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martedì 29 marzo 2016

Come usare i chiodi di garofano per la cura del corpo

Chi non conosce i chiodi di garofano? Si mettono nel vin brulè, oppure sulla frutta cotta per dare un aroma esotico, e in altre preparazioni culinarie, ma hanno anche innumerevoli proprietà antinfiammatorie e antalgiche. Il chiodo di garofano è anche un ottimo anestetico locale e un antisettico efficace. Svolge anche un'azione contro i batteri, i microbi e i virus.

Uso interno:  la sua azione antinfiammatoria si esplica alleviando i dolori muscolari o i reumatismi. Ha proprietà afrodisiache, antibatteriche e allevia le infezioni urinarie (calcoli renali o cistiti). Attenua le diverse forme di dolori allo stomaco, tra cui aerofagia e gonfiore addominale. Ottimo anestetico locale. Utile per attenuare la tosse a seguito di malattie virali.

Uso esterno: per le sue prorietà antisettiche, il chiodo di garofano consente di disinfettare le ferite. Può essere anche impiegato come rimedio contro l'alitosi. È utilizzato contro il mal di denti.


Il chiodo di garofano era impiegato dalla medicina indiana tradizionale per le sue proprietà curative. In Cina, si usava per combattere l'alito cattivo prima di presentarsi al cospetto dell'imperatore. Nel XIII secolo, il chiodo di garofano diventa una delle basi della fitoterapia, in particolare nei trattamenti oro-dentali, come antalgico e come anestetico locale.

I chiodi di garofano (i boccioli essiccati), da cui viene estratto l'olio essenziale, sono le parti utilizzate in fitoterapia. E' costituito da oltre il 15% di olio essenziale e dal 70 al 90% di eugenolo, un composto antibatterico, antisettico e antifungico. Contiene anche tra il 9 e il 15% di acetato di eugenolo, tra il 5 e il 12% di beta-cariofillene e il 2% di acido oleanico. Sono anche presenti altri principi attivi, in minore quantità, come il cariofillene ossido, l'alfa-umulene e il copaene (inferiore all'1%). Si trovano infine anche tracce di furfurolo e vanillina.

Dosaggio: più frequentemente viene utilizzato sotto forma di olio essenziale. Poiché il dosaggio è diverso a seconda del problema da trattare, il chiodo di garofano è spesso combinato all'olio essenziale di un'altra pianta.
- Contro il mal di denti, fare sciacqui utilizzando 3 gocce di olio essenziale in mezzo bicchiere di acqua tiepida.
- Sarà possibile utilizzare una mistura composta da 2 gocce di olio essenziale di chiodo di garofano associate a olio vegetale di macadamia per trattare una tonsillite (massaggiare i lati del collo), calmare un'infezione urinaria o genitale (applicato sul basso ventre), combattere la stanchezza (frizione del plesso solare) e in caso di infezione respiratoria o di bronchite (nella parte superiore della schiena e sul torace).
- Lo stesso preparato trova impiego in caso di epatite virale, con massaggi praticati nella parte superiore del ventre. - Per attenuare il mal di denti, è necessario eseguire frizioni a livello delle gengive doloranti.

E' sconsigliato nei bambini di età inferiore ai 12 anni, alle donne incinte o che allattano. Un sovradosaggio può causare disturbi gastrointestinali, come vomito, nausea o diarrea. Può essere impiegato nel trattamento di disturbi di lieve entità ed associandolo ad altre piante è possibile potenziarne gli effetti. Per curare gli stati di stanchezza e di spossatezza si utilizza una miscela composta da 1 goccia di chiodo di garofano combinata con 1 goccia di olio essenziale di ravensara (Cinnamomum camphora). Per attenuare il mal di denti, si raccomanda di utilizzare una miscela ottenuta a partire da: 1 ml di chiodo di garofano, 1 ml di menta piperita, 2 ml di olio di germe di grano e 1 ml di olio di santoreggia di montagna. Per calmare le afte, si utilizza 1 ml di chiodo di garofano associato a 2 ml di olio essenziale di tea tree, 4 ml di olio essenziale di alloro nobile e 3 ml si olio essenziale di timo thujanol. Interazioni con i farmaci Non esistono interazioni note.

martedì 22 marzo 2016

L'Epilobio la Pianta della Prostata e dell'apparato gastroenterico

L'epilobio, Epilobium angustifolium, Epilobium parvifloru, è la pianta della prostata. Ma per le sue proprietà antinfiammatorie, antibatteriche, astringenti e calmanti è efficace anche contro diverse altre patologie, come gastroenteriti, diarree, laringiti, irritazioni cutanee.


Uso interno: emolliente e astringente,  è impiegato per il trattamento di coliti, infiammazioni intestinali e diarree, per la presenza di tannini, che restringono i tessuti infiammati, e alle mucillagini, che nutrono i tessuti prosciugati. L'epilobio si usa anche nella cura delle infiammazioni e irritazioni della sfera otorinolaringoiatrica. Grazie al suo effetto inibitore delle prostaglandine, l'epilobio è raccomandato per tutti i disturbi a carico della prostata, iperplasia prostatica benigna, infiammazione, prostatite acuta (infezione batterica) e altre infezioni. Dopo un intervento chirurgico calma i bruciori. E'  un coadiuvante nel trattamento delle cistiti e, in generale, di tutte le infiammazioni a carico della sfera urinaria.

Uso esterno:  come balsamo, cura le irritazioni cutanee, in particolare nei bambini. Sotto forma di sciacqui, attenua le infiammazioni gengivali. Svolge un'azione disinfettante sulle ferite.

Strano a dirsi, dell'Epilobio ne parla per la prima volta nel XVII secolo il botanico, erborista e fisico inglese Nicholas Culpeper, nell'opera The English Physician (del 1652). Ma sarà nel XX secolo grazie al libro della botanica austriaca Maria Treben, "La salute dalla farmacia del Signore", che l'epilobio viene sdoganato come pianta medicinale da prediligere in caso di disturbi a carico della prostata. Eppure, non tutte le specie di epilobio vantano proprietà curative; sono quelle caratterizzate da fiorellini di colore dal rosso al rosa pallido.

In fitoterapia, le parti utilizzate dell'epilobio sono le foglie e i fiori, ma anche le sommità fiorite. Tra i principi attivi si trovano tannini, flavonoidi, fitosteroli, mucillagini, vitamina C, pro-vitamina A.

Dosaggio
 - come infuso, in dosi da uno a due cucchiaini da caffè di foglie essiccate per 250 ml di acqua. È preferibile berne due tazze al giorno: la prima al mattino, a digiuno, e la seconda mezz'ora rima di andare a letto.
- la tintura di epilobio si prepara con foglie recentemente essiccate, in dosi di 100 g di foglie per 500 ml d'alcol a 40 o 50°. La posologia è di un minimo di 40 a un massimo di 60 gocce diluite in acqua, da assumere da una a quattro volte al giorno.
- come integratore alimentare in capsule, la posologia è da tre a sei capsule al giorno, da assumere accompagnate da abbondante acqua.

L'epilobio è noto per le sue proprietà antiossidanti. Se ne sconsiglia l'utilizzo per il trattamento dello stress ossidativo, perché questa pianta è al tempo stesso astringente e svolge un'azione sulle mucose gastriche: una tisana al giorno di epilobio per un periodo di tempo prolungato potrebbe quindi comprometterne il buon funzionamento. Non esistono controindicazioni note e non sono stati riferiti effetti collaterali. I

lunedì 25 gennaio 2016

Depurarsi e sgonfiarsi con il finocchio

Se dovete o sentite la necessità di sgonfiarvi e depurarvi, potete ricorrere al finocchio, alimento davvero speciale perchè di esso si utilizza tutto: semi, barbe, e l'ortaggio fresco una miniera di sostanze dimagranti. Contiene vitamine A e C, sali  minerali e un preziosissimo olio essenziale, l'anetolo, ricco di flavonoidi ad azione digestiva, carminativa (cioè riduce i gas intestinali e la dilatazione del girovita), miorilassante. 


Fra le sue più spiccate proprietà, quella di essere un antinfiammatorio del colon, disinfettante della mucosa intestinale e grazie alle sue fibre, regolarizza l'assorbimento dei nutrienti e in particolare dei grassi.  Dovremmo inoltre esultare per il fatto che contiene solo 15 calorie per etto e preziosi fitoestrogeni che sono un valido aiuto per contrastare la ritenzione e la pesantezza legate alle sindromi premestruali. Grazie all’alto contenuto di potassio e di acqua, è un potente diuretico. Il potassio, inoltre, agisce sulla corretta funzionalità del sistema nervoso e ha anche un effetto calmante nei confronti degli attacchi compulsivi dovuti alla fame nervosa.


Quando ci prende la fame, abituiamoci a sgranocchiare un po’ di finocchio crudo: ci sentiremo subito più sazi, confortati anche dall’azione del “masticare” qualcosa di croccante ma del tutto privo di grassi e zuccheri. Potete prepararli così.

Insalata di finocchi e arance: non solo buona ma ottima per drenare i ristagni. Affettare finemente un finocchio, aggiungere un’arancia rossa a tocchetti, qualche pinolo e cospargere di gomasio. Condire con olio extravergine di oliva spremuto a freddo e succo d’arancia.E' un antipasto davvero sfizioso.

Crema di finocchi: serve a riattivare il metabolismo. Cuocere 2 patate e 2 finocchi in una pentola d’acqua con un dado vegetale, mezza cipolla, una carota e un pezzetto di alga kombu. Frullare il composto,insaporre con poco pepe nero, aggiungere un rametto di rosmarino e un filo di olio extravergine.

Finocchi gratinati al forno: per combattere la stipsi e la “pancetta”. Distribuire 2 finocchi a fettine dentro una teglia, ricoprili di ricotta magra (o yogurt greco magro) e salsa di soia. Infornare per mezz’ora a 180°C. Quando mancano 10 minuti al termine della cottura spolverizzare con gomasio e qualche seme di finocchio.

E poi:  per aumentare il sapore speziato dei nostri piatti i semi di finocchio vanno tritati rapidamente nel mixer: solo così verranno liberati gli oli essenziali in essi contenuti. Se prepariamo il pane in casa, possiamo aggiungerli alla pasta alternandoli a quelli di sesamo, girasole, zucca. I semi possono anche essere sgranocchiati per placare i morsi della fame, quindi sono molto utili quando si inizia un percorso dimagrante.

A fine pasto: preparare la tisana con un cucchiaino di semi di finocchio; lasciare in infusione 10 minuti, filtrare e bere dopo i pasti, dolcificando con un cucchiaino di miele.

Dai semi dei finocchi si ricava un olio essenziale ricco di fitormoni, che hanno un’azione tonica sui tessuti. Ne bastano 2-3 gocce da diluire in un cucchiaio di olio di jojoba per ottenere un unguento da massaggio dalle proprietà rassodanti. Lo stesso olio, diffuso in un bruciatore di essenze, contrasta gli sbalzi d’umore e la fame nervosa.

lunedì 21 dicembre 2015

Sandalo, olio essenziale

Nome botanico: Santalum album
Famiglia: Santalacee
Provenienza: India
Estrazione: dal legno
Profumo: legnoso, dolce, balsamico, intenso
Azione energetica: yang
Pianeta governatore: Sole,Giove
Proprietà: antisettico, polmonare e ruinario, tonico, afrodisiaco, antiinfiammatorio, diuretico, espettorante, cicatrizzante, fungicida, antibatterico, antispastico, sedativo
Principali indicazioni: stress, tensione nervosa, insonnia, infezioni respiratorie, infezioni urinarie, tosse, cura della pelle


Il sandalo è un albero originario dell'India, conosciuto e impiegato fin dai tempi antichi per il suo legno pregiato, profumato e inattaccabile dalle termiti, utilizzato sia come materiale edilizio che per bruciarlo come incenso nelle cerimonie religiose. Viene tuttora usato in bastoncini sottili per profumare gli ambienti, elevando lo spirito e favorendo la concentrazione e il raccoglimento.

Il suo olio veniva abbondantemente impiegato per scopi cosmetici e medicinali. Attualmente entra nella composizione di molti profumi, per la sua capacità di fissare e di legarsi agli altri aromi. La profumazione dolce, legnosa e intensa, agisce a livello del sistema nervoso, calmando gli stati di tensione nervosa e favorenso il rilassamento. E' una delle essenze più usate da aggiungersi all'olio da massaggio, inoltre per un bagno serale, combatte l'insonnia e contribuisce ad attenuare le tensioni muscolari.

In Oriente era noto per la sua benefica azione a livello della pelle: infatti aiuta a mantenerla elastica e idratata, combattendo le impurità, eliminando il prurito, le irritazioni e le infiammazioni. E' consigliabile applicarlo mediante impacchi caldi o per vaporizzazioni. Il suo potere antisettico e antinfiammatorio si esplica soprattutto a carico dell'apparato respiratorio, in caso di bronchite, mal di gola, tosse,  e a carico delle vie genitourinarie, dove calma e decongestiona le mucose infiammate. Favorisce la digestione ed è antispastico e astringente in caso di colite o diarrea.


lunedì 30 novembre 2015

Il lime per sconfiggere raffreddore e mal di gola

Quando il raffreddore e il mal di gola non ci danno tregua rischiando di tormentarci per tutta la stagione invernale, possiamo ottenere un valido aiuto da un frutto ormai molto diffuso: il lime. Noi tutti lo conosciamo come ingrediente di molti cocktail, ma in realtà è un toccasana per i problemi delle vie respiratorie.  Il lime infatti ha delle ottime proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie e per questo è adatto alla cura di tosse e riniti.


Esso contiene infatti sostanze antiossidanti, in particolare vitamina C, tra l'altro esso veniva usato anche dai marinai per curare lo scorbuto, malattia causata dalla carenza vitaminica. Questa vitamina dev’essere assunta attraverso la dieta in quanto il nostro corpo non è capace di produrla autonomamente. In particolare è in grado di proteggere le vie respiratorie poiché è fondamentale nella formazione dell’interferone, una molecola che blocca l’entrata dei virus all’interno delle cellule. In questo modo, la vitamina C contenuta nel lime impedisce alle cellule sane di essere infettate.

Le sostanze contenute nel lime, e negli agrumi in generale, hanno un effetto benefico nel prevenire alcuni tipi di cancro, come ad esempio quelli della pelle, dei polmoni, della bocca e dello stomaco. Il merito è dell’elevato contenuto di antiossidanti di cui, fra l’altro, beneficia anche il sistema cardiovascolare. Il lime inoltre, è capace di abbassare il livello di colesterolo nel sangue. In particolare è stato rilevato che i livelli della proteina Apo B secreta dalle cellule del fegato (e normalmente elevati nei casi di colesterolo alto) calano nettamente con l’assunzione di lime ai pasti.

Spremuta:  bevete 2 bicchieri al giorno di acqua tiepida mescolata al succo di un’arancia e di un lime: l’acido citrico vi corazzerà contro le infezioni.

Tisansa calmante: se il gusto del lime vi risulta troppo acido, provate a usarne la scorza in tisana: fate sobbollire 10 minuti un cucchiaio di fiori di malva (lenitiva) insieme alla scorza di un lime biologico, poi dolcificate con un cucchiaino di miele: sfiamma la gola ed elimina eventuali placche.

Gargarismi:  mettete un lime tagliato in 4 in una ciotola, cospargetelo di sale, mescolate e aggiungete un cucchiaino di questo concentrato a un bicchiere con dell’acqua calda. Con questa soluzione fai dei gargarismi 3-4 volte al giorno. Il lime mischiato al sale (che ne aumenta l’acidità) aiuta a uccidere i microrganismi più aggressivi.



martedì 17 novembre 2015

Aiutare la Milza con la Verbena

Non si parla molto della verbena, una bella e semplice pianticella molto diffusa nelle nostra campagne e giardini. Avevo trattato l'argomento tempo fa, parlando in questo mio blog, non solo dell'olio essenziale di verbena e delle sue proprietà, ma anche del fiore di Bach e di altri importanti usi.

Oggi ci soffermeremo in particolare su alcune specifiche proprietà di questa profumata pianta che si rivela utile proprio nel periodo invernale perchè ricca di glucosidi, tannini, vitamine, flavonoidi che la rendono un ottimo analgesico, antinfiammatorio e detossinante.

Nello specifico, la verbena è alquanto adatta a curare i problemi a carico della milza, perchè contribuisce al suo rafforzamento e ne ne stimola la funzionalità. Esplica molto bene questa funzione se assunta per via interna sia come infuso che come tisana, associata anche ad altre utili pianticelle fra cui melissa e menta.  Perchè fare attenzione al funzionamento della milza? Perchè se funziona in maniera eccellente la milza migliora la produzione dei globuli bianchi rinforzando così il nostro sistema difensivo e favorendo, di conseguenza, la resistenza del nostro organismo.

Se avete un giardino in cui è presente la verbena o conoscete un buon posto dove cresce spontanea, potete raccoglierne foglie e fiori freschi, oppure potete acquistarli in erboristeria in forma essiccata e fare così un buon infuso (due cucchiaini per tazza almeno tre volte al giorno). Si trova anche la tintura madre che è ottima in caso di stanchezza e tendenza ad ammalarsi spesso o a frequenti ricadute. Una dose giusta di tintura madre è di circa 30 gocce da diluire in un bicchiere di acqua da prendere per 3 volte al giorno per circa 2 settimane.


martedì 22 settembre 2015

Geranio, olio essenziale

Nome botanico: Pelargonium odoratissimum
Famiglia: Geraniacee
Provenineza: Africa
Estrazione: da tuttal al pianta
Profumo: fresco, dolce, simile alla menta
Azione energetica: yin-yang
Pianeta governatore: Venere
Proprietà: antisettico, cicatrizzante, tonico, atringente, emostatico, stimolante della corteccia surrenale, antidepressivo, repellente per gli insetti, antinevralgico
Principali indicazioni: dermatosi, bruciature, nevralgie facciali, cellulite, edemi, ingorgo  mammario, stress, stanchezza


L'essenza di geranio si armonizza bene con l'olio di rosa e di agrumi, ma può essere combinato con altre miscele, a cui aggiunge una piacevole nota di freschezza. Ha una spiccata azione antinfiammatoria, emostatica, antisettica e cicatrizzante che si esplica nelle affezioni cutanee quali ferite, ustioni, ecchimosi, ulcere, micosi, herpes e nelle afte boccali e stomatiti. Applicato sulla pelle tiene lontani gli insetti.

Riduce la congestione delle mammelle, ha potere diuretico, stimola la corteccia delle ghiandole surrenali, quindi ha un'azione anti fatica e tonificante in caso di stress, da usare per frizionare il corpo durante o dopo la doccia o il bagno o per un breve massaggio sulla nuca e alle tempie. E' utile anche per la sovraeccitazione e l'agitazione dei bambini, grazie alla sua azione riequilibrante sul sistema nervoso.



domenica 7 giugno 2015

Oligoelementi, Rame

RAME
Il rame è un ottimo antinfiammatorio e antinfettivo, preso nei primi sintomi influenzali (1 fiala o 7 granuli sublinguali ogni 4 ore) in un paio di giorni risolve il problema, evitando inoltre lo stato di stanchezza classico del dopo influenza. Utile nelle manifestazioni infettive e infiammatorie croniche, ma soprattutto in quelle che sono accompagnate da un importante aumento della velocità di sedimentazione dei globuli rossi.

Necessario per fissare i metalli e i minerali nel nostro organismo,  influenza l’ipofisi, le ghiandole surrenali, e l’apparato genitale, inoltre fissa il calcio, catalizza la vitamina C, combatte le infezioni, ed è un tonico generale, in quanto sopperisce alle carenze epatiche.


lunedì 31 marzo 2014

Dimagrire e curare le emorroidi con il peperoncino | Oggi nella mia rubrica

Scoprire i benefici del peperoncino è affascinante, questo aiuta a sfatare molte false credenze che lo hanno ghettizzato e relegato a ruoli minori. Credo infatti che molti non sappiano che il peperoncino è un toccasana per coloro che soffrono di emorroidi, mentre altri gioiranno nell'apprendere che la sua capacità di accelerare il metabolismo aiuta a dimagrire. Vediamo come.
Cura delle emorroidi: contrariamente a quanto si crede, il peperoncino aiuta la “gestione” delle emorroidi facendo sparire, nel giro di poche settimane, congestione e dolore. Accade perché la capsaicina migliora la peristalsi intestinale impedendo la stipsi che è uno dei nemici delle emorroidi. Inoltre, ha un effetto anti-infiammatorio e antitrombotico agendo esattamente come i farmaci anti-infiammatori che, in genere, vengono utilizzati. L’azione terapeutica è dovuta anche alla vitamina K2 che è antiemorragica e alla capacità caratteristica del peperoncino che per “chiudere” le ferite “chiama in soccorso” le piastrine, la fibrina e tutti i materiali di riparazione. Si ottiene così un aumento di sangue nelle zone interessate fino alla cicatrizzazione. Ecco perché i medici ne consigliano il consumo giornaliero con dosaggio soggettivo da affiancare alla terapia tradizionale. Per dimagrire: con il peperoncino si può dimagrire. Ne sono convinti i professori Hanry ed Emery che sulla rivista scientifica “Human Nutrition” hanno pubblicato uno studio dal titolo “Effetti degli alimenti piccanti sul metabolismo basale”. A conclusioni simili è arrivato anche un gruppo di ricercatori dell’Università della Tasmania. Secondo questi studiosi la capsaicina contenuta nel peperoncino accentua il consumo di calorie fino al 15%. Così, ad esempio, un piatto di spaghetti che di solito fornisce 350 calorie, scende a meno di 300 quando si aggiunge il peperoncino. Analoghe conclusioni nel recente studio svolto presso la Purdue University di West Lafayette, in Indiana, da Richard Mattes e Mary Ludy: il peperoncino riduce l’appetito e agevola il processo di smaltimento delle calorie, oltre a facilitare la digestione degli alimenti.
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