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martedì 1 dicembre 2015

Sed placet experiri


Anche questo adagio ha una forza tutta sua, e può essere usato in svariate occasioni, per esempio pensate a qualche impresa che state per iniziare, ad una nuova relazione sentimentale, ad un qualche esperimento in cui vi volete cimentare.

Tutto ciò che è nuovo e che ci accingiamo ad affrontare fa nostro questo motto. La sua origine in verità è molto semplice.

Sed placet experiri: ma vogliamo provare. Questa è la frase conclusiva di una nota in cui Petrarca descrive certi trapianti di ceppi di vite fatti senza rispettare le norme tradizionali.

sabato 28 novembre 2015

Risus abundat in ore stultorum

Quanto mi piace questo adagio, direi che è esplosivo. Mi ripeto se dico che non lo usa più nessuno? No non mi ripeto. Eppure è una bomba ad effetto, detto al momento giusto, a quelle persone sciocchine, che si credono in possesso di un eloquio superiore a quello altrui, quei pappagalli che blaterano e blaterano perchè amano follemente il suono della loro voce, e che credono di avere un senso dell'umorismo spiccato e pungente. 

Sono quei personaggi che si sentono in diritto di far battute, mentre gli altri parlano o esprimono la loro opinione, senza nemmeno ascoltare quello che hanno da dire, partendo dal presupposto che l'opinione altrui non vale un tubo rispetto alle perle di saggezza partorite da quei pochi neuroni che vagano spersi nella loro scatola cranica.

Risus abundat in ore stultorum: il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi. Versione del latino volgare di un motivo classico già presente in un frammento del commediografo greco Menandro

lunedì 16 novembre 2015

Ave color vini clari, ave sapor sine pari

Se come me amate degustare il buon vino, non potete non fare vostro questo adagio. E' un motto di origine medioevale che si cantava allegramente nelle taverne, di fronte ai boccali ricolmi di succo d'uva.

Si abbina molto bene a incontri a tavola dove si possono assaggiare vini di qualità, bianchi, frizzanti, secchi, con cui brindare insieme ad una buona compagnia di amici o parenti. Potrebbe diventare un inno alle vostre serate in compagnia, quando vi sentite ispirati a cantare anche le canzoni dei cartoni animati della vostra infanzia.

Ave color vini clari, ave sapor sine pari: Salute o colore del vino bianco, salute sapore senza pari
E io aggiungo altrettanto allegramente l'acqua fa male e il vino fa cantare.

sabato 7 novembre 2015

Cum grano salis

Questo adagio è l'origine di tutto, l'origine del latino per l'uomo di mondo. Sono le tre paroline su cui mi cadde l'occhio un giorno d'estate di tanto tempo fa, mentre girellavo all'interno di una libreria nella città di Ferrara.

Mi fermai di fronte ad un piccolo libello, che afferrai con la stessa velocità con cui un cobra dagli occhiali sferra il suo attacco mortale. Ne sfogliai qualche paginetta e me ne impossessai. Un signore che scrutava con sguardo vuoto quei libri che io con tanto piacere sfogliavo, si fermò e mi disse: "Non capisco l'utilità di queste letture, a cosa pensa che le possa servire una lettura come questa?"
Al tempo ero giovane e abbastanza impulsiva, ma non tanto da non essere mordace, perciò sfoderai il mio miglior sorriso e con gentilezza risposi: " Ma a rispondere alle stupidità che escono dalle bocche come la sua caro signore!"

Cum grano salis: con un grano di sale. L'espressione deriva probabilmente da una passaggio della Storia Naturale di Plinio (in cui si parla di un contravveleno che agiva soltanto addito salis grano: con laggiunta di un granello di sale). Significa con discernimento, con misura, con un po' di buon senso.

lunedì 2 novembre 2015

Habent sua fata libelli

Questo adagio lo dedico a tutti coloro che scrivono per passione, come me. Già ai tempi dei nostri antenati latini, chi scriveva sapeva che il successo o meno di un "libro" dipendeva da come il pubblico lo avrebbe accolto. Tutto il mondo è paese praticamente. E il passato è fatto di corsi e ricorsi storici.

Habent sua fata libelli: i libri hanno una loro sorte predestinata. Terenziano Mauro, De litteris, syllabis et metris. Attribuito impropiramente a Orazio. La frase comincia con le parole De (o Pro) captu lectoris e significa tutta insieme: "I libri (letteralmnte libretti) hanno la loro fortuna a seconda di come li accoglie (li recepisce) il lettore", e possono avere fortuna o sfortuna per ragioni a volte misteriose, oppure intendendo che destino dei libri è prima o poi di essere dimenticati (e noi speriamo proprio di no).

venerdì 30 ottobre 2015

Stat sua cuique dies

Certo, qualcuno potrebbe obiettare che ad inizio anno questo adagio non è un augurio felice, ma sinceramente non vi ho fatto caso, il latino per l'uomo di mondo non fa caso a queste cose. In verità è la costruzione matematicamente logica che colpisce. Verbo, aggettivo possessivo, pronome indefinito, soggetto. 

Stat sua cuique dies: a ciascuno è destinato il suo giorno (Virgilio, Eneide, X, 467). Così Giove consola Ercole per la morte prossima di Pallante, compagno di Enea nella guerra contro Turno.
Ciò che amo della lingua latina è la totale mancanza di fronzoli retorici, caratteristica questa che molto si confà al mio ermetismo, e forse alla mia eccessiva capacità di sintesi

Troppa descrittiva e voli pindarici mi danno ai nervi. Riconosco che il mio essere molto stringata, a volte mi fa apparire enigmatica persino presso i miei familiari, o forse con loro lo sono ancor di più facendo affidamento sul fatto che mi conoscono bene. In ogni caso quale che sia il contenuto, cari latini, grazie, grazie: poche, semplici, chiare parole.


giovedì 29 ottobre 2015

Vulpes pilum mutat, non mores

Bene, eccoci nuovamente qui, tutti intorno alla lingua latina. Questo adagio ha subito una trasformazione nel suo passaggio all'italiano, infatti, come tutti di certo saprete, è in uso il proverbio "il lupo perde il pelo, non il vizio". Mi riprometto comunque di scoprire perchè la volpe....

Vulpes pilum mutat, non mores: la volpe cambia il pelo, non i costumi. Proverbio attestato per la prima volta da Svetonio, Vita di vespasiano, contenuto nel De Vita Caesarum. In questo passo l'imperatore viene rimproverato da un bovaro, di conservare immutabile la sua avarizia. Vespasiano è stato spesso descritto come un imperatore gretto ed avaro, sempre pronto a caricare di nuovi tributi il popolo. 

In realtà, come molti suoi predecessori (e come sarebbe accaduto anche ad altri suoi successori), aveva da confrontarsi - a detta degli storici - con una dura realtà: quella di far quadrare i conti delle casse dell'impero. Per estensione - e nella morale comune - ugualmente i membri del consesso umano possono cambiare i loro atteggiamenti ma difficilmente cambieranno gli obiettivi che si sono preposti di raggiungere.

mercoledì 14 ottobre 2015

Amicum an nomen habeas, aperit calamitas

Questo adagio è una verità universale, una pietra miliare, una colonna portante di un più alto valore, forse quasi di un'utopia: l'amicizia.

Del resto lo conferma il più noto proverbio: Chi trova un amico trova un tesoro. Il problema invece sta proprio nell'opportunismo, nella possessività, nell'ostinazione a volte a non voler comprendere il carattere e la sensibilità di chi riteniamo esserci amico. Gli amici si accettano per ciò che sono, ma anche loro dovrebbero fare lo stesso nei nostri confronti.

Amucm an nomen habeas, aperit calamitas: Se uno abbia un amico, o solo uno che tale si dice, te lo chiaritrà la sventura (Publio Sirio, Sentenze).
Ed è proprio così, nel momento in cui v'è necessità si vede la lealtà, la capacità di comprendere dell'amico, e non so voi ma io non metto la mano sul fuoco per nessuno.

lunedì 12 ottobre 2015

Cacatum non est pictum


Amerete anche voi questo adagio, non ho fatto in tempo a leggerlo e si è stampato nella mia memoria, l'avessero fatto anche i verbi in "mi" quando studiavo greco......

E' una frase a effetto, che vi giuro tutti capiscono perfettamente e la potete usare per i vostri più bassi scopi, ammutolendo chiunque.
Cacatum non est pictum: cacato non è dipinto. Questa proverbiale frase fu pronunciata da un pittore austriaco tedesco, Joseph Anton Koch, famoso per i suoi paesaggi, amante dell'Italia e di Roma. 

Pronunciò questa frase di fronte ai quadri di William Turner, probabilmente per una questione di grande diversità di stile.
Comunque sia, vi assicuro, pronunciarla ridacchiando, è una soddisfazione immane.

venerdì 9 ottobre 2015

Barba non facit philosophum

Dunque dunque, questo adagio o proverbio o definitelo voi, si traduce da solo, ed è uno di quegli assiomi che pesano quanto un macigno. Magari mi ripeto, ma gli adagi latini sono come i teoremi di geometria, si dimostrano anche per assurdo (cosa che odiavo al tempo del liceo, con quelle frasi "se A è.....allora anche B...", con l'ipotesi, la tesi e la dimostrazione, che altro non mi facevano pensare se non a far del libro un caldo fuocherello).

Barba non facit philosophum: la barba non fa il filosofo. Questa è la versione latina di un proverbio greco che rimprovera  chi identifica come sapienti, tutti gli uomini con la barba. 
In pratica è lo stesso che dire l'abito non fa il monaco, il che fa nascere una domandina: cosa mai si nasconde dunque sotto il saio di un monachello?

giovedì 8 ottobre 2015

Ave imperator, morituri te salutant

Probabilmente è più famosa Ave Caesar morituri te salutant, ma si usano entrambe le accezioni. In ogni caso a pronunciare questo adagio mi par di sentire l'ovazione della folla davanti allo spettacolo dei gladiatori

Il clangore delle armi, i costumi di fantasia che i più famosi gladiatori indossavano per aizzare le folle adoranti. Molti di essi si arricchirono a dismisura con le loro esibizioni, crudeli giochi di vita e morte.

Ave imperator morituri te salutant: Ave imperatore, ti salutano coloro che vanno a morire. La cita Svetonio, Claudio 21. L'invocazione è rivolta all'imperatore romano Claudio ed è pronunciata non da gladiatori ma da condannati a morte che in un'occasione unica e molto particolare, la celebrazione nel 52 dell'inizio della bonifica del Fucino, si apprestavano a partecipare alle Naumachie appositamente indette dall'imperatore Claudio.
Oggi la frase è usata con tono scherzoso e sdrammatizzante quando si incomincia un'attività o un'azione rischiosa e dall'esito incerto.

venerdì 2 ottobre 2015

Aquila non captat muscas

Superbo questo motto, e il suo significato, i latini erano formidabili nell'uso delle parole, potremmo farne un dizionario di citazioni, a cui attingere per qualunque occasione. 

Con un po' di impegno ed esercitando la memoria avremmo a disposizione motti, adagi e brocardi da usare in maniera elegante, mirata e colta. In effetti dovremmo prendere in considerazione l'idea di dare un tocco di eleganza alla nostra lingua, dato che a mio modesto parere, il linguaggio sta scadendo inesorabilmente.

Aquilas non captat muscas: l'aquila non prende le mosche. Motto di origine ignota che raccomanda ad una grande o presunto tale di trascurare le minuzie. In senso figurato, l'espressione indica che chi è in alto e potente non si cura di confrontarsi con piccoli obiettivi.

venerdì 25 settembre 2015

Aut Caesar aut nihil

Io ironicamente lo tradurrei così: Oggi il quartiere, domani il mondo.....ricordo di averlo letto nei fumetti di Linus e di aver riso abbondantemente. In realtà questo adagio latino è stato il motto di ben noto personaggio storico.

Aut Caesar aut nihil: O Cesare (cioè imperatore, potente fra i potenti), o nulla. Motto di Cesare Borgia, detto il Valentino, duca di Valentinois e di Romagna, preso ad esempio quale figura di governante ideale nel Principe di Machiavelli.

E pensare che i diari del Burcardo sono così ricchi di notizie in merito alla famiglia Borgia, il Burcardo infatti, fu il segretario di Papa Alessandro VI Borgia.

mercoledì 23 settembre 2015

Advocatus diaboli

Questo adagio latino ha una gran forza impattante, ovviamente è stato partorito in ambito ecclesiastico con una sua funzione ben precisa.

Advocatus diaboli: Avvocato dle diavolo. Nei processi di santificazione ecclesiastici colui che si opponeva all'Adocatus Dei con il compito di rendere più difficile la beatificazione. Più precisamente era fino al 1983 era una persona incaricata dalla Chiesa cattolica romana di apportare argomenti che mettessero in discussione le virtù e i miracoli dei candidati alla canonizzazione, durante il processo d'indagine. 

 Questo ufficio, istituito nel 1587 da parte di papa Sisto V, è stato abolito nel 1983, dal papa Giovanni Paolo II, con la costituzione apostolica Divinus perfectionis magister, che ha riordinato il processo delle cause dei santi, coinvolgendo molto di più rispetto al passato i vescovi locali nel promuovere e indagare sulle cause di canonizzazione, lasciando al promotor fidei il compito di redigere, insieme ad altri teologi, le conclusioni sulla relazione finale preparata dal relatore della causa (la cosiddetta positio). 

 In seguito a quella data, il numero dei processi di canonizzazione è cresciuto rapidamente, arrivando a quasi 500 nuovi santi e più di 1300 beatificazioni durante il solo pontificato di Karol Wojtyla, cifre notevoli soprattutto se confrontate alle sole 98 canonizzazioni dei suoi predecessori nell'arco del Novecento. Nel linguaggio di tutti i giorni il termine indica una persona che controbatte a un'argomentazione non perché intimamente convinta, ma piuttosto per alimentare un dibattito o contrastare le altrui posizioni.


martedì 22 settembre 2015

Ad impossibilia nemo tenetur

E ci risiamo con i latini, con le loro norme giuridiche passate anche al diritto internazionale. Bello ed elegante questo adagio, di facile comprensione e dal significato chiaro e lampante. 

 Era rimasto nel cassetto della memoria, ed improvvisamente mi è tornato in mente, in tutto il suo semplice splendore.

Ad impossibilia nemo tenetur: nessuno è tenuto a fare cose impossibili. Presumibilmente è un precetto sorto già alle origini della civiltà giuridica di Roma antica, quale parte del primo insieme di leggi minime nate per regolare la convivenza civile. Tale massima fu ripresa nel Digesto (le Pandette) di Giustiniano

 Tale espressione è tuttora usata quale massima giuridica a illustrazione sintetica del principio in base al quale, se il contenuto di un'obbligazione diventa oggettivamente impossibile da adempiere per la parte che la aveva assunta, l'obbligazione è nulla per cosiddetta impossibilità oggettiva.  Nel linguaggio comune la locuzione è usata per giustificare la mancata ottemperanza a un impegno assunto, dovuta a cause di forza maggiore.


lunedì 21 settembre 2015

Ad kalendas graecas soluturos

E siamo ad un tema scottante: i quattrini. Ma i nostri cari, vecchi latini, la sapevano lunga anche sulla moneta sonante e relative problematiche. Attuale, allora come oggi, questo adagio più che mai si adatta ai nostri turbolenti tempi.


Ad kalendas graecas soluturos: che pagheranno alle calende greche. Augusto a proposito di certi debitori insolventi. Attribuito da Svetonio, Augusto. Le calende erano, nel calendario romano, il primo giorno di ogni mese; il termine non esisteva nel calendario greco.

mercoledì 9 settembre 2015

Parce sepulto

I latini avevano senza dubbio il dono della sintesi, due parole e si apre un mondo. Anche questo adagio di raro utilizzato, rivela la profondità del pensiero filosofico dell'epoca, un profondità che non ha perso la sua modernità e contemporaneità.

Parce sepulto: risparmia chi è sepolto (Virgilio, Eneide 3, 41). Ciò che si sente rispondere Enea tagliando dei ramoscelli per un sacrificio. Gli alberi erano nati dai giavellotti che avevano ucciso Polidoro, figlio di Priamo.

Si usa con riferimento a chi, pur avendo causato danni, è già stato punito dalle circostanze e, comunque, non è più in condizione di nuocere.

giovedì 3 settembre 2015

Asinus in cathedra

Ogni giorno siamo chiamati a confrontarci con gli altri, nel mondo del lavoro, nel quotidiano, con i nostri affetti, in un continuum di relazioni di ogni genere e tipo. In questa giungla di rapporti, la fortuna di incontrare persone competenti, con una certa cultura, educate, è praticamente impossibile.

Asino in cattedra
Vi dirò, ogni giorno mi accorgo che la gran parte di coloro con cui sono obbligata a relazionarmi, fa sfoggio di maleducazione e una imperante ignoranza (ignoranza nel senso proprio del termine, cioè che non sa, che non conosce) nei modi di fare, nell'educazione di base, nel parlare. Sinceramente è sconcertante. L'adagio che vado a spiegare, coglie in tutta la sua essenza proprio ciò che ho descritto prima.

Asinus in cathedra: un asino in cattedra, espressione di origine ignota con cui si vuole indicare una persona non qualificata a svolgere il ruolo cha ha assunto 
E, detto fra noi, anche stavolta i nostri cari antenati latini si sono riconfermati più attuali che mai.

mercoledì 2 settembre 2015

Ad usum Delphini

Eccoci qua ancora una volta, il delfino non è solo un cetaceo, e i nostri cari antenati latini ci hanno ormai abituato a motti e adagi sorprendenti. Quello che andrò a spiegare adesso, contiene appunto il sostantivo Delfino, ma qui con un dìsignificato ben più pregnante.

Ad usum Delphini: ad uso del Delfino, l'espressione si riferisce all'edizione di alcuni classici opportunamente censurata dagli ecclesiastici J.B. Bossuet e P.D. Huet ad uso appunto del Delfino, che era l'erede al trono del Re Sole. Si usa ancor oggi per indicare sia la versione riveduta di un testo, specie a fini scolastici, sia per significare l'adattamento di una situazione a proprio vantaggio.

martedì 18 agosto 2015

Panem et circenses

 Cari lettori, i Romani erano un popolo di mattacchioni, e non perdevano occasione per divertirsi, anzi a dire il vero ne fecero una filosofia, che poi li portò alla decadenza tanto si erano rammolliti. 

Gladiatori
L'adagio di oggi nonostante il suo ermetismo, bene spiega questo loro rilassamento. Immaginate i numerosi ricchi, sdraiati comodamente sui loro morbini e luossuosi triclini, che gustano le pietanze del tempo su vassoi d'oro e d'argento, con accanto i tripodi che riscaldavano l'ambiente, la musica, e le cortigiane.

Panem et circenses, pane e giochi del circo, quel vecchio disinibito di Giovenale, nelle sue Satire, X, 81, sosteneva che pane e divertimenti erano tutto ciò che il decaduto popolo romano desiderava. La locuzione viene usata per indicaresia i gusti di un popolo sia un sistema di governo che miri a far contenti i cittadini soddisfacendone i bisogni elementari e assicurando loro facili distrazioni.

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