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sabato 23 aprile 2016

Curare la pelle con il burro di Karitè

Avere una pelle molto delicata, sottile, secca, molto delicata, soggetta agli arrossamenti, tendente all'aridità, e che subisce gli strali delle condizioni meterologiche e dello stress, è un bel problema per molte persone, anche economico, dato che, in questi casi, bisogna averne particolare cura. Come? Il burro di karitè può essere la giusta soluzione.


Il burro di karitè è un prodotto ecologico, perché non viene neppure coltivato, ma raccolto in natura. E' una sostanza che si estrae da una piccola noce, frutto dell'albero di Mangifolia. I frutti di questo albero vengono raccolti, da essi si rimuove la polpa fino ad arrivare alla piccola noce che viene essiccata o arrostita. La noce viene ridotta in polpa, impastata e lavorata a mano con acqua, fino a che la parte grassa coagula e viene separata dall'acqua. A questo punto il burro viene fuso per separarlo dai residui del guscio; quindi il burro puro, viene fatto solidificare.

Chiaramente il burro in tali condizioni è l'ideale, ha il massimo del suo potere nutrizionale, curante e cosmetico. Ha proprietà lenitive e antibatteriche. Panacea della pelle secca, squamata, o infiammata, ottimo sulle ferite e le abrasioni. E' la sostanza che alcuni indigeni africani cospargono sulla pelle dei bambini dopo la scarificazione (il rito in cui si fanno delle abrasioni sulla pelle per lasciare delle cicatrici permanenti), per evitare infezioni.

Sulla pelle è idratante, lenitivo e curativo (pelle secca), divino sulla pelle scottata, con piaghe, psoriasi. Può essere utilizzato su eczemi ed è perfetto per gli eritemi da pannolino.

Ha un'azione che promuove il rinnovamento cellulare e incrementa la circolazione sanguigna. Ciò che lo rende così adatto alla pelle è poi il suo alto contenuto in acidi grassi indispensabili per l'idratazione e l'elasticità. Inoltre è naturalmente ricco di vitamine A, E ed F, essenziali per un buon equilibro della pelle. Perfetto su labbra, mani e piedi quando la pelle è screpolata o fissurata, questa sostanza ha infatti delle proprietà antimicrobiche. Sembra che il burro di Karitè aiuti a migliorare la circolazione capillare e quindi a migliorare l'ossigenazione dei tessuti e l'eliminazione di tossine. Non solo, il burro di karitè ha un'azione antinfiammatoria che, oltre che sulla pelle, risulta efficace anche su altre manifestazioni dolorose. Infatti viene utilizzato per ridurre i dolori muscolari, sui muscoli indolenziti, ma anche: dolori articolari, dolori legati a traumi che generano gonfiori, e per lenire i dolori da artrite.

Il suo alto contenuto di acido cinnamico gli conferisce la proprietà di bloccare alcuni raggi UV dannosi del sole, garantendo una certa protezione nell'esposizione solare. Inoltre la sua consistenza grassa consente di creare una barriera efficace contro le irritazioni da vento, freddo, prodotti e detergenti aggressivi, senza occludere i pori, ma grazie al lento assorbimento della pelle. Essendo una sostanza idratante, che rende la pelle elastica e che non occlude i pori,  ha un'efficace azione anti radicali liberi, dovuta alla sua ricchezza di vitamine, dunque è un ottimo antirughe.

Inoltre può essere usato per rimuovere il make-up. Utilizzato in preparazioni per i capelli o come balsamo è ottimo per curare i capelli danneggiati e aiuta in caso di forfora. Sui capelli la sua efficacia sembra essere migliore del burro di cacao e dell'olio di Jojoba.
ATTENZIONE: il burro di karitè è sconsigliato per chi ha allergie a noci e al lattice.


venerdì 22 aprile 2016

Grendina, grondino, guà, guadè, guarda Cristo in Villamagna

La Versilia e la Lucchesia come anche Firenze offrono una grande varietà di parole e detti di grande interesse e tutti da memorizzare

GRéNDINA. in Lucchesia e in Versilia si chiama così la donna magra, e anche sciatta

GRONDINO: bicchierino di liquore, e anche bicchiere di vino


GUA': apocope di "guarda". Esclamazione di meraviglia, disprezzo o di rassegnazione. Quando fa eseguito a un aggettivo rafforza: "Bellino, guà!"

GUADE': esclamazione livornese composta di GUA' (meraviglia e sorpresa) e DE' (esclamazione vocativa per "ehi")

GUARDA CRISTO IN VILLAMAGNA: si dice a Firenze, come ufemismo ironico, di chi è strabico. L'espressione è nata a Candeli, villaggio a Est di Firenze sulla riva sinistra dell'Arno a cavallo delle strade per rosano e per Villamagna. Villmagna è un altro villaggio sulle colline, alle spalle do Candeli e lungo la strada che sale ai 558 metri del convento dell'Incontro. A una ripida curva di questa strada, su in alto c'è un grande crocifisso. Per rivolgere lo sguardo devoto a questa immagine, o comunque in quella direzione, i contadini al lavoro nei campi che scendono fino a Candeli devono effettivamente storcere gli occhi. Da questo devoto ammiccamento è nato il detto poi diffuso in tutta la zona.

Blatta Robot per salvare le persone

Essere sfiorati dal pensiero di rimanere intrappolati sotto le macerie  di un edificio è piuttosto inquietante e alquanto angosciante. Ma non è ancor più inquietante l'idea di essere salvati da un team di scarafaggi cyborg? E non è fantascienza, anzi quasi realtà.



E' ciò che ha realizzato un team di ricercatori della Texas A&M University di College Station (Stati Uniti) con una singolare tecnologia atta a trasformare le comuni blatte in robot controllabili da remoto. Anche se vi sembra assurdo i temuti scarafaggi, con il loro equipaggiamento bionico, potrebbero essere impiegati in missioni esplorative e di soccorso là dove gli esseri umani, i cani o i robot convenzionali non sono in grado di arrivare.

Come è stato possibile? Il team ha impiantato degli elettrodi nel sistema nervoso di due specie di scarafaggi americani, Periplaneta americana e Blaberus discoidalis. Grazie ad un sistema di opportuni impulsi  elettrici, i ricercatori sono riusciti a guidare gli animali facendoli girare a destra o sinistra come giocattoli telecomandati. Poi hanno applicato sul dorso degli scarafaggi un mini "zaino" contenente un ricevitore wireless, un controller e una batteria, trasformandoli così in piccoli robocop  pronti a rispondere ai comandi impartiti loro da remoto.

Ma ancora non tutto va per il verso giusto, perchè i robo-scarrafoni sembrano ancora un po' indisciplinati, infatti rispondono correttamente solo al 60% degli ordini che vengono impartiti, ma il team è ottimista. Si prevede di sostituire gli elettrodi con un sistema di minuscoli vibratori da incollare vicino alle antenne. Questi dispositivi, simulando le vibrazioni di un nemico in arrivo, dovrebbero costringere l’insetto a muoversi senza indugio.

E mentre negli Usa si studia un modo per sfruttare gli scarafaggi, in Francia (Università di Rennes) cercano un metodo efficiente e sicuro per liberarsene: qui infatti è stato messo a punto un robot-insetto programmato per farsi accettare come "capo" in una colonia di blatte, grazie ai movimenti e al rilascio di feromoni, così da far spostare un'intera colonia.

L'esperimento americano ha ricevuto notevoli ciritiche, poichè è stato considerato crudele e inutile. Ma come sottolinea il team gli animaletti non vengono sottoposti a superlavoro e viene loro garantita la possibilità di riposare. Inoltre è stato messo in evidenza il fatto che questi scarafaggi, sono tra le poche specie di animali in grado di sopravvivere per lunghi periodi in ambienti radioattivi, e questo li rende particolarmente adatti all'esplorazione e alla ricerca in zone contaminate altrimenti inaccessibili.

Come tornare ad essere se stessi, psicopittografia

Bisogna separare il vero dal falso, l'Io acquisito dall'Io reale. Quando eliminiamo le idee condizionate, scopriamo realmente chi siamo. E quando sappiamo veramente chi siamo, avviene un miracolo. La sofferenza, l'affanno, i conflitti se ne vanno per sempre. E non si tratta di parole: sono verità lampanti che possono esser provate. A volte si vedono film di questo genere:

Una spia che deve penetrare in territorio nemico, riceve un nuovo nome e nuovi documenti. Gli si insenga a parlare, agire e comportarsi in una maniera estranea alla sua natura. La si istruisce ad imitare i modi e i costumi del paese nemico. Egli assume una falsa personalità. La spia trascorre alcuni anni nel paese nemico, recitando il suo ruolo. I modi e i costumi che gli erano estranei, gli divengono abituali. La sua missione ha termine. LA spia ritorna in patria e cominciano le noie. Il suo falso entra in conflitto con la sua vita originaria. E' impacciato e confuso. Non può separare il falso Io dal suo Io originale. Egli non sa veramente chi è. Ma, poiché è saggio e coraggioso si mette al lavoro. Ritorna alla sua vera identità. Tutto torna normale ed egli può vivere in pace. [Immagine mentale 46]

Ecco ciò che capita spesso alla gente  che, investita da idee estranee, non sa più realmente chi è. Allora arrivano i conflitti e le pene. Ma noi possiamo esser saggi come la spia del film. Gradualmente respingiamo le false idee e identità. Noi possiamo rientrare in noi stessi. Spesso nelle nostre discussioni noi ci spingiamo più oltre. Siamo inconsciamente i carcerieri di noi stessi. I nostri problemi, le nostre pene, i nostri conflitti portano il marchio della nostra fabbrica. Il falso Io vive nella paura di esser spodestato. Egli combatte ogni volta che noi cerchiamo una via d'uscita. Questa è la ragione per cui siamo presi da grande spavento nel momento in cui cerchiamo di liberarci. 

Presentendo una minaccia per la nostra esistenza, il falso Io ci mitraglia con tutto il suo arsenale di armi. Ovvero ci obbliga a sentirci colpevoli per il fatto che noi lo abbandoniamo. Esso mormora la più grande di tutte le menzogne, che non esiste alcun altro modo di essere al di fuori del suo. E' la sua principale arma di terrore, cioè che allontanarsi da lui significherebbe dirigersi verso il nulla. Ma la verità è che in questo nuovo nulla si trova un mondo di chiarezza e di libertà. Cosa fa il vero Io? Cerca di farci intendere che siamo liberi e che lo siamo sempre stati. Ci mostra che noi non siamo schiavi delle illusioni del falso Io. Afferma che il falso Io ci inganna e che noi possiamo smascherarlo.


Catuaba: un formidabile tonico

Non tutti conoscono il catuaba, su cui per altro  c'è ancora della confusione in merito all'identificazione, ma solitamente si fa riferimento a due specie: il piccolo Catuaba cioè l'Erythroxylum catuaba, che cresce fino a 2-4 metri in altezza con fiori giallo-arancio e piccoli frutti non commestibili di colore giallo scuro e di forma ovale che in Brasile è chiamato solo catuaba e il grande Catuaba cioé la Trichilia catigua, che si sviluppa fino a 6-10 m di altezza, ha i fiori color crema e in Brasile viene chiamato catiguá e angelim-rosa della famiglia del mogano.


Queste specie sono ampiamente utilizzate in Brasile nella composizione di medicine a base di erbe,  per il loro potere afrodisiaco e tonico per l'impotenza maschile e come fortificatrici del sistema nervoso.  A scoprirne le qualità furono gli indiani Tupi, che ne decantarono molto le qualità e famoso è rimasto il detto: «Se diventi papà entro i 60 anni, il figlio è tuo, dopo i 60 il figlio è di catuaba».

I principi attivi sono contenuti nella corteccia e nella radice. Il decotto della corteccia è utile per l'impotenza sessuale, agitazione, ansia, nervosismo, fragilità di nervi, problemi di memoria e stimolante in genere del sistema nervoso centrale. Ha effetti benefici sia negli uomini che nelle donne come afrodisiaco ma è nell'area dell'impotenza maschile che si sono avuti i risultati migliori e non sono stati evidenziati effetti secondari nemmeno a lungo termine.

Attenzione però perchè in commercio vengono usati incorrettamente: Juniperus brasiliensis (che si suppone sia il corrispondente di piccolo Catuaba), Anemopaegma mirandum (è un enorme albero della famiglia della bignonia, che cresce fino a 40 m d'altezza e viene chiamato in Brasile catuaba verdadeira) e l' Eriotheca candolleana che sono specie totalmente differenti. Sono raccolte e vendute da raccoglitori inesperti o immorali (sono presenti nella composizione di prodotti erboristici venduti in America) che li classificano solo come catuaba.







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