L'
escolzia o
papavero della California è noto come
sedativo e
ansiolitico naturale, utile nel trattamento di diversi disturbi del sonno di adulti bambini: difficoltà di addormentamento, insonnie, enuresi... Questa pianta, che non dà alcun tipo di assuefazione alcuna, placa anche gli stati di nervosismo e le forme lievi di ansia, oltre che attenuare i disturbi psicosomatici correlati.
Uso interno: come sedativo favorisce l'
addormentamento. Calma i bambini prima di andare a letto, riduce i risvegli notturni, l'enuresi e gli incubi. Come
ansiolitico migliora i disturbi psichici normalizzando le funzioni psicologiche. Combatte il
nervosismo e lo
stress senza creare assuefazione, come gli stati lievi di ansia responsabili di palpitazioni o di sensazioni di oppressione. Ma è anche un
antispasmodico e come tale attenua i dolori, le coliche, le irritazioni intestinali, i crampi o le infiammazioni biliari o a carico della colecisti che accompagnano i disturbi del sonno.
E' originaria della costa pacifica degli Stati Uniti, e del Canada meridionale, ed è stata un rimedio tradizionale dei popoli amerindi per le sue proprietà analgesiche: questa pianta infatti contribuiva ad alleviare il mal di testa e il mal di denti di cui soffrivano queste popolazioni.
Anche se parente del papavero sonnifero (Papaver somniferum), l'escolzia non è un narcotico. In fitoterapia sono le parti aeree assunte per via orale.
Principi attivi
sono costituiti da alcaloidi isochinolinici, glucosidi flavonici, fitosteroli, carotenoidi, mucillagini, linamarina.
Dosaggio:
Gli alcaloidi responsabili dell'effetto ansiolitico dell'escolzia non sono solubili in acqua, perciò gli infusi non sono efficaci nel trattamento delle forme leggere di ansia.
- Un
infuso si prepara utilizzando 5 g di parti aeree essiccate, da lasciare in infusione per quindici minuti in una tazza di acqua bollente, da bere prima di andare a letto.
- In
capsula di estratto secco, la posologia è di 2 capsule da 100 g, da assumere a cena, poi altre due al momento di coricarsi.
- L'assunzione di escolzia sotto forma di
tintura madre richiede la diluizione di un minimo di 100 a un massimo di 150 gocce in un bicchiere d'acqua. Bere il composto un'ora prima di andare a letto. Può risultare più facile consumare l'estratto fluido, più concentrato, in dosi da 15 a 30 gocce, da una a tre volte al giorno.
ATTENZIONE: operatori di macchinari o conducenti di veicoli devono considerare gli effetti sedativi dell'escolzia. Inoltre, non va assolutamente associato al consumo di alcol. Le persone in attesa di sottoporsi a interventi chirurgici dovranno interrompere l'assunzione di escolzia da una settimana a dieci giorni prima dell'operazione, per evitare interferenze con eventuali altri farmaci (anestetici o altri).
Benchè la pianta sia priva di tossicità, l'escolzia è sconsigliata durante la
gravidanza e l'
allattamento, nei bambini di età inferiore ai 6 anni e in caso di antecedente di
glaucoma, per la presenza di alcuni alcaloidi, tra cui la sanguinarina. Benché si sospetti che la sanguinarina sia responsabile della formazione di glaucomi, questa sostanza è principalmente concentrata nella radice della pianta, che non viene utilizzata in fitoterapia. E' anche controindicata nei soggetti allergici alle piante della famiglia delle papaveracee e ad alcuni farmaci, come la morfina e la codeina.
Raramente l'escolzia può indurre un leggero stato di
torpore. Tra gli altri effetti collaterali, sono stati riferiti sonnolenza mattutina e rigidità muscolare. Utilizzata in associazione con il biancospino, l'escolzia può anche causare nausea.
Può essere associata ad altre piante, in funzione dell'effetto desiderato: il
papavero in caso di incubi notturni, l'
eleuterococco contro l'
enuresi, il
marrubio per le persone che hanno difficoltà ad addormentarsi. In compenso, intensifica gli effetti di altre piante officinali, in particolare il kawa kawa, la valeriana, il corniolo giamaicano e l'iperico, con un rischio di sonnolenza.
Se associata all'assunzione di tranquillanti, l'escolzia può aumentarne le proprietà sedative. Interagisce con gli oppiacei, i barbiturici e le benzodiazepine. Ne è quindi sconsigliata qualunque associazione.