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sabato 14 maggio 2016

Menga, merda di micio

Menga e merda di micio, due modi di dire davvero strani e con origini altrettanto originali, che, a mio parere, vale la pensa di conoscere.


MENGA: singolare personaggio non meglio identificato, probabilmente di fantasia, che è passato alla storia patria per una sua inflessibile legge detta, appunto "Legge del Menga". L'esemplare applicazione di questa legge è stata illustrata nel famoso "Processo di sculacciabuchi" del quale, per meglio chiarire il concetto e rinfrescare la memoria, viene qui citata la sentenza finale:

...E senz'altro proscioglie l'imputato
dall'accusa lanciatagli infamante,
applicando la gran legge del Menga
che dice: chi l'ha 'b culo se lo tenga.
Oppur la stessa legge di Bisenzio
ch'è di pigliarlo 'n culo e far silenzio.


MERDA DI MICIO: netto diniego registrato a Volterra per significare: "niente affatto". A questo significato negativo, del resto coerente con quelli figurati che derivano da "merda" si contrappone la semplice, campagnola, protoecologica "cacca di gallina", toccasana salutare per tutti i mali, stando almeno a questa ineffabile ricetta popolare:

Medicina, medicina,
un po' di cacca di gallina
un po' di cane, un po' di gatto
domattina 'un ce c'è più altro



venerdì 13 maggio 2016

Popoli mesopotamici e le Sfere di Argilla

Popoli mesopotamici e le Sfere di Argilla, quale mistero archeologico? Gli studiosi stanno facendo delle ipotesi, ma non sono ancora giunti a conclusioni certe.


L'antica Mesopotamia continua a stupirci con i ritrovamenti archeologici. La mezza luna fertile, quel pezzetto di terra delimitata dall'Eufrate e dal Tigri oggi suddivisa fra Iraq, una parte del nord  della Siria e un parte della Turchia sud-orientale è da sempre considerata la culla della civiltà. E proprio in questa regione che sono stati ritrovati alcuni misteriosi artefatti che rivelano la presenza di culture perdute. Sto parlando delle sfere di argilla ritrovate alla fine degli anni '60. Sono sfere di dimensioni differenti che variano dalla grandezza di una pallina da golf a quella di una palla da baseball. 


Rimane ignoto il significato e l'utilizzo dei manufatti, benchè alcuni scienziati impegnati a studiarli cominciano cautamente a fare delle ipotesi davvero affascinanti. I ricercatori sono riusciti ad esplorare l'interno delle sfere grazie alla TAC e alla modellazione 3D. La TAC ha rivelato che queste sfere sono cave e all'interno vi sono forme geometriche definite gettoni. Christopher Woods, professore presso l’Oriental Institute di Chicago, è convinto che le sfere siano il primo sistema di archiviazione dati del mondo, infatti spiega: “Queste sfere probabilmente rappresentano il primo sforzo degli esseri umani per archiviare informazioni in modo permanente, almeno secondo le nostre conoscenze attuali”.

Si contano solamente 150 sfere complete e il mondo scientifico, inclusi i musei che le ospitano, non sono persuasi a sezionarle perchè questo significherebbe danneggiarle in maniera permanente. Ve ne sono alcune attraversate da enigmatici canali dal diametro di 1 – 2 millimetri. A tutt'oggi, nonostante le caute ipotesi avanzate, non è chiaro quale fosse l'uso che ne facevano i popoli mesopotamici, ma i ricercatori pensano che tali dispositivi servissero come ricevute per vari adempimenti amministrativi.

Dalle analisi effettuate si è visto che  i gettoni all’interno delle sfere sono disponibili in 14 forme differenti, tra cui sfere, piramidi, ovoidi e coni, e per questo si pensa che  ad ogni tipologia potrebbe corrispondere un valore diverso. Tutte le sfere di argilla presentano una sorta di guarnizione esterna che attraversa il centro. Ai poli, invece, sono presenti due sigilli. Woods crede che i due sigilli rappresentino il venditore e il compratore. Ma si tratta solo di teorie.

Ma per risolvere il mistero i ricercatori dvono necessariamente decifrare il codice nascosto e comprendere a cosa servissero i due sigilli. Il codice, come ogni codice che si rispetti, contiene indizi per comprendere il significato dei gettoni interni e il loro utilizzo. “Abbiamo bisogno ancora di studiare le sfere, sperando di poter esaminare con la TAC i manufatti di altre collezioni”, conclude Woods. Se il ricercatore avesse ragione, allora vorrebbe dire che le antiche civiltà della mezzaluna fertile hanno inventato un sistema di memorizzazione dati, decisamente prima della nostra civiltà moderna.

giovedì 12 maggio 2016

Marina, marina torba, marmato, marmotta, matta, matuffi

Marina, marina torba, marmato, marmotta, matta, matuffi..fra significati reconditi e rimandi alla gastronomia locale, ecco altri buffe espressioni toscane.


MARINA: quando nelle zone del monte Amiata e anche nel Valdarno si sente un boato sotterraneo, cupo e sordo, si dice che "è la marina"

MARINA TORBA: espressione ispirata, evidentemente, dal gergo marinaresco, significa "aria di burrasca" quando qualcuno è arrabbiato o semplicemente di cattivo umore

MARMATO: freddo come il marmo. Si usa quasi sempre unitamente a "diaccio: diaccio marmato"


MARMOTTA: raffreddore. La somiglianza del roditore, grasso, pigro e infagotato di pelo rossastro con la persona infagottata nella lana e intontita a causa del reffreddore è piuttosto curiosa. Infatti, "marmotta" è uno di quei modi di dire familiari che tendono a sdrammatizzare malanni e seccature ironizzando bonariamente

MATTA: nel gergo dei macellai è la testa di vitella o di agnello dalla quale è stato tolto il cervello: perciò matta

MATUFFI: piatto della Versilia: consiste in bocconi di polenta conditi, come la pastasciutta, con sugo e formaggio


Il Disco Minoico di Festo: chiave del Dna

Il Disco Minoico di Festo: chiave del Dna, un reperto archeologico davvero sorprendente che ci rivela quanto fossero avanzate le conoscenze dei nostri antenati, che apparentemente, non possedevano certo potenti microscopi.


Non sono in molti a conoscere il misterioso Disco di Festo, che ha dato non pochi grattacapi ai ricercatori per la sua decodifica e decifrazione fino al suo incontro con una giovane ricercatrice, Barbara Gagliano, che su di esso ha scritto anche un libro "Il Disco di Festo: Chiave delle malattie genetiche". Ma quale relazione tra il Disco e la Genetica? Per comprenderne la sua straordinaria importanza, come spiegato dalla ricercatrice, è necessario immergersi nel genoma umano e cercare di comprendere come funziona il nostro DNA, cioè l'acido desossiribonucleico, costituito da due nucleotidi cioè due filamenti. Nel caso del Disco di Festo i due filamenti vengono rappresentati uno su ogni lato, sì avete capito bene, i nostri progenitori, hanno trascritto su un disco i nucleotidi del DNA.


Sui lati del Disco è stato riportato infatti il processo di meiosi durante il quale, all’atto del concepimento, l’informazione di origine materna e quella di origine paterna si fondono per dare vita ad una nuova creatura: il lato A del disco contiene l’informazione materna, il lato B l’informazione paterna.

I nostri antenati hanno trascritto, cromosoma per cromosoma,  come avviene l’incastro dei geni dal momento in cui le due informazioni genomiche si incontrano e comincia a formarsi l’embrione. Il codice racchiuso nel disco rappresenta 23 cromosomi da un lato e 23 dall’altro, ma in realtà, il codice usufruisce di 30 frammenti per descrivere l’informazione genomica portata dal padre e 31 per quella della madre. La ricercatrice, partendo da questo dato e avvalendosi di testi biblici ed ebraici, è riuscita a comprendere che il materiale genetico nella donna è maggiore rispetto a quello dell’uomo, informazione questa, celata nel mito della costola di Adamo ed Eva. Basta osservare i cromosomi X ed Y, e confrontandoli noteremo che Adamo ha una “costola” in meno! Ciò significa chiaramente che i nostri antichi predecessori ben conoscevano il segreto che si cela dietro alla discesa dello spirito nel mondo della materia e hanno voluto tramandarci questa informazione.

Sul Disco i frammenti di codice sono racchiusi da due stanghette  e rappresentano i cromosomi, ma  molti vengono rappresentati con due o più frammenti. Ciò significa, come hanno voluto dirci i nostri antenati, che quel cromosoma è fragile e in quel punto può crearsi una rottura. Cosa significa? Che il cromosoma si spezza e il materiale genetico si disperde dando vita a disfunzioni genetiche. Nel disco infatti è mostrato chiaramente in quali punti è possibile che avvenga la rottura e non solo, essi ci spiegano anche quali sono le malattie che possono essere causate dalla dispersione di questo materiale genetico.

Ancora più straordinario è il fatto che nel Disco è spiegato anche il fenomeno del crossing-over:  durante il processo di meiosi i cromosomi si incontrano e hanno la possibilità di scambiarsi materiale genetico. Quando ciò accade, si darà vita, probabilmente, ad una malattia genetica.

La ricercatrice  ha potuto così studiare malattie genetiche come la sclerosi laterale amiotrofica, la sindrome di Down, l’acondrogenesi, la leucemia mieloide cronica, il linfoma di Burkitt, l’autismo, la malattia di Tay-Sachs da un punto di vista completamente nuovo, totalmente differente dall'approccio scientifico del nostro tempo.
Sono molte le domande che possiamo farci in merito: come ha fatto questa antica civlità a lasciare una tale testimonianza?  E’ possibile che attraverso la decodifica di questi reperti si possa in realtà dimostrare che una civiltà più avanzata della nostra sia già esistita o abbia visitato il nostro pianeta in epoche antichissime?

mercoledì 11 maggio 2016

Magna e bei, mangia l'ovo, manutengolo, mar d'occhio

Magna e bei, mangia l'ovo 'n culo alla gallina, manutengolo, mar d'occhio..alcune eespressioni o modi di dire possono anche apparire coloriti o forti, ma fanno pur sempre parte del nostro patrimonio culturale.


MAGNA E BEI: nome composto (mangia e bevi) che indica, o meglio, indicava, una pasta dolce di forma incavata e nella quale si versava un po' di liquore, in genere rosolio. Era una vecchia e semplice ghiottoneria da fiera di paese o di fuoriporta. Ora è rimasto come modo di dire applicabile, per esempio, al cocomero. La stessa chicca o "confortino" in Lucchesia la chiamavano, e forse da qualche parte la chiamano ancora, "guscetto".

MANGIA L'OVO 'N CULO ALLA GALLINA: spendere il denaro che non si è ancora guadagnato


MANUTENGOLO: contrariamente al significato in lingua ("chi tiene in mano ed ècomlice di ladri e malfattori") in dialetto fiorentino significa, prima scherzosamente e poi non più, il corrimano che a lato delle scale serve ad appoggiare la mano e per aiutarsi a salire.

MAR D'OCCHIO: è il malocchio. Lo "levano" certe donnine, ce ne sono ancora, lasciando cadere una goccia d'olio in un piatto dove sia stata versata un po' d'acqua: se la goccia si spande, bagnano un dito in quell'acqua unta e fanno il segno della croce sulla fronte del paziente affetto da melfizio, pronunciando la formula: "Col nome di Gesù e di Maria, se tu hai 'i  mar d'occhio ti vada via". Se invece la goccia d'olio caduta nel piatto non si dissolve nell'acqua è segno inequivocabile che non si trtta di un caso di malocchio. Ma la donnina va ricompensata lo stesso, altrimenti, da quel preciso istante un "mar d'occhio"  autentico è garantito: c'è infatti un altro modo di dire, in Toscana, che suona così: "Viaggio fatto, messa avuta"

Rimedi Naturali contro le formiche

Rimedi Naturali contro le formiche, senza dover usare insetticidi chimici, molto pericolosi per noi e per i nostri amici a quattro zampe. Tenere lontane le formiche si può, utilizzando piccoli ma efficaci accorgimenti.

Che fare quando ci ritroviamo in cucina le operose formiche? Il loro infallibile fiuto infatti le mette sulla strada delle nostre provviste, in cerca di zucchero, miele, biscotti...Un cammino il loro che poi le fa arrivare in casa nostra. Esistono dei sani rimedi, naturali ovviamente, per tenerle lontane dalle nostre dispense e quindi dai nostri alimenti.

La prima cosa da fare è non trascurare la pulizia, è bene infatti ripulire a fondo tutti gli angoli della cucina, anche quelli più nascosti nei quali potrebbero esserci tracce di zucchero o briciole di pane. Evitate di lasciare a lungo i piatti sporchi nel lavello.

Seguite il loro percorso e arriverete al punto in cui vedete da dove entrano in casa, probabilmente una fessura. Per bloccare il loro ingresso in casa, la fessura va chiusa con qualcosa che a loro darà molto fastidio, come ad esempio l’odore pungente di peperoncino, chiodi di garofano, cannella e paprika. Per la pulizia dei pavimenti usate una miscela di acqua, aceto bianco e olio essenziale di limone che vi permetterà di dare alle stanze di casa un profumo di pulito alquanto disgustoso per le formiche. Questa miscela è ottima anche per porte e finestre.

Funzionano molto bene anche le foglie di menta essiccate e sbriciolate nei punti di ingresso in casa e il caffè: potete scegliere se utilizzare i chicchi o i fondi, perfetti soprattutto se le formiche hanno invaso il vostro giardino. Vi basterà distribuire i chicchi o la polvere dei fondi di caffè tra le piante o negli angoli della cucina. Infine alloro e l’origano: riponete qualche rametto sui diversi ripiani della cucina e vedrete che le formiche non si avvicineranno alle vostre provviste.

martedì 10 maggio 2016

Magnosa, malecio, male malanno e l'uscio addosso

Magnosa, malecio, male malanno e l'uscio addosso, mallegato, mangerebbe il buio per uva nera per indicare un cappello, una persona malaticcia, sventure, un insaccato o un credulone.


MAGNOSA: cappello di tela cerata, a forma di guscio di tartaruga, che i marinai portano in navigazione. Al Forte dei Marmi lo chiamano anche "suddeste"

MALECIO: malazzato. Si dice di frutta guasta o bacata


MALE, MALANNO E L'USCIO ADDOSSO: il massimo delle sventure. E' l'amaro commento per chi è colpito da una serie di guai uno dopo l'altro. L'uscio addosso può voler dire ch quando unao ha bisogno d'aiuto o è in miseria, è proprio allora che la gente gli sbatte la porta in faccia

MALLEGATO: non è la stessa cosa del "buristo" senese, anche se è ugualmente un insaccato di sangue di maiale condito con ingredienti vari, messo dentro un budello della stessa bestia e fatto bollire. Diffuso in alcune zone della Toscana, è più piccolo del buristo e meno raffinato anche come sapore

MANGEREBBE IL BUIO PER UVA NERA: si dice, in Casentino, di chi è credulone


Ritratti con le Ceneri dei Defunti: Adam Brown

Ritratti con le Ceneri dei Defunti: Adam Brown li realizza in modo davvero stupefacente. 


Quello che fa Adam Brown, pittore del Missouri, può apparire a molti una macabra pratica, però non solo è originale, ma in qualche modo ecosostenibile. Egli infatti, crea quadri molto particolari e per farli usa  le ceneri dei defunti attraverso cui dà vita ad un dipinto che ricordi a familiari ed amici un caro scomparso.

“Mi è venuto in mente che avere un’urna sul caminetto è un ottimo modo per ricordare qualcuno che è morto, ma trasformarlo in un’opera d’arte serve a ricordare che qualcuno è vissuto”, racconta Brown. Il fatto è che fino ad ora di solito erano i familiari dei defunti ad avere l'idea e a cercare il pittore disposto a soddisfare la richiesta, mentre Brown è il primo pittore che offre questo servizio in modo strutturato, e per concnetrarsi su questa attività ha lasciato il suo precedente lavoro.

In pratica i clienti spediscono a Brown le ceneri del defunto, che solitamente sono usate per creare gli sfondi del dipinto. Sul retro dei quadri viene descritta la natura dei colori usati “nel caso che il quadro lasci mai la famiglia, così chi compra sa cosa sta comprando”. Una delle abilità di Brown è anche la velocità con cui lavora: gli è capitato qualche volta di essere contattato da imprese funebri che gli hanno fornito le ceneri subito dopo la creazione e lui ha realizzato il dipinto in pochi giorni in tempo per una cerimonia di ricordo del defunto. Il costo, spiega Brown, è tutto sommato ragionevole: i dipinto hanno infatti solitamente un costo compreso tra i 300 e i 700 dollari.



lunedì 9 maggio 2016

Luttare, macchiaiolo, mache si gira, maestà, ma fa la onia, maggiante

Luttare, macchiaiolo, ma che si gira, maestà..strane parole o modi per definire la durata di una cosa o una persona becera, insomma come al solito c'è sempre da imparare.


LUTTARE: ad Arezzo e nel contado aretino prende il significato di durare. "Questo vestito mia ha luttato assai"

MACCHIAIOLO: nulla a che veder con la pittura: è il ragazzo insolente, becero, zotico. Ma nel modo di dire non manca una certa simpatia, perchè nellarusticità del "macchiaiolo" (da macchia, ovviamente) e nella sua scontrosità c'è un fondamento di indipendenza più che di vera cattiveria

MA CHE SI GIRA: espressione fra la sorpresa e il disappunto: "ma si scherza!"


MAESTA': in lucchesia le maestà sono i tabernacoli con immagini sacre posti ai lati delle strade, spessso a una crocevia. Le maestà delle zone montane sono quasi sempre vere e proprie cappellette aperte a tutti per riparo dalle intemperie. Anche "marginetta", forse da immaginetta

MA FA' LA 'ONIA?: ma vuoi scherzare? ('onia, sta per conia). Modo di dire pisano e liveornese. Conia è la burla, la celia

MAGGIANTE: in Versilia è uno che chiacchiera molto, che la sa lunga. Deriva da Maggio, il noto spettacolo storico, cavalleresco e religioso del teatro popolare che si rappresenta all'aperto dal mese di maggio in poi in quasi tutta la Versilia, in buona parte della LUcchesia e nel Massese

domenica 8 maggio 2016

Lillare, lilli, liscio e busso, l'opera del Duomo, lungo come la camicia di Meo

Lillare, lilli, liscio e busso, l'opera del Duomo, lungo come la camicia di Meo, qui si va dall'allegria al nomignolo, per passare dal rimprovero, fino alla cosa noiosa

LILLARE: ilare, allegro. Lilleri, invece, sono, scherzosamente, i quattrini. Da qui il detto "senza lilleri 'un si lallera", senza soldi non si può far nulla, non ci si diverte

LILLI: vezzeggiativo per bambini, come CINCI e  PIPI: e tutti indicano familiarmente il sesso infantile, maschile naturalmente


LISCIO E BUSSO: energico rimprovero. "Gli ho fatto un liscio e che nemmeno", cioè senza precedenti, da non credersi. E' un modo di direderivato dal gioco del tressette; ma è anche evidente l'analogia fra busso e busse, botte: una specie di "pelo e contropelo"

L'OPERA DEL DUOMO: a Firenze si dice "l'è l'opera di' domo" una cosa che non finisce. Non succede mai, infatti, che all'esterno o all'interno del Duomo di Firenze non ci siano operai al lavoro; i restauri, leripuliture, i rifacimenti continui

LUNGO COME LA CAMICIA DI MEO: è qualsiasi storia o affare interminabile e noioso. La biografia di questo Meo, purtroppo, siè perduta nella notte dei tempi; ma di notevole, forse, no nc'era che la camicia fuori misura

Dieci strane curiosità sugli animali

Dieci strane curiosità sugli animali che forse ancora non conoscete, ma che sono davvero sorprendenti. Del resto madre natura ha una fantasia e una creatività non comuni.


Se lo squalo bianco è sempre stato simbolo di pericolo sia nell'immaginario che nella realtà,c'è da dire però che i pericoli provenienti dagli squali sono sopravvalutati: questi animali uccidono, infatti, solo dieci persone ogni anno. È invece dieci volte statisticamente più probabile morire sotto le pesanti e goffe zampe di comuni mucche che calpestano mortalmente circa cento persone all’anno.

 E che dire degli scarafaggi? Essi sono un incubo ovunque vadano ad annidarsi. E quanto sono resistenti! Facile sorprenderli in fuga accendendo d’improvviso un interruttore a tarda notte, e che propensione all’accoppiamento. Eppure continua a essere sorprendente fino a che punto essi siano dediti alla riproduzione e al senso di conservazione. Gli scarafaggi sono in grado di vivere fino a nove giorni senza testa perché il loro cervello è localizzato nelle profondità delle cavità del loro corpo. Durante questo ultimo lembo della loro vita non si privano della possibilità di accoppiarsi con altri scarafaggi fertili fino a che non soccombono alla fame.

Se un leone è in preda ai bollenti spiriti non c’è nulla che possa farlo desistere. Durante la stagione degli amori il leone si accoppia con una femmina ogni quindici minuti per una settimana di fila, ciò significa che arriva ad avere circa 672 accoppiamenti. Non è forse un’impresa da Guinnes dei primati? Ma bisogna d’altro canto considerare che il re della foresta si prende una pausa di due anni tra una stagione degli amori e quella successiva.

Alle rane manca invece lo stimolo del vomito che è stato trovato in quasi tutti gli animali, ma fortunatamente quando questi animali sentono il bisogno di svuotare lo stomaco hanno una soluzione. Invece di vomitare ciò che si trova nello stomaco, la rana sputa fuori lo stomaco intero, dopodiché lo ingoia immediatamente facendolo ritornare al suo posto.

Incredibile apprendere che i cervi uccidono all’anno più persone rispetto a quanto facciano ragni, serpenti, orsi e lupi assieme. Spesso, infatti, i cervi si trovano a scontrarsi con delle auto per strada e questa è la ragione per cui uccidono più persone annualmente di qualsiasi altro animale.

Tutti sanno che i lupi cacciano in branco e che la comunicazione a lunga distanza è fondamentale per la buona riuscita della caccia. Dato che questi animali cacciano perlopiù in zone di montagna dove gli ululati sarebbero vulnerabili alle distorsioni dell’eco, essi ululano a una frequenza che non ha eco. I lupi riescono così a localizzare esattamente i loro compagni di caccia e a stanare le prede colte di sorpresa.

Chi non ha mai sognato una volta di saltare di liana in liana come faceva Tarzan e come fanno gli oranghi? Sappiate però che quasi tutti subiscono serie cadute durante la loro vita. Il risultato è che il 50% degli oranghi adulti ha delle ossa fratturate in qualche parte del corpo.

I molluschi invece quando vengono al mondo sono di sesso maschile. Per combattere questa condizione sessualmente improduttiva hanno sviluppato l’abilità di cambiare il loro genere, da maschile a femminile. Una volta intrapreso il cambiamento, esso è irreversibile.

Il picchio colpisce il legno con la testa alla velocità di 20 beccate al secondo; viene, dunque, naturale pensare che avrebbero bisogno di teste fatte d’acciaio per sopravvivere. E invece la verità è che le teste dei picchi sono relativamente morbide. Questi uccelli nascono con una massa soffice e simile a una spugna dietro al becco che ha la funzione di assorbire lo shock creato dal continuo beccare.

E' logico pensare che gli elefanti producano molti escrementi, ma l‘effettiva quantità di sterco giornaliero di un elefante adulto è davvero impressionante. Un elefante di media grandezza espelle circa un centinaio di chili di letame ogni giorno, quasi lo stesso peso di un elefante appena nato che, in genere, oscilla tra i 77 e i 113 chili.


sabato 7 maggio 2016

Levarsi la sete col prosciutto, buo alla rovescia, bua dell'orate, libecciata

Levarsi la sete col prosciutto, levassi 'or buo alla rovescia, bua dell'orate...sono tutti modi di dire particolarmente coloriti e di effetto per descrivere altrettanti stati d'animo

LEVARSI LA SETE COL PROSCIUTTO: per cocciutaggine, fare qualcosa che torna a proprio danno; soffrire senza motivo. Peggio che togliersi una voglia a caro prezzo, perchè è assurdo pensare che il prosciutto possa calmare la sete.

LEVASSI 'OR BUO ALLA ROVESCIA: alzarsi dal letto di malumore: è in dialetto pisano, ma l'espresione è comunissima in tutta la Toscana


LEVATO E POSTO: completamente a spese altrui

L'HAI TROVATA LA BUA DELL'ORATE: lo dicono a Livorno a chi ha un posto ben retribuito e senza bisogno di affaticarsi tanto. Cioè l'hai trovata la miniera d'oro

LIBECCIATA: severa ramanzina e, anche, scarica di botte. "Gli ho dato una libecciata che se la rammenta per un pezzo", "la Libecciata" è un noto complesso musicale folcloristico di Viareggio

LILCA, PELCA, MOLCA; PIGLIA LA PELCA E METTILA IN TALCA: filastrocca impietosa per prendere in giro chi è affetto dalla "lisca", la pronuncia difettosa, cioè, della lettera "S"

venerdì 6 maggio 2016

Levare i' grillo

Levare i' grillo, un tipico detto fiorentino dalle origini veramente particolari: una festa 


LEVARE I' GRILLO: a Firenze (il detto è fiorentino) non vuol dire, come sembrerebbe evidente, stanare il grillo dal suo buco nel terreno, ma andare di buon mattino nel parco delle Cascine a far merenda sui prati, megli ose in lieta brigata. Questo succede ogni anno nel giorno dell'Ascensione e i "grilli canterini" ne fanno le spese: chiusi in gabbiuzze, unico conforto una mezza foglia d'insalata, sono acquistati a migliaia per i bambini (ai quali, notoriamente, fanno ribrezzo, neri e grossi come sono quelli cosiddetti "di razza") e per le ragazze da marito (con allusione din troppo lampante". Dalle Cascine le gabbiuzze sciamano per tutta la città: sui balconi e alle finestre, in capo a qualche giorno tutti igrilli muoiono miseramente, per buona pace loro e di quella del vicinato.


Il grillo a dispetto del modo di dire che lo fa passare per allegrone e gaudente ("Vispo cpme un grillo"), è un personaggio piuttosto tragico della mitologia popolare. A chi non stringe il cuore la famosa canzoncina che viene dalla campagna pistoiese?

Pòero grillo 'n un campo di lino
la formicuzza ghie ne chie'un filino.
Risponde grillo: D'i che te vo fare?-
Scuffie e camicie; mi vogghio maritare.
Risponde grillo: I' ti pigghierò io-
La formicuzza: Ne so' content'anch'io.
Ghi arria grillo pe' mettegghi l'anello
e' casca 'n terra e si romp'i' cervello.
La formicuzza v'a chiamà i' dottore.
Pòero grillo! Ghi hàe un gran malore.
Cuando ghi arria, arria di là da i' porto,
vienne la nova che grillo ghi era morto.
La formicuzza e' si buttò n' su i' letto
co' carcagni de' piedi e' si battea i' petto.


giovedì 5 maggio 2016

Leto, levar di pan duro, levar il corpo di grinze

Leto, leva l'unto, levar di pan duro, levare il corpo di grinze, levare il fumo alle schiacciate, levare i' pizzicore, levare il vin dai fischi. Sono sicura che anche se in altro modo anche voi conoscete questi motti con cui potrete lasciare di stucco i vostri interlocutori.


LETO: sporco di sterco, in Lucchesia

LEVA L'UNTO: smettila, falla finita! Lo dicono a Pisa e a Livorno

LEVAR DI PAN DURO: mangiare molto e con grande appetito, non lasciando, cioè, tempo al pane di diventare duro in casa

LEVARE IL CORPO DI GRINZE: fare una scorpacciata, tanto da far tendere la pelle della pancia


LEVARE IL FUMO ALLE SCHIACCIATE: essere molto furbo; abile. Il modo di dire cambia sostanzialmente se a "levare" si sostiuisce "rubare": RUBA IL FUMO ALLE SCHIACCIATE chi è avido, tirchio.

LEVARE I' PIZZICORE: far passare a qualcuno la voglia di qualcosa usando mezzi drastici. E' un modo di dire che ha implicita una certa minaccia

LEVARE IL VIN DAI FIASCHI: decidersi; finire una cosa lunga e noiosa; risolvere una faccenda; chiarire definitivamente un fatto, dato che finchè il vino sta nel fiasco tutte le ipotesi sulla sua qualità possono essere fatte. A Pisa dicono, con lo stesso significato, "Levà l'oglio da' fiaschi".

mercoledì 4 maggio 2016

Lavativo, lecchino, l'è maghera, lerfia, le su cose

Lavativo, lecchino, l'è maghera, lerfia, ha le su cose. I primi due modi di dire li avrete già sentiti o usati per gli altri non vi resta che leggere e poi riciclarli al momento opportuno


LAVATIVO: non sempre è una purga salutare, ma in senso metaforico è un cattivo affare. "m'ha dato una lavativo" dice chi è stato truffato; e naturalmente s'ingenga di contraccambiare alla prima occasione. Da qui l'altro modo di dire, sempre rimanendo in chiave intestinale metaforica, "Lavativo preso e reso", usato anche quando si ricambia una visita poco gradita o una pseudo cortesia.

LECCHINO: sciocco, lezioso. Lo dicono a Pisa e in Lucchesia. Termine dialettale conosciutissimo, se non altro per quel famoso sonetto di renato Fucini in cui Nèri e Cecco si scambiano le impressioni, disastrose, sulla Divina Commedia. E' intitolato "Dante", e finisce così:

O che 'un s'è messo a dì, questo lecchìno
che Pisa è 'r vitueprio della gente!


L'E' MAGHERA: esclamazione fiorentina che alla lettera significa: "E' magra!". Si usa per definire una cosa misera o un affare che non offre utili. "Quest'anno l'è maghera con le pesche", cioè un'annata poco propizia alle pesche

LERFIA: è la bocca scontenta, a Pisa e a Lucca, e anche la donna dall'espressione "di traverso", "a bucoscontento". A Livorno LERFIE sono le labbra, specialmente quelle piuttosto grosse

LE SU COSE: le mestruazioni. "Ha le su cose". Però si  dice anche, scherzosamente, di chi è di cattivo umore, uomo o donna


La Puya Chilensis, terrore delle pecore

La Puya Chilensis, terrore delle pecore e dei pastori. Una pianta interessante ma altrettanto pericolosa e molto temuta dagli allevatori a causa delle sue temibili spine. Scopriamola insieme.


Avreste mai pensato che una pianta non carnivora potesse essere il terrore delle greggi di pecore? Eppure esiste, si chiama Puya chilensis, di origine sudamericana che può raggiungere i 3 metri di altezza. Attualmente un esemplare di questa pianta si trova in una serra britannica e viene amorevolmente nutrita con fertilizzante, ma se potesse dire la sua sceglierebbe un'innocua pecorella inglese.


Eppure non è una pianta carnivora,  appartiene alla famiglia delle Bromeliacee, parente dell'ananas. Ma a differenza dei cactus, che utilizzano le proprie punte a scopo difensivo, la Puya chilensis le usa per attaccare animali lanosi da pascolo, come le pecore.

I poveri ovini feriti dalle propaggini aguzze di questa pianta, rimangono poi nei paraggi e finiscono per morire di fame. A questo punto il terreno su cui si trova la Puya, lentamente, inizia ad arricchirsi dei prodotti della decomposizione dell'animale, facendo incetta di nutrienti. Per la pianta, una vera manna.

Nelle Ande cilene, dove sono diffusi, questi vegetali si nutrono così. Alla Royal Horticultural Society (RHS) di Wisley (UK) dove la Puya è stata seminata, la pianta viene nutrita con fertilizzanti liquidi. Rispettare la sua dieta naturale potrebbe costituire un problema.

martedì 3 maggio 2016

Lascivo, la si rigiri, lassa fa perse la moglie, latta, lausdeo

Lascivo, la si rigiri l'ha perso i'fiocco, lassa fa' perse la moglie...altri divertenti e allusivi detti toscani tutti da scoprire


LASCIVO: in dialetto si può essere lascivi senza essere impudichi: infatti è un modo di dire usato per corrivo, uno che lascia correre, e anche generoso.

LA SI RIGIRI, L'HA PERSO I' FIOCCO: espressione canzonatoria paesana che i giovanotti gridano qualche volta dietro alle ragazze che passano eleganti e sculettanti

LASSA FA' PERSE LA MOGLIE: modi di dire pisano adatto a chi ha troppa indulgenza

Capannori

LA TOPA DI CAPANNORI: era l'orologio del campanile di Capannori, paese a sette chilometri da Lucca, che aveva il quadrante con un'allusiva forma ovale. E' un vecchio detto del quale si ha testimonianza anche nell'epistolario di Giacomo Puccini. Ora l'orologio è rotondo, castigatamente derattizzato

LATTA: è una manata sul cappello. Ha come derivato "LATTONE" e può considerarsi sinonimo di ZUPPA



LAUSDEO: esclamazione soddisfatta, finalmente!


Il test dell'Albero sulla personalità

Il test dell'Albero sulla personalità è un test psicologico davvero molto semplice, che attraverso la scelta di uno degli alberi in figura, descrive la personalità di ognuno di noi, provate a farlo.


La psicologia utilizza varie metodologie per comprendere a fondo la personalità dell'uomo e si avvale di strumenti diversificati. Fra questi anche i disegni, come quello dell'albero. Si sta facendo strada infatti, l'ipotesi di un'analogia fra la struttura dell'albero e la figura dell'uomo, che se pur inconsciamente si identifica e proietta in esso.  Come mostrato nella foto, qui sono riportate 9 immagini di alberi. Provate anche voi a fare il test: scegliete senza pensare, facendovi guidare solo dall'istinto quello che più vi piace e poi leggete il profilo corrispondente. 



1. Siete delle persone generose, che tendono sempre a migliorarsi. Siete ambiziosi e vi ponete degli obiettivi elevati, pur continuando a lavorare all’interno delle regole. Per questo, lavorate sodo, anche nel tentativo di rendere il mondo un posto migliore. Amate molto le persone, anche se in alcuni casi gli altri possono pensare che sia difficile comunicare con voi. Non sapete cos’è l’egoismo.

2. Siete allegri e onesti. Avvertite molto il senso di responsabilità e avete premura a prendervi cura degli altri. Avete un buon carattere e siete delle persone affidabili, che credono nel lavoro onesto. Siete intelligenti, arguti e divertenti. Infatti, avete sempre qualcosa di interessante da raccontare.

3. Date molto peso alla riflessione, pensieri e idee sono molto importanti, per questo vi piace soffermarvi a rimuginare da soli su teorie e punti di vista. Siete delle persone introverse, andate d’accordo con le persone che amate. Cercate di fare ciò che è giusto dal vostro punto di vista, anche se spesso non siete capiti perché in alcuni casi gli altri non condividono le vostre idee.

4. Avete un animo gentile e siete intuitivi, creativi e anche un po’ eccentrici. Tuttavia, vi sentite spesso fraintesi, una cosa che può farvi soffrire molto. Nelle relazioni con gli altri è necessario conservare il vostro spazio ed esigere rispetto. Siete molto emotivi e riuscite a vedere in modo preciso i lati chiari e scuri della vita.

5. Siete delle persone molto indipendenti e sicure di loro stesse. Sapete cosa volete e come raggiungerlo, naturalmente a modo vostro. Vi prendete cura di voi stessi e delle persone che vi circondano, aspettandovi in cambio solo l’onestà, visto che, al tempo stesso, siete delle persone molto concrete.

 6 . Sei gentile e sensibile. La gente si relaziona a te molto bene. Hai molti amici e ami aiutarli. Hai questa aura calda e luminosa che le persone si sentono bene quando sono intorno a te. Ogni giorno, pensi a cosa si può fare per migliorare se stessi. Vuoi essere interessante, perspicace e unico. Più di chiunque altro al mondo, hai bisogno di amare. Sei anche pronto ad amare chi non ti ama.

7 . Sei felice e imperturbabile. Sei è una persona molto sensibile e comprensiva. Sei un grande ascoltatore che non giudica. Credi che ognuno abbia il proprio cammino nella vita. Siete aperti alle persone nuove e agli eventi. Sei altamente resistente alle tensioni e raramente ti preoccupi. Normalmente, sei molto rilassato. Sei sempre in grado di gestire il tuo tempo e a non perdere mai la tua strada.

8 . Sei affascinante e pieno di energia. Sei una persona divertente che sa come far ridere la gente. Vivi in uno stato di armonia con l’universo. Sei spontanea ed entusiasta. Non puoi mai dire di no ad una avventura. Spesso finite per sorprendere e persino scioccare le persone. Ma questo è solo come sei, rimani sempre fedele a te stesso. Hai molti interessi e se qualcosa si rivela interessante per te , non hai pace fino a quando si acquista una profonda conoscenza in quel settore.

9 . Sei ottimista e fortunato. Credi che la vita sia un dono e cerchi di ottenere il più possibile e riponi questo dono per un miglior uso possibile. Sei molto orgoglioso dei tuoi successi. Sei pronto a restare insieme alle persone a cui tieni anche tra alti e bassi. Hai un approccio molto sano per la vita. Il bicchiere è sempre mezzo pieno, almeno per voi. Utilizzare qualsiasi opportunità per perdonare, imparare e crescere perché credete che la vita sia troppo breve per fare diversamente.



lunedì 2 maggio 2016

La pesca del Giunti, la poi segnà ner buo al gatto, ,'arzo nn'è bello, lasciarsi scoscendere

La pesca del Giunti, la poi segnà ner buo ar gatto, l'arzo nn'è bello, disse quel rospo, lasciarsi scoscendere sono tutti straordinari modi di dire nati da altrettante situazioni particolari, tutte da scoprire.


LA PESCA DEL GIUNTI: cioè "acqua fino ai coglioni e pesci punti". E' un modo di dire proverbiale per prendere in giro i pescatori che tornano a casa con le mani vuote

LA POI SEGNA' NER BUO AR GATTO: la prevedibile difficoltà di convincere il gatto a sottoporsi a un'operazione del genere dà l'idea della cosa eccezionale, che avviene raramente. E' un modo di dire analogo a "segnarla con carbon bianco", ma quanto più efficace! Molto diffuso a Livorno

L'ARZO NN'E' BELLO, DISSE QUEL ROSPO: in genere si sottintende il resto della frase che precisa la circostanza, e cioè: "quando vide il contadino che auzzava un palo". Si dice nel Casentino per indicare una faccenda che promette male, come appunto dovette intuire il rospo vedendo il contadino che appuntava il palo per infilzarlo.

LASCIARSI SCOSCENDERE: cedere, lasciarsi persuadere






Il croco: simbolo di passione e amore

Il croco: simbolo di amore e passione sensuale è un fiore che ben si presta ad arricchire di colore le aiuole, i giardini e i balconi. Perciò se volete che la primavera sbocci in casa vostra dovrete procurarvi per tempo i bulbi di questi bei fiori.


Eccomi qua, vediamo se quest'anno riusciamo ad abbellire i nostri balconi o per i più fortunati, il giardino, anticipandoci piantando bulbi di fiori che coloreranno la nostra primavera. Fra questi il croco, bello, armonioso e delicato esso simboleggia la passione e l’amore sensuale, non è un caso quindi che appartenga a quelle specie in grado di prosperare nei giardini rocciosi.


Il croco è un fiore molto versatile e si presta molto bene ad essere coltivato tanto in aiuola quanto in vaso su balconi e terrazze cui non mancherà di dare un tocco di raffinatezza e di colore. E l’autunno è il periodo giusto per mettere a dimora i cormi (tipi di bulbo) da cui nascerà la pianta fiorita. Più precisamente, da Settembre fino a Novembre possono essere piantati i crochi a fioritura invernale-primaverile (crocus aurens, crocus bifloreus, crocus angustifolius) che sbocceranno già a fine febbraio, mentre per quelli a fioritura autunnale bisognerà aspettare il mese di Luglio.

I cormi andranno interrati a 5-7 cm di profondità e possono essere esposti sia in penombra che in pieno sole purchè il terreno sia ricco di materiale organico e venga mantenuto sempre umido. Le innaffiature dovranno essere costanti, ma moderate in modo da evitare ristagni idrici. Curiosità: dagli stimmi del crocus sativus si ricava lo zafferano, la preziosa spezia viene usata sin dall’antichità anche per tingere i tessuti del tipico colore giallo-arancio e che oggi è alla base di tante gustose ricette.


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