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lunedì 7 marzo 2016

Psicopittografia, Applicate questa formula magica

Cosa dobbiamo fare quando gli sforzi migliori non danno risultati? C'è una via d'uscita? A scuola, quando ci trovavamo di fronte a una serie di difficoltà, il professore ci consigliava di "provare diversamente".

Vi è un potere formidabile in queste due magiche parole. L'insegnante sapeva che c'era una risposta per ogni problema. Sapeva anche che non la trovavamo perchè il problema era mal affrontato. Anche nella vita c'è una risposta ad ogni problema. Se essa ci sfugge, dobbiamo provare diversamente. Può darsi che siamo sulla falsa pista, quindi bisogna cercare finchè non troviamo il giusto sentiero.

La conoscenza delle leggi mentali è sempre un mezzo per  avvicinarsi alla soluzione dei problemi.
Non rinunciate a cercare una nuova via. Molti si astengono timidamente perchè pensano che non vi siano metodi migliori al di fuori del loro. Ma un metodo migliore esiste, come esiste un successo più grande. Ma per giungere sulla luna dobbiamo prima lasciare la terra. Applichiamo questa magica formula: proviamo diversamente.

Polpa di Baobab contro l'irritazione intestinale

Un concetto che ormai dovremo tener ben presente e che molti studi scientifici hanno dimostrato, è il fatto che se il nostro intestino è irritato e non sta bene, anche tutto il nostro corpo e la nostra salute ne risentono. Sappiamo che l'intestino è la sede in cui si formano e si potenziano le difese immunitarie, ma se irritato, si innesca un meccanismo di disbiosi che si ripercuote sulla nostra salute.


Per sfiammare l'intestino e potenziarne le difese con l'obiettivo di aumentare la salute possiamo chiedere aiuto ad un prezioso alleato naturale: il frutto del baobab. Tutti noi conosciamo questo splendido gigante, un bellissimo albero africano che possiede straordinarie qualità contro tutti i disturbi intestinali. In che modo? Il suo segreto è racchiuso nella polpa del suo frutto. La sua polpa infatti è ricca di fibre alimentari, sia solubili che insolubili.

Proprio le fibre non solubili che non vengono assimilate dall'intestino, agiscono sul transito stimolando di fatto la peristalsi e combattendo la stitichezza. Quelle solubili invece hanno la preziosa funzione di favorire la crescita dei batteri della microflora intestinale assumendo così il ruolo di prebiotici per il buon funzionamento di tutto l'organismo.

Far uso di polpa di baobab favorisce un apporto quotidiano di principi nutritivi come proteine, lipidi, fibre, carboidrati, acido ascorbico, calcio, potassio e fosforo, vitamine del gruppo B e moltissima vitamina C. Grazie a questa ricchezza di elementi nutrizionali, il baobab potenzia le difese intestinali, combatte la stitichezza e in particolare impedisce la degenerazione delle mucose, responsabili di quello che viene chiamato l'intestino colabrodo. Il baobab ha anche altre proprietà, fra cui la capacità di regolarizzare la glicemia e riequilibrare l'umore.

Come va assunto il baobab? Sempre prima dei pasti, in modo tale che le sue proprietà non vengano neutralizzate dalla digestione. Fra l'altro la ricchezza di fibre ha anche un potere saziante. La polpa di baobab la si trova in farmacia, in erboristeria, nei negozi specializzati e anche online, sottoforma liofilizzata in compresse, bustine o polvere.  Per quanto riguarda le modalità di assunzione, la dose consigliata è di circa 5 grammi almeno 15 minuti prima del pasto, accompagnando l'assunzione della polvere con un abbondante bicchiere di acqua o mescolata ad un centrifugato.


domenica 6 marzo 2016

Dar i piedi al bimbo, darsi alle bertucce, da segnassi, deccolo | Parole e verbi in disuso

DAR I PIEDI AL BIMBO: un vecchio e delizioso modo di dire pisano per quando al bambino vengono tolte le fasce e gli sono lasciati liberi i piedini

DARSI ALLE BERTUCCE: disperarsi. Il modo di dire suggerisce l'immagine di una disperazione tutt'altro che contenuta (smorfie e contorcimenti scimmieschi), ma teatrale come è d'uso nel popolo che ama far partecipi gli altri delle proprie vicende.

DA SEGNASSI: "Una scesa da segnassi", come dire "una discesa da raccomandarsi l'anima a Dio" tanto è ripida e pericolosa. E anche : "Un tempaccio da segnassi"

DèCCOLO: eccolo, in dialetto versiliese. "Dècchili lì"; "Dècco fatto"; "Dècchimi tempo".

ERO UNA BAMBINA DISAPPETENTE

Sono stata una bambina disappetente, così diceva il pediatra. Per me lo stimolo della fame non esisteva affatto, fame non ne avevo mai. A dire il vero, a chi mi aveva intorno, apparivo come un derviscio (benchè fossi paffutella, nessuno a vedermi avrebbe detto che ero una che non mangiava) in continua meditazione, capace di digiuni prolungati per giorni. A mangiare naturalmente venivo forzata, con mio grande disappunto. Ovviamente crescendo le cose sono cambiate, sono diventata una buona forchetta e una grande buongustaia, adoro la buona cucina e i piatti ben cucinati che apprezzo con tutto il mio essere. Nonostante tutto però, non sopporto di stare a lungo a tavola, mangio volentieri, con gusto, ma il tempo deve essere limitato, questo suggerisce il mio istinto.


Una riflessione la mia, che è maturata recentemente, forse perchè mi è stato fatto più volte notare e soprattutto in famiglia, che ho la tendenza a togliere, con fulminea velocità, i piatti da tavola, talvolta mentre i malcapitati familiari stanno ingoiando l'ultimo boccone. Così, mi son messa a pensare a questa sorta di mania. Perchè mi comporto così?  Ripensando ai miei trascorsi infantili, a quando per me il verbo "aver fame, essere affamati" non aveva alcun significato, mi sono riaffiorati alla mente dai vecchi cassetti della memoria, i pensieri di un tempo: mangiare uguale perdita di tempo prezioso.

Tempo tolto ai miei pensieri, ai giochi, alla lettura, alla mia voglia di stare da sola nella mia cameretta senza essere disturbata da nessuno, quindi gli orari dei pasti (oltre al fatto che la fame non si faceva mai sentire), sottraevano tempo. Ripensando a ciò, ho rivisto anche il mio modo di essere adesso, ancora legato a quegli istinti. Mangiare mi piace, ma nella mia mente continua ad essere una perdita di tempo, tempo sottratto, tempo mancante, pericolo forse? Se sono sola, per me diventa inutile persino sedermi a tavola, mangio in piedi, comodo e veloce; se sono con i miei familiari, sosto a tavola solo il tempo necessario a masticare, deglutire, complimentarmi per la bontà delle pietanze (siano esse cucinate da me o da loro) e poi via, prepararsi a sparecchiare, fare la cucina e togliere tutto di mezzo, andare in altra stanza. 

Per me è una totale assurdità che si stia a tavola una volta finito il pasto semplicemente per chiacchierare, con la tavola ancora da sparecchiare e i piatti da lavare, il mio solito atavico istinto mi dice che si deve sbarazzare tutto e poi dedicarsi alla conversazione in un luogo più consono ad essa. Mi chiedo se non vi sia una sordida sensazione di paura, il pasto come sosta, come pausa, il fermarsi chissà, in un luogo pericoloso, sotto il tiro dei cecchini, con il pericolo di un agguato, quindi, sbrigarsi e marciare per andare in un luogo sicuro. L'unico pasto che per me vale la pena godersi è la colazione, illuminante momento di delizia. Sola o in compagnia, per colazione siedo, e sosto (mai troppo), ma sosto; respiro l'inizio della giornata come fosse una sorta di nascita, un nuovo affacciarsi al mondo, giorno, metafora della vita, tutto da vivere.


Attenzione alle Patate che si colorano di Verde

Le patate fanno parte di una grande famiglia a cui appartengono anche il pomodoro e la melanzana. Vi sarà capitato di vedere il colore delle patate cambiare e diventare verde, questo dipende dalla presenza della clorofilla al loro interno. E' l'esposizione alla luce che innesca questo processo. Di per sè la clorofilla non è tossica, nè velenosa, ma il fatto che si accumuli all'interno della patata ci fa capire che che è presente anche un'altra sostanza:  la solanina. E questo processo, e di conseguenza la presenza di solanina rende le patate tossiche.


Spieghiamoci meglio: di solito nelle patate che compriamo al supermercato si trovano sostanze quali  la α-solanina e la α-caconina, più comunemente conosciute come solanine. Se lasciate esposte alla luce, nelle patate aumenta la concentrazione di queste sostanze. Se le quantità di queste sostanze rimangono lievi esse non fanno altro che dare alla patata il suo caratteristico sapore. Ma se la presenza di queste sostanze aumenta allora la patata diventa amara, e in quantità elevate possono causare problemi di salute ai consumatori.

E' consigliabile dunque evitare di consumare le patate verdi per evitare qualunque tipo di problema.  Sappiate che una esposizione prolungata alla luce, oltre 7 giorni,  fa aumentare il livello di tali sostanze contenute nella buccia e nella zona immediatamente sotto superando i livelli di sicurezza raccomandati dall’ Oms/Fao. La polpa per fortuna, non subisce variazioni di rilievo. Facciamo dunque attenzione e controlliamo le nostre patate per non trovarle di un bel colore verde ramarro ed essere costretti ad usarle per altri scopi rispetto a quello alimentare.

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