Simply

venerdì 4 marzo 2016

Colazione al bar: come farla per salvaguardare la linea

Che sia per mancanza di tempo o per pigrizia, sono molte le persone che fanno colazione al bar, ed è, diciamocelo pure, un momento di vera e propria golosità, e anche di relax prima di intraprendere la propria attività lavorativa. E va bene, ma attenzione, di solito la colazione al bar coincide con un pieno di zuccheri, grassi e calorie che, alla lunga, può rivelarsi dannoso per linea. Quindi è necessario analizzare prima quali sono i nutrienti che si consumano al bancone del bar, identificando le combinazioni e gli abbinamenti rischiosi o dannosi e cercare invece di tagliare le calorie e vivere felici.

Cominciamo dalle bevande:  al caffè (normale, d'orzo), al o alla cioccolata calda abbinate una spremuta preparata al momento, magari mescolando agrumi diversi; infatti la frutta apporta vitamine, fibre e minerali altamente drenanti e, in più, riduce i livelli d’acidità nell’organismo, spesso fatti aumentare dal caffè. Attenzione al caffè al ginseng, il rischio è che sia preparato con miscele già zuccherate: quindi, meglio non aggiungere dolcificanti e abbinarlo sempre alla spremuta, a un cornetto integrale e a 2-3 mandorle o una noce.

Latte: sia per il cappuccino che il marocchino (circa 130- 150 kcal) è quasi sempre intero, ma il vero problema è rappresentato dalla schiuma, divina, ma che fa dilatare lo stomaco. La schiumetta ottenuta col getto di vapore a 120° C porta alla formazione di paracaseinato di calcio, una struttura scindibile con difficoltà da parte degli enzimi digestivi. Attenzione anche al caffè macchiato col latte freddo: l’abbinata di temperature differenti può essere responsabile di acidità e gonfiori. Meglio il latte caldo!

Cercate di sostituire lo zucchero con un dolcificante come la stevia oppure rinunciate a dolcificare il cappuccino che già contiene lattosio (lo zucchero del latte). Così facendo, si riduce il livello di glicemia con vantaggio per la salute e riduzione della tendenza all’accumulo di tessuto adiposo. Per ogni cucchiaino di zucchero risparmiato al giorno si ha uno smaltimento settimanale di 20 g di tessuto adiposo e quindi di un chilo ogni anno. Volendo mantenere la quantità calorica e migliorare la qualità nutrizionale è bene sostituire il cucchiaino di zucchero con frutta secca oleosa (ad esempio una noce o 2-3 mandorle), che possiamo portarci da casa in una piccola scatoletta. I grassi buoni contenuti nei semi oleosi aiutano a scongiurare i picchi glicemici e in più aumentano l’effetto saziante dell’intera colazione, placando il desiderio di cibi dolci. In alternativa, è possibile portare con noi al bar una barretta di muesli con frutta disidratata, soia, semi oleosi e cereali integrali, da gustare in sostituzione della brioche: in questo modo si amplifica l’introito di fibre, preziose per conservare l’intestino attivo e riempire lo stomaco.

Intolleranza alle uova: alimenti sostitutivi e rimedi naturali

L'intolleranza alle uova o ai singoli componenti di esse, cioè albume o tuorlo, solitamente si manifestano con  eruzioni cutanee persistenti, disturbi digestivi e gastrointestinali, emicrania e sonnolenza. Ecco perchè è necessario fare attenzione ad eliminare dalla dieta non solo le uova intere ma tutti gli alimenti che le contengono: pasta, dolci, maionese, piatti precotti e/o impanati. Le uova cotte di solito creano meno problemi.


Per capire se si è intolleranti alle uova è quello di eliminarle per almeno 15 giorni. Passati questi giorni, si reintroducono nella dieta e, se i sintomi ricompaiono, l’intolleranza sarà confermata. A questo punto non bisogna scoraggiarsi perchè le uova possono essere sostituire con  patate, banane e mais, e poi sfatiamo il mito che l’uovo è indispensabile per cucinare, infatti nelle ricette che lo prevedono, è possibile sostituirlo con la farina di mais (la maizena, usane 2 cucchiai per ogni uovo), il latte di soia (un terzo di bicchiere corrisponde a un uovo), la fecola di patate (2 cucchiai per uovo) o una banana frullata.

Durante il periodo in cui si eliminano le uova dalla dieta, è bene depurare l'organismo per aiutarlo a vincere l'intolleranza, in questo caso si può assumere l'olio di ribes nero, cobalto e manganese. Dal ribes nero si ha un aiuto al sistema immunitario per il contenuto di acidi grassi Omega 3 e gli Omega 6 che hanno valenza antinfiammatoria nelle forme cutanee e respiratorie. Si consigliano 1-2 perle 2 volte al dì, per 20 giorni e al minimo per 3 mesi.

Per riequilibrare il metabolismo ci vogliono invece cobalto e manganese da assumere nel numero di 4 fiale la settimana dei 2 oligoelementi (si trovano in commercio in un’unica confezione) per un mese: ripetere il ciclo 4 volte l’anno.

giovedì 3 marzo 2016

Fiorentin mangia fagioli lecca piatti e romaioli, la vera ricetta fiorentina dei fagioli all'uccelletto | Parole e verbi in disuso

FIORENTIN MANGIA FAGIOLI LECCA PIATTI E ROMAIOLI: per questa strofetta un tempo si poteva scatenare una rissa, quando i fagioli erano ritenuti cibo volgare, da poveracci. Oggi non mancano mai nel menù del ristorante di lusso: pastosi, quasi senza buccia, morbidamente velati d'olio o rossi di pomodoro sono il simbolo della vera cucina casalinga. I turisti, milanesi, i romani, credono che Firenze sia sinonimo di bistecca alla brace, cioè di "fiorentina"; a tavola con una bistecca davanti credono di avere la città nel piatto, saporita, sanguigna, un po' esagerata e plateale. Per un fiorentino, invece, solo il "conchino di fagioli" può evocare la fuligginosa, sapida, genuina trattoria della vecchia Firenze. La bistecca, in fondo, è sempre stata cibo d'élite, da signori. Fagioli dunque. E non si capisce perchè nello stemma di Firenze ci sia un giglio e non un fagiolo. Una volta, al Circolo degli Artisti di Via de' Servi venne servito un banchetto esclusivamente a base di fagioli, mentre i commensali facevano coro cantando l'Inno al fagiolo:


Ave o fagiolo
divinamente fiorentino
cui natura diede forma di cuore
come del fatal viscere umano.

.................................................

Cosparso l'edulio con olio soave dei colli toscani
battezzandolo al Chianti generoso e al Pomino soave.
Leviam fratelli di mensa
l'Inno secolare:
Ave o fagiolo

Ecco qui la vera ricetta fiorentina per i fagioli all'uccelletto: mettere un mezzo chilo di fagioli bianchi e piccoli in un recipiente non grande d'acqua fredda che li ricopra di almeno tre dita. La cottura, a recipiente coperto e basso bollore, dura tre ore se i fagioli sono secchi, un'ora se sono appena sgranati (la pentola a presione non è contrindicata, dato che concorre alla concnetrazione del profumo e del sapore, ma i tempi di cottura, naturalmente, sono differenti!). Nel frattempo si fa a a parte una salsa mettendo in una teglia una diecina di cucchiai di olio di oliva, otto foglie di salvia, due spicchi d'aglio no nsbucciati e un po' schiacciati. Appena la salvia scurisce si buttano in padella cinque grossi pomodori maturi sbucciati e spezzettati e si rigirano quasi di continuo per spappolarli. Quando il pomodoro è cotto si passano nella padella i fagioli sgorndati e vi si fanno bollire per una diecina di minuti, con un po' di sale, se occorre, e un po' di pepe. I fagioli all'uccelletto  devono quasi sguazzare nel sugo.

Pellegrino Artusi, cuoco massimo ma non fiorentino, li chiamava "fagioli a guisa d'uccellini": con il rischio che qualcuno, a Firenze, per il gran ridere rimanesse soffocato, magari da un fagiolo. Ma a proposito della strofetta "Fiorentin mangia fagioli": è singolare che la tecnica dell'insulto toscano abbia tanto abusato dellafama dei fagioli cibo da poveri. Ricalcata pedestramente, salvo le inflessioni dialettali, ecco una SCANZIFOLLETTA versiliese che prende in giro gli abitanti di Carrara: "Carrarin mangiafagioli, leccapiatti e tovaglioli, de fagioli 'un ce n'è più, Carrarin porco fottù".


Coccolare i piedi con una crema fai date

La cura dei piedi è importante sia che le vostre attività prevedano lo stare in piedi tutto il giorno o lo stare seduti davanti ad una scrivania per le consuete otto ore. I piedi ci sostengono, ci guidano e devono essere coccolati a fine giornata, per mantenerli in salute e benessere, un benessere che poi si ripercuote su tutto il corpo. Infatti secondo la Medicina tradizionale cinese sono anche lo specchio di quello che accade nel resto del nostro corpo. Ecco perché non andrebbero mai trascurati. Ecco dunque una ricettina semplice per preparare una crema fai da te davvero efficace.


Ingredienti
20 grammi di burro di cacao
60 grammi di burro di karité 
30 grammi di olio di cocco
20 grammi di olio di avocado 
10 gocce di olio essenziale di melaleuca
10 gocce di olio essenziale di menta piperita

Procedimento: sciogliete a bagnomaria, nello stesso pentolino, il burro di cacao, il burro di karitè, l’olio di cocco e l’olio di avocado. Mescolate bene e togliete dal fuoco. Lasciate raffreddare, in modo che il composto si rapprenda. In inverno è possibile lasciare il pentolino sul balcone per velocizzare il procedimento di raffreddamento. Una volta raffreddato, aggiungete gli altri ingredienti e mescolate nuovamente, eventualmente aiutandosi con un frullatore a immersione. Infine, conservate la crema in un contenitore.

Grazie a questa crema avrete il vantaggio di unire le proprietà emollienti del burro di cacao e del burro di karitè a quelle disinfettanti, purificanti, antifungine, lenitive e rinfrescanti degli oli essenziali di melaleuca (albero del tè o tea tree oil) e menta piperita.

Il vino di angelica per la digestione

Il nome angelica (Angelica achangelica) detta anche  erba degli angeli come suggerisce il nome, è specie considerata fra le migliori a livello fitoterapico. L’angelica veniva coltivata già nel 1500, ma già dal X secolo la si importava dai paesi scandinavi come merce preziosa, proprio i suoi molteplici utilizzi. Spezia, verdura, erba officinale, l’angelica veniva usata addirittura contro gli avvelenamenti. Deve il suo nome all’arcangelo Raffaele, che secondo la tradizione popolare la usava per dare sollievo agli appestati.


Dell'angelica nulla va sprecato perchè le radici (da estrarre e seccare in autunno), le foglie (da raccogliere a primavera) e il fusto (in estate), se pure in modo differente, sono tutti utilizzabili. Con i semi si può preparare un ottimo impacco per occhi stanchi. Fra i suoi principi attivi vi sono tannino, cumarina, olio essenziale, resina e sostanza amara, essa infatti è indicata in caso di gonfiore e meteorismo, catarro bronchiale ma anche di disturbi del sonno. E’ anche utile per mestruazioni irregolari.

Bisogna  però usarla con una certa attenzione, poichè  può causare foto-sensibilizzazione e, se assunta in dosi molto elevate, può avere effetti depressivi. Sconsigliata in gravidanza in virtù del suo potere emmenagogo, stimolando cioè l’afflusso di sangue nella regione pelvica. Ecco la ricetta di vino di angelica, da usare come coadiuvante digestivo.

Ingredienti:
30 gr di radice di angelica
1 l di vino rosso
4 gr di cannella in polvere
Preparazione: lasciare il tutto in infusione (a freddo) per 4 giorni in una bottiglia chiusa. Quindi filtrare con una garza a trama fine. Bere la quantità di un bicchierino da liquore un paio di volte al giorno.

Oppure unita all'echiancea se ne ottiene un  decotto:  portare ad ebollizione 2,5 dl di acqua con 1 cucchiaio di radice di echinacea per 5 minuti, versato su di 1 cucchiaino di angelica e lasciato riposare per una 10 minuti, diventa una buona tisana contro il raffreddore. I gambi di angelica, infine, sono una leccornia se canditi, e l’aroma dei fiori e delle foglie arricchisce le insalate verdi.

Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.