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venerdì 26 giugno 2015

Come fare un liquore,tre decotti e un infuso con le primule

Primula significa "che spunta per prima"; officinalis perché usata nelle antiche farmacie. Tradizionalmente, quando si manifesta la fioritura di questa graziosa pianticella, è la campanella che annuncia l'arrivo della primavera. I suoi deliziosi fiorellini sono tra i primi che sbocciano appena il tepore del sole ha cominciato a sciogliere le nevi. La fioritura precoce, che non collima con il periodo d'attività degli insetti addetti all' impollinazione, fa sì che molti fiori non vengano impollinati e ciò suggerì a Shakespeare il verso, diventato famoso, delle "pallide primule che muoiono nubili" .



Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Primulacee. La radice è ramificata, le foglie sono disposte a rosetta alla base hanno forma ovale, margine dentato o ondulato, punta arrotondata e base che si restringe a formare un cortissimo gambo inserito direttamente nella radice. I fiori, a calice, sono solitari su un lungo peduncolo, con corolla giallo-pulcino che si allarga in cinque lobi a forma di cuore. Il frutto è una capsula. La primula cresce spontanea nel campi, nel boschi; ai piedi degli alberi, sul ciglio dei fossati e dei viottoli di campagna; ma viene anche coltivata a scopo ornamentale. In meridione e in Sicilia cresce solo in montagna. Sembra mancare in Sardegna. Come già detto, fiorisce molto precocemente e si usano radici, foglie e fiori. I primi due da raccogliere prima della fioritura. Tutte le parti vengono usate fresche. Le proprietà della primula sono contenute sia nelle foglie che nei fiori, e hanno effetti calmanti e tonici del sistema nervoso.

Utilizzo 

In cucina, i fiori appena colti vengono usati come ingrediente di insalate crude, nelle frittate e nei dolci. Le foglie tenere, tagliate fini, nelle insalate crude o come elemento cotto nelle minestre. Liquore di primule: mettere in una bottiglia tre manciate di primule. Versarvi sopra 2,5 dl d'acquavite chiara e 7,5 dl di acqua, in modo che tutti i fiori siano ricoperti. Aggiungere quattro foglie di menta tritate finemente. Chiudere bene la bottiglia ed esporre al sole per 8 giorni. Filtrare quindi il liquore. Aggiungere 500 g di zucchero, mescolare bene e conservare in bottiglia chiusa ermeticamente.
Molto maggiori gli usi nella medicina popolare.
Una cura depurativa è costituita da una manciata di foglie di primula mescolate ad altre erbe e consumate quotidianamente in insalata con olio e limone.
Infuso: versare un cucchiaino di fiori in una tazza d'acqua bollente, filtrare dopo dieci minuti. Addolcire con miele e bere. Contro gli stati febbrili ne occorrono tre o quattro tazzine il giorno.
Lividi, ecchimosi e contusioni si guariscono con un decotto concentrato ottenuto facendo bollire 100 g di radici di primula in un litro d'acqua. Una volta che il liquido si sia ridotto di un terzo, filtrarlo e usarlo per lavare accuratamente le parti colpite.
Le radici cotte stese sopra una garza si utilizzano per impacchi.
Decotto diuretico: bere nell'arco della giornata, a bicchierini, un decotto preparato facendo bollire un litro d'acqua per dieci minuti con 30 g di fiori di primula.
Decotto contro l'isterismo: far bollire in una tazza d'acqua un cucchiaino di fiori di primula con una puntina di miele. Filtrare dopo dieci minuti e bere subito.



mercoledì 24 giugno 2015

Giusquiamo nero, l'erba del diavolo

Vi sono piante che in un certo qual modo hanno segnato la storia dell'uomo, soprattutto quelle piante le cui proprietà particolari hanno affascinato e nello stesso tempo spaventato l'uomo. Come è accaduto al Giusquiamo nero, già conosciuto nella Grecia antica come potente veleno e che veniva usato anche per podurre deliri o stati profetici.


Ovviamente nel Medio Evo lo si usava  per le preparazioni di pozioni tossiche che davano allucinazioni visive e la sensazione di volare. La Santa Inquisizione si suppone che lo usasse estorcere con la tortura confessioni alle donne accusate di stregoneria, dato le poverette a causa dei suoi effetti, erano fermamente convinte dì aver volato su di una scopa e di aver realizzato i loro desideri demoniaci.


Fa parte infatti della famiglia delle Solanacee, una famiglia caratterizzata dalla presenza di alcaloidi atropinici, in modo particolare della scopolamina, diventata famosa per essere un famoso e molto usato anticinetico contro il mal di mare e il mal d’auto. Certo è che ha un nome strano, il quale non poteva non derivare dal greco. Infatti, botanicamente parlando, Hyoscyamus niger  gli fu dato in osservazione al fatto che i maiali (dal greco kys) si cibavano delle sue fave (kyamos) nere.
Da qui il suo nome volgare italiano: fava porcina

La droga del giusquiamo (ossia la parte usata in erboristeria), sono le foglie essiccate, con o senza la presenza delle sommità fiorite, ma alle volte vengono usati anche i semi.  L’impiego del giusquiamo nell’antica Roma era limitato ai funerali, dove ornavano le tombe dei defunti.

I suoi effetti tossici erano ben noti, come la sterilità, le convulsioni nei neonati che venivano allattati da donne che assumevano le sue bacche, pazzia e follia. Durante il Medio Evo era la pianta che veniva utilizzata nei riti magici per invocare il diavolo, da cui ha preso il nome di erba del diavolo. Ci furono casi di donne condannate per stregoneria e per devozione a Satana solamente perché nei loro giardini cresceva spontanea questa pianta. Nel 1800 entrò a far parte della prima ricetta anestetica per interventi chirurgici. La “spongia soporifera” era una spugna imbevuta di oppio, succo di mandragora, succo dell’erba verde di Matala (Creta) e succo di giusquiamo.

 Una volta imbevuto di questi succhi, veniva lasciata asciugare, dopodichè la si immergeva in acqua e il malato doveva annusarla. I principali componenti chimici che sono stati isolati nello giusquiamo nero sono degli alcaloidi e con la precisione sono la L-josciamina, la josciamina, l’atropina e la scopolamina. Questi ultimi due alcaloidi per idratazione vengono scissi in acido tropico e oscina. Altri componenti isolati sono un eteroside amaro chiamato joscipicroside, un olio etereo, acido ascorbico, colina, stearina, amido, gomma e mucillagine oltre che una serie di Sali quali quelli di calcio, potassio e magnesio.  Il giusquiamo viene anche utilizzato per la preparazione di sigarette antiasmatiche. Infatti l’azione spasmolitica della muscolatura liscia si esplica anche a livello dei bronchi, attenuando in questa maniera gli spasmi asmatici.



martedì 23 giugno 2015

I poteri magici della mandragora, parte seconda

Continuiamo con la misteriosa mandragora, e la sua storia nel corso dei secoli . Dioscoride nel I secolo d.C. testimonia l’impiego della radice di mandragora, stemperata nel vino, come antidolorifico nei pazienti sottoposti a incisioni e cauterizzazioni.


Il suo uso come analgesico era noto anche a Roma, infatti lo stesso preparato (importato dall’Egitto) era anche in uso (come anche la coda essiccata di vipera) contro il mal di denti. Addirittura negli erbari medioevali attribuivano si attribuivano poteri prodigiosi a tutte le parti di questa pianta, alcuni di essi corrispondenti a verità, quali ad esempio la proprietà di indurre anestesia. Arnaldo da Villanova verso la fine del XIII secolo, che fu tra i rappresentanti più eminenti della famosa Scuola Medica di Montpellier, riporta una “ricetta anestetica” consistente nell’applicare sul naso e sulla fronte del paziente un panno imbibito di un miscuglio acquoso di oppio, mandragora e giusquìamo in parti eguali, che consentiva di far “cadere il paziente in un sonno così profondo da poterlo operare senza che sentisse dolore e potergli quindi fare qualsiasi cosa”.

Tuttavia, come spesso accade, nel periodo del Rinascimento molte delle tante virtù medicinali proprie della mandragora furono contestate, benchè le farmacie fossero stracolme dei preparati più diversi a base della pianta. In realtà la gente continuava a credere che bastasse possedere un po’ di mandragora, anche senza utilizzarla, per assicurarsi la felicità, la salute e la ricchezza, la richiesta era molto alta. Persino là, dove non sussistevano le condizioni climatiche per la crescita della mandragora, esistevano abilissimi sofisticatori che provvedevano a soddisfare le crescenti e lucrose richieste trasformando in “autentiche”, piante che le assomigliavano solo vagamente.

La moderna Scienza ha riconosciuto alla mandragora i reali effetti sul corpo umano nel suo contenuto in principi chimici attivi come la scopolamina, l’atropina e la josciamina, le cui proprietà vengono oggi utilizzate dalla farmacologia ufficiale in dosi ben determinate. Nonostante tutto, nella medicina popolare la mandragora ha continuato ad avere avuto gli impieghi più diversi e fantasiosi: contro l’epilessia e la depressione, contro l’insonnia (commista a rosso d’uovo e latte di donna), contro l’incontinenza urinaria, nonché (in piccole dosi) come anestetico e antiveleno.

In forza delle sue virtù magiche, essa ha infuocato la fantasia di artisti e scrittori: come nella famosa commedia "La mandragola" (secondo l’antica dizione) di Niccolò Machiavelli, in cui la pianta è collegata alle credenze delle sue virtù erotizzanti e fecondanti, le novelle del Boccaccio, del Sacchetti, le numerose citazioni di Shakespeare. Tuttavia, nonostante le attuali convalidate conoscenze scientifiche circa la reale natura chimica e gli effetti farmacologici dei suoi princìpi attivi, nella fantasia popolare la mandragora ha mantenuto pressoché immutato l’antico fascino.

All’Orto Botanico di Berlino si è addirittura rinunciato a coltivarla: le Autorità comunali preferiscono mantenere vuoto lo spazio riservato alla sua coltivazione piuttosto che vederlo continuamente espoliato dai continui furti. E, assicurano gli esperti, nel convulso mondo odierno di super-computer e di missili interplanetari, esiste tuttora un fiorentissimo commercio di “preparati” di mandragora, contenenti frammenti delle sue radici (ma talora sono di rapa), variamente commisti a grani di papavero o di giusquìamo, a polvere di mirra o di ferro calamitato, e (nelle confezioni più ambìte e costose) a sangue di pipistrello. L’importante è crederci...


lunedì 22 giugno 2015

La madragora, pianta magica - parte prima

La radice di mandragora ricorda la forma del corpo umano, come un pupazzetto, con la testa, le braccia e le gambe. Gli antichi infatti erano convinti addirittura di poterne ditinguere il genere: cioè maschio o femmina. Ma la Mandragora officinalis (più precisamente Atropa mandragora come dice Linneo, Atropa che deriva dal nome di una delle parche Atropo che recideva il filo della vita, per la sua velenosità), per questo suo aspetto umanoide ha scatenato la fantasia degli uomini nei secoli, che le hanno attribuito virtù magiche e medicinali: analgesiche, sedative, narcotiche e anche afrodisiache.


Ne parla anche la Bibbia, in particolare in Genesi: “Rachele richiese a Lia la radice di mandragora per ottenere la fecondità”. Secondo una fantasiosa teoria la mandragora sarebbe nata nel Giardino dell’Eden: i primi Esseri umani non sarebbero stati che giganti mandragore sensitive; essi avrebbero poi mantenuto per sempre intimi rapporti con la Pianta Madre specie per quanto riguarda l’aspetto delle sue radici. Ad Ecate, dea delle tenebre, legata ad Artemide-Diana, era sacra.

Proprio per queste sue caratteristiche antropomorfe si credeva che come le persone, avesse qualità umane, una in special modo: quella di soffrire terribilmente quando la si estirpava. E per punire chi cercava di eradicarla, essa si vendicava procurandogli, con i suoi “veleni”, la pazzia o la morte. Ma l'uomo è ingenoso e ha trovato il modo per aggirare l'ostacolo: come praticare tre profondi cerchi con un coltello nella terra intorno alle radici, guardare verso oriente e pronunciare una formula magica mentre la estirpava di colpo. Ma v’era anche un altro metodo, questa volta "infallibile": l’uomo legava il capo di una corda alla base della pianta e l’altro capo al collo di un cane (doveva essere nero!), tenuto per un certo tempo a digiuno; indi, volgendo lo sguardo verso la luna e possibilmente suonando uno zufolo, egli mostrava da una certa distanza al cane un pezzo di carne. Nel tentativo istintivo di afferrarlo, con il collo il cane tirava di scatto la corda che lo legava alla base della pianta,estirpandola. I latrati del cane coprivano ovviamente “i gemiti di dolore” della povera mandragora. Coglierla non era quindi da tutti.

Ma coloro che conoscevano la mandragora in maniera infallibile erano naturalmente i maghi e le streghe che non solo la coglievano di notte nei cimiteri (specie di campagna), ai margini dei patiboli o ai piedi degli impiccati, ma conoscevano anche tanti altri segreti per non farla soffrire e per non subire i suoi influssi negativi: guai, per esempio, mettersi “controvento” e aspirare i suoi effluvi mortali, o non cantare nel frattempo strofette (magari a sfondo erotico). Essendo una pianta potenzialmente ambivalente nei suoi rapporti con l’Essere umano, essa poteva sia guarire la mente e il corpo, come anche portarlo alla perdizione: sia donargli il sonno ristoratore che provocargli la pazzia; sia proteggerlo contro il veleno dei serpenti che ucciderlo senza pietà; oppure lenire il dolore, o (in forti dosi) produrre allucinazioni e deliri.


venerdì 19 giugno 2015

L'ortica, come usarla in cucina e per curarsi

Urtica deriva dal latino urere che significa "bruciare"; dioica perché sovente porta i fiori maschili su una pianta e quelli femminili su un' altra. I Greci, secondo quanto afferma Aristofane, ne erano ghiotti e la ritenevano migliore se colta prima dell' arrivo delle rondini. 

Petronio e i suoi contemporanei consigliavano di fustigare su reni e natiche chi difettava di salute e di virilità e, per quanto possa sembrare incivile, queste pratiche usavano ancora il secolo scorso. Alcune tribù del Caucaso disinfettavano col succo di ortica gli arnesi per praticare interventi chirurgici. Un altro uso era quello di tessere le sue fibre resistenti per ottenere leggere e preziose tele soppiantate poi dall' uso della seta, e in quest' arte erano maestri gli artigiani di Lipsia. Oggigiorno l'ortica gode ancora dei favori di chi si rivolge alle erbe con fiducia, sia dal punto di vista curativo che alimentare.


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Urticacee. Ha radice molto ramificata; il fusto è rigido, coperto di peli, quelli più lunghi sono urticanti. Può raggiungere un' altezza di 2 m. Le foglie sono grandi, ovali con i margini seghettati. I fiori sono in spighe. Il frutto è piccolo, ovale, con ciuffo di peli all'apice. Si trova quasi ovunque, preferibilmente su terreno ricco di azoto; arriva sino a 2000 m in tutta Italia. Spesso considerata un infestante di orti e giardini, è stata rivalutata da chi pratica l'agricoltura biologica che approfitta di quest' erba per far crescere bene i propri ortaggi. Infatti l'ortica rende più profumate le erbe aromatiche dell'orto e fertilizza il terreno producendo sostanze stimolanti, soprattutto per i pomodori. Si usano le foglie e gli steli, da raccogliere in primavera e da far seccare all'ombra, ma all'aria aperta. I suoi componenti sono carotene, clorofilla, aminoacidi, proteine vegetali, vitamine A, B2, Bs e K, sali di fosforo, magnesio e potassio, acidi organici diversi e silicio. Possiede proprietà diuretiche, depurative, antireumatiche, antiemorragiche, favorisce l'eliminazione del colesterolo e dell'acido urico.

Utilizzo 

Subito un'annotazione: l'aggressività dei peli si spegne subito nell'acqua del lavaggio. Una volta cotte, le foglie diventano addirittura morbidissime. In cucina le foglie vengono usate cotte per frittate, tortelli, dolci; crude, aggiunte a fine cottura, in minestre e risotto; per bevande fermentate. Grappa all' ortica: far macerare per tre mesi in un litro di buona grappa 20 foglie di ortica ben verdi e non troppo vecchie, 40 g di zucchero e una scorzetta di limone. Si otterrà un'ottima grappa color smeraldo.
Molteplici gli usi nella medicina popolare.
Succo di ortica: occorre raccogliere 3 kg di foglie d'ortica fresche e tenere e mondarle. Fatto ciò si buttano in una pentola senz'acqua sotto la quale sia acceso il fuoco. Dopo un minuto, allontanare il recipiente dalla fiamma, rimescolare un poco le foglie e lasciarle raffreddare completamente. Versarle allora in un tovagliolo sottile e spremere per far uscire dalle foglie tutto il succo possibile. Il succo di ortica, mescolato allo shampoo, serve per eliminare la forfora; mescolato a tanto miele quanto è il suo peso serve, bevuto a bicchierini, come antinfiammatorio; inzuppato in un batuffolo di cotone e introdotto nelle narici ferma l'emorragia dal naso.
Infuso per l'artrite: versare tre cucchiaini di foglie d'ortica in una tazza d'acqua bollente. Filtrare dopo cinque minuti e bere l'infuso addolcito da un poco di miele. Berne tre tazze al giorno.
Decotto contro la caduta dei capelli: far bollire per cinque minuti 200 g di radici d'ortica in mezzo litro di aceto di vino. Quando è completamente raffreddato usare per frizioni sul cuoio capelluto la sera prima di coricarsi. Al mattino occorre lavare i capelli con un buon shampoo.
Decotto depurativo: far cuocere 50 g di foglie e steli d'ortica in un litro e mezzo d'acqua. Lasciar bollire fino a quando il liquido è ridotto a un litro, filtrarlo e conservarlo in una bottiglia, e berne due o tre bicchierini al giorno.



venerdì 22 maggio 2015

La Bistorta, naturale antinfiammatorio che aiuta il microcircolo

Il nome già ci dice qualcosa di lei, Bistorta, una piantina dagli steli particolarmente nodosi, tanto che il suo nome botanico è Polygonum Bistorta (dal greco che significa infatti molti angoli). Ma nonostante sia per così dire stortina, questa piantina è un concentrato di virtù. La prima e più apprezzata è la sua proprietà antinfiammatoria, in particolare la Bistorta contrasta le infiammazioni della bocca e della gola.


Tra l'altro è il periodo giusto per raccoglierne foglie e rizoma con cui si possono preparare infusi e decotti, che si usano proprio come colluttorio e si rivelano efficaci anche per i gargarismi. Se siamo affetti da mal di gola che in questo periodo è comunque in agguato, e si vuole potenziare l'effetto di questa utile pianticella, si può aggiungere la tormentilla  e alcune gocce di tintura di propoli.

Inoltre dovremmo tener cara la bistorta perchè è ottima per la prevenzione dei disturbi legati alla circolazione, e questo perchè è un buon vasocostrittore la cui azione agisce particolarmente sul microcircolo. In questo caso si può usare la tintura madre, circa 20 gocce due volte al dì, e tra l'altro tale tintura si può aggiungere anche alle pomate per il trattamento di vene varicose ed emorroidi.

La polvere delle radici se aggiunta al miele di eucalipto o timo che hanno la proprietà di contrastare le infiammazioni e le infezioni di utero e intestino, ne potenzia gli effetti. Ne basta un cucchiaino  due o tre volte al giorno. Sembra anche la bistorta sia utile in caso di emorragie uterine in pre-menopausa o post gravidanza. E poi non dimenticate, questa piantina è buona anche se gustata in insalata, sostisce infatti gli spinaci.

mercoledì 20 maggio 2015

Camomilla, usi comuni e la ricetta di un vino delizioso che se ne ricava

Matricaria viene da matrix, "utero", e indica l'uso che ne facevano gli antichi; chamomilla deriva dal greco khamaimelon, che significa "melo che cresce a livello del terreno" . La camomilla è una delle più antiche piante medicinali ed era già nota in epoca precristiana. Lo stesso nome, matricaria, è dovuto alle sue proprietà emmenagoghe, atte cioè a promuovere la mestruazione. Proprietà che, scoperte empiricamente in un lontano passato, sono state confermate ai giorni nostri da sofisticati esperimenti in laboratorio.


Caratteristiche e proprietà 
Si tratta di una pianta erbacea, annua, profumata, appartenente alla famiglia delle Composite. Le radici hanno forma conica. Il fusto, alto 50 cm nelle piante spontanee e circa 80 cm in quelle coltivate in terreni adatti, è eretto, liscio alla base e ramificato alla sommità. Le foglie sono prive di gambo e a forma di penna con sottilissime incisioni. I fiori sono riuniti a grappolo, e di due tipi: quelli esterni, a forma di piccola lingua, sono bianchi, quelli interni, gialli. . La camomilla si trova ovunque fino alla zona submontana, nei terreni incolti, nelle zone asciutte e sassose, nei campi coltivati a grano. Cresce soprattutto in terreni calcarei. . Può essere coltivata dalla pianura alla collina in zone ben esposte al sole. Cresce bene in terreni mediamente composti e ricchi di sostanza organica. Tollera i terreni salini, si adatta invece male ai terreni acidi. Non soffre se coltivata in terreni asciutti. I fiori, detti a capolino, si raccolgono all'inizio della fioritura, in maggiogiugno, staccandoli con le unghie o con appositi pettini. E bene non superare il periodo indicato perché all'inizio della fioritura i boccioli hanno un contenuto di principi attivi sei volte maggiore, rispetto ai fiori a fine fioritura; inoltre, allo stato di maturazione avanzato, tendono, con l'essicamento, a staccarsi dal capolino. I capolini si essiccano rapidamente in 2-3 giorni su telai disposti in luoghi aerati e all' ombra. Il prodotto deve essere maneggiato con cura perché secco è molto friabile. Si conserva in recipienti di vetro al riparo dalla luce. I principi attivi contenuti sono olio essenziale (azulene), apigenina, sostanze amare, mucillagini, sali minerali e vitamine. La camomilla ha proprietà sedative, digestive, antircumatiche, antinevralgiche e combatte la febbre.

Utilizzo
In cucina la camomilla è poco usata. Interessante questo vino alla camomilla: mettere 120 g di fiori di camomilla, 7 dl di vino bianco dolce e 5 cucchiai di succo ristretto di pera in un vaso per conserve e chiudere ermeticamente. Conservare per una settimana in un luogo non troppo fresco. Filtrare, imbottigliare e chiudere bene. Il vino alla camomilla può essere refrigerato e servito come aperitivo, spruzzato di champagne e spumante, oppure come dissetante spruzzato d'acqua minerale. Ovviamente, molto più numerosi gli usi della camomilla nella medicina popolare.

Elisir contro il nervosismo e l'insonnia: fare sciogliere in 7 dl d'acqua 800 g di zucchero, facendo scaldare senza mai far bollire. In 2 dl d'alcol a 95° mettere a macerare per 5 o 6 giorni, agitando ogni tanto, i seguenti ingredienti: 100 g di fiori di camomilla, 5 g di buccia d'arancia amara, 2 g di cannella. Filtrare, strizzare bene le erbe che vi sono state in macerazione e aggiungere il liquido allo sciroppo. Scuotere il recipiente per amalgamare bene il tutto, poi lasciare riposare qualche giorno prima dell'uso. Berne un bicchierino quando serve.

Infuso: in una tazza d'acqua bollente mettere in infusione un pizzico di fiori di camomilla e un pezzetto di scorza d'arancia, avendo cura di usare solo la parte gialla. Dopo circa 5 minuti filtrare il liquido e berlo dopo averlo addolcito con zucchero o miele. E utile contro la febbre intermittente, la nevralgia e per calmare i dolori causati dalle coliche epatiche.

Quando gli occhi sono irritati e stanchi, si facciano degli impacchi inzuppando due faldine di cotone idrofilo nell'infuso precedente, ovviamente non zuccherato. Applicare gli impacchi rimanendo distesi per almeno un quarto d'ora. In cosmetica, la camomilla viene usata per schiarire i capelli.

Per mantenere ai capelli biondi o castani dei bei riflessi dorati, basta aggiungere al normale shampoo, una tazzina di infuso ristretto di camomilla. La schiuma deve essere lasciata sui capelli almeno 5 minuti prima di procedere alla sciacquatura.

Lozione per schiarire i capelli: mettere a macerare in 1/2 litro di vino bianco 25 g di fiori di camomilla e 15 g di decotto di rabarbaro (si ottiene facendo bollire 5 g di radice in un po' d'acqua). I capelli vanno lavati e sciacquati, quindi frizionati a lungo con la lozione.

lunedì 18 maggio 2015

Il Lentisco dimenticato e le sue proprietà

Fa parte della macchia mediterranea e ha moltissime proprietà e usi, che però forse sono stati dimenticati, ma del resto i tempi moderni sono caratterizzati dalla perdita delle antiche conoscenze. Invece è il caso di riscoprie il Lentisco, botanicamente parlando, Pistacia lentiscus, un arbusto sempreverde, molto resistente e dall'odore resinosoche si può coltivare su qualunque terreno.


Proprio dalla sua corteccia si ricava una resina fluida chea contatto con l'aria si solidifica, e che molti conosceranno come mastice di Chio (dal nome dell’isola greca sua maggiore produttrice), che è stata impiegata praticamente da sempre sia in cosmetica e per le sue proprietà terapeutiche.

Come sempre, l'esempio dei suoi usi ci arriva dal  Medio Oriente, che la usava per disinfettare e profumare,  ma era conosciuta anche per le sue proprietà antisettiche, infatti vi si faceva ricorso per trattare le ferite, le ulcere gastriche e per l’igiene orale: essa infatti sotto forma di una sorta di gomma da masticare si usava per la cura dei denti e delle gengive e per purificare l’alito.


L'olio di lentisco è molto utile alla pelle per le sue proprietà lenitive ed idratanti, anche per dermatiti e psoriasi. L'olio si ricava dai frutti, ma dalla pianta, attraverso il processo di disitillazione, si ricava anche il prezioso olio essenziale con proprietà balsamiche, che tonifica e rinfresca, così da poter essere utilizzato nei diffusori d’essenze o negli umidificatori dei termosifoni per purificare e profumare l’aria, o in una vasca da bagno per un momento di benessere e relax.

Inoltre la cosmetica lo usa come ingrediente nella realizzazione di saponi, bagno schiuma, oli da bagno e da massaggio e creme idratanti per il viso e per il corpo per la sua azione tonificante, idratante, nutriente della pelle, prevenendone l’invecchiamento. Ma non è tutto perchè grazie alla sua azione antinfiammatoria, sedativa, astringente e antisettica delle mucose, costituisce un ottimo rimedio per le affezioni delle vie aree e urinarie. Utilizzato per sciacqui e gargarismi combatte gengiviti, piorree, mal di gola, alitosi e ogni tipo di infiammazione del cavo orale, mentre coi lavaggi a livello uro-genitale è indicato nel trattamento di cistiti, uretriti, ureteriti, leucorrea e prostatiti. L’uso interno a scopo medicinale è invece sconsigliato per la sua tossicità.






lunedì 4 maggio 2015

L'Elicriso, alcune proprietà

Vi siete mai inebriati con l'odore intenso e incantatore dell'elicriso? Nell'antichità se ne facevano ghirlande che adornavano le statue di Atena e Apollo. Questo nome così particolare deriva dall'unione di due parole greche: sole e oro, in botanica il suo nome è Helicrysum italicum, ed ha moltissime proprietà benefiche.


In fitoterapia si utilizzano dell'elicriso le sommità fiorite per la ricchezza di oli essenziali, flavonoidi, acidi (tra cui quello caffeico). Se ne facevano suffumigi che erano efficaci nel contrastare il senso di soffocamento dovuto all'eccessiva ingestione di cibo. Oggi se ne usano sia l'estratto fluido che la tintura madre soprattutto per l'apparato respiratorio, per il raffreddore, tosse, pertosse e persino per le allergie.

In pomata o come oleolita, l’elicriso si rivlea essere un buon antinfiammatorio, è un rimedio contro le ustioni e gli eritemi solari. In particolare, in dermatologia, può essere utile contro eczemi e psoriasi.

sabato 25 aprile 2015

Prezzemolo per rimedi medici e ghiotte salse

Petroselinum deriva dal greco petroselinon, che significa "sedano delle pietre". Sativum significa "adatto ad essere coltivato" . Originario della Sardegna, il prezzemolo è noto fin dall' antichità. Petroselinum sativum i Romani lo chiamavano Apium petroselinum e non è ben chiaro, quando si riferivano al suo uso culinario, se intendessero davvero questa pianta o non invece l'appio, cioè il sedano. Il prezzemolo, infatti, sembra fosse più adatto a onorare le tombe dei defunti e a intrecciare corone di gloria che a condire. E' dal medioevo però che il prezzemolo si fa onnipresente in cucina, tant' è vero che sorge il modo di dire "essere come il prezzemolo" , per indicare qualcuno che ci troviamo sempre tra i piedi.


Caratteristiche e proprietà 

E una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Ombrellifere; ha fusto eretto, è alta da 15 a 80 cm, è biennale se coltivata, perenne se spontanea. La sua radice ha forma di cono rovesciato mentre le foglie, di un bel verde brillante, hanno i margini frastagliati e sono di forma vagamente triangolare. I fiori, riuniti in ombrelle, sono bianco-verdastri e sbocciano da maggio a luglio; il frutto è costituito da due parti secche contenenti ognuna un seme (diacheno). Da tutta la pianta emana un piacevole aroma. Il prezzemolo, che è una pianta rustica, cresce bene in qualsiasi terreno anche se predilige i luoghi freschi e ombrosi. Le foglie si possono essiccare, disponendole in strati sottili, in luogo all' orribra, riparato ed aerato. Possono essere anche utilizzati gli essiccatori a corrente d'aria calda. il prodotto va conservato in recipienti di vetro o porcellana. Il prezzemolo è ricco di ferro, calcio, potassio, vitamine A e C. E ben dotato di clorofilla. Ha proprietà antianemiche, aperitive, diuretiche, stimolanti, toniche, antibiotiche, antibatteriche e deodoranti. Consumato in grandi quantità può essere velenoso e addirittura letale. Non è il caso però di preoccuparsi: nessuno si sogna di mangiarne a chili.

Utilizzo 

Le parti della pianta da utilizzare sono le radici, le foglie e i semi, questi ultimi sempre allo stato secco. In cucina, il prezzemolo viene usato quotidianamente su un gran numero di pietanze ed entra come ingrediente in moltissime salse. Una delle più conosciute è il piemontese bagnet verd, che si serve come contorno al bollito misto. Si prepara, oltre che col prezzemolo, con aglio, rosso d'uovo, mollica di pane bagnata nell'aceto e filetti d'acciuga, il tutto va tritato finemente, amalgamato con cura e condito con olio d'oliva, sale e pepe.
Lo zimino, tipico della Liguria e della Toscana, riunisce in olio o burro o strutto, prezzemolo, aglio, spinaci, bietole, sale e pepe. Serve per accompagnare cibi di magro, soprattutto a base di pesce.
Lo zogghiu, salsa tradizionale siciliana per pesci o carni alla griglia, è composto da aglio, menta e prezzemolo pestati nel mortaio; si unisce sale e pepe quindi si stempera con olio e aceto, amalgamando il tutto.
La francese maionese verde si confeziona aggiungendo a una normale maionese degli spinaci lessati, strizzati e passati al setaccio nonché un trito di basilico e prezzemolo.
La greca skordalia si prepara con spicchi d'aglio pestati nel mortaio con una patata bollita, prezzemolo e mandorle pelate. A questo pesto si aggiungono olio e aceto e infine si condisce con sale-e pepe. E ottima sulle uova sode.
Il prezzemolo è anche un rimedio empirico nella cura di un gran numero di disturbi.
 Per calmare il male di denti provocato dalla carie bisogna tritare un pizzico di prezzemolo, unirvi una goccia d'olio d'oliva e una puntina di sale. Dopo aver mescolato bene si procede alla medicazione del dente: in breve il dolore si farà meno pungente sino a scomparire del tutto.
Per risolvere rapidamente un ascesso doloroso si prepara un cataplasma versando in un cucchiaio d'aceto una grossa manciata di foglie e gambi di prezzemolo tagliati a pezzi. Il miscuglio deve essere disposto sopra una pezzuola di tela e applicato sull' ascesso. Il cataplasma deve essere rinnovato due o tre volte al giorno sino alla risoluzione del malanno.
Per guarire una contusione occorre lavare la parte colpita, almeno tre volte al giorno, con spirito canforato, quindi applicare un cataplasma ottenuto facendo bollire una o due manciate di foglie e gambi di prezzemolo fresco tritati grossolanamente. Quando il liquido è quasi del tutto evaporato, si versa il decotto sopra una pezzuola di tela, lo si lascia intiepidire e lo si applica sulla parte malata. Quando una puerpera vuole arrestare il flusso latteo è sufficiente che applichi al seno un cataplasma a base di foglie fresche e gambi di prezzemolo contusi.
Un rimedio semplice ed efficace per arrestare l'emorragia dal naso consiste nell'introdurre nelle narici un batuffolo di cotone intriso di succo di prezzemolo.
Contro le mestruazioni troppo abbondanti e dolorose, il miglior rimedio è rappresentato dai semi di prezzemolo somministrati in infuso. Bisogna versarne 20 g in una tazza d'acqua calda, filtrare il liquido e berlo.
Quando la pressione sanguigna è troppo alta si può normalizzarla bevendo ogni giorno, in tre volte, un infuso preparato con 30 g di semi di prezzemolo versati in 200 g d'acqua bollente. L'infuso va sorbito tiepido.
Le punture d'insetti vanno strofinate con qualche foglia fresca e contusa di prezzemolo oppure pennellate con succo di prezzemolo.
Contro l'acidità di stomaco si può bere, al termine d'ogni pasto, una tazza d'acqua bollente in cui sia rimasto in infusione per 10 minuti un pizzico di semi di prezzemolo.
Per finire, due particolarità che si riferiscono agli animali: i conigli sono ghiotti di prezzemolo e le loro carni risulteranno più profumate se ne verrà mescolato un poco all' erba somministrata loro giornalmente mentre, al contrario, per i pappagalli il prezzemolo è un veleno mortale.

venerdì 24 aprile 2015

Alcuni vini curativi, alcuni decotti e una tintura con la Salvia

Salvia deriva dal latino salves, cioè "salute" ,"officinalis perché usata nelle antiche farmacie. Nota fin da tempi remoti, originaria del Mediterraneo fu sempre considerata pianta grandemente salutare e dalle virtù cosmetiche. Le belle donne dell' antichità che non avevano a loro disposizione che i prodotti della natura per curare la loro bellezza, usavano strofinare i denti con una foglia di salvia per renderli più bianchi e scintillanti. Un detto latino diceva: "Perché un uomo dovrebbe morire, quando la salvia cresce nel suo giardino?" Non deve sorprendere, quindi, che entrasse subito nella farmacopea. Sorprende, invece, che stentasse e entare in cucina. È pur vero che Apicio la cita qualche volta e che Vinidario, naturalista romano esperto di cucina, la elenca nelle spezie essenziali di una buona cucina ma l'uso era del tutto casuale e fatto senza convinzione. Saranno la Scuola Salernitana e Arnaldo da Villanova, medico alchimista e teologo catalano del XIII secolo, ad accreditarla come condimento, suggerendo di farcire con la medesima oche e porchette da fare arrosto. Da allora l'uso della salvia comincia a farsi più generale, ma sempre con una certa perplessità. Si legge sul Tacuinum sanitatis in medicina, risalente al XIV secolo: "La sua natura è calda e secca e genera sangue grosso, talora caldo, fa bene allo stomaco e alle malattie fredde dei nervi. Si farà scegliere quella dell' orto domestico, ma la selvatica verde ha più forza nel riscaldare. Nella digestione è lenta ma la si affretterà con un decotto di miele. È scritto che, bevendone la donna che per quattro giorni abbia dormito sola, e poi congiungendosi carnalmente, subito s' ingravida. E a tal fine, in un luogo d'Egitto, dopo una pestilenza, le donne superstiti furono costrette a bere succo di salvia perché rapidamente il luogo si ripopolasse" . Tra l'altro, si attribuiva alla salvia anche il magico potere di rompere gli incantesimi e i malefici. Ancora a metà del '500, l'umanista Messisbugo afferma che la salvia è più un medicinale che un condimento, anche se egli stesso se ne serve, ma con parsimonia. Col passare dei secoli è però diventata uno degli odori più tipici della cucina italiana.

Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di un arbusto sempreverde aromatico appartenente alla famiglia delle Labiate. La radice è ramificata e legnosa come i fusti alla base. La parte superiore dei fusti, che possono raggiungere anche 1 m di altezza, è coperta di peli e di colore bianco cenere. Le foglie sono opposte, ovali, quelle inferiori con gambo, quelle superiori generalmente prive. La superficie è rugosa, di colore verde cenere e fortemente aromatica. I fiori, di colore azzurro o violetto, sono raggruppati a formare una spiga terminale. Il frutto contiene un solo seme. Spontanea, si può trovare solo nella zona mediterranea dell 'Italia centromeridionale. Cresce fino a un'altitudine di 1000 m. Predilige gli ambienti secchi, caldi, riparati dal vento. Non sopporta i ristagni d'acqua, i venti freddi e gli inverni prolungati. Coltivata, necessita di terreni asciutti, sassosi e calcarei. Eventualmente si può adattare a qualsiasi terreno purché ben drenato. Le foglie si raccolgono, ben sviluppate, da aprile a luglio, prima della fioritura. Le sommità fiorite in maggio-agosto. L'essiccazione avviene in locali arieggiati o artificialmente con essiccatoi a corrente calda. Si conserva in sacchetti di carta o tela. I principi attivi sono costituiti da olio essenziale, tannini, colina ecc. Possiede proprietà digestive, balsami che e antinfiammatorie.

Utilizzo 

Sarebbe troppo lungo elencare in quanti modi la salvia può essere utilizzata in cucina.
Ottimo aromatizzante per olio, aceto e burro, insaporisce tanto i pesci che le carni. Per quanto riguarda la medicina popolare, la sua fama non si smentisce neppure ai giorni nostri.
Per purificare l'alito è sufficiente tenere in bocca una foglia di salvia fresca, masticarla a lungo lentamente inghiottendo ne le particelle.
Vino digestivo: lasciar macerare per cinque giorni 40 g di foglie di salvia in un litro di vino bianco. Berne un bicchierino dopo ogni pasto.
Fumo di salvia contro l'asma: polverizzare una manciata di foglie di salvia essiccata pestandole a lungo nel mortaio e confezionare delle sigarette da fumare ogni volta che si manifesta un attacco. Miele espettorante: mescolare 50 g di foglie essiccate pestate nel mortaio e 80 g di miele. Prenderne un cucchiaino il mattino e uno la sera prima di coricarsi.
Per abbassare il tono zuccherino nei diabetici bisogna far bollire per due minuti un litro di vino bianco d'ottima qualità con 100 g di foglie di salvia. Raffreddare, filtrare e berne un bicchierino dopo ogni pasto.
Decotto contro le infiammazioni del cavo orale: far bollire con un litro d'acqua 50 g di foglie di salvia. Filtrare il liquido dopo mezz'ora e berne 4 tazzine il giorno. In pari tempo praticare con il decotto degli sciacqui alla bocca.
Vino vulnerario: in mezzo litro d'ottimo vino bianco, far bollire per un minuto 100 g di foglie di salvia. Filtrare il liquido dopo mezz' ora e usarlo per lavare le ferite con un tamponcino di cotone idrofilo. Questo preparato, oltre ad essere disinfettante, favorisce ed affretta il processo di cicatrizzazione.
Tintura: in un litro di buona grappa, mettere a macerare per 10 giorni 25 g di foglie di salvia. Filtrare e adoperare la tintura per fare dei gargarismi mettendone un cucchiaino in mezzo bicchiere d'acqua tiepida. E uno specifico efficace quale disinfettante e preventivo in caso di epidemie e malattie infettive.
Per rinforzare le gengive deboli che sanguinano facilmente e per proteggere i denti dalla carie, sciacquare la bocca tre volte il giorno con il seguente decotto: far bollire per due minuti 300 g d'acqua con 20 g di foglie essiccate di salvia. Filtrare, raffreddare e infine aggiungere alcune gocce d'aceto.
Vino tonico contro l'esaurimento nervoso: mettere a macerare per 8 giorni, in un litro di buon marsala, 100 g di foglie di salvia. Filtrare e conservare in una bottiglia ben tappata. La dose è di un bicchierino subito dopo i pasti.

lunedì 23 marzo 2015

L'Agrimonia buona per il Fegato, buona per la Pelle

L' Agromonia, Agrimonia eupatoria L., è una pianticella tipica dei climi temperati che si ritrova lungo le strade, in campagna. Le foglie sono alterne, di un bel colore verde mentre i fiori sono piccoli, gialli disposti in spighe.


L'Agromonia è ricca di benefiche prorietà che si esplicano grazie al suo contenuto di tannini, glucosidi, flavonoidi, vitanima B e K, ferro e olio essenziale.  E' infatti antinfiammatoria, astringente, cicatrizzante, diuretica, emostatica, analgesica. Oggi quasi sconosciuta ai più, era invece motlo usata in passato per combattere le malattie del fegato, della vista e nel caso di perdita di memoria oltre ad essere considerata un ottimo rimedio nei confronti del veleno dei serpenti.

Si usano le foglie e le sommità fiorite raccolte all'inizio della fioritura e poi essiccate in un luogo ben ventilato e buio. L'infuso ed il decotto di Agrimonia sono utili per combattere le emorragie, la diarrea, i disturbi epatici e delle vie urinarie, le infiammazioni della gola (i cantanti e gli attori la reputano ottima per evitare la raucedine e rendere la voce più limpida), i reumatismi, l'artrite ed il diabete.

Per uso esterno è ottima nel caso di prurito e come decongestionante, per le dermatiti e l'acne. Le compresse con il decotto sono ottime nel caso di lussazioni e distorsioni. In cucina viene utilizzata per la preparazione del tè, di gusto leggermente amarognolo.



mercoledì 11 marzo 2015

Drenare e Depurare con la Pilosella

Vogliamo prepararci al meglio alla primavera e poi all'estate, dopo i rigori e qualche stravizio invernale, che parliamoci chiaro, non è ancora finito, dato che dobbiamo superare la Pasqua. Quindi organizziamoci prima, per affrontare un periodo di depurazione. Possiamo sempre contare sui rimedi naturali. Quindi ricordate, passata la Pasqua, dobbiamo dare il via all'eliminazione delle tossine. Dovremmo dunque concentrarci sui quei rimedi che agiscono là dove le scorie dannose si accumulano: fegato e reni.  Per questo è ottima la Pilosella.

Dalla Pilosella si ricavano la Tintura Madre, l'estratto fluido, l'estratto secco, si possono fare decotti, tisane per sfruttarne al meglio le proprietà. La sua caratteristica principale è quella di essere un ottimo drenante renale e diuretico, che aiuta a contrastare la ritenzione idrica e favorisce lo smaltimento delle tossine anche in caso di sovrappeso e cellulite (che purtroppo è sempre una spada di Damocle che ci pende sulla testa). Altra proprietà che la contraddistingue è che è antisettica grazie alla presenza di sostanze di tipo cumarinico. Contiene inoltre flavonoidi utili alla riduzione degli acidi urici e stimola la produzione e il flusso di bile.


Previo consulto medico o erboristico, ecco come potete usarla al meglio:  la Tintura Madre (30 gocce 3 volte al dì), l’estratto fluido (3/5 grammi al dì) e l’estratto secco titolato in capsule da 50-100 mg (1-3 cps al dì). Se se ne vuole potenziare l’azione diuretica abbinatela con Ortosiphon e Gramigna (30 gocce di ogni pianta, anche nello stesso bicchiere). Per eliminare le tossine e l'acido urico si può associare alla Linfa di Betulla macerato glicerico (50 gocce 2 volte al dì, alternate con la TM di Pilosella). Per il fegato, abbinatela con il Tarassaco e il Carciofo: preparate una miscela in parti uguali e prendetene 30 gocce tre volte al dì. Per riavviare il metabolismo, utilizzate un abbinamento di estratti secchi di Pilosella e Gambo d’ananas in capsule da 50-100 mg (2 volte al dì).

venerdì 6 marzo 2015

L'Avena e le sue proprietà

L'avena  è particolarmente apprezzata in ambito cosmetico per le sue proprietà addolcenti, ma anche in ambito medico per la prevenzione degli eccessi di colesterolo o per limitare i rischi di malattie cardiovascolari.

Uso interno: riduce i rischi di malattie cardiovascolari, diabete e obesità grazie alle fibre, agli antiossidanti, alle vitamine e ai minerali di cui è composta. Contiene del beta-glucano, una fibra solubile che facilita l'espulsione del colesterolo attraverso le feci. Regolarizza e stimola la motilità intestinale e svolge un rapido effetto saziante. Ricostituente e calmante del sistema nervoso, ipocolesterolemizzante, lenitiva e addolcente.

Uso esterno: ottima per bagni rilassanti. Combatte le malattie della pelle: secchezza cutanea, infiammazioni, seborrea e pruriti.

Viene usata nella cura dei disturbi del sistema nervoso e insonnia, disassuefazione dal fumo, astenie, stati di affaticamento, demineralizzazione organica, convalescenza dopo una malattia, insufficienza tiroidea. Si usano le parti aeree di colore verde raccolte appena prima della fioritura. Si utilizza quasi tutta la pianta: le parti aeree a scopo curativo (paglia, sommità fiorite fresche o secche) e i semi interi con la crusca a scopo alimentare. I principi attivi sono saponosidi tripertenici, silicio, ferro, manganese, zinco (39 mg, 8,5 mg, 19,2 mg per 100 g di peso di prodotto secco), vitamina B1 e calcio, fosforo, magnesio, selenio, rame, acido pantotenico, alcaloidi, flavonoidi, acido fitico. L'avena contiene una quantità più elevata di proteine rispetto agli altri cereali, oltre che di diversi minerali.
Dosaggio:
- Per i bagni cutanei: in un litro di acqua, far bollire e lasciare in infusione 250 g di fiocchi d'avena e versare l'infusione ottenuta in un bagno. Azione emolliente per contrastare la secchezza cutanea, pitiriasi, eczema. Azione calmante contro pruriti cutanei e dolori reumatici.

- Per i bambini: è necessario dimezzare le dosi, ovvero 50 g di foglie o 30 g di farina per un bagno.

- Alimentazione: 75 g di fiocchi d'avena al giorno.

- Tisana: in una tazza di acqua bollente, lasciare in infusione per 10 - 15 minuti un cucchiaio da minestra di fiocchi d'avena. Berne tre tazze al giorno per attenuare i mal di gola e stimolare l'appetito.

- Tintura madre: da 3 a 5 ml tre volte al giorno per combattere la stanchezza nervosa. Tintura madre in dosi da 50 ml tre volte al giorno prima dei pasti per la disassuefazione dal fumo.

- Per conciliare il sonno: avena decorticata, foglie, steli in infusione: 3 g in una tazza di acqua bollente prima di coricarsi.

- Per combattere la stipsi e prevenire la formazione di colesterolo cattivo (LDL): 40 g di crusca di avena o 75 g di avena decorticata tutti i giorni.

A dosaggi normali, l'avena non provoca alcun effetto collaterale e può essere impiegata senza particolari rischi (tranne in caso di allergia conclamata). Ma bisognafare attenzione perchè l'avena contiene del glutine a cui molte persone sono allergiche. In genere il consumo di avena è sconsigliato alle donne in stato interessante o durante l'allattamento. Poiché i fiocchi d'avena crudi non sono molto digeribili e assorbono grandi quantità di liquidi, devono essere inseriti gradualmente nell'alimentazione. Un consumo eccessivo di avena può causare gonfiori e flatulenza. Gli infusi di avena possono influenzare il livello di concentrazione dei conducenti di veicoli. Consumare la crusca di avena assumendo una quantità sufficiente di liquidi per evitare l'insorgenza di stipsi. Per combattere l'ansia: mescolare l'avena con il marrubio e la melissa. Per contrastare gli stati di emotività: associare l'avena e il papavero.  La crusca di avena non va assunta contemporaneamente ai farmaci anticolesterolo. In ogni caso, si consiglia di attendere almeno due ore tra l'assunzione dei farmaci e il consumo di crusca di avena.

giovedì 5 marzo 2015

Aglio selvatico o Aglio Orsino

L'aglio orsino ritenuto un pianta magica in passato, possiede tutte le proprietà dell'aglio coltivato in concentrazioni più elevate. Era già nota ai Celti e ai Germani e contiene un elevato tenore di vitamina C oltre alle ottime proprietà dimagranti.


Uso interno: depurativo, ipotensivo, antisettico, antielmintico, diuretico, dimagrante e ipoglicemizzante, ipolipemizzante (abbassa il tasso di colesterolo cattivo: LDL, e aumenta il buono: HDL).

Uso esterno: rubefacente, disinfettante.

Si usa per abbassare la pressione arteriosa e stimolare la circolazione del sangue, in caso di arteriosclerosi, artrite e reumatismi. Ottimo contro i problemi intestinali, come mal di stomaco e flatulenza. Favorisce la digestione, libera le vie respiratorie. Antiaggregante piastrinico, aiuta a combattere la formazione di ateromi (placche aterosclerotiche). Pare che i suoi composti di zolfo proteggano dall'insorgenza di tumori.


In fitoterapia si utilizzano soprattutto le parti aeree, il bulbo e l'essenza. Ricchissimo di olio essenziale solforato, particolarmente ricco di vitamina C, solfuro di vinile, sali, allicina, è un antimicrobico molto potente e un antibiotico naturale.

Dosaggio:
 - Il bulbo è impiegato nella preparazione di tinture, sciroppi, decotti e cataplasmi. Consumato crudo, permette di conservare un massimo di vitamina C. Tritato nel latte, il bulbo svolge la funzione di vermifugo. Funge inoltre da antisettico intestinale ed è efficace per bloccare i meccanismi di fermentazione dell'intestino, favorendo la normalizzazione della flora intestinale. Il bulbo viene anche impiegato per combattere le malattie della pelle, l'eczema e i foruncoli.

- L'essenza è utilizzata con azione rubefacente (provoca l'arrossamento della cute a scopo terapeutico) contro i dolori reumatici, ma anche come disinfettante dell'aria in ambienti interni.

- Le foglie fresche possono essere aggiunte a preparazioni gastronomiche per combattere diarree croniche e acute, ma anche costipazione intestinale causata da crampi interni. Poiché le foglie sfioriscono molto rapidamente, devono essere raccolte appena prima della fioritura.

- L'essenza dell'aglio orsino può essere impiegata per frizioni in caso di dolori reumatici e nevralgie, compreso il mal di testa. È necessario far macerare 30 g di aglio schiacciato in 25 cl di aceto di vino per una decina di giorni.

- Per uso esterno, gli spicchi d'aglio piegati fanno sparire calli, duroni e verruche.

- In capsule, favorisce la digestione, aiuta a ridurre la pressione arteriosa e stimola la circolazione del sangue.

- In infusione facilita la digestione ed è anche un rimedio contro gli ascaridi (vermi intestinali).

Controindicato in caso di irritazione gastrica, intestinale o urinaria. Non deve essere utilizzato da soggetti colpiti da malattie cutanee. Sconsigliato alle persone affette da infiammazioni delle vie respiratorie. Vietato alle donne incinte e a quelle che allattano e deve essere utilizzato con cautela nei bambini.  Non esistono controindicazioni, o quantomeno effetti indesiderati noti, legati al consumo di aglio orsino, se assunto alle dosi prescritte. Si raccomanda di consultare sempre un medico o un farmacista. Un consumo eccessivo del prodotto può provocare crampi addominali.




giovedì 19 febbraio 2015

Centaurea, usi e proprietà

La centaurea,  Centaurium erythraea,  si utilizza per diversi disturbi e per le sue molteplici azioni, fra cui la stimolazione dell'appetito e la digestione. È anche impiegata come tonico generale, contro la stanchezza, come diuretico, o in applicazione locale come antisettico.

Uso interno: stimola la digestione, grazie alle proprietà aperitive e febbrifughe. Tonico del fegato e della bile, calmante, diuretico, sedativo dell'apparato digerente, vermifugo, depurativo.

Uso esterno: svolge anche un'azione cicatrizzante. È un antisettico locale.


Si consiglia alle persone convalescenti per la ripresa del peso corporeo. Ottima per contrastare la perdita di appetito temporanea, i problemi digestivi e gastrointestinali lievi. Favorisce le secrezioni del fegato e dello stomaco. Per la presenza di sostanze amare stimola l'attività a carico dello stomaco in modo riflesso, favorendo così la secrezione dei succhi gastrici. Buon un tonico generale contro la stanchezza. Combatte i parassiti intestinali, previene i calcoli biliari, i problemi epatici e le emicranie.

Applicata localmente come antisettico, è utile anche per eliminare i pidocchi o combattere la caduta dei capelli. La genzianina, un composto alcaloide, le conferisce eccellenti proprietà antinfiammatorie. In alcuni casi di diabete, la centaurea viene impiegata come stimolante del pancreas.

Il primo ad utilizzarla fu, secondo il mito, il centauro Chirone per curare una ferita al piede prodotta da una freccia avvelenata scagliata da Ercole. Da quel momento, la pianta venne ritenuta magica. I Galli la utilizzavano come antidoto contro i morsi di serpente e come febbrifugo, ma la usavano anche i discepoli di Ippocrate, tra il V e IV secolo a.C.


In fitoterapia, si utilizzano principalmente le sommità fiorite essiccate. Contiene:  eterosidi amari tra cui l'eritaurina; la sweroside viene trasformata in genzianina nell'organismo e ha proprietà sedative. Polifenoli: acidi fenolici e flavonoidi che svolgono un'azione febbrifuga. Alcaloidi: genzianina. Triperteni. Simile alla genziana, la centaurea minore contiene diversi principi amari, lattoni, acidi organici, derivati fenolici e anche un alcaloide come la genzianina.

Dosaggio

- Infuso: un grammo di fiori secchi in una tazza di acqua bollente. Consumare tre tazze al giorno. Per l'inappetenza, si raccomanda di bere l'infuso da una mezz'ora a un'ora prima del pasto. Per favorire la digestione, bere l'infuso appena dopo il pasto. Il trattamento non deve superare i dieci giorni. Per attenuare il sapore amaro dell'infuso, è possibile zuccherarlo utilizzando del miele.
 - Applicazione locale: decotto da preparare utilizzando da 30 a 50 g di fiori secchi per litro di acqua. Lasciar bollire da due a tre minuti. Eseguire da una a due frizioni al giorno per combattere i pidocchi o contrastare la caduta dei capelli.
- Tintura madre: versare 30 gocce in un bicchiere di acqua, da una a tre volte al giorno. - Come polvere: compressa da 0,25 g da assumere al momento dei pasti, da due a quattro al giorno.
- Lozione: su compresse di garza per curare ulcere su gambe, ferite atone o contrastare la caduta dei capelli.
- Vino di centaurea: contro l'anemia e le convalescenze tardive, versare 60 g di centaurea minore in un litro di vino. Lasciar macerare otto giorni, passare, poi filtrare. Chiudere con un tappo e conservare al fresco. Berne un bicchiere prima dei pasti.

Non deve essere consumata da persone che soffrono di ulcera gastrica o duodenale. Ne è sconsigliato il consumo anche alle donne incinte o che allattano. La centaurea minore è controindicata anche nei casi di infiammazione del tratto intestinale. Non va utilizzata nei bambini e nei ragazzi di età inferiore ai 18 anni (in base alle raccomandazioni dell'Agenzia europea del farmaco).



mercoledì 18 febbraio 2015

La Cataria o Erba Gatta

E' più facile che la conosciate come erba gatta, menta dei gatti, ma il suo nome è cataria, anzi Nepeta cataria impiegata sotto forma di "tè" per abbassare la febbre, combattere l'influenza o il raffreddore. Ha proprietà antidolorifiche e svolge un'azione sedativa.


Uso interno: favorisce la sudorazione, stimola la digestione e l'espulsione dei gas intestinali. Previene aborti spontanei, nascite premature e nausee mattutine. Decontratturante, sedativa, antispasmodica. Analgesico lievemente narcotico. Funzione antinfettiva verso alcuni batteri. Antiossidante.

Uso esterno: reumatismi, artriti.


La cataria è un buon rimedio per la cura di raffreddori, influenze, stati febbrili nel bambino (in associazione con il sambuco). Favorendo la sudorazione, agisce su tutti i tipi di febbre e, in particolare, sulla bronchite acuta. Viene utilizzata per il trattamento di indigestioni, coliche, emicranie di origine digestiva, flatulenze e diarrea. Ottima come preventivo delle nausee mattutine nelle donne gravide. Efficace contro le vampate di calore dovute alla menopausa. In applicazioni locali, può alleviare i sintomi dei reumatismi e dell'artrite. Grazie alle sue proprietà miorilassanti, sedative e antispasmodiche, è impiegata per combattere l'insonnia, lo stress e i crampi intestinali.

L'olio estratto dalla cataria grazie al nepetalattone, è particolarmente efficace contro le zanzare,  ma è anche un ottimo repellente contro termiti e blatte. Sotto forma di cataplasmi, consente di alleviare i gonfiori dolorosi. Il Medioevo le vedeva impiegata nella cura del nervosismo, del raffreddore, della febbre . Era anche prescritta per favorire la digestione o per il trattamento di coliche nei neonati. La si utilizzava anche come stimolante uterino per facilitare il parto o per dare inizio al ciclo mestruale.
In fitoterapia, si utilizzano le parti aeree raccolte al momento della massima fioritura. Principi attivi sono costituiti da nepetalattone, tannini, flavonoidi, acidi fenolici.

Dosaggio

- Come infuso caldo:  raffreddori, stati influenzali e febbre, ma anche per facilitare la digestione, combattere flatulenze, diarree e coliche. Sempre come infuso, la cataria svolge l'azione di decontratturante, sedativo e antispasmodico per combattere l'insonnia, lo stress e i crampi. Si consiglia di versare due cucchiaini da caffè di fiori secchi o due cucchiai della parte fresca di cataria in due decilitri di acqua bollente. Dopo aver lasciato in infusione da cinque a dieci minuti, togliere le piante e bere da una a quattro tazze al giorno, preferibilmente tra i pasti. L'infuso può essere consumato anche dai bambini.

- Come tintura: da 10 a 15 gocce di tintura in un bicchiere d'acqua o in un succo di frutta, da una a quattro volte al giorno. La tintura può essere consumata dai bambini, in dosaggi di una goccia per anno di età.

- Olio essenziale: da una a due gocce mescolate con miele fino a tre volte al giorno. L'olio essenziale è riservato al consumo delle sole persone adulte.

- In applicazioni locali: per combattere i dolori causati da reumatismi e artrite.

ATTENZIONE: benchè non presenti rischi mai assumerne in dosi eccessive, e, dato che  in passato la cataria era impiegata come stimolante uterino, è sconsigliato assumerne durante la gravidanza. Il consumo di cataria è anche sconsigliato in caso di mestruazioni abbondanti. Analogamente, le donne soggette a malattia infiammatoria pelvica non devono assumere la cataria per via orale.

Se assunta in quantità eccessive, la cataria può causare vomito, diarrea o emicrania. In ogni caso, evitare un utilizzo prolungato. Può avere effetti più rilevanti se associata ad altre piante o a integratori anch'essi con azione sedativa o ansiolitica.  Per combattere gli stati febbrili o il raffreddore, si raccomanda l'associazione in parti uguali di "tè" di cataria e zafferano. Può anche essere combinata con la canapa acquatica, il sambuco, l'achillea o il pepe di Cayenna per combattere gli stessi disturbi.




domenica 2 novembre 2014

Hottonia palustris o Water Violet, il fiore di Bach per principi e principesse solitari

Hottonia palustris o Water Violet è una pianta della famiglia delle Primulacee, detta anche violetta d'acqua  perchè vive in acque stagnanti o a corso lento. Ha fiorellini  di colore rosa e viola.

La  parola chiave che la contraddstingue è “la principessa solitaria”.  Bach così la defnisce: “… Per coloro che in salute o nella malattia amano restare da soli. Persone molto tranquille, che si muovono intorno senza disturbare, parlano poco ed in modo gentile. Molto indipendenti, capaci e fiduciosi nei propri mezzi. Sono quasi totalmente liberi dalle opinioni degli altri. Se ne stanno in disparte, vivono da soli e se ne vanno per la loro strada. Spesso sono intelligenti e dotati. La loro tranquillità e calma sono una benedizione per coloro che stanno loro attorno… ”.


Risulta attraente per caratteri di appartenenza aristocratica, che stanno sulle loro e sono un po’ snob, anche apparentemente. Orgogliosi, appaiono freddi e distaccati, preferiscono ascoltare piuttosto che parlare.Posseggono  una forma di orgoglio e presunzione, talvolta mista ad arroganza; c’è in loro anche, una postura ad hoc, non arrossiscono in mezzo alla gente, si attengono a galatei o a educazioni rigide, stanno bene con loro stesse in questo modo. Se cade in disarmonia, rstano isolati, stanno in solitudine e vivono un senso profondo di incomprensione,  quindi risultano incapaci di mostrare affetto e calore, che in realtà sono invece i suoi bisogni primari.

La trasformazione che porta questo rimedio ha dell'impressionante, perchè ristabilisce umiltà, e porta nell’individuo alla luce una profonda saggezza, positività, introspezione, riflessione e capacità di crescita. Essi si trasformano punti di riferimento per consigli, suggerimenti e aiuti; ritrovano fiducia in loro stesse, così riuscendo a intravedere dove altri non vedono. In conclusione, queste tipologie caratterilali ci insegnano che possiamo mantenere la nostra individualità mantenendo relazioni e vivendo il gruppo, questo è il grado più elevato di individualità, ossia il poter vivere nella comunità senza perdere la propria essenza, che resta in armonia.
 • Emozioni iniziali (prima di prendere il fiore): Altezzosità, orgoglio, sentimento di superiorità e di riserbo, distanza emotiva.
• Emozioni evolutive (dopo aver assunto il fiore): Umiltà, condivisione e saggezza, capacità di relazioni aperte, con affetto e calore.

Utile alle persone orgogliose,che tengono i loro affari per sé, sono riservate e disdegnano gli altri, vorrebbero vivere senza essere disturbate in anonimato, stimandosi molto, sanno che possono farlo. Infatti, spesso soffrono di disturbi alimentari, di ipertensione, mal di pancia, cefalee. Questi caratteri non riescono a esternare i propri sentimenti pur essendo, una loro primaria necessità. Nei bambini, questi caratteri si riscontrano nei casi in cui non vogliono giocare e mischiarsi con altri per orgoglio. Prezioso per coloro che sono solitari, che hanno un orgoglio elitarista ed esclusivista, che hanno freddezza emotiva.

sabato 1 novembre 2014

Il noce o Walnut, il fiore di Bach per la transizione e la crescita

Sono i nomi latini l'essenza vera delle piante, così eccoci a parlare della Juglans Regia o Walnut, cioè il noce, originario dell'Iran, alto ed imponente.  I frutti si raccolgono dopo 14 anni. Secondo Bach: "...è il rimedio per le fasi della crescita e di transizione: la dentizione, la pubertà, i momenti in cui si decide di cambiare vita; per le grandi decisioni, come i cambiamenti della religione, del lavoro, del paese. Va bene per coloro che hanno deciso di fare un passo in avanti nella vita, infrangendo vecchie regole e superando vecchi limiti, per imboccare una nuova direzione. Tutte questo comporta sofferenze fisiche, a motivo di rimpianti e dispiaceri che si provano nello spezzare vecchi legami, vecchie associazioni, vecchi pensieri… Per coloro che nella vita hanno ambizioni e ideali ben precisi e li realizzano; qualche rara volta, tuttavia, l'entusiasmo, le convinzioni, le forti opinioni altrui possono distoglierli dalle loro idee e dai loro obiettivi…”.


La noce è protetta da un guscio, in questo caso inteso con individuo che può essere messo a dura prova in determinati periodi di vita, facendo fatica ad adattarsi; stati d’animo che possono avere origine da rimorsi, abbandoni, separazioni, cambiamenti di abitudini e routine consolidate. Questi caratteri vogliono però andare avanti nel loro cammino, hanno obiettivi precisi, sono personalità forti e decise che si lasciano influenzare però dai problemi altrui. Questo rimedio dona la capacità di vedere e seguire il proprio cammino, quindi porta libertà di adeguamento, ai cambiamenti radicali nella vita; facendo rimanere fedeli a se stessi e apportando la forza sufficiente per proteggersi dall’esterno.

Inoltre, questo fiore ha la capacità di portare determinazione e integrità ed al contempo rinforza le condizioni altrui.
 • Emozioni iniziali-inibite (prima di prendere il fiore): Difficoltà di adattamento alle novità e al cambiamento.
• Emozioni evolutive-sciolte (dopo aver assunto il fiore): Adattabilità, costanza e protezione.

 Ecco come Bach ne definisce le proprietà curative: “…Il rimedio procura costanza e protezione da influenze esterne…”. Adatto a chi vuole evolvere anche spiritualmente, infatti aiuta a rinforzare le proprie convinzioni, è indicato alle persone estremamente sensibili alle influenze, alle idee esterne e al cambiamento psicofisico e sociale. In pediatria va bene ai bimbi che vivono una fase ben specifica di maturazione o crescita, come nel caso del bambino al quale spuntano i denti fissi e toglie quelli da latte, oppure è usato in pubertà e adolescenza nel facilitare il cambiamento del corpo.

 E' ottimo anche per i terapeuti, gli psicologi, ecc. al fine di reintegrare le energie interiori che sono molto sollecitate, per aiutare più facilmente i pazienti; mentre in floriterapia è un rimedio utilizzato per ricreare un habitat ad una pianta travasata o spostata. Frequentemente questo fiore aiuta lo stress per passaggi molto repentini, migliora gli stati di depressione, agevola la graduale disassuefazione da droghe, si riscontrano comunque in questi caratteri malesseri di varia natura e genere. Walnut è per coloro che hanno reazioni molto sensibili a determinate prospettive di vita, che sono comunque perseveranti e che vogliono aprirsi alle novità, dando un taglio netto ad un legame passato o presente e migliorando l’adattamento a nuove condizioni di vita che sono sopraggiunte.

lunedì 27 ottobre 2014

Scleranthus, il fiore di Bach chi vive nel dubbio

Lo Scleranthus (Scleranthus annuus)  è una pianta che si estende in lunghezza anziché in altezza e la si trova nei campi di grano, nei terreni sabbiosi.  Sclerato é un ottimo rimedio: “…per coloro che soffrono molto per l'incapacità di decidere fra due cose, considerando giusta ora una ora l'altra. Sono di solito persone tranquille, che sopportano in silenzio le loro difficoltà, non essendo portati a discuterne con altri…”.

La parole chiave è “l’Amleto” di William Shakespeare, cioè di chi convive con un tipo di dubbio che blocca e impedisce l'azione. In queste persone sono frequenti gli sbalzi d’umore spesso altalenanti, che oscillano da un estremo all’altro, come se fossero preda di una tempesta, passano dalla felicità alla tristezza anche in una sola giornata, generando disarmonia interiore, altalenanza di sentimenti e di intenti, confusione.

Purtroppo i loro comportamenti sono inaffidabili, e ne conseguono danni per l'economia del proprio vivere: queste persone perdono inutilmente tempo e si lasciano sfuggire occasioni importanti, non colte per via della loro cronica indecisione. Scleranthus apporta una evoluzione, infatti questi tipi riescono ad adattarsi rapidamente, con flessibilità e con mente aperta, come se fosse magicamente illuminata, riuscendo a decidere ed essere pronti al momento giusto.
• Emozioni iniziali-inibite (prima di prendere il fiore): indecisione, incertezza, insicurezza ed umore oscillatorio.
 • Emozioni evolutive-sciolte (dopo aver assunto il fiore): sicurezza, capacità di scelta, equilibrio.

Adatto alle persone sempre indecise, che hanno difficoltà a scegliere, in particolare quando sono poste di fronte a due alternative; inoltre manifestano una carenza di equilibrio, data dalla loro costante incertezza, celando notevoli conflitti interiori.  Scleranthus è prezioso per coloro che anelano tanto nello scegliere subito fra due proposte, ma non riescono mai, per coloro i quali vorrebbero la prontezza dell’azione, la padronanza di sé, il dubbio svanito e semplicemente sentire un mare calmo dentro se stessi.



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