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venerdì 27 maggio 2016

Occolare, o dente o ganascia, olio della Maddalena

Occolare, o che si cogliona, o dente o ganascia, o esse o enne, e altri detti particolari adatti ad impepare le nostre piacevoli conversazioni


OCCOLARE: curiosare.

O CHE SI COGLIONA?: ma che si scherza davvero? Domanda retorica, di solito pronunciata con tono risentito

O DENTE O GANASCIA: lo stesso che "o la va o la spacca", ma assai più impressionante, specialmente se uno è in cura dal dentista


O ESSE O ENNE: o si o no, espressione d'impazienza per chi non sa decidersi

O L'HA ALL'USCIO O L'HA ALLA FINESTRA: si dice di qualcuno particolarmente colpito dalla sfortuna: se non è ammalato è segno che sta per colpirlo qualche altro malanno

OLIO DELLA MADDALENA: sinonimo di toccasana, di rimedio infallibile.

OMINO SORDO: un omino sordo, a Firenze, è chi, senza parere, possiede un certo patrimonio

OPERA E BALLO: pranzo composto di minestra e lesso, oppure di due pietanze derivate l'una dall'altra, quasi un piatto unico. E' anche un modo allegorico per indicare una cosa svrigativa e alla buona



Eco-Postcard, la cartolina green

Eco-Postcard, la cartolina green, un modo davvero nuovo per inviare i propri auguri o i propri saluti a tutti coloro a cui vogliamo bene. Non è solo una semplice cartolina in carta riciclata, ma contiene semi da piantare. 


Tutto ciò che concerne il riciclo mi interessa e nei limiti del possibile cerco di riciclare di tutto. Ecco perché accolgo sempre con grande entusiasmo le novità relative ai gadgets green come quello che, girellando sul web, ho trovato e ritengo sia davvero interessante. Parlo di Eco-Postcard, una geniale cartolina brevettata, al cui interno si trova una piccola cialda di torba che custodisce semi veri. Se inumiditi quotidianamente i semini germogliano, facendo così crescere una piantina che al momento opportuno può essere messa in vaso. Eco-Postcard è totalmente riciclata, sia internamente, in quanto costituita di cartoncino alveolare riciclato, sia esternamente, carta di canapa ecologica e riciclabile. Inoltre è possibile personalizzarla sia nella grafica che nei colori e richiedere anche una diversa qualità dei semi rispetto a quelli proposti, che sono: 


Fiori: girasole, campanella (ipomea), bella di notte 

Verdure: melone, peperoncino ornamentale, melanzana, zucchino romanesco, finocchio selvatico

Queste splendide ecocartoline si possono tranquillamente spedire affrancandole, permettendo così di fare pubblicità a fiere, eventi, novità, ecc. Sul sito, per chi fosse interessato ad usare questo ecologico strumento di comunicazione ecosostenibile è possibile richiedere un preventivo e una personalizzazione completa della cartolina, prevedendo anche il tipo di imbustamento.

Far nascere le piantine è semplice: basta togliere il disco di carta tratteggiato sulla facciata superiore della cartolina, inumidire la pastiglia di torba e spingere i semi al suo interno. Mantendo la superficie umida tutti i giorni,  in poco tempo si avrà la soddisfazione di veder  nascere una pianta

Latte di semi di canapa: farlo in casa

Latte di semi di canapa: farlo in casa, non è assolutamente difficile. E' un ottimo sostituto del latte vaccino e molto utile a chi è allergico alle proteine del latte. Ricchissimo di nutrienti, è una valida alternativa anche per chi segue una dieta vegetariana o vegana. 


Variare gli alimenti è una buona regola per la vita quotidiana e nella rotazione è incluso anche il latte. Il latte vaccino in età adulta dovrebbe essere eliminato dall'alimentazione in favore di latte di origine vegetale, ma bere sempre lo stesso non va bene, variare è meglio.   Possiamo scegliere fra latte di: riso, farro, avena, orzo, grano saraceno, mandorle. Ma sapevate che è possibile autoprodurre anche quello di canapa? I semi di canapa, dai quali è estratto anche l'olio, sono un concentrato di nutrienti: oltre all’elevato contenuto di acidi grassi essenziali polinsaturi Omega 3 (ne contiene circa il 15%) e Omega 6 (circa il 45), contiene la famiglia dei tocoferoli - vitamina E antiossidante-, che proteggono i lipidi delle membrane cellulari, principale bersaglio dei radicali liberi.


Farlo in casa è davvero semplice e non necessita di particolari strumenti. Vediamo come fare:
Ingredienti per 1 litro di latte di canapa bio
-200 grammi di semi di canapa biologici
-1,2 litri d’acqua
-dolcificante a piacere: zucchero integrale di canna, malto di orzo, succo di agave, miele (facoltativo)
-1 colino a maglia sottile,
-telo da cucina o carta da filtro
-1 frullatore
-1 bottiglia di vetro
-1 ciotola
-1 imbuto

Versate nel frullatore i semi di canapa e meno della metà di acqua: se lo desiderate potrete aggiungere anche del dolcificante (zucchero di canna, malto di riso, sciroppo di agave). Frullate il tutto fino a quando i semi non risulteranno il più possibile tritati versando, a poco a poco, anche il resto dell'acqua.

Filtrate il latte di canapa dal frullatore nella ciotola, o direttamente nella bottiglia di vetro, meglio se con tappo ermetico, aiutandovi con un imbuto e un colino, oppure utilizzando della carta da filtro o un telo da cucina pulito (possibilmente non lavato con detersivi industriali). Gli ingredienti aggiuntivi facoltativi, oltre ai dolcificanti, possono comprendere un cucchiaio di mandorle pelate o qualche fettina di banana, da frullare insieme ai semi di canapa, per rendere il suo gusto più corposo.

E lo scarto dei semi di canapa?  La “polpa” di semi di canapa che risultante dal frullato, può essere utilizzata per la preparazione di ricette salate, come ingrediente aggiuntivo nella preparazione delle crocchette di patate o di carote e nella realizzazione di torte rustiche ripiene di verdure.

Il latte di canapa preparato in casa può essere conservato in frigorifero per 2 o 3 giorni.

giovedì 26 maggio 2016

Non stare alle mosse, non stare nei panni

Non stare alle mosse, non stare nei panni, nudo e crudo, nulla fa bene agli occhi, nun c'è sassetti, occhio pio. Anche oggi altri interessanti detti toscani, alcuni molto diffusi, altri forse meno usati, ma altrettanto interessanti


NON STARE ALLE MOSSE: essere impaziente, come i cavalli pronti a slanciarsi per prendere la corsa

NON STARE NEI PANNI: essere impaziente; in modo particolare per la contentezza, ma anche per la curiosità

NUDO E CRUDO: con francehzza; senza preamboli e senza reticenze. "La verità nuda e cruda"


NULLA FA BENE AGLI OCCHI: E' atavica convinzione popolare che gli occhi meno si toccano e meglio è. Qui, però, il detto sembra derivare dalla corruzione di nihil album, un preparato di zinco, leggero e bianco, che gli antichi usavano curare le affezioni oculari

NUN C'E' SASSETTI: espressione livornese per dire: le  cose stanno proprio così; non c'è nulla da fare

OCCHIO PIO: occhiolino ammiccamento. Fa l'occhio pio chi guarda maliziosamente una donna: quindi, tutt'altro che pio


La Mummia delle San Pedro Mountains

La Mummia delle San Pedro Mountains è ancora oggi un vero e proprio mistero archeologico e antropologico. Fino al suo ritrovamento era solo una leggenda dei nativi americani ed invece...


Risale ai primi anni dello scorso secolo una sorprendente scoperta fatta da due avventurosi cercatori d'oro,  Cecil Mayne e Frank Carr, sulle montagne di San Pedro, presso Carbon County. Essi infatti, dopo aver fatto saltare con la dinamite una parete spessa di roccia, si trovarono di fronte un varco che dava in un piccolo antro scavato nella montagna, e qui  i due cercatori trovarono i resti mummificati del più piccolo essere umano mai scoperto, le cui origini erano un autentico mistero.


I nativi americani nelle loro leggende hanno tramandato storie in cui si parla di “uomini piccoli”, o “spiriti piccoli”, detti anche Nimeriga. Da  questi racconti, si evince che questi piccoli esseri erano in possesso di poteri magici o di guarigione. Ma vi sono anche altre storie in cui invece si dice che costoro fossero una progenie feroce che attaccava i nativi americani con frecce avvelenate. E' certo, come potete immaginare, che la scoperta fece una grande eco e cui seguirono anche alcune polemiche. Vi furono alcuni scienziati, che misero in dubbio la veridicità della scoperta, etichettando la mummia come un falso, considerando che non sapevano come classificarla in base alle assodate teorie dell'evoluzione umana.

La mummia  fu soprannominata “Pedro”. Dato che Pedro aveva un'altezza di 36 cm, era palese che non fosse un ritrovamento ordinario, e i cercatori d'oro che l'avevano trovata la misero a disposizione degli scienziati.  Pedro era in posizione seduta, a gambe incrociate, su una piccola sporgenza all’interno di quella che sembrava una cavità artificiale. Occhi sporgenti e cranio appiattito, Pedro era in uno stato di conservazione estremamente buono, tanto che si vedevano le unghie.

Sulla testa di Pedro c'era una sostanza gelatinosa, cosa che fece capire come Pedro fosse stato conservato utilizzando liquidi appositamente realizzati. Il naso risultava schiacciato, la serie di denti era completa e la sua pelle marrone e rugosa gli conferiva l’aspetto di un anziano.  Pedro fu sottoposto ai raggi X e altre tecniche di scansione interna. Alcuni antropologi ipotizzarono che Pedro potesse essere la mummia di un bambino affetto da anencefalia.

Ma anche questa teoria venne incrinata, poichè  un altro gruppo di scienziati, ritenne che quelli di Pedro fossero i resti di un uomo adulto, di età compresa tra i 16 e i 65 anni. L’esame ai raggi X, infatti, rivelò la presenza di denti aguzzi e di cibo nello stomaco che sembrava essere carne cruda. Dalla scansione inoltre, si capì che Pedro aveva subito una morte violenta, mostrando ossa rotte e danni al cranio. Ma, cosa ancora più strana, però,  intorno agli anni ’50, Pedro è scomparso dalla circolazione e non si sa dove sia. Pare che i resti furono messi in mostra nel 1940 durante una fiera e che furono poi acquistati da un uomo di nome Ivan Goodman. Alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1950, il reperto passò nelle mani di un uomo di nome Leonard Waller (talvolta riportato come Walder). Da allora, non se ne è saputo più niente.

Perciò il mistero sembra destinato a rimanere irrisolto. Tutto quello che sembra assodato fino alla scomparsa di Pedro è che gli scienziati sembravano concordare sul fatto che Pedro fosse la mummia di un umano adulto di sesso maschile. E' certo che al giorno d'oggi e con le tecniche odierne sarebbe possibile rispondere a molte domande ancora senza risposta: la sua provenienza, se fosse affetto da una malattia, la natura della sostanza gelatinosa trovata sul capo, e come era stato possibile sigillare i suoi resti all’interno di uno spesso strato di roccia. Purtroppo se Pedro non sarà ritrovato tali domande no navranno risposta alcuna, e Pedro rimarrà un mistero.

Cucinare con l'acqua frizzante

Cucinare con l'acqua frizzante non è una velleità da chef pluristellati, ma un metodo efficace per preservare i nutrienti delle verdure. Scopriamo perché.


Forse non lo sapevate, ma l'acqua frizzante risulta essere molto efficace per la cottura delle verdure e sapete perché? Ne riduce l'ossidazione e ne preserva il colore. Inoltre, particolare da non trascurare, il suo gusto leggermente salato fa sì che non sia necessario aggiungere sale. Questi i vantaggi dell'acqua minerale frizzante.  




Nella preparazione di fagiolini, piselli e carote,  questa particolare tipologia di acqua contrasta l’impoverimento di clorofilla e carotenoidi, contribuendo a preservare colori nitidi e vivaci, che ricordate non è solo questione di estetica, poichè colore significa anche ricchezza di nutrienti quindi più una verdura è “accesa” più ha conservato le sue vitamine naturali. Ma non è finita qui, dato che quest'acqua essendo ricca di bicarbonato rende le verdure più morbide al palato riducendo i tempi di cottura.


L'acqua in base alla propria composizione minerale ha un differente sapore, in questo caso l'acqua con bicarbinato è leggermente salata per via della presenza di sodio, sotto forma appunto di bicarbonato. Il suo impiego in cucina trasferisce naturalmente questo gusto alle verdure in modo tale da non aggiungere altro sale (il comune cloruro di sodio). Questo è un ulteriore vantaggio poiché eccessive quantità di sale possono compromettere le capacità cardiovascolari.

mercoledì 25 maggio 2016

Non è la via dell'orto, non è nè carne nè pesce

Non è la via dell'orto, non è né carne né pesce, non fa e non ficca, non far di noccioli, non fare ova, altri simpatici modi di dire per arricchire il nostro vocabolario


NON E' LA VIA DELL'ORTO: non è una cosa facile nè semplice; oppure, è un viaggio che richiede tempo e fatica. La via dell'orto è in genere breve e familiare, poichè l'orto è quasi sempre accanto alla casa

NON E' NE' CARNE NE' PESCE: la gastronomia non c'entra: il modo di dire si adatta perfettaemtne a chi non ha idee proprie, temperamento, personalità


NON FA NE' FICCA: inutile; che non fa alcun effetto; lascia il tempo che trova

NON FAR DI NOCCIOLI: fare sul serio; non scherzare. L'espressione deriva dal fatto che in genere i ragazzi quando giocano non puntano soldi ma noccioli di pesca o di ciliegia

NON FARE OVA: non riuscire nell'intento. "Gira largo, tanto con me un si fa ova". L'espressione deriverebbe dalla tradizione campagnola di regalare uova al prete quando, nel periodo pasquale, va a benedire le case



martedì 24 maggio 2016

Non c'è pericolo, non c'è sugo, non ci ho mai fatto un pasto buono

Non c'è pericolo, non c'è sugo, non ci ho mai fatto un pasto buono...anche oggi altri proverbiali detti toscani da tenere a mente per pepare qualche conversazione.


NON C'E' PERICOLO: impossibile, nient'affatto

NON C'E' SUGO: non ne vale la pena. Sugo, in certe zone della Toscana significa letame, concime

NON CI HO MAI FATTO UN PASTO BUONO: si dice di una persona con la quale non si può nè combinare un affare nè andare d'accordo. Non si trova mai in senso positivo


NON CI PIOVE SOPRA: si dice di una cosa sicura, garantita. "Lo stipendio fisso sarà poco. Ma intanto non ci piove sopra"

NON CI SI VEDE NEMMENO A BESTEMMIARE: a Firenze le bestemmie si chiamano "moccoli" così come le candele ("se tu 'unn'hai altri moccoli tu poi andare a letto a' i' buio" si dice a chi non ha argomenti validi per sostenere una discussione). E' evidente l'accostamento: è tanto scuro che non ci si vede neppure accendendo o "tirando" moccoli.

NON DARE NE' IN TINCHE NE' IN CECI: non azzeccarne una. I ceci sono il miglior contorno per le tinche in umido. Sarebbe come dire: non riuscire a infilzare con la forchetta nè la pietanza nè il contorno

NON E' DI FUORI: non è improbabile

lunedì 23 maggio 2016

N'ha fatte quante Cacco, ni fuma, nocchini

N'ha fatte quante Cacco, ni fuma, nocchini, non avere i' su santo con uno, non casca nel quarto altri divertenti modi di dire toscani davvero originali.


N'HA FATTE QUANTE CACCO: Cacco è la versione fiorentina del mitico Caco, il ladro ucciso da Ercole. E' probabile che questo modo di dire sia nato da quando venne scoperto, davanti a Palazzo Vecchio in Piazza della Signoria, il mediocre gruppo marmoreo in cui Baccio Bandinelli raffigurò (nel 1534) Ercole e Caco e che suscitò discussioni e sarcasmi a non finire

NI FUMA: non tollera mosche al naso. Lo dicono in Versilia e nel Pisano di chi è "fumino", cioè si arrabbia con facilità, è permaloso


NOCCHìNI: sono colpi secchi picchiati con le nocche sulla testa altrui, L?escalation dello sculaccione

NON AVERE I' SU SANTO CON UNO: non andarci d'accordo, non averci simpatia

NON CASCA NEL QUARTO: quando una cosa non è urgente e può essere rimandata senza danno. E' un modo di dire originato dalla multa di un quarto in più della tassa daziaria che non veniva pagata il giorno stabilito


Liberarsi degli Scarafaggi naturalmente

Liberarsi dagli Scarafaggi naturalmente può sembrare un'utopia, ma non è così. Oggi spieghiamo quali sono tutti i piccoli trucchi a nostra disposizione per tenerli lontani senza ricorrere a pericolosi disinfestanti.


Gli scarafaggi non piacciono a nessuno, soprattutto se li troviamo come coinquilini nelle nostre case, anche se in natura hanno il loro ruolo. Come tutti sappiamo, questi indesiderati animaletti notturni, prediligono ambienti umidi e bui e nelle case portano scompiglio. Ne esistono diverse specie che variano la loro dimensione ma solitamente si riconoscono bene perché sono di colore nerastro o bruno, zampette lunghe e pelose, corpo ovale e appiattito. 



Non mi dilungherò sulla loro descrizione, ma preciso che sono ovipari e che depongono molte uova, si nutrono di tutto e portarli in casa è più semplice di quanto non si creda basta anche solo un semplice sacco di patate o dei cartoni provenienti da magazzini infestati.

Durante il giorno sono praticamente invisibili perché trovano riparo nelle crepe dei muri, sotto i battiscopa o in qualsiasi altro riparo umido e poco illuminato, specialmente vicino a fonti di calore (compressore del frigorifero, forno di cucina, canali di passaggio per i tubi dell’acqua calda ecc.). Non è raro trovarli nei sottolavelli, nelle contropareti dei fornelli e dei ripiani di cottura.

La loro presenza in casa si rivela nociva per la nostra salute, poichè essi sono veicolo di trasporto per le uova di molti parassiti e provocare reazioni di tipo allergico (per contatto diretto o con i loro residui), ma possono anche propagare con facilità germi patogeni, per il fatto che si nutrono anche di escrementi. In casa rilasciano deiezioni e rigurgitano con frequenza una parte del loro cibo, liberando una secrezione nauseante e dal cattivo odore, i cui microrganismi possono contaminare gli alimenti e i vari luoghi od oggetti colpiti.

Intanto per contribuire a tenerli lontani da noi è bene:
- non lasciare cibi o loro residui in contenitori aperti;
- smaltire ogni giorno le immondizie e non tenerle in recipienti aperti;
- non accumulare scorte alimentari in cantine o ripostigli.

- mantenere tutti i locali puliti e ordinati e lasciare il pavimento libero da oggetti; 
- stuccare eventuali crepe e fessure di pavimenti, pareti e soffitti;
- controllare sempre sacchi, sacchetti o cartoni di alimenti e verdure che vi portate in casa, poiché potrebbero provenire da magazzini infestati;
- accertare che tutti gli scarichi siano dotati di sifone;
- sigillare ermeticamente con del silicone il passaggio sui muri delle canalizzazioni di tubi del gas, dell’acqua, degli scarichi e dell’impianto elettrico, per evitare che entrino da fuori.

Questi accorgimenti sono validi sia per chi ha un'abitazione unifamiliare che per coloro che vivono nei condomini,  in particolare questi ultimi se infestati, dovranno ricorrere alla disinfestazione e si dovranno non solo controllare i singoli appartamenti, ma anche le zone comuni. 

Per tenere lontani gli scarafaggi non è obbligatorio ricorrere alla disinfestazione chimica con prodotti spesso ad alto rischio (ad esempio piretrine e organo fosforici), ma si possono usare dei metodi di prevenzione e lotta naturale, più sicuri e privi di controindicazioni. Vediamo quali:

- pulire le principali superfici lavabili della casa (pavimenti, tavoli, lavandini, vasche da bagno, finestre, porte da balcone ecc.) con un semplice panno imbevuto di una soluzione acqua-aceto che è un ottimo repellente per gli insetti

-distribuire  nei punti più critici della casa alcuni spicchi d’aglio, mucchietti di foglie d’alloro o rametti di rosmarino
- gli scarafaggi temono particolarmente l’erba gatta e il tanaceto, che potrete posizionare con qualche vasetto o piccolo mazzo sul balcone, lungo i davanzali delle finestre o in prossimità delle porte.



domenica 22 maggio 2016

Necci, nel chiocco, nel pallone, nerchia

Necci, nel chiocco, nel pallone, nerchia, da una specialità famosa in lucchesia fino alla volgare parolaccia...la Toscana è anche questo.


NECCI: una delle specialità più popolari della Lucchesia, ma anche nel Pistoiese, dei luoghi, cioè, in prossimità dei boschi di castagni. I "necci" si fanno, appunto, con la farina dolce di castagne stemperata nell'acqua fino a ridurla una pastella che viene cotta fra due testi di terraglia ben caldi, meglio dopo averla messa a sandwich tra foglie di castagno fatte rinvenire in acqua bollente. Se la base è quella del castagnaccio, diffuso in altre parti della Toscana, i "necci" sono in realtà tutt'altra cosa; più essenziali, più poveri, se si vuole, senza olio, nè pinoli, nè uvette: unica concessione, specialmente a Pistoia, la ricotta che viene rinvoltata o spalmata fra due "necci". E' una merenda invernale ghiottissima, di sapore e di aspetto pastorale, mangiata in piedi appena sfornata dal "necciaio" che sosta ancora in qualche strada periferica al riparo dal vento di tramontana, col fornello a gas liquido invece che a brace, unico strappo alla tradizione.


NEL CHIOCCO: in tasca. "Andargli nel chiocco" è un modo di dire livornese, non elegante ma sempre meno triviale di altri, per aggiungere un certo scherno alla sconfitta altrui

NEL PALLONE: uno è "nel pallone" quando ha preso la testa per la rabbia, è imbelvito

NERCHIA: sesso maschile, con ridondanza



Dipingere con i Gelati: Othman Toma

Dipingere con i Gelati: Othman Toma ne ha fatto la sua arte. Si può dipingere in molti modi, da quelli più classici a quelli più stravaganti. Ma le opere di Othman Toma sono davvero incredibili.


Essere artisti non significa solo essere padroni di una o più tecniche, ma significa anche essere sempre aperti  all'innovazione e alla creatività. E possiamo dire che di artisti con grandi capacità innovative ve ne sono davvero molti, che oltre alla bravura riescono ad usare anche materiali davvero particolari. Per dipingere ormai sembrano diventati obsoleti acquarelli, olii, tempere...oggi c'è chi dipinge con i cosmetici, chi con le ceneri dei defunti, e chi con i gelati. Ebbene sì proprio con i gelati che si squagliano.


Orginale protagonista di questa nuova tendenza è l’artista iracheno Othman Toma, che  usa una tecnica insolita per creare le sue opere: infatti, usa il colore dei gelati che si sciolgono al posto della normale pittura, con risultati davvero sorprendenti, che ricordano un  po’ le delicate sfumature che si ottengono con gli acquarelli.

Othman Toma dipinge di tutto: animali, monumenti, esegue ritratti, ed è capace di ricavare un'ampia tonalità di colori dalle creme, che ottiene semplicemente lasciando sciogliere i gelati. Al termine di ogni opera, la fotografa insieme al gelato che ha utilizzato per creare i colori, e posta il risultato sui social network. Inutile dire che la rete ha avuto reazioni entusiaste di fronte all’idea, e Toma si è guadagnato in poco tempo migliaia di follower.

sabato 21 maggio 2016

Nato cor culo di vratto chiappe, nato di 'ane, nato e sputato, 'nduvelle, neanche per la contraccassa

Nato cor culo di vratto chiappe, nato di 'ane, nato e sputato, 'nduvelle, neanche per la contraccassa, modi di dire da tenere bene a mente, giusto per riciclarli in ilari conversazioni


NATO COR CULO DI 'VRATTO 'IAPPE: si dice a Pisa di una persona particolarmente fortunata, anche se, volendo fare i pignoli, non si vede il vantaggio di possedere due chiappe in più del normale

NATO DI 'ANE: esclamazione comunissima a Pisa, ma non necessariamente offensiva o detta in senso dispregiativo; anzi, a volte è un modo di dire che ostenta una certa cordialità. A Livorno si sente più spesso "nato d'un cane"


NATO E SPUTATO: somigliantissimo. "I' su babbo nato e sputato" si dice, per esempio, di un bambino

'NDUVELLE: "'ndo vai?"- "'nduvelle", in nessun posto. Lo dicono in Val di Chiana

NEANCHE PER LA CONTRACCASSA: modo rafforzativo per escludere con particolare violenza qualcosa. "non mi passa neanche per la contraccassa del cervello", non ci penso affatto

venerdì 20 maggio 2016

Mosciame, un cibo antico dei marinai

MOSCIAME: era un cibo antichissimo, molto viareggino, ormai diffuso soltanto fra la gente di mare: quindi è inutile cercarlo nei negozi e meno che mai nei libri di ricette gastronomiche. Si tratta di strisce di delfino seccate al sole: strisce, non fette. Una volta fatto si presenta come un rotolo di tabacco da masticare, bruno nerastro con venature rossicce, forma tondeggiante con un diametro di circa venti millimetri e lunghezza varia, fino a cinquanta centimetri. I marinai e la gente di costa lo masticavano allo stato grezzo, per meglio gustare il sapore forte di pesce e di mare. La "morte" del mosciame è l'insalata. Bastava affettarlo sottilissimo e condire con l'olio d'oliva, aceto e pepe. Ottimo antipasto e anche cena, con pomodoro quasi maturo o con fagioli lessi o con le due cose insieme.

Mosciame di tonno

Ma come facevano a procurarselo questo "mosciame"? Il marinaio, appena ucciso il delfino lo riduceva subito a strisce nel senso della lunghezza, seguendo le nervature. Tutto il delfino era buono, mail petto e il ventre erano le parti prelibate. Le strisce ottenute, lavate con acqua di mare, venivano messe in salamoia per un giorno: formato il primo strato sul fondo di un recipiente lo si copre di sale e via via così per gli strati successivi.

Poi, senza lavarle, le strisce venivano legate una sotto l'altra ed esposte al sole: per sei- sette giorni d'estate, otto- dieci in autunno. Una volta seccato a puntino, il "mosciame" doveva risultare duro, ma non legnoso; da potersi mordere, insomma. E se uno non era marinaio? Il delfino si poteva trovare sul mercato: si sceglieva il ventre, se possibile, e lo si faceva tagliare a strisce. Il pesciaiolo capiva immediatamente che si voleva fare il mosciame.


Cibi in Frigorifero, come conservarli bene

Cibi in Frigorifero, come conservarli bene è fra le priorità che dobbiamo tener ben presente per preservare le qualità nutritive degli alimenti e non incorrere in spiacevoli inconvenienti.


A noi probabilmente sembra di sapere come fare a conservare bene gli alimenti, soprattutto perché abbiamo il frigorifero, per noi garanzia di corretta conservazione. Ma ci sono delle regolette da rispettare per evitare spiacevoli inconvenienti che vale la pena conoscere e tenere bene in mente. Ecco quali.


Attenzione alla data di scadenza e soprattutto alla tipologia di dicitura sulle confezioni, infatti le possibili sigle che possiamo trovare sono due: “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”. “Da consumarsi entro”, la Data Di Scadenza (DDS): indica che l’alimento deve essere consumato entro una data precisa. Al di là della data indicata, il prodotto non è adatto al consumo, in quanto tossico o pericoloso. Questo accade soprattutto nella carne, nel pesce, nel latte fresco o negli insaccati. “Da consumarsi preferibilmente entro”, il Termine Minimo di Conservazione (TMC): si ritrova su prodotti come pasta, surgelati o bibite, e indica che al di là della data indicata l’alimento rimane commestibile, ma perde alcune proprietà e qualità nutrizionali e organolettiche: il gusto sarà un po’ meno presente, i biscotti un po’ mollicci... NOTATE BENE: queste date sono valide ad imballaggio chiuso. Una volta aperto, l’alimento va consumato più velocemente

Fate caso alla temperatura della zona fredda (in alto o in fondo al frigo, dipende dal modello) non deve superare i +4°C. È qui che vanno conservate le derrate più deperibili. Mettere ben in vista i prodotti la cui data di scadenza è vicina. Pulire il frigorifero una o due volte al mese con acqua e sapone.

Pesce: prima di essere messo in frigo, il pesce dev’essere pulito. Va conservato nella zona più fredda del frigo, tra 0°C e 4°C. Conservazione: 48 ore dall’acquisto per i pesci interi. 3 o 4 giorni per i filetti.

Carne: può contenere  batteri e virus pericolosi, come listeriosi, salmonella, stafilococchi. La temperatura giusta è tra 0°C e 4°C, nel ripiano più freddo. Conservazione: 3 giorni massimo, 2 giorni massimo per il pollame.

Piatti fatti in casa: non devono rimanere più di 2 ore a temperatura ambiente prima di essere messi in frigo. I piatti fatti in casa includono carne e pesce cotti in casa. Temperatura: tra 4°C e 6°C. I resti dei piatti fatti in casa possono essere conservati per 3 giorni.

Panna: va conservata come i formaggi freschi, ad una temperatura tra 4°C e 6°C. Si conserva fino alla data di scadenza oppure massimo 4-6 giorni una volta aperta.

Yogurt: la temperatura ideale è tra 4°C e 6°C. Si conserva fino alla data di scadenza e anche un paio di giorni più in là. Gli yogurt fatti in casa si conservano in frigo per 8-10 giorni.

Succo di frutta: hanno una data di scadenza lontana finché non viene aperto. Una volta aperto, va messo in frigo e va bevuto in pochi giorni. Si conserva nella porta del frigo, cioè tra 6 e 8°C, per i succhi di frutta pastorizzati aperti, facendo attenzione a chiudere bene la bottiglia. Tra 0°C e 4°C per i succhi acquistati al banco frigo.  I succhi di frutta del banco frigo e i succhi di frutta pastorizzati aperti vanno finiti entro una settimana.

Latte: fresco o a lunga conservazione, dipende dalla vostra scelta.  Meglio conservarlo nella zona fresca del frigo (tra 4°C e 6°C) piuttosto che nella porta. Il latte fresco va conservato in frigo, ma anche quello a lunga conservazione una volta aperto. Si conserva fino alla data di scadenza per il latte fresco. Una volta aperto, va consumato entro 48 ore. Il latte a lunga conservazione si conserva fino a una settimana, una volta aperto.

Formaggio: ogni formaggio va conservato avvolto nel suo involucro, oppure in carta da forno o stagnola.
La temperatura è tra 4°C e 6°C per i formaggi stagionati,  tra 0°C e 4°C per i formaggi freschi e/o non pastorizzati. Nel cassetto delle verdure se devono continuare a stagionare. Si conserva fino al termine minimo di conservazione.

Piatti pronti e pasticcini a base di panna: non devono essere conservati più di 3 giorni. Devono essere raffreddati (massimo 2 ore) prima di essere messi in frigorifero. I piatti pastorizzati sotto vuoto si conservano un po’ più a lungo. Tra 0°C e 4°C, sul ripiano più freddo. Si conservano 2-3 giorni per i piatti preparati ad esempio in rosticceria; 7-14 gioni per i piatti pronti sotto vuoto finché non sono stati aperti: una volta aperti, 3 giorni massimo. Non ingerire se sono rimasti più di due ore fuori dal frigo.

Salumi: per quelli da banco, la data di scadenza non è indicata, quindi vanno consumati velocemente. E meglio evitare di comprare salumi da banco che non sono stati affettati davanti a te. La temperatura giusta è tra 0°C e 4°C. Si conservano 3 giorni massimo per i salumi comprati al taglio. Fino alla data di scadenza per quelli acquistati confezionati, ma una volta aperti vanno consumati entro 4-6 giorni.

Prosciutto crudo e cotto: ma vanno conservati in modo leggermente diverso, ad una temperatura tra 0° e 4°C, nella zona più fredda del frigo, per il prosciutto cotto. Il prosciutto crudo intero senza osso va conservato in un luogo fresco e asciutto, coperto per evitare che la prima fetta si secchi. Ad esempio nel cassetto delle verdure. Se acquistato al banco o preconfezionato, va conservato tra 0 e 8°C. Il prosciutto cotto sotto vuoto non aperto si conserva per 3 o 4 settimane, in genere. Una volta aperto, va consumato entro 48 ore, come anche il prosciutto acquistato al taglio. Per quanto riguarda il prosciutto crudo, la durata di conservazione sarà di varie settimane qualora comprato intero e disossato, di 2-3 giorni se comprato al taglio o confezionato.

Vasetti di sottaceti, pomodoro, maionese, senape: nella porta del frigo, tra 6°C e 8°C. La salsa di pomodoro fatta in casa si consuma entro 3 o 4 giorni. La maionese fatta in casa dev’essere mangiata il giorno stesso. I vasetti industriali vanno consumati entro 2 mesi dall’apertura, tranne la senape, che si conserva fino a 12 mesi, una volta aperta.




giovedì 19 maggio 2016

Mondo, morso del ciuco, morto io morto i' gatto, murare a secco, nachero

Mondo, morso del ciuco, morto io morto i'gatto, murare a secco, nachero, altri interessanti modi di esprimersi, facenti parte del vernacolo pisano, senese, fiorentino, insomma, del parlar toscano a tutto tondo.


MONDO: ottimo surrogato della divinità in caso di imprecazione per evitare la bestemmia. L'assoluta libertà di offendere il mondo favorisce la fioritura di espressioni pittoresche, alcune delle quali usate da poeti e letterati, dal "mondo frate" del Lazzeroni (poeta in vernacolo pisano) al "mondo urinale" del Fucini


MORSO DEL CIUCO: sarebbe il pizzicotto dato con cinque dita, ma è anche sinonimo di ristrettezze economiche e, nel senese, di delusione

MORTO IO, MORTO I' GATTO: come dire: "io non conto nulla, non ho importanza"

MURARE A SECCO: quando si mangia senza bere

NACHERO: nano. I fiorentini chiamano "nachera" anche la persona tarchiata, con le gambe storte, e non necessariamente sana


mercoledì 18 maggio 2016

Mira cuore, mi s'è allentato un punto, moccolone, mommolo

Mira cuore, mi s'è allentato un punto, moccolone, mommolo, altri detti toscani nati per rafforzare una negazione, per dire che si ha fame, per definire un bimbo noioso e per dare il nome ad un dolcetto pisano.


MIRA CUORE: delizioso modo senese per dire di no e per rafforzare una negazione: niente affatto; ma sinceramente, a cuore aperto (mirare, sempre in senese, significa guardare)

MI S'E' ALLENTATO UN PUNTO: "mi è venuta fame". Fenomeno che si verifica in genere a metà mattina e a metà pomeriggio


MOCCOLONE: variante toscana di "moccioso" per definire il ragazzetto pretenzioso

Fiorin di canna:
e tutti i moccoloni voglion donna;
non han finito di poppar la mamma

MOMMOLO: è un dolcetto pisano, o almeno così lo chiamano a Pisa, dato che si tratta semplicemente di una normale ciambellina fritta e inzuccherata. E' parente del "sommommolo", che però ha la cittadinanza fiorentina


martedì 17 maggio 2016

Minchione, minestra e lesso, mi par millanni

Minchione, minestra e lesso, mi par millanni altri motti toscani che descrivono la creduloneria, un pranzo frugale, il non veder l'ora di....


MINCHIONE: è un esempio di quanto un modo di dire possa mutare di significato da una località all'altra della stessa regione: a Firenze, "minchione" indica una persona stupida, credulona, balorda; nella zona del Monte Amiata lo stesso "minchione" è lo spuntino che gli operai fanno a mezza mattina. E non risulta che fra la popolazione dell'Amiatino ci siano abitudini cannibalesche.


MINESTRA E LESSO: sinonimo di pranzo frugale. Più frugale ancora: "minestra e rizzati". Diceva una vecchia filastrocca di un laudator temporis acti  toscano:

'A tempi de' Medici
si mangiava pe' sedici;
'a tempi de' Lorena
colazione, desinare e cena;
e oggi co' i' progresso 
un po' di minestra e un po' di lesso

MI PAR MILLANNI: non vedo l'ora. E' singolare che quando la stessa espressione viene usata in riferimento a cose passate "pare" non è troncato: "mi pare millanni che non l'ho vista"


lunedì 16 maggio 2016

Mezzina, mezzo e mezzo, mi ci farei di ane, mi fa rosa

Mezzina, mezzo e mezzo, mici farei di 'ane, mi fa rosa, particolari modi di dire per descrivere altrettante situazioni particolari.


MEZZINA: brocca, recipiente di rame per attingere acqua dal pozzo o dalla fonte. Un tempo, nelle campagne toscane, avere la "mezzina" bella lucida e senza ammaccature era il blasone della brava massaia e della donna di casa. Diceva uno stornello mugellese:

"Io malesco le donne piccine
che vanno a pigliar l'acqua, e non son buone:
 le rompon tutti i culi alle mezzine"

Evidentemente perchè nel portarle non possono sollevarle abbastanza da terra, e perciò sarebbero da maledire ("malesco"), nel senso di disprezzare, naturalmente


MEZZO E MEZZO: sentirsi mezzo e messo significa stare non del tutto bene, avere qualche disturbo ma non grave

 MI CI FAREI DI 'ANE: "picchierei la testa nel mnuro, dalla rabbia; mi ci arrabbierei". Espressione livornese di dispetto quando non si riesce a far qualcosa o non se ne viene a capo; ma quel "di 'ane" assomiglia tanto a una bestemmia

MI FA ROSA: mi prude; mi pizzica. A Montcatini. In altre zone, ròsia, da rosicare: "ave' lla ròsia ne' denti" (Pisa)



domenica 15 maggio 2016

Mettere a lettiera, mettere la cesta in capo, mettere l'asino a cavallo, mettici un toppino

Mettere a lettiera, mettere la cesta in capo, mettere l'asino a cavallo, mettici un toppino. Li avrete di sicuro sentiti, almeno una volta, altrimenti significa che non siete stati in Toscana.


METTERE A LETTIERA: lo stesso che sistemare per le feste, ridurre a mal partito

METTERE LA CESTA IN CAPO: modo di dire senese: incoraggiare un incontro fra due giovani che si amano, ma sono troppo timidi per farsi avanti. L'origine è campagnola; le contadine, per fare acoppiare le coniglie un po' retinenti, le mettono col maschio sotto una cesta capovolta, in modo che prima o poi, per amore o per forza, la prigionia, la vicinanza e la mancanza di distrazioni producono l'effetto sperato


METTERE L'ASINO A CAVALLO: modo di dire figurato molto efficace quando si vuole accoppiare il bello e il brutto e mettere una cosa di poco valore sopra una pregiata. le applicazioni, sempre sarcastiche, sono numerosissime; per esempio nel Giusti, che l'usa più volte: "Che volete che facessi, io, alla testa d'un battaglione? Era proprio un metter l'asino a cavallo"

METTICI UN TOPPINO: lo dicono a Livorno per commenare ironicamente una cosa inverosimile o per chiudere una discussione. "A me mi ci metti un toppino"



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