BARCHETTO: al maschile, si badi bene, apparitene alla terminologia fluviale della Toscana: è un'imbarcazione tipica dell'Arno, ha fondo piatto o quasi ed è usato sia per traghettare una o più persone sia per la pésca. Non lo si confonda col BARCHINO, monoposto e tipico del padule di Fucecchio. La terminologia non è nè approssimativa nè capricciosa: le stesse parti che compongono e caratterizzano il BARCHETTO hanno nomi precisi che in genere non si ripetono per altri natanti.
Registrati nel Pisano dove il BARCHETTO è particolarmente usato, questi nomi sono: MATILE, cioè il fondo e anche ciascuno dei legni ricurvi che fanno da costole allo scafo (a Lucca, invece, MATILE, è il palco in genere); PALAARNE, cioè la fiancata; PARCHETTE sono i ripiani delle bande sui quali si appoggiano i piedi o si cammina; DIA'CIO, il legno che serve per manovrare il timone; GRILLONE, la punta che sporge dalla prua; MONAELLE, le grucce di legno, fatte a croce, che servono per i remi.
E' come l'esclusiva lessicale delle BECOLINE (o navicelli) fabbricate a Limite sull'Arno, a monte di Empoli, da dove, per via fluviale, un tempo arrivavano a PIsa e al mare. Barche da carico di dimensioni rispettabili chiamate BECOLINE dal loro inventore Domenico Picchiotti detto "Beco".
BECOLINE (meglio ancora beolìne) al plurale e BECOLINO(beolìno) al singolare, per cambiamento di sessi tacitamente codificato nell'uso.
Sempre al gergo fluviale, soprattutto dell'Arno, appartiene PìLLORO, ciottolo liscio, ovale o tondo, e PILLORàTA, sassata. In Lucchesia, invece, i sassi si chiamano CòTANI: 2Tu hai tante ragioni quanti sono i còtani della pescia" scriveva nel 1914 Giacomi Puccini alla nipote Albina Franceschini, appunto, di Pescia.