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giovedì 31 marzo 2016

Invia una preghiera di guarigione, un consiglio a settimana per migliorare la propria vita e quella altrui

Siamo energia, energia che vibra e le nostre vibrazioni arrivano in tutto l'universo. Ogni nostro pensiero è energia vibrante e la preghiera è una forma di vibrazione ancor più forte.

Esistono tanti tipi diversi di preghiere e molte ragioni per invocare l'aiuto del Cielo. Ogni nostra richiesta viene ascoltata, anche se a volte ci sembra che non sia così. Quando preghiamo la nostra energia viene inviata nell'universo e la nostra voce arriva fino alle guide spirituali.


  • Questa settimana avremo il compito di scegliere una persona a cui dedicare ogni giorno una preghiera di guarigione. Se conosciamo qualcuno che è malato e ha bisogno di aiuto, è il destinatario ideale. Se invece non ci viene in mente nessuno, chiediamo ai nostri familiari o amici di suggerirci il nome di una persona a cui la nostra preghiera porterebbe sollievo
  • Ci sono molti modi per guarire: a volte serve un rimedio che agisce sul corpo, altre una medicina per lo spirito. Il potere di dare la guarigione spirituale appartiene a Dio che la riversa nelle mani delle nostre guide spirituali affinche compiano la sua volontà
  • Con una preghiera di guarigione possiamo aiutare le nostre guide a svolgere il loro lavoro. 
  • Quando abbiamo individuato il destinatario, scriviamo il suo nome e il motivo per cui pensiamo che abbia bisogno della luce guaritrice di Dio. Le guide spirituali saranno al nostro fianco per darci ispirazione. Prendiamo un bel foglio di carta e scriviamo ciascuna parola in modo chiaro e leggibile, come se stessimo componendo una formula sacra. Forse non ce ne rendiamo conto, ma è davvero così
  • Quando siamo pronti, leggiamola a voce alta, così che le nostre guide sentano chiaramente le nostre parole e capiscano cosa desideriamo. Poi recitiamo questa preghiera: "Caro Dio, lascia che prenda parte alla tua opera di guarigione; lascia che unisca la mia energia guaritrice con la tua e possa inviarla assieme a te nel mondo, secondo la tua volontà"
  • Infine pronunciamo il nome della persona che abbiamo scelto e il motivo per cui l'abbiamo scelta. Rivolgiamoci direttamente a Dio e alle nostre guide senza timore, ci ascolteranno
  • Regaliamo a chi ne ha bisogno l'opportunità di guarire e ricominciare a vivere: la nostra preghiera arriverà a Dio e Lui invierà subito le guide in soccorso 

mercoledì 13 gennaio 2016

Psicopittografia, Non commettiamo un fondamentale errore

Si può commettere un grave errore nel giudicare il carattere di una persona. Ciò ci aiuterà a regolare i nostri rapporti con il prossimo. L'errore consiste nell'ammettere a torto che una persona sia così matura, così ragionevole come può sembrare a prima vista.
Abbiamo la minima idea delle  conseguenze derivanti da questa falsa convinzione

Quando incontriamo una persona noi l'idealizziamo, la rappresentiamo con le qualità che desideriamo che ella abbia. Indi, mano a mano che la vernice si decolora, siamo terrificati da ciò che appare sotto. Quando qualcuno sorride, noi gli attribuiamo una personalità raggiante, mentre il suo può essere solo un sorriso meccanico. Se ha dei modi bruschi, lo giudichiamo sicuro di sè, mentre questo modo di fare non serve a mascherare la sua indecisione. 

Gli altri hanno conflitti interiori maggiori di quelli che si rivelano a prima vista. E infatti questi sentimenti compressi si trasformano spesso in gesti di collera, di sarcasmo e di accusa. La coscienza del nostro Io interiore ci rende chiaroveggenti e sicuri nei giudizi sul prossimo e saggi nelle nostre relazioni. Non guardate gli altri come voi sperate che essi siano. Non lasciatevi ingannare. ricordate che la sofferenza mentale è una frattura tra illusione e realtà. Non proiettate l'illusione e non si produrrà alcuna stonatura. C'è un sistema molto semplice: non considerate un altro uomo come voi pensate che possa essere; lasciate che riveli gradualmente ciò che è in realtà.

martedì 5 gennaio 2016

Psicopittografia, Perchè la gente ci tratta in un certo modo

Quando incontriamo un'altra persona, il nostro comportamento le suggerisce come trattarci. Per comportamento intendiamo tutto ciò che di noi può esser osservato da parte di un'altra persona. L'espressione del viso emette segnali che indicano la forza e la debolezza che noi abbiamo. 

I gesti e l'andatura sono segni rivelatori del carattere e della personalità. Ciò che diciamo e come lo diciamo sono dati importanti per chi ci osserva. Sono centinaia le impressioni che emanano da noi, e grazie ad esse l'interlocutore ci giudica. La gente osserva più di quanto non crediamo, e si chiede che tipo di persone siamo, e come deve trattarci. 

Ed eccoci al punto essenziale: l'insieme del nostro comportamento può dare un'impressione di forza o di debolezza. Se l'impressione è di debolezza negativa gli altri non saranno calorosi nei nostri confronti. Nessuno ammira la debolezza negli altri, perchè ciò richiama la propria debolezza. Quindi non possiamo permetterci di dare un'impressione di debolezza o di negatività. Sviluppando il vero Io, innalzando il livello della conoscenza, noi appariremo diversamente agli altri. 

Non è necessario forzare questo mutamento esteriore: in realtà non possiamo nulla lavorando dall'esterno. La forza procede dall'interno all'esterno. Mano a mano che l'Io interiore guadagna in potenza, esso si esprime automaticamente in tutte le forme del comportamento esteriore. La gente ci vede allora come individui diversi e ci tratterà con un rispetto nuovo. Costruiamo dunque un Io interiore che si esprimerà esteriormente e saremo trattati e considerati nel modo migliore dagli altri.

mercoledì 4 novembre 2015

A Lucca ti rividi, a me la minestra 'un me la incàci

A LUCCA TI RIVIDI: antico modo proverbiale per dire ironicamente "non me ne voglio impicciare; non ne voglio sapere". Si usa anche quando si teme di non rivedere più un a cosa data in prestito oppure una persona. Sull'origine sono concordi sia il Serdonati, poligrafo e grammatico fiorentino del '500, che il lucchese Tommaso Buono il quale, nel suo Teatro de' proverbj spiegava: "Avendo un gentiluomo lucchese veduto in Lucca un gentiluomo pisano, usò seco cortesia invitandolo a desinare a casa sua, condotto fu trattato con ogni sorta di umanità.


Partitosi il Pisano e ritornato alla patria, avvenne che fra poco tempo il Lucchese andò a Pisa dove parvegli convenvole salutare il suddetto Pisano. Trasferitosi alla casa di quello, dopo avere molte volte bussato, alla fine si affacciò il Pisano e gli disse che non sapeva chi fosse. Onde il Lucchese rispose: <<A Lucca ti védi, a Pisa ti conobbi>>. E con questo si licenziò".

Questo modo di dire fu usato anche dal seicentesco Lippi nel Malmantile racquistato, parodia burlesca della Gerusalemme liberata: 

Diratti che tu gli empia una sua tazza 
a un di quei fonti si' chiari e freddi
ma sela servi, a Lucca ti rivvedi

A ME LA MINESTRA 'UN ME LA INCàCI: a me non la dai a intendere!; con me non ce la fai! E' un modo di dire pisano

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