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sabato 18 giugno 2016

Metodi di applicazione delle tisane

Metodi di applicazione delle tisane. Le tisane non si assumono solamente per via orale, ma hanno anche altri metodi di applicazione per via esterna che le rendono adatte alla cura del corpo


Le tisane come tutti sappiamo, si assumono per via orale, cioè bevendo. Ma ciò che forse alcuni ancora non sanno è che esse possono essere usate anche in maniera differente, cioè per via esterna, ovvero sotto forma di bagni tradizionali, impacchi, spugnature, bagni oculari. In particolare:


Bagno: si prepara preventivamente un infuso concnetrato o decotto . Il liquido filtrato si aggiunge all'acqua del bagno, facendo attenzione che la temperatura non suoeri i 38 gradi. Il tempo di immersione varia da dieci a venti minuti

Impacco: qui è necessario l'uso d una carza o una compressa dicotone che viene immersa prima in un liquido (sempre infuso o decotto). L'impacco va rinnovato, immergendo ripetutamente la comrepssa nel liquido, e mantenuto in posizione per un certo periodo di tempo

Spugnature: per ottenere un effetto benefico su una superficie dicute estesa, si fanno le spugnature, una metodologia attraverso cui si tampona ripetutamente la parte del corpo interessata

Collirio: si applica sulle palpebre, sotto forma di bagno oculare, oppure impacco. Si prepara un infuso che, per la particolare tipologia di applicazione va filtrato in maniera molto accurata e privo quindi di particelle in sospensione.

E ora facciamo chiarezza: vediamo quale differenza intercorre tra tisana, infuso e decotto.
La tisana: è un metodo di preparazione fitoterapica che sfrutta l'acqua calda per estrarre i principi attivi delle piante (cioè una loro parte: fiori, foglie, frutti). La preparazione avviene attraverso due metodologie: l'infuso, per capirsi, come avviene per il tè. Si versa  la quantità di acqua bollente (200 ml circa) su una dose ( un cucchiaio) di pianta o di miscela di piante già posta sul fondo di un recipiente atto allo scopo (teiera), Si mescola e si lascia riposare per cinque o dieci minuti, poi si filtra con un colino e si versa in tazza. Gli infusi si preparano freschi al momento e possono essere dolcificati.

E poi c'è il decotto, che è un metodo di estrazione dei principi attivi più energico rispetto alla tisana. Si prepara mettendo la parte della pianta (o miscela) in acqua bollente (250 ml), si copre il recipiente e si prosegue l'ebollizione a fiamma bassa per pochi minuti. Si filtra attraverso un colino e si consuma caldo o tiepido, ma mai bollente o freddo.

venerdì 17 giugno 2016

Quand'è vacca un coce, quando r diavolo scote r cencio

Quand'è vacca un coce, quando 'r diavolo scote 'r cencio, quanti fichi fa il mi pero, quarantotto, quel paese detti di cui in paio, entrati nel parlar comune nazionale


QUAND'E' VACCA UN COCE: è inutile cercare di convincere o dare buoni consigli. Così dicono a Viareggio, ed è praticamente lo stesso di: "Quando la carne 'un vole 'i sale è inutile salare"

QUANDO 'R DIAVOLO SCOTE 'R CENCIO: modo di dire livornese per: molto di rado; difficilmente

QUANTI FICHI FA IL MI' PERO: si dice per prendere in giro un bambino uggioso, che fa le moine


QUARANTOTTO: è uno dei numeri che stranamente sono entrati nei modi di dire (come ottanta, in "fare un casino dell'ottanta"). A parte "fare un quarantotto" e "a carte quarantotto" che sono espressioni non esclusivamente toscane, è curioso l'uso che si fa di questo numero per prendere in giro chi è solito rimpiangere i tempi andati. "Be' mi' tempi!" dice uno. E l'altro pronto: "Fa quarantotto"!

QUEL PAESE: "Mandare a quel paese" ha cessato d'essere espressione dialettale ed è lingua italiana: ormai lo dicono anche le signore. Quasi tutti, però, ignorano che  "quel paese" mai nominiamo esiste davvero ed è Borgo a Buggiano, in Val di NIevole, provincia di Pistoia: tanto onore è dovuto comunque solo al fatto che Buggiano ha la stessa radice di "buggerare", verbo transitivo derivato dal tardo latino "Bulgari", poi "Bugari" e "Bugeri" che nel Medio Evo significò anche sodomita

Il succo di limone in cosmetica

Il succo di limone in cosmetica, per gli occhi e per le mani. UN complemento cosmetico a basso costo ed efficace 


Che il limone sia più farmaco che alimento è ormai risaputo. Fa benissimo a tutto l'organismo. Oggi vorrei darvi due ottimi ed economici suggerimenti per la cosmetica naturale e fai da te a base di limone: uno per le borse e le occhiaie e l'altro per la cura delle mani.  Facili, veloci, efficaci e davvero economici. 


Occhi: se il contorno occhi si presenta segnato  gonfio il succo di limone fa per voi. Procuratevi dei dischetti di cotone e imbeveteli di succo di limone.  Appoggiateli sugli occhi lasciandoli in posa per 10 minuti, in alternativa se le borse sono particolarmente gonfie e le occhiaie piuttosto visibili si possono applicare direttamente sugli occhi delle fettine di limone. Il risultato vi stupirà

Mani:  miscelare qualche goccia di succo di limone con un olio vegetale, come ad esempio l'olio di Mandorle, e applicare con regolarità sulle mani. Noterete che la pelle andrà schiarendosi  e allo stesso tempo sarà nutrita. Ma non è tutto se si mettono a bagno le dita in olio di Mandorle, o di Oliva, con succo di Limone, si rinforzano le unghie e si evitano le screpolature e la formazione di "pellicine".




Smagliature: un oleolito per prevenirle

Smagliature: un oleolito per prevenirle facile da fare e piuttosto economico che aiuterà la vostra pelle a mantenere l'elasticità e prevenire la formazione delle odiate smagliature.


Le smagliature si manifestano come strie causate dall'assottigliamento e dalla perdita di elasticità dello strato più interno della pelle. Possono comparire su varie parti del corpo come seno, cosce, ventre, le anche, ad esempio durante una gravidanza, nell'età dello sviluppo o a seguito di forti dimagrimenti. Nella fase iniziale sono rilevate e rossastre, poi violacee, infine si appiattiscono e diventano linee chiare. Purtroppo non è possibile eliminarle, tuttavia si possono migliorare e prevenire.  Efficace in questa opera di prevenzione è questo oleolito per massaggi da preparare in casa.


Occorrente: estratto liposolubile di echinacea 4 ml, estratto liposolubile di equiseto 3 ml, estratto liposolibile di rusco 3 ml, olio di enothera biennis 90 ml. Mescolare bene tutti gli ingredienti in modo che si miscelino bene. Massaggiare mattino e sera sulle parti interessate.

La pelle inoltre va mantenuta idratata bevendo molta acqua, ed è necessario curare l'alimentazione con una dieta che sia ricca di frutta, verdure e legumi. State sempre attente ad evitare drastici cambiamenti di peso.   



giovedì 16 giugno 2016

Presenterò, prete, propiare, pulcesecca

Presenterò, prete, propiare, pulcesecca, purammò, modi di dire talvolta un poco ellittici ma che vanno a segno


PRESENTERO': modo ellitico usato esclusivamente per assicurare chi prega di portare i saluti a qualcuno che l'incarico sarà assolto. Come per dire: presenterò i saluti

PRETE: scaldaletto a forma allungata fatto con stecche di legno. Il "trabiccolo o monachina" è invece a forma tondeggiante, come una cupola, ed è più adatto al letto dei bambini perchè scalda una superficie limitata. Sembra che il nome di PRETE derivi dal fatto che questo scaldaletto, quando è in "riposo" ritto al muro, ricorda per la forma una specie di piviale. Ma occorre una certa fantasia.


PROPIARE: a firenze significa asserire, assicurare, magari con ostinazione

PULCESECCA o PURCESECCA: i fiorentini chiamano così sia il pizzicotto, sia il livido lasciato sulla pelle dal pizzicotto.

PURAMMO': buono, educato. Lo usano in Versilia. "E' purammò quel cicchino", è perbene quel bambino



Una potente medicina: il sole

Una potente medicina: il sole. Non ci facciamo caso anzi, spesso ignoriamo che la luce del sole è il primo e più potente medicamento che possiamo usare per la nostra salute.


Che la luce sia fonte di vita è per noi una innata conoscenza, e la luce del sole è uno dei più importanti medicamenti gratuiti che abbiamo a disposizione perchè nutre e mantiene in salute il nostro corpo, alimenta la nostra energia vitale, crea equilibrio alle emozioni e ai pensieri. Se il nostro rapporto con la luce solare viene compromesso ne risente l'equilibrio interno dell'individuo e quindi anche il suo rapporto con l'ambiente esterno. 


Ci riferiamo alla luce pensando semplicemente alla porzione visibile all'occhio umano, ma lo spettro elettromagnetico è molto più vasto, in quanto costituito dai raggi infrarossi, microonde, onde radio corte e lunghe,  raggi ultravioletti, raggi x, raggi gamma e raggi cosmici.  E sta proprio in questo spettro elettromagnetico che è racchiuso il segreto della luce solare e della vita: le proprietà nutritive e terapeutiche fondamentali per la nostra sopravvivenza . Ben sappiamo che se sottoposti a carenza di luce solare noi esseri umani siamo esposti agli stessi sintomi di una dieta squilibrata, come la tendenza all’obesità, alla depressione, a comportamenti compulsivi,  a emozioni pesanti come la rabbia ed una serie infinita di patologie anche gravi.

Perciò così come per il nostro organismo è necessaria un'alimentazione sana e bilanciata così, possiamo affermare che una dieta di luce sia essenziale tutto l'anno, e questo per la salvaguardia della nostra salute e  prevenire tutta una lunga seire di squilibri e malattie. Eppure non facciamo caso a come la nostra vita sia condotta spesso in squilibrio rispetto alla nostra vera necessità di luce solare, perchè? Beh, spesso viviamo in ambienti male illuminati, vegetiamo ore davanti al computer o alla televisione, non ci esponiamo adeguatamente e nelle ore corrette.   Che conduciamo uno stile di vita alterato non è certo un segreto, e questo nostro modo di vivere ci espone a squilibri di cui poi inevitabilemente risentiamo.

Facciamo un semplice esempio: basterebbe una corretta esposizione alla luce solare a prevenire e incidere sulla cura di malattie come l’osteoporosi, l’osteomalacia, la sclerosi multipla, alcuni tipi di cancro (colon, ovaie, prostata, seno), diabete e malattie cardiovascolari. Ma ne farò uno ancora più calzante e che forse tutti conoscete: una corretta esposizione alla luce solare manifesta i suoi effetti terapeutici anche nella cura della psoriasi, nella prevenzione del raffreddore, delle malattie autoimmuni e di quelle respiratorie più gravi come l’ asma; regola il buon funzionamento di fegato e intestino, riduce il rischio del Parkinson, aiuta a non ingrassare, è implicata nel corretto sviluppo muscolare durante l’adolescenza, regola il colesterolo e migliora l’attenzione e la creatività.

Allora vediamo come possiamo esporci correttamente alla luce solare e beneficiare dei suoi effetti benefici. Intanto il tempo di esposizione varia in base all'età e al tipo di pelle: in media 10-15 minuti per i giovani e 20-25 minuti per gli anziani, nelle ore sicure (prima delle 11 del mattino e dopo le 15 al pomeriggio). E' ovvio che il tempo suddetto può variare in base ai casi poichè alcune persone potrebbero rivelarsi  più sensibili di altre o avere dei problemi cutanei.  Inoltre,  come ben sapete, bisogna prestare particolare attenzione in caso di assunzione di antibiotici o altri medicinali. Chi ha la pelle più scura hanno bisogno di una quantità di luce maggiore rispetto a chi ha la pelle chiara. La tanto amata abbronzatura in questo caso non è una condzione necessaria e sufficiente per beneficiare degli effetti terapeutici della luce solare, infatti la stagione migliore per fare dei bagni di sole è la primavera, in cui è meglio esporsi per brevi e frequenti periodi rispetto a un unica esposizione prolungata. Sarebbe opportuno non concentrare  concentrare l’esposizione in due o tre settimane durante i mesi estivi, mentre la luce dovrebbe essere assorbita con più equilibrio durante tutto l’anno.

E poi tenete conto dell'alimentazione: i cibi integrali e poco elaborati aiutano ad avere una relazione equilibrata con la luce . Essere capaci di esporsi al sole risulta essere una vera e propria arte, con le sue regole e i suoi tempi e se ben assimilata compresa diviene una fonte inesauribile di benessere e salute. Tenete a mente quest itre fattori: - alimentazione; - movimento; - sole e aria aperta.

Rughe, Capelli, Ciglia, Unghie: l'Olio di Ricino

Rughe, Capelli, Ciglia, Unghie: l'Olio di Ricino è un potentissimo aiuto. Utilizzato fin dall'antichità per la cosmesi femminile non ha perduto la sua ineguagliabile efficacia: un prodotto, mille usi.


Sicuramente se scrivo ricino, a tutti, anche solo per sentito dire, viene in mente il lassativo tanto odiato dai bambini, ma anche dagli adulti tanti anni fa. In realtà le proprietà dell'olio di ricino sono davvero sorprendenti soprattutto in cosmetica. Questo prezioso olio si ottiene dalla spremitura a freddo dei semi del Ricinus communis. Vediamo come è possibile utilizzarlo.

RUGHE:  aiuta la pelle nella produzione di collagene ed elastina, quindi si rivela un ottimo alleato per contrastare le rughe. Una volta distribuito sulla pelle forma uno strato che riduce fortemente l’evaporazione dell’acqua cutanea. Immergete un batuffolo di cotone nell’olio di ricino, applicatelo sul viso, facendo attenzione agli occhi, e massaggiare leggermente con le dita pulite prima di andare a dormire.

CAPELLI: noto per le sue proprietà rinforzanti e ristrutturanti, è efficace per la cura dei capelli secchi, sfibrati e spezzati. Usatelo pure su lunghezza e punte poiché riequilibrando il quantitativo di grasso nei capelli previene il loro indebolimento ed aiuta ad evitare la formazione delle doppie punte. Poichè è  molto denso, è poco facile da usare puro sui capelli, quindi unitelo all’olio di mandorle dolci o all’olio di lino (1 parte di olio di ricino e 2 parti di olio di mandorle/lino) per un impacco nutritivo. Meglio usarlo sui capelli inumiditi con acqua e con parsimonia per evitare di seccare i capelli. E' possibile anche realizzare un impacco pre shampoo da applicare sempre sui capelli inumiditi composto da: 1/5 di olio di ricino, 1/5 di olio di semi di lino, 1/5 succo di aloe e 2/5 olio d’oliva o di miele. L’olio di oliva o il miele aiutano a rendere più facile il risciacquo.

CIGLIA: utilizzate un vecchio contenitore di mascara usato con il suo scovolino, dopo averli puliti con attenzione (ad esempio tenendoli a mollo con acqua calda e sapone e inserendo spesso lo scovolino per far entrare l’acqua dentro il contenitore). Oppure, vi basterà pulire lo scovolino, da immergere in una boccetta di olio di ricino. Va applicato sulle ciglia umide la sera, tenendo per tutta la notte, senza tuttavia eccedere con le quantità per evitare che l’olio finisca negli occhi causando fastidi e bruciore. In questo modo, le ciglia saranno giorno dopo giorno più lunghe e più folte. Con lo stesso procedimento l’olio di ricino può essere impiegato per la cura delle sopracciglia.

UNGHIE: se sono fragili e si spezzano facilmente, per renderle  più robuste è sufficiente massaggiarle ogni sera con olio di ricino unito a olio d’oliva in parti uguali insieme a qualche goccia di limone, che con la sua azione schiarente aiuterà anche a togliere le patine giallastre.


mercoledì 15 giugno 2016

Potta, pratica, prenderla a veglia

Potta, pratica, prenderla a veglia, prendere i' traicche, prendere la lepre con carro, memorizzate questi modi di dire, perché in alcune parti della Toscana potreste sentirli spesso


POTTA: vanesio, esibizionista. Contrazione di potestà, un personaggio  che quando era in veste ufficiale usciva dal suo palazzo in gran pompa, seguito da un codazzo di cortigiani: da qui "fare il potta", cioè pavoneggiarsi, far mostra di sè. I derivati sono: "pottata", che in Versilia significa anche sciocchezza, sbaglio; "pottaione e pottone". Meriterebbe uno studio particolare il meccanismo linguistico che ha permesso al potestà, ovvero al "potta", di prendere anche il significato di vulva. La "potta", in gergo, significa appunto questo.


PRATICA: relazione d'amore illegittima

PRENDERLA A VEGLIA: prenderla come abitudine, in senso ironico. "Che l'ha preso a veglia di venire a chieder quattrini a me?"

PRENDERE I' TRAICCHE: andarsene. L'espressione è originaria di Arezzo, poi si è diffusa in altre parti della Toscana

PRENDERE LA LEPRE COL CARRO: quando si vuol raggiungere uno scopo con prudenza, senza affrettarsi, con circospezione


Viola mammola: tè, sciroppo e decotto

Viola mammola: tè, sciroppo e decotto, questi sono solo alcuni degli usi che si possono fare della viola mammola che contiene un tesoro di preziosi benefici per la nostra salute. 


Viola viene dal nome della ninfa lo, che aveva appunto gli occhi viola; odorata perché emana profumo. La leggenda narra che Giove, dopo aver sedotto la bella ninfa fu costretto a trasformarla in mucca per sottrarla all'ira di Giunone. Costei, incredula del fatto che Giove si apparti con una giovenca entro una nuvola stagnante sui boschi di Lirce, chiede che il bianco animale venga sorvegliato da Argo, il cane d.ai cento occhi. E poi Mercurio, inviato da Giove a uccidere il mostro liberando Io che diventerà una divinità egizia. Scendendo sulla terra, gli antichi videro nella viola la raffigurazione dell'amore verginale e assegnarono alla pianta il ruolo di rappresentare la modestia e il pudore. Greci e Romani se ne coronavano il capo durante i banchetti e ne mettevano i fiori nel vino perché la credenza popolare diceva che il suo profumo teneva lontana la sbronza. Per questo e per averne sempre a disposizione coltivavano le viole in speciali giardini, i violarium. Nel '200 la Scuola Salernitana considerava la viola un rimedio efficace per combattere il mal di capo dovuto al troppo cibo. Nei tempi in cui erano numerosi i maghi e le fattucchiere, si usava il fiore per comporre filtri magici che garantivano amore eterno. La viola ha una prima fioritura in pieno inverno e infatti un vecchio detto. lombardo dice: "Per San Sebastian la Viola in man". Questo santo si festeggia il 20 gennaio.


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Violacee. Le foglie sono riunite alla base in rosetta, hanno un lungo gambo e forma tonda culminante a punta, margine dentato e base cuoriforme. I fiori sono solitari, con lungo peduncolo che regge un calice diviso e una corolla di cinque petali blu-viola profumatissimi. Quello centrale si allunga all'indietro con uno sperone. TIfrutto è una capsula che si apre in tre parti con numerosi semi. , Ama i luoghi freschi, erbosi, le rive dei fiumi e i boschi. E molto comune sino a 1200 m. Dopo una prima fioritura invernale, fiorisce pienamente in primavera. Si usano le radici, le foglie e i fiori, che si possono far essiccare all'ombra, ma all'aria aperta. Anche secche le violette conservano intatto il loro profumo. I fiori contengono acido salicilico, olio essenziale, acidi organici, mucillagini e tannini; le foglie contengono tannini e saponine. La viola 'mammola ha proprietà diuretiche, sudorifere, emollienti, antinfiammatorie ed efficaci contro la tosse.

Utilizzo 

Le foglie si usano nelle minestre in piccole quantità; i fiori appena colti come aromatizzanti e complemento delle insalate, negli sciroppi, nei gelati, nelle marmellate e nei canditi. La medicina popolare, oltre alle foglie e ai fiori, usa anche la radice.

Sciroppo per la tosse: mettere in infusione 100 g di violette fresche in un litro d'acqua bollente; dopo 12 ore colare il liquido, spremendo bene i fiori, e aggiungere 180 g di zucchero. Filtrarlo dopo qualche giorno e riporlo in una bottiglia.

Decotto anticatarrale: far bollire 5 g di radici di viola in 300 g d'acqua. Quando il liquido è ridotto di un terzo, addolcire con un poco di miele e berlo subito.

Tè di violetta contro le infiammazioni bronchiali: versare un litro d'acqua bollente sopra 20 g di fiori freschi e lasciare in infusione per mezz' ora. Colare, addolcire con miele e consumare a bicchierini durante la giornata. Infuso contro l'emicrania: versare un pizzico di foglie secche di viola in una tazza d'acqua calda e lasciare in infusione per 10 minuti. Colare, zuccherare e bere all'istante.

Per eliminare il gonfiore prodotto da contusioni è efficace un cataplasma ottenuto con foglie di violetta fresche cotte in poca acqua e applicato ancora caldo, ma non bollente, sulla parte malata.

Infine un impiego casalingo: togliere i gambi alle violette fresche e farle essiccare rapidamente all'ombra. Versare sopra una lastra di metallo calda un po' di sale finissimo da tavola e, quando è perfettamente asciutto, mescolarlo ai petali di violetta. Conservare in una bottiglietta di vetro con il tappo smerigliato. Basta versare sopra un piattino un pizzico del preparato perché in breve si diffonda per l'aria un delicato e persistente profumo di violetta. Si può usare anche in armadi e cassetti.

Tai Chi e Corsa: il Chi running

Tai Chi e Corsa: il Chi running un nuovo modo di fare fitness sviluppato in America. Si tratta della fusione dell'antica arte del Tai Chi e con la corsa. Vediamo in cosa consiste.


Arriva dall'America, dove il fitness sappiamo ha davvero infinite strade e sappiamo anche che gli Americani sono molto amanti della corsa. Ma in questo caso non si tratta della corsa classica bensì di un nuovo tipo, come descritto nel libro del plurimaratoneta Danny Dreyer: si tratta del Chi running.

La filosofia del Chi running si basa sul fatto che per correre non servono gambe forti, ma è necessario saperle usare in maniera giusta. Si tratta in pratica della fusione dell'antica arte del Tai Chi con la corsa. Secondo il Tai Chi, l'energia deve scorrere liberamente attraverso il corpo con le meridiane che distribuiscono l’energia in maniera equilibrata.

Perciò il Chi running si inserisce fra quelle  tecniche olistiche che hanno molte affinità con lo yoga, il karate il Chi Kung e ovviamente il Tai Chi Chan. Serve non solo fisico ma anche concentrazione, spiritualità e consapevolezza per allenarsi in maniera corretta.
I principi sono quattro: concentrazione, percezione corporea, respirazione e rilassamento.

Fra le innovazioni  che il Chi running porta cisono: cambio di passo, nuovo assetto posturale, controllo dell’appoggio del piede e continua ricerca del massimo rilassamento del corpo durante la corsa. Fondamentali sono l’allineamento posturale e il rilassamento necessarie per svolgere una corsa efficace. Il corpo deve essere inclinato in avanti per consentire alle gambe un minore impatto e quindi un minore rischio di traumi.

Questa postura in avanti parte dai piedi per cui tutto il movimento delle gambe deve avvenire dietro il tronco e le braccia offrono un valido contributo nell’azione di spinta. Non a caso è questo “l’assetto” di corsa dei più grandi maratoneti del Kenya e dell’Africa Orientale che sempre più si impongono durante le competizioni internazionali di più alto livello.


martedì 14 giugno 2016

Popò, porco pulito un fu mai grasso

Popò, porco pulito un fu mai grasso, posola, posto ch'u ve scalamasse, anche oggi possiamo dire di aver messo da parte altri modi interessanti di far conversazione


POPO': raddoppiamento pisano di "po'" cioè poco. Nessun riferimento scatologico. "Pigliane un altro popo'". Talvolta è un rafforzativo ironico: "Questo popo' di grullo"


PORCO PULITO UN FU MAI GRASSO: vecchio modo di dire che non ha bisogno di spiegazioni, tanto più che, specialmente a Firenze, ci sono sempre state trattorie, anche famose, con insegne pochissimo edificanti, tipo "I' Troia" e "I' coco lezzone", cioè sudicio. Perfino ai tempi di Leopoldo II granduca di Toscana erano rinomate le osterie di "Beppe sudicio" e "Gigi porco"; quest'ultimo aveva bottega in VIa de' PUcci, cioè proprio nel cnetro della città. Ma sembra che, almeno perla pubblicità, sia più efficace così: probabilmente pochissimi sarebbero attratti dal "Coco di bucato" o dalla "Trattoria igienica"

POSOLA: mentre in lingua è una striscia di cuoio che fa parte del finimento del cavallo, in vernacolo fiorentino significa spesa imprevista, imposizione, disgrazia. " Tu sentirai che posola con le tasse"

POSTO CH'U VE SCALAMASSE: imprecazione del dialetto di Massa, equivale a "Ti venisse un accidente"! Il verbo locale "scalamare" significa guastare, rovinare, distruggere

Maschera al Basilico: Pelle liscia e delicata

Maschera al Basilico: Pelle liscia e delicata. Si tratta di cosmesi totalmente naturale, efficace e poco costosa, in pratica un trattamento di bellezza che potrete concedervi fra le mura domestiche senza spendere cifre lunari.


Vorreste poter usufruire di un trattamento di bellezza per il viso, ma andare presso un'istituto comporta anche una certa spesa e i tempi non permettono lussi. Non c'è spazio però per abbattersi, potete farlo voi con le vostre mani il trattamento di bellezza desiderato. Avrete alcuni vantaggi: dedicherete del tempo a voi stesse, e sarete obbligate a ricavarlo per voi, per un privato momento di relax; sarete sicure degli ingredienti che usate perchè sarete voi a procurarveli; il vostro portafoglio vi ringrazierà; e infine otterrete dei risultati davvero sorprendenti.


Oggi dunque prendete nota, perchè prepareremo una maschera per il viso a base di basilico che vi donerà una pelle liscia e delicata. Il basilico infatti ha proprietà lenitive e decongestionanti che ben si adattano ad una pelle irritata, con couperonse, soggetta rossori e particolarmente sensibile. Potrete farne uso una volta a settimana e la stederete sul viso asciutto e pulito.

Maschera al basilico: avrete bisogno di 10  foglie di basilico, 2 cucchiaini di olio di jojoba, 1 cucchiaino di gel di aloe vera

Procedimento: pestare le foglie di basilico all’interno di un mortaio, ma se non lo avete potete aiutarvi con un frullatore preferibilmente con le lame di plastica. Dopo aver lavorato velocemente il basilico, aggiungere l’olio di jojoba e il gel di aloe vera. Mescolate tutto e applicate sul viso asciutto e pulito. Massaggiare delicatamente e lasciare in posa per almeno un quarto d’ora. Risciacquare con acqua tiepida.

Trifoglio Rosso: proprietà curative e benefiche

Trifoglio Rosso: proprietà curative e benefiche, sia per la menopausa che per la disfunzione erettile, ma che si rivela utile anche contro il colesterolo, l'osteoporosi e la depressione.


A tutti noto come ottimo foraggio per il bestiame, il Trifoglio rosso, della famiglia delle Leguminosae,  lo si trova in abbondanza nei prati, nei boschi  e nei terreni per i pascoli. Ha dei graziosi fiorellini rosa. Ma questa pianticella è altresì nota alla farmacopea per le sue numerose proprietà curative e benefiche che sono dovute in gran parte all'alto contenuto di isoflavoni un toccasana per le donne in menopausa.  Contrasta i radicali liberi perchè ha un forte potere antiossidante, il triplo rispetto a quello della vitamina C e fra le sue proprietà si annoverano:  antispasmodica,  lassativa, detergente,  diuretica,  espettorante,  sedativa,  tonica,  per la salute della pelle, per trattare l’osteoporosi.

Per ciò che concerne la menopausa, la parte del leone la fanno gli isoflavoni, che, solubili in acqua, agiscono alla stessa maniera degli estrogeni, e quindi alleviano i disturbi quali ad esempio, le vampate di calore, nervosismo etc. Ma non solo, sembra essere attivo anche contro la depressione derivante dalla post-menopausa, ben nell'80% dei casi.


Fa bene anche agli uomini in relazione alla disfunzione erettile, e, pur agendo in maniera più lenta rispetto ai farmaci di sintesi comunemente in commercio, sono sempre di più coloro che si affidano a questo rimedio naturale privo naturalmente delle spiacevoli controindicazioni portate dai farmaci. Agisce contro la disfunzione erettile poichè è ricco di fitoestrogeni protettivi. Ma il trifoglio ha anche altre interessanti proprietà: abbassa il colesterolo,  migliora la circolazione del sangue, aiuta a prevenire l'osteoporosi , riduce la possibilità di coaguli di sangue e placche arteriose, migliora ed aumenta la fertilità. Contiene inoltre:  vitamina C, calcio, fosforo, potassio, cromo, magnesio, tiamina e niacina che sono tutte sostanze nutritive utili per una salute ottimale.

Vi sono però alcuni casi in cui il trifoglio rosso non è consigliato: per le donne incinte e con condizioni come l'endometriosi, fibromi uterini e tumori del seno, delle ovaie o dell'utero. Non devono assumere trifoglio rosso a causa di possibili effetti estrogenici. E’ sconsigliata l’assunzione del trifoglio rosso anche per gli uomini in caso di carcinoma della prostata, a meno che non sia il medico stesso a consigliare di usarlo. Esistono poche informazioni disponibili su come il trifoglio rosso potrebbe influenzare un neonato o comunque un bambino piccolo, pertanto il suo uso non è raccomandato durante l'allattamento o durante la prima infanzia.

lunedì 13 giugno 2016

Per la quale, per non sape ne legge ne scrive

Per la quale, per non sape' né legge né scrive, perugino, per via, peso ritto, pettata, piaccicone esilaranti modi di dire per tutti i gusti.


PER LA QUALE: perfetto, a posto. "Non mi sento per la quale", cioè non mi sento perfettamente bene in salute. "Codesto vestito 'un ti sta tanto per la quale"

PER NON SAPE' NE' LEGGE NE' SCRIVE: lo stesso chce: modestamente. Ma non è evidentemente che chi usa questa espressione quasi scherzosa sia davvero analfabeta


PERUGINO: il pozzo nero; il bottino. Così lo chiamano in Versilia perchè sembra che gli specialisti della vuotatura venissero un tempo da Perugia

PER VIA: a causa. "Un potiedi venire". "Per via?" "Per via della mi sciatica"

PESO RITTO: "ha fatto peso ritto", cioè è stato irremovibile nellasua decisione

PETTATA: salita ripida e anche viaggio lungo. "Tu m'hai fatto fare questa pettata pe' nulla"

PIACCICONE: è una persona inconcludente, lenta


Il Pomelo dalle mille proprietà

Il Pomelo, dalle mille proprietà, un grande agrume originario della Cina, frutto della pianta chiamata Citrus maxima o Citrus grandis, e ritenuta una delle tre specie da cui derivano gli agrumi di oggi, compresi cedro e mandarino. 

Degli agrumi è il più grande: fino a 30 cm di diametro e può arrivare a pesare anche 10 chilogrammi. La sua buccia è molto spessa è costituita da uno spesso strato di sostanza bianca e spugnosa detta albedo.

La sua buccia è liscia, ma presenta varie colorazioni che vanno dal verdino al rosato, mentre la polpa raggiunge i colori dal giallo paglierino al rosa fino al rosso. Il sapore è del tutto simile a quello del pompelmo. Solitamente si usa come frutto da tavola, ma anche in insalate, la buccia viene candita. Inoltre sempre dalla buccia si ricavano oli essenziali, mentre i suoi fiori servono a fare profumi. Dal legno invece si ricavano manici per utensili.


E' un frutto dalle eccezionali proprietà benefiche e nutrizionali esso infatti contiene:  vitamina C, beta-carotene, vitamine del gruppo B compresa la B9,   acido folico particolarmente importante per le giovani mamme durante la gravidanza.     Per la ricchezza di  potassio è un ottimo tonificante per il cuore; inoltre aumenta la vitalità, migliora l’umore, rafforza le energie e la capacità lavorativa.  Ha un alto potere saziante, accelera la sintesi delle proteine e dei grassi, nell’organismo, quindi si rivela utile per chi segue una dieta ipocalorica.  Contribuisce inoltre a regolare la pressione arteriosa e a prevenire l’arteriosclerosi.   Ma non finisce qui perchè il pomelo è ottimo nelle diete per il trattamento e la prevenzione dell’asma.

Ma quali altri usi? Nel Sud-Est asiatico si uano foglie, fiori e scorza per farne decotti, utili per il loro effetto sedativo nei casi di epilessia e tosse forte. Il decotto caldo delle foglie si applica su gonfiori e ulcere. Il succo di frutta viene usato come febbrifugo. I semi sono utilizzati contro la tosse, dispepsia e lombaggine. La gomma che trasuda dagli alberi si raccoglie in Brasile e si usa come rimedio naturale per la tosse. In purezza non contiene glutine, quindi va bene per i celicaci. Unica attenzione, lallergia alla buccia come per gli agrumi in genere.









domenica 12 giugno 2016

Ponce

Ponce, che a Livorno e ormai ovunque, è, possiamo dirlo con certezza, il simbolo di questa città. Insomma un elisir. Andate a Livorno e provatelo.


PONCE: si provi qualcuno a dire ai livornesi che il ponce deriva dall'inglese punch! E' il toccasana, il nutrimento, la bandiera di una città ("a Livorno c'è il ponci 'n del cervello!"), il latte al quale non ci si divezza mai, il whisky labronico, l'aperitivo il digestivo, il pretesto, la scusa, il brindisi e l'ammazzaguai che ha fatto proseliti in tutta la costa tirrenica.


Eppoi, PONCE è solo il nome di una specie: di ponci, diversissimi, ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le occasioni, e ognuno ha un suo nome gergale preciso. Eccone alcuni:
BERSAGLIERE: ponce bianco con un spicchio d'arancia. Si chiama così perchè si prepara alla svelta
BOERO: ponce forte con curaçao, detto anche "boerino", "bola", "dragone", "drosche" come pure "trosche". A seconda della forza alcolica c'è il "drosche" semplice, il "drosche" di spora ecc. Era il ponce dei vetturini e proprio dalla carrozza (drosche, e a Firenze troschei) ha preso il nome di MEZZINO: piccolo ponce economico.
NONNA: a Pisa è un ponce carico, abbondante
PONCE RISTRINTO E PONCE RUMMOSO: ambedue con molto rum,
ROCCHINO: ponce bianco
RUMMINO: solo rum
VESTRINO: ponce viareggino piuttosto leggero, ma lo si può rafforzare e renderlo "bello zingato con sete 'olpi di rumme". A Uliveto (Pisa) il vestrino è il caffè con uno schizzo di cognac.
VIPERA: ponce nero
TORPEDINE O TORPEDINIERA: ponce molto carico


Una clinica per gatti terminali

Un clinica per gatti terminali esiste, ed è stata creata dalla signora Maria Torero che si prende cura di pazienti felini terminali.


Vi siete mai chiesti che fine fanno i gatti malati terminali di cui nessuno si prende cura? Sono moltissimi gli esemplari che ogni anno muoiono di leucemia. E in loro aiuto accorre Maria Torero, un'infermiera di 45 anni che, al fine di sensibilizzare le persone nei confronti delle sofferenze di questi gatti, ha trasformato la sua casa in un clinica.


La sognora Torero ha attualmente 175 pazienti, un numero davvero notevole come le spese che deve affrontare per le cure: 1.500 dollari ogni mese. Nonostante tutto, per Maria è un dovere aiutare questi animali che naturalmente nessuno vuole, e molto esplicativa è una sua dichiarazione:  “La gente non adotta gatti adulti, meno che meno malati terminali”.

Tra l'altro, fra gli amici di Maria alcuni trovano che questa scelta sia inopportuna, poichè il tempo che deve essere loro dedicato è molto, per non parlare dei cattivi odori che si spandono nell'ambiente domestico. Anzi, ci sono quelli che le cosigliano di dedicarsi piuttosto a gatti sani. Ma Maria è irremovibile:  “Non è il mio ruolo, io sono un infermiera”, dice. C’è però in generale grande solidarietà ed ammirazione verso la donna, con molti che le fanno piccole donazioni per aiutarla a coprire le spese che sostiene per curare i gatti.

Usi cosmetici dell'olio di oliva

Usi cosmetici dell'olio di oliva: struccante, peeling, scrub, maschera per pelle secca. Scopriamo insieme virtù e modalità d'uso


Ci sono tantissimi prodotti a base di olio di oliva per la cura del corpo, creme per il viso, oli e bagni doccia, lozioni per il corpo e per i capelli. Ma il prezioso oli odi oliva lo possiamo usare anche in ricette fai da te e risparmiare sull'acquisto di costose confezioni ed avere tutti i preziosi benefici dell'olio in casa. Ecco alcuni utili usi.


Struccante: è di una semplicità disarmante, perchè basta bagnare in acqua calda un batuffolo di cotone, togliere l’acqua in eccesso, versarvi qualche goccia di olio extravergine di oliva, passarlo sul viso e collo: il trucco sarà asportato in maniera molto delicata e se volete evitare anche l'uso del tonico, con un altro batuffolo intriso in un po’ d'olio massaggiare per bene il viso e sciacquare via tutto con sapone delicato.

Peeling: 1 volta a settimana, mescolare bicarbonato di sodio e olio fino ad ottenere una consistenza cremosa e strofinare leggermente il viso, sciacquare con sapone delicato, la pelle sarà perfettamente liscia e si potrà anche fare a meno di usare la crema.

Scrub: vi occorrono olio d’oliva a una manciata di sale grosso (o fino se si ha la pelle sensibile) da mischiare insieme, quindi strofinare sulla pelle del corpo e risciacquare; è efficace anche per la pelle secca di gomiti e talloni.

Maschera per pelle secca: mescolare una parte di olio, una parte di miele ed una di argilla in polvere per una maschera purificante e distensiva;  sempre per il viso una parte di olio, una di miele ed una di yogurt per una maschera nutriente.

sabato 11 giugno 2016

Piantare un melo, pici, piecciocci, piedi a parabarberi

Piantare un melo, pici, piecciocci, piedi a parabarberi, pigliare i cocci e incocciassi altri modi, qualcuno un po'fetente, di descrivere anche qualche difetto fisico


PIANTARE UN MELO: cadere all'indietro battendo il sedere (le mele cioè). Si dice soprattutto ai bambini per distrarli dal dolore della caduta e farli sorridere. E siccome l'espediente, in genere, fallisce fra i pianti e strilli, si insiste aggiungendo scorno pur con le migliori intenzioni: "Vien qui che ti rizzo"

PICI: la politica non c'entra: i "Pici" sono certi spaghettini aritgianali, tirati e filati a mano, specialità della gastronomia casalinga del Senese e di Chiusi. Parenti stretti, di nome e di fatto, dei "pinci" che si mangiano, però a Montalcino


PIECCIOCCI: è chi cammina piano piano, magari strascicando i piedi; e anche una persona indecisa, che non leva un ragno da un buco

PIEDI A PARABARBERI: piedi con le punte divaricate. Lo dicono nel Senese dove "barberi", oltre che i cavalli che corrono il Palio, sono le palline di terracotta con le quali giocano i ragazzi

PIGLIARE I COCCI E INCOCCIASSI: arrabbiarsi, impermalirsi, diversamente dal significato di intestardirsi che i dizionari italiani di lingua danno "incocciarsi". C'è chi vi trova un riferimento all'opera vana e rumorosa di raccogliere frammenti di stoviglie o vetri ("Chi rompe paga e i cocci sono suoi")


Come riciclare i calzini spaiati

Come riciclare i calzini spaiati può essere un'interessante attività creativa attraverso la quale sarete in grado di creare, in base al tipo di calzino, utili oggetti casalinghi 


Prima o poi succede, anche quando si presta somma attenzione: si perde un calzino e non lo si ritrova più. Inutile cercarlo tanto non lo troverete mai. Com'è come non è, ve ne rimane solo uno. Che fare? Sicuramente non gettarlo, questo è poco ma sicuro, ma riciclarlo in base al tessuto o al filato di cui è composto. Vediamo alcuni esempi. 


Calzino in spugna: si presta perfettamente per essere usato nella cosmetica casalinga, infatti potete inserirvi uno scrub naturale, le erbe da cui trarre l'infuso per detergervi, residui di saponette ecologiche per detergere la vostra pelle.

Calzino in filo di scozia:  da riciclare sottoforma di sacchettini profuma armadi. All’interno del calzino potete inserire una manciata di lavanda oppure di camomilla e riporlo nei cassetti e negli armadi.

Calzino in lana: usatelo per spolverare le piccole superfici della casa. Indossatelo come un guanto così passerete facilmente attraverso le fessure dei termosifoni o delle tapparelle.

Calzino in cotone:  usatelo per la pulizia dei sanitari e dei vetri delle finestre in quanto non lascia pelucchi e si asciuga molto in fretta.

Creare un peluches da un calzino: in questo caso va bene qualunque tipo di calzino abbiate. Farete felici i bambini realizzando dei pupazzi davvero belli, in questo modo insegnerete ai vostri bimbi che in giocattolo non è solo quello che si compra ma anche quello che si ricicla. Occorrente: calzino colorato,  forbici,  pennarello,  passamaneria,  tanta fantasia,  ago e filo
Come fare:  prendete un calzino, infilatelo nella vostra mano e osservate le grinze e le pieghe, poi con
un pennarello delineate la forma degli occhi e quella della bocca. Qui usate la vostra fantasia,  occhi grandi, bocche sorridenti, qualche dente buffo. A questo punto decorate gli occhi con perline, bottoni, strass colorati, altra stoffa. Per la bocca va bene del filo di lana rosso e grosso, o passamaneria e per il corpo tutto ciò che vi viene in mente.



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