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venerdì 20 novembre 2015

Erbe aromatiche, consigli casalinghi

Per aromatizzare minestre, stufati, salse o altre preparazioni, usate una pallina metallica da tè anzichè il solito sacchetto di mussola. Riempite la pallina di prezzemolo, timo e alloro essiccati e sminuzzati (la combinazione tradizionale).

Oppure provate semi di finocchio, cerfolio, basilico, maggiorana o dragoncello (essiccati). Assaggiate di tanto in tanto la pietanza durante la cottura e togliete le erbe aromatiche quando preferite.


Quando usate le erbe aromatiche secche, diminuite la quantità. Una regola generale: un cucchiaino di erbe aromatiche essiccate corrisponde a un cucchiaio da tavola di quelle fresche.

Sbriciolate le erbe essicate tra le dita  per sprigionare tutto l'aroma. E' finito il dragoncello? Usate il prezzemolo al suo posto, oppure il cerfolio, ma aumentate la quantità del 50% circa. Se vi manca il timo, usate la maggiorana, l'origano o l'alloro.

Avete timo in abbondanza? Se al termine dell'estate vi ritrovate il giardino stracolmo di erbe aromatiche, fate essiccare le piante intere, appendetele capovolte in sacchetti di carta ai quali avrete fatto diversi fori di aerazione oppure potete metterle in cesti.

Usatele poi per farne dei sacchetti odorosi oppure delle ghirlande profumate. O in alternativa legate con un nastro i mazzetti essiccati e appendeteli in cucina per creare un'atmosfera rustica.

Papavero, nei dolci, nel tè e di alcuni infusi

Papaver sembra di derivazione celtica, in quanto i semi venivano messi nella pappa dei bambini per farli dormire; rhoeas viene dal greco rhein, che significa "cadere", per via della caducità dei petali. Il papavero sembra originario di una zona asiatica che sta tra il Pamir e l'Iran, in quegli altopiani dove, in epoche antichissime, si è differenziato, prima spontaneamente poi con l'aiuto dell' uomo, il frumento.

La diffusione del frumento ha portato con sé, in tutto il mondo, anche il papavero, definito pianta sinantropica, cioè che segue l'uomo nei suoi spostamenti e che non si diffonderebbe senza i lavori agricoli, che riportano alla luce i semi sprofondati nel terreno. Presso i Romani, il papavero era talmente legato alle pratiche agricole che Cerere, divinità delle messi e dell' agricoltura, era raffigurata con spighe e papaveri tra i capelli e tra le braccia. Nell' alimentazione venivano usati i semi, non solo per via dell' olio che se ne poteva trarre, ma come condimento su pani e dolci, tradizione sempre continuata, specie nel nord-Europa.


Caratteristiche e proprietà 

E una pianta erbacea annuale, della famiglia delle Papaveracee. La rosetta, cioè la disposizione delle foglie alla base del fusto, è folta; da essa si innalzano il gambo e il fiore. Le foglie sono a forma di penna con incisioni molto irregolari. La punta è acuta e la base ristretta finisce nel gambo. Il colore è verde deciso e si ha presenza di peli. Il calice del fiore è a due valve pelose che cadono all'aprirsi della corolla formata di quattro petali rossi con macchia nera alla base. Molto evidenti sia i pistilli che i numerosi stami neri. Il bocciolo è pendulo. Il frutto è a forma di capsula porosa contenente numerosi semi neri. Il papavero è infestante dei campi di cereali, dei prati incolti e dei ruderi. Vive sino a 2000 m. Fiorisce da marzo a luglio. Per far essiccare i fiori bisogna esporli al sole, badando che perdano l'umidità nel modo più rapido per impedire che si disperdano i principi attivi. Anche le capsule contenenti i semi si fanno essiccare rapidamente al sole. Le proprietà del papavero sono concentrate sia nelle foglie che nei petali e hanno effetto emolliente, sudorifero, sedativo e leggermente ipnotico

Utilizzo 

Le rosette basali, anche quando è già presente il piccolo fusto appena accennato, entrano in alcune ricette della cucina mantovana e dell'Oltrepò pavese. Vengono usate in frittate, minestre, torte salate e frittelle. I semi sono utilizzati su dolci e pasticceria varia.
Nella medicina popolare si usano i fiori.
Tè al papavero: aggiungere al proprio tè preferito alcuni petali di papavero per beneficiare del suo effetto sedativo.
Infuso: versare in un litro d'acqua bollente 5 g di fiori essiccati di papavero. Filtrare il liquido, addolcirlo e berlo la sera prima di coricarsi. Chi soffre di tosse notturna si assicura così un sonno tranquillo. Il medesimo infuso sorbito in due volte, il pomeriggio all'ora del tè e la sera prima di coricarsi, calma l'eccitazione nervosa. Sempre lo stesso infuso, ovviamente non zuccherato, serve a lenire rossori e irritazioni.

La pratolina, per insalate, decorazioni, infusi e decotti

Bellis deriva dal latino e significa "leggiadro", "bello"; perennis perché fiorisce tutto l'anno. Protagonista di tante favole infantili, la pratolina o margheritina si fa rispettare per le doti medicamentose oltre che culinarie. Già nel '500 si asseriva che le sue foglie in insalata o cotte nel brodo avevano proprietà lassative e guarivano le infiammazioni della bocca e della lingua se masticate lentamente. La medicina naturale contemporanea ha ufficializzato queste proprietà e consiglia l'uso di fiori e foglie di pratolina come coadiuvante in numerose affezioni.


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta perenne priva di fusto appartenente alla famiglia delle Asteracee (ex Composite). Le foglie sono tutte disposte a rosetta alla base e hanno un corto gambo; a forma di spatola, hanno punta arrotondata e base che si restringe sino a formare il gambo che spesso è colorato di rosso; il margine è dentellato; da giovani sono pelose e il loro colore è verde scuro. I fiori sono solitari, portati da un gambo sottile e peloso. Quelli periferici sono bianchi o sfumati di rosso, quelli centrali sono gialli. La pratolina è comunissima nei prati, lungo le strade, negli incolti. Fiorisce tutto l'anno. Fiori e foglie si fanno essiccare all'aria ma all'ombra. I principi attivi sono olio essenziale, un principio amaro, acidi organici diversi e tannini. Ha proprietà diuretiche, lassative, depurative e stimolanti la sudorazione.

Utilizzo 

Le foglie, meglio dopo la fioritura, vengono usate in insalate composte con altre erbe selvatiche. Sono croccanti e molto saporite. I fiori, privati del calice, servono per decorare e colorare le insalate. Nella medicina popolare, tutta la parte aerea della pianta viene applicata, pestata, come astringente e lenitivo della pelle e delle mucose arrossate. Un infuso di fiori serve per le palpebre arrossate. Decotto contro le infiammazioni di bocca, faringe e gola: in mezzo litro d'acqua far bollire, per pochi minuti, una manciatina di fiori e foglie secche di pratolina. Filtrare il liquido quando è tiepido e usarlo per fare frequenti sciacqui e gargarismi.

giovedì 19 novembre 2015

Pietre e cristalli, Tormalina

Non c'è cristallo che presenti una così variegata gamma di colori


TORMALINA

Caratteristiche: borosilicato di sodio, alluminio, ferro, magnesio, litio e calcio, di composizione variabile; sistema trigonale: cristalli prismatici allungati e striati verticalmente e masse e aggregati fibroso-raggiati; può essere di colore nero (sciorlite), bruno (dravite), azzurro (indicolite), roso (rubellite), verde (smeraldo brasiliano), incolore (acroite), raramente si presenta di un solo colore e quasi sempre è policroma. Tipica è la qualità rosa-verde, detta tormalina anguria o water melon. E' piezoelettrica. Si può confondere con molte pietre.

Proprietà: lega la materia con lo spirito, che vengono protetti dall'elettricità emanata dalla pietra

TORMALINA ANGURIA o WATER MELON
Proprietà: la tormalina verde e rosa, fondendosi, potenziano i loro reciproci effetti
Associazione con i chakra: secondo, terzo e quarto

Che cos'è l'aura?

"L'aura è una sottile essenza invisibile, o fluido, che si dice emani dai corpi umani e animali, e persino dalle cose; un effluvio elettro-vitale, elettro- mentale, che partecipa egualmente della mente e del corpo, quindi l'atmosfera che circonda una persona; carattere, personalità."

L'aura è vista solitamente come un'atmosfera luminosa intorno a tutte le cose viventi, inclusa quella che secondo la consuetudine è chiamata materia inanimata. Il progresso della conoscenza comincia a suggerire allo scienziato che anche nella cosiddetta materia "morta" sono all'opera forze viventi: e questo conferma ciò che disse l'antico poeta persiano: "La Vita dorme nel minerale, sogna nella pianta, si desta nell'animale e diviene conscia di se stessa nell'uomo".

Sono molti gli affreschi o i quadri in cui vediamo rappresentazioni di Cristo o degli Apostoli, dove l'aura (o aureola) è raffigurata come un cerchio di luce dorata. In molti casi vi è un solo nimbo luminoso intorno alla testa della figura, ma in altri circonda l'intera forma. La stessa convenzione pittorica si trova in certi dipinti buddhisti molto antichi.

Naturalmente in questo caso potrebbe esservi l'influenza dell'antica Chiesa cristiana nestoriana, che inviò i suoi missionari in tutto l'Oriente, sebbene si debba osservare che lo stesso modo d'esprimere la spiritualità della persona ritratta si trova nell'antica arte indù e persiana. Una spiegazione più semplice può essere che gli artisti ideatori di questo modo convenzionale di indicare la statura morale di certe persone erano capaci di vedere con i loro occhi lo strano fenomeno chiamato "aura".

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