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giovedì 4 febbraio 2016

Un cuscino per la cervicale: ecco come realizzarlo

Quello cervicale è un dolore molto fastidioso la cui causa dipende da diversi fattori scatenanti come ad esempio posture scorrette, stress, colpi di freddo o traumi. Il dolore cervicale può manifestarsi con rigidità del collo, dolori, vertigini, mal di testa, formicolio degli arti. Per lenire questi fastidiosissimi disturbo è possibile  realizzare dei cuscini che possono farci stare meglio. Il cuscino anti cervicale è infatti un rimedio semplice ed economico che può alleviare la sensazione di dolore alla nuca.


Occorrente:
-spezzoni di tela di cotone,
-ago e filo per cucire
-una serie di materiali che vi serviranno per l’imbottitura
Sono questi materiali a cui bisogna prestare particolare attenzione perchè dalla loro scelta dipende l’efficacia del cuscino. Tra i migliori materiali troviamo: i noccioli di ciliegia, i semi di lino o la pula di farro. Sarete voi a decidere la quantità necessaria di noccioli o semi: dipende dalle misure del cuscino che andate a realizzare. In genere dovrebbe bastarvi 1 kg o poco più. Prima di imbottire il cuscino, dovrete lavare semi o noccioli in acqua tiepida e sapone, risciacquandoli per bene. Poi, lasciateli asciugare all’aria aperta.

Procedimento: segnare sulla stoffa due rettangoli dell’ampiezza che più vi aggrada. Cucire (dalla parte del rovescio) a macchina o a mano, con piccoli punti, lasciando un lato aperto, uno di quelli più piccoli naturalmente, per l’imbottitura. I punti devono essere il quanto più possibile stretti, per evitare che semi o noccioli fuoriescano dal cuscino. Riempite e infine richiudere il lato aperto. Al termine di questa operazione, inserite il vostro cuscino all’interno di una federa. Il materiale per l’imbottitura deve essere perfettamente essiccato prima di venire utilizzato. Quando riempite il vostro cuscino, inoltre, prestate attenzione a non realizzare un’imbottitura eccessivamente gonfia e rigida: la struttura deve rimanere morbida e i noccioli dovranno potersi spostare all’interno in modo da adattarsi alla conformazione del vostro collo e della vostra nuca.

Il cuscino prima dell'utilizzo, va riscaldato, sul termosifone, su una mattonella in prossimità di una stufa o di un caminetto o dentro un forno. Appoggiatelo al collo: otterrete un immediato sollievo. I noccioli delle ciliegie sono delle piccole camere d’aria, capaci di trattenere e rilasciare, per lungo periodo, sia il caldo che il freddo. Riscaldati, rilasciano un calore secco, particolarmente indicato nel trattamento di dolori articolari, cervicali, torcicolli. I semi di lino hanno proprietà antidolorifiche e antinfiammatorie. Una volta inseriti all’interno del vostro cuscino, potete utilizzarli sia a caldo che a freddo.

Il succo di noni: contro gravi forme di stress

In Polinesia esiste una antica tradizione di piante medicinali di cui fa parte la Morinda citrifolia, più conosciuta da noi come Noni che però si riferisce al succo estratto dal frutto maturo della pianta.  In Polinesia la usano praticamente da sempre  per curare disturbi del sistema nervoso, del sistema immunitario, dell’apparato respiratorio, di quello digerente e osteoarticolare. Infatti recentemente il succo di Noni viene studiato per diverse attività tra cui quella stimolante, antifatica, analgesica e antidepressiva, nonché per l’azione di stimolo positivo sul sistema immunitario.

Il noni contiene molta vitamina C e buone quantità di magnesio, ferro, potassio, selenio, zinco, rame e zolfo. Ma la sua particolarità sta nella xeronina: gli studi più accreditati ritengono questa molecola un attivante della funzione plastica e riparativa svolta dalle proteine.


Le foglie, i giovani frutti e le radici sono le parti della pianta più utilizzate a scopo curativo. Nella cultura polinesiana la Morinda citrifolia viene usata per: infiammazioni, mal di testa, febbre, osteoartrite, mal di denti, infezioni batteriche e parassitarie, crampi mestruali, ulcera gastrica, malattie respiratorie, mal digestione, depressione, analgesico.

Usare il succo di noni durante un periodo di vita stressante può far bene per vincere l’affaticamento, ridare energia, migliorare la concentrazione e il tono dell’umore. Inoltre può alleviare i dolori muscolari da tensione emotiva e concorrere a stimolare le difese dell’organismo impegnate a resistere all’azione dello stress, che, come è noto, facilita la suscettibilità alle infezioni. È anche un antibatterico e un buon integratore minerale.

In genere bastano due cucchiai di succo al giorno, assunti almeno 40 minuti prima del pasto per evitare interferenze digestive e offrire le migliori condizioni di assorbimento. Tuttavia in situazioni di stress particolarmente intenso si possono bere quantità superiori di succo fino a 6-8 cucchiai al dì. Il noni è un integratore alimentare e dosaggi superiori a quelli proposti o per disturbi differenti dovrebbero essere concordati insieme al proprio medico.

Lanciamo un S.O.S., un consiglio a settimana per migliorare la propria vita e quella altrui

C'è chi non ha problemi ad ammettere di aver bisogno d'aiuto, mentre qualcuno altro si sente inadeguato o in colpa, oppure è troppo orgoglioso, timido o imbarazzato per farlo. Per chi ha un'alta opinione di sè è difficile lanciare al mondo una richiesta di soccorso; altri hanno paura di essere inopportuni o di fare brutte figure. Impariamo a lanciare un S.O.S a nome di tutti loro.


  • Questa settimana dovremo allenarci a chiedere aiuto a nome di qualcuno che non vuole o non può farlo. Le nostre guide spirituali ci spronano a impegnarci per ottenere ciò che desideriamo e, incoraggiati dalla loro presenza, alcuni di noi riescono ad arrivare al traguardo. Ma tutti gli altri?
  • Quante volte vediamo qualcuno in difficoltà, e non facciamo niente per aiutarlo perchè pensiamo che non siano affari nostri? Un anziano costretto a viaggiare in piedi sull'autobus perchè un ragazzo ha occupato l'ultimo posto libero; un asignora che non riesce a sistemare la spesa nelle buste perchè deve badare a un bimbo piccolo mentre la cassiera indifferente chiacchiera con la collega
  • Siamo abituati a credere  che i problemi degli altri non di riguardino e che intervenire significa essere inopportuni. In questi giorni proviamo a chiederci come ci sentiremmo se le nostre guide spirituali ingnorassero le nostre richieste d'aiuto e non si preoccupassero per noi: apprezzeremmo la loro discrezione o avremmo una gran paura?
  • A volte c'è un confine molto labile tra il compiere un'azione che rientra nel nostro dovere e lo spingerci oltre, interferendo senza motivo nella vita di qualcun altro. Dobbiamo imparare a capire la differenza, rispettando sempre il nostro ruolo
  • Quando ci vedono indifferenti al dolore altrui, quando preferiamo girarci dall'altra parte e non invocare aiuto per chi non ha voce per farlo, le nostre guide spirituali si rattristano. In quei momenti tradiamo loro e la nostra anima
  • Nei prossimi giorni impegniamoci a lanciare un S.O.S. a nome di tutti coloro che non possono farlo: siamo la voce di chi non può parlare, la forza di chi è troppo debole e troppo stanco per agire. Aiutiamo le nostre guide spirituali ad aiutare chi ha bisogno di loro

mercoledì 3 febbraio 2016

Botte dell'ottanta, bracare


BOTTE DELL'OTTANTA: espressione rafforzativa per indicare percosse fortissime e in gran quantità. Nei dialetti toscani si aggiunge spesso "dell'ottanta" per indicare qualcosa di smisurato: "casino o confusione dell'ottanta; paura dell'ottanta". L'origine del modo di dire sarebbe da ricercarsi piuttosto lontano nel tempo, addirittura nel 1480, quando la flotta turca di Maometto II conquistò Otranto abbandonandosi al saccheggio e spargendo un terrore rimasto proverbiale. Ma cosa c'entra Otranto con un modo di dire toscano? Guarda caso, i turchi erano proprio aizzati dai Fiorentini che volevano in tal modo distogliere le forze di Re Ferrante d'Aragona loro nemico.

BRACàRE: occuparsi dei fatti altrui. Bracòne, che è il ficcanaso, deriverebbe da braccàre, fiutare

In un relitto di 2600 anni fa, trovato un insolito metallo: l'oricalco

2600 anni fa una nave cargo affondò al largo delle coste meridionali della Sicilia, probabilmente a causa di un forte tempesta. E non c'è niente di strano direte voi, quante navi nell'antichità sono colate a picco a cusa di tempeste improvvise? Ma ciò che desta l'interesse dei ricercatori è il carico che essa conteneva: ben 39 lingotti di un insolito metallo che con probabilità venivano dalla Grecia o dall'Asia minore e destinati ai laboratori di Gela, in Sicilia appunto.

Sebastiano Tusa, direttore della Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali del Mare della Regione Sicilia spiega:  “Il relitto risale alla prima metà del 6° secolo. La nave si trovava a circa 300 metri dalla costa ad una profondità di circa 3 metri”. Ma i lingotti sono stati la fonte di interesse poichè  si tratta di un metallo composto da una lega di rame, zinco e piccole percentuali di nickel, piombo e ferro.


“Non è mai stato trovato nulla di simile in precedenza”, dice Tusa, che si psinge ad affermere che potrebbe trattarsi del mitico oricalco, il metallo misterioso che secondo Platone era prodotto ad Atlantide. “Sapevamo dell’oricalco da testi antichi e alcuni oggetti ornamentali”. L’esistenza, l’origine e la composizione dell’oricalco sono stati oggetto di ampio dibattito da parte dei ricercatori. Descrivendo di Atlantide  Platone diceva che risplendeva della “luce rossa dell’oricalco”, il quale aveva un valore secondo solo all’oro.

Sempre secondo quanto descritto da Platone, il metallo prodotto ad Atlantide era stato utilizzato per ricoprire le pareti interne, le colonne e i pavimenti del tempio di Poseidone. Il nome del metallo deriva dalla parola greca “oreikhalkos”, che significa letteralmente “montagna di rame”. Gli antichi greci tramandavano che l’oricalco era stato inventato da Cadmo, un personaggio mitologico greco-fenicio, fondatore e primo re di Tebe. Nella sua Eneide, Virgilio scrive che la corazza di Turno era composta da “oro e oricalco bianco”, il che ha fatto ipotizzare che si trattasse di una lega di oro e argento. Il metallo è menzionato anche nelle Antichità Giudaiche di Tito Flavio Giuseppe, uno storico di origine ebraica del 1° secolo d.C., secondo il quale la navi che decoravano il Tempio di Salomone erano di oricalco.

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