografia, Scopriamo il nostro tempio di Diana

Qualche tempo fa, un inglese di nome J. Wood, si mise in testa di scoprire il perduto tempio di Diana, che era una sette meraviglie del mondo antico. Il museo Britannico lo inviò a fare ricerche ad Efeso, antica città della Grecia. Wood incontrò difficoltà di ogni genere. Il denaro scarseggiava e la pioggia e il fango ostacolavano gli scavi. Non si poteva fidare degli operai e Wood stesso subì un tentato omicidio. 

Oltre a tutto ciò, nonostante le ricerche assidue, nessuna traccia del tempio di Diana venne alla luce. Ma Wood aveva un carattere dinamico: voleva fermamente dei risultati. Non pensava che a scoprire ciò che sapeva esistere in quel luogo. E lo fece. una trave urtò un pavimento di marmo bianco. Era il primo segno di ciò che Wood aveva sempre affermato. Il tempio di Diana esisteva e fu rivelato al mondo. [Immagine mentale 25]

Ecco il tipo di ambizione che dobbiamo avere. Dobbiamo fermamente desiderare di trovare ciò che supponiamo esistere. Nel precedente esempio possiamo scoprire i segreti del comportamento umano. Cerchiamo di scoprire gli individui quali essi sono realmente, e non come crediamo che siano. Ricordiamoci il saggio consiglio di Marco Aurelio: "Riuscirete sempre se cominciate bene, se permettete ai pensieri ed alle azioni di avanzare sulla retta via. Non lasciatevi sfuggire il valore di ogni cosa".


sabato 14 novembre 2015

Il valore di un sorriso

Mi piace sorridere, fa parte del mio carattere e non solo, sono cresciuta in una famiglia che ama sorridere e adora ridere. Sì, si insegna anche questo, conosco persone che non sorridono mai e ridono raramente semplicemente perchè in famiglia nessuno lo ha mai fatto.

E non mi si venga a dire che se si sorride quotidianamente è perchè non si hanno problemi, magagne, o pensieri; i periodi neri, tristi, quelli che sembrano non finire mai, durante i quali si accumulano tristezza, dolore, rabbia, senso di impotenza, fanno parte della vita di tutti noi, me compresa. Ma nonostante tutto, ritengo che il valore di un sorriso sia inestimabile.

Sorridere non significa essere deboli (una immane sciocchezza anche solo pensarlo), nè tanto meno ci espone al ridicolo o fa sì che di noi si mostri il fianco scoperto, e  non è un vento diabolico che deforma il viso, e con esso non si glorifica certo la futilià delle cose.
Sorridere non significa che la nostra anima non piange, non significa che non stiamo sopportando un dolore spirituale o fisico, non significa che non stiamo elaborando un lutto, sorridere significa non far pesare sugli altri il nostro malessere, perchè così facendo possiamo trarne un vantaggio anche noi, significa non scaricare su chi ci circonda malumori di ogni genere e tipo, al contrario potrebbe essere la chiave che ci apre una porta, quel piccolo tassello che manca per la risoluzione di un puzzle complesso.

Sorridere e ridere non sono sinonimo di sprezzo della fede, nè per altro dimostra che andiamo a braccetto con il Demonio. Se il riso uccide la paura (come diceva Jorge da Burgos nel "Nome della Rosa") ben venga allora e benedetto sia il riso che mi aiuta ad affrontare con minore ambascia la vita, non è già un inferno il mondo nel quale viviamo?

Quando gli angoli della bocca corrono ad abbracciare gli occhi, così nasce un sorriso.
E' una medicina gratuita, l'antibiotico che sbaraglia le facce lunghe e i visi bui, che fa bene all'umore, il proprio e quello altrui,  è un regalo che ci facciamo e che facciamo agli altri, un piccolissimo atto di generosità, che dovrebbe nascere spontaneamente, una mossa istintuale, come viene a me, ogniqualvolta i miei occhi incontrano un viso, ed è quello che faccio adesso con voi tutti, pur incontrandovi virtualmente.


mercoledì 14 ottobre 2015

Amicum an nomen habeas, aperit calamitas

Questo adagio è una verità universale, una pietra miliare, una colonna portante di un più alto valore, forse quasi di un'utopia: l'amicizia.

Del resto lo conferma il più noto proverbio: Chi trova un amico trova un tesoro. Il problema invece sta proprio nell'opportunismo, nella possessività, nell'ostinazione a volte a non voler comprendere il carattere e la sensibilità di chi riteniamo esserci amico. Gli amici si accettano per ciò che sono, ma anche loro dovrebbero fare lo stesso nei nostri confronti.

Amucm an nomen habeas, aperit calamitas: Se uno abbia un amico, o solo uno che tale si dice, te lo chiaritrà la sventura (Publio Sirio, Sentenze).
Ed è proprio così, nel momento in cui v'è necessità si vede la lealtà, la capacità di comprendere dell'amico, e non so voi ma io non metto la mano sul fuoco per nessuno.

venerdì 20 giugno 2014

Il massaggio per la tipologia dipendente | Salute

A causa dei sentimenti di vuoto e di mancanza che gli sono caratteristici, il tipo dipendente può ricevere grandi benefici dal massaggio. Il motivo della sua insoddisfazione consiste appunto nel non aver ricevuto abbastanza nutrimento, sotto forma di cibo, amore e contatto, durante la prima infanzia.

Egli ha bisogno di essere circondato  da un'attenzione calorosa che gli dia la sensazione non solo di esistere, ma anche di venire considerato come qualcosa di importante. Non trovando appoggio all'interno di se stesso, deve riceverlo dall'esterno.


Il massaggio lo aiuterà così a diventare consapevole del proprio valore. Mai come in questo caso ci si rende conto che il massaggio ha un carattere nutritivo vero e proprio. Inoltre, considerato che le sue richieste di amore, come quelle di un bambino, tendono ad essere illimitate, qesta persona ha bisogno di conoscere meglio i propri limiti. Il massaggio gli porterà appunto in dono la coscienza della propria frontiera corporea, che è il presupposto e il fondamento della coscienza dei propri limiti psicologici.

Al di là della pelle inizia il mondo delle relazioni. Recuperare la coscienza dei propri limiti anatomici, dei propri confini corporei (fin dove arrvo io? Dove incomincia il mondo esterno?) aiuterà il tipo dipendente a ridimensionare le immense richieste del suo Io. L'altro gli apparirà in una luce più realistica: non più come distributore automatico di cibo affettivo, ma come un altro Io dotato di tematiche proprie.

Da questo punto di vista il massaggio non sarà prezioso soltanto per il contatto di cui ogni tipo dipendente è così avido, ma attraverso tutta la serie di distacchi che sono impliciti in un trattamento basato sui messaggi, il tipo dipendente saprà rcavare un sentimento più chiaro della propria individualità e autonomia, per potersi sorreggere sulle proprie gambe.

Il tipo dipendente è particolarmente debole nelle gambe e nelle braccia. Poichè ha sempre atteso che la soddisfazione dei suoi bisogni arrivasse dall'esterno, non ha mai sviluppato energicamente i propri arti. I suoi piedi e le sue gambe non si sono mai spostati per inseguire obiettivi e realizzare progetti. Infine il tipo dipendente è debole nel radicamento, cioè il suo contatto con la terra è sottosviluppato. Ciò significa, come detto sopra, che il senso della realtà è a volte scarso. Alla luce di queste considerazioni, si comprende bene come il massaggio del tipo dipendente debba insistere molto sugli arti. Sia le braccia che le gambe dovranno essere ricaricate, rinvigorite, mobilizzate.

L'energia dovrà fluire in loro abbondantemente, affinchè questo tipo di persona ritrovi il gusto dell'autodeterminazione e di un rapporto più fruttuoso con la realtà. E' un po' come se il tipo dipendente dovesse discendere dal mondo delle fibe e delle illusioni a quello della realtà. In lui anche l'energia dovrà scendere verso il basso, abbandonare le regioni del pensiero astratto per affluire verso il palmo delle mani e la pianta dei piedi.

Questa è la condizione energetica indispensabile affinchè un individuo sano possa relazionarsi con il mondo, e riesca a muoversi agevolmente in mezzo alle difficoltà. Il tipo dipendente ama essere cospasrso d'olio. Si potrebbe ipotizzare che l'unzione lo riporti al gradevole stato del feto che galleggia nel liquido amniotico, quando il contatto con l'ambiente materno era totale e non esistevano responsabilità.



martedì 29 aprile 2014

Come servirci di queste idee | Psicopittografia

Il modo di affrontare una nuova idea è estremamaente importante. Accade spesso che si eviti la nuova verità perchè appare di difficile comprensione o fuori dal normale, oppure si pretende di capire il pieno significato della nuova verità al primo incontro, e in questo modo non giungeremo al suo tesoro nascosto. Quando incontriamo una nuova idea, non accettiamola o respingiamola a priori. Non reagiamo automaticamente. Esploriamo il nuovo terreno per sapere se l'oro esiste oppure no. Non dobbiamo considerare l'idea di un altro come l'unica verità. Dobbiamo sperimentare personalmente i piani e le tecniche proposti. Dobbiamo pensare che se l'idea è veramente efficace, lo proverà da sola presto, o tardi. Datele la possibilità di rivelare il suo valore. E' un modo intelligente per separare la realtà dalla finzione, il vero dal falso.

Il procedimento può esser paragonato alla scelta di una cartina di una località che desiderate vedere. Supponiamo che vogliate recarvi in Egitto. Scegliete una cartina e se essa comprende tutto l'Egitto, l'esaminiamo da vicino e ne studiamo i dettagli. Ma se essa si riferisce ad un altro stato, la metteremo da parte. Il nostro primo atto consiste nel prender conoscenza della cartina scelta; noi non l'accettiamo nè la respingiamo senza prima averla esaminata personalmente. L'accettiamo o la respingiamo solamente quando la vostra intelligenza ci dice se questa carta servirà oppure no alle nostre necessità [Immagine mentale 61]
Quando avremo scoperto un'idea psicologica che ha per noi un determinato valore, serviamoci dei punti che qui ci diamo, per accrescere il beneficio che ne trarremo:
  1. Cerchiamo il significato più profondo nella nuova idea
  2. Riflettiamoci spesso, in ogni momento della giornata
  3. Discutiamola
  4. Scriviamola su un pezzo di carta che terremo a portata di mano
  5. Cerchiamo di comprenderla col massimo di chiarezza
  6. Non esitiamo a sostituire un'idea vecchia con una nuova
  7. Discutiamola con altre persone che mostrino d'interessarsi ad essa
  8. Sforziamoci di applicare questa idea negli affari, sul lavoro, in casa ed in ogni tipo di relazione umana

lunedì 14 aprile 2014

Come conoscere il tesoro nascosto dentro di noi | Psicopittografia

Un uomo d'affari trattava ogni tipo di merce all'ingrosso, compresi i libri d'occasione. Poichè i libri non avevano molta importanza nei suoi affari, dedicava loro poca attenzione. Un giorno un amico che per caso esaminava lo stok, si lasciò sfuggire un'esclazmazione. Vi era nei libri un rarissimo volume di grande valore. Questa scoperta suscitò l'interesse del commerciante nei confronti dei libri rari. Si mise a studiarli. Ora era in grado di riconoscerne il valore e ciò gli fu molto utile. [Immagine mentale 54]
Questo è ciò che deve fare ogni uomo. Deve essere in grado di percepire il valore di ogni pensiero, sentimento ed esperienza. Dobbiamo esser capaci di vedere mentalmente il nostro tesoro nascosto. Solo dopo potremo approfittarne. In ogni cosa che avviene, anche in quelle che sembrano dolorose o nocive, viè un particolare valore. La sofferenza può procurare  la fine stessa della sofferenza, se noi siamo in grado di capirne l'insegnamento. Se l'esaminiamo con cura, la paura, può liberarci dalla paura. Non si tratta di filosofia, è un fatto pratico. Nessuno l'ha espresso così chiaramente come Waldo Emerson. "La forza emerge dalla debolezza. L'indignazione, che si nutre essa stessa di forze segrete, non si desta prima che noi siamo feriti, assaliti o insultati".
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